§ 4.1.1282 - D.G.R. 6 agosto 1998, n. 6/37918 .
Approvazione del documento di «Criteri ed indirizzi relativi alla componente geologica della pianificazione comunale, secondo quanto disposto [...]


Settore:Codici regionali
Regione:Lombardia
Materia:4. assetto del territorio
Capitolo:4.1 urbanistica e edilizia
Data:06/08/1998
Numero:6

§ 4.1.1282 - D.G.R. 6 agosto 1998, n. 6/37918 .

Approvazione del documento di «Criteri ed indirizzi relativi alla componente geologica della pianificazione comunale, secondo quanto disposto dall'art. 3 della L.R. 24 novembre 1997, n. 41 » (a seguito di parere della commissione consiliare) .

(B.U. 8 settembre 1998, n. 36, I suppl. straord.)

 

La Giunta regionale

Vista la L.R. 24 novembre 1997, n. 41 «Prevenzione del rischio geologico, idrogeologico e sismico mediante strumenti urbanistici generali e loro varianti» che prevede che, ai fini della prevenzione del rischio geologico, idrogeologico e sismico, i Comuni provvedano a verificare la compatibilità tra le previsioni urbanistiche e le condizioni geologiche dei territori interessati, e che, a tali fini, debbano dotarsi di apposito studio geologico, secondo quanto disposto dall'art. 2 della stessa legge;

Rilevato che l'art. 3 della L.R. n. 41 del 1997 dispone che la Giunta regionale, sentita la competente Commissione Consiliare, provveda ad adottare, entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della legge stessa, apposite direttive per la redazione dello studio geologico di cui all'art. 2 della legge, tenendo conto di quanto ivi previsto;

Considerato che, secondo quanto previsto dal comma 1 del citato art. 3, tali direttive dovranno definire, in particolare, i criteri d'impostazione dello studio geologico, gli elaborati tecnici, i contenuti necessari in relazione alle caratteristiche delle diverse parti del territorio regionale, i casi in cui varianti parziali dello strumento urbanistico debbano o meno essere corredate dallo studio geologico, nonché le modalità e le procedure di coordinamento dell'attività istruttoria dei Servizi regionali interessati;

Rilevato che la definizione di tali direttive richiede l'apporto di competenze integrate con riferimento alla materia urbanistica, geologica, nonché di rischio idrogeologico e sismico, facenti capo alle Direzioni generali urbanistica, cultura, tutela ambientale, nonché opere pubbliche e protezione civile;

Visto il decreto n. F/51624 del 3 febbraio 1998 con il quale il Direttore generale della Direzione generale urbanistica ha istituito un gruppo di lavoro interdisciplinare composto da funzionari delle citate Direzioni generali, cui, fra l'altro, è stato affidato l'incarico di formulare una proposta in merito alle direttive regionali per la redazione dello studio di cui ai punti precedenti;

Vista la proposta di documento «Criteri ed indirizzi relativi alla componente geologica nella pianificazione comunale», formulata dal gruppo di lavoro di cui al punto precedente, e costituita dalla relazione illustrativa e dai suoi allegati (allegato 1 - Elenco delle leggi e provvedimenti nazionali e regionali sulla difesa del suolo e sul riassetto idrogeologico del territorio che possono avere un rapporto diretto o indiretto con gli studi geologici previsti dalla L.R. n. 41 del 1997; allegato 2 - Scheda per il censimento delle frane; allegato 3 - Scheda delle varianti allo strumento urbanistico ai sensi dell'art. 3, L.R. 24 novembre 1997, n. 41; allegato 4 - Scheda censimento beni geologici);

Preso atto delle valutazioni del Direttore generale della Direzione urbanistica e del Direttore generale della Direzione tutela ambientale sulla congruità della proposta del documento «Criteri ed indirizzi relativi alla componente geologica nella pianificazione comunale» rispetto a quanto previsto dall'art. 3 della L.R. n. 41 del 1997;

Preso atto del parere favorevole della Commissione Consiliare competente espresso nella seduta del 23 luglio 1998;

Dato atto che la presente deliberazione non è soggetta a controllo ai sensi dell'art. 17, comma 32, della L. 15 maggio 1997, n. 127;

A voti unanimi espressi nelle forme di legge;

Delibera

 

 

di approvare, ai sensi dell'art. 3 della L.R. 24 novembre 1997, n. 41, il documento «Criteri ed indirizzi relativi alla componente geologica nella pianificazione comunale», costituito dagli elaborati richiamati in premessa, che formano parte integrante della presente deliberazione.

 

 

Criteri ed indirizzi relativi alla componente geologica nella pianificazione comunale

Secondo quanto disposto dall'art. 3 della L.R. 24 novembre 1997, n. 41

INDICE

SCHEDA DI PRESENTAZIONE

INTRODUZIONE

1. Strumenti di pianificazione sovraordinata e riferimenti normativi

2. Aspetti metodologici

3. Documentazione di analisi

3.1. Cartografia relativa ai territori montani

3.1.1. cartografia di inquadramento

a) carte di inquadramento generale geologico e strutturale

b) carta geomorfologica

c) carta idrogeologica e del sistema idrografico

3.1.2. cartografia tematica e di dettaglio

a) carta della dinamica geomorfologica di dettaglio con elementi litologici e geotecnici

3.2. Cartografia relativa ai territori di pianura

3.2.1. cartografia di inquadramento

a) carta geomorfologica con elementi geopedologici

b) carta idrogeologica e della vulnerabilità

3.2.2. cartografia tematica e di dettaglio

3.3. Cartografia relativa ai territori collinari

4. Documentazione cartografica di sintesi e della fattibilità geologica per le azioni di piano

4.1. Carta di sintesi

4.2. Carta della fattibilità geologica per le azioni di piano e classi di fattibilità

5. Particolari norme per i Comuni classificati in zona sismica

6. Contenuti della relazione geologica e geologico-applicativa

7. Varianti parziali che necessitano di studio geologico

8. Procedure di coordinamento dell'attività istruttoria

9. Comuni ricompresi nell'ambito d'azione della legge n. 102 del 1990 (legge Valtellina)

ALLEGATO 1 - Elenco delle leggi e provvedimenti nazionali e regionali sulla difesa del suolo e sul riassetto idrogeologico del territorio che possono avere un rapporto diretto od indiretto con gli studi geologici previsti dalla L.R. n. 41 del 1997.

ALLEGATO 2 - Scheda per il censimento delle frane.

ALLEGATO 3 - Scheda delle varianti allo strumento urbanistico ai sensi dell'art. 3, L.R. 24 novembre 1997, n. 41.

ALLEGATO 4 - Scheda censimento beni geologici.

 

 

Scheda di presentazione

- La presente direttiva ottempera a quanto disposto dall'art. 3 della L.R. 24 novembre 1997, n. 41, evidenziando e specificando i criteri di impostazione gli elaborati tecnici, i contenuti necessari in relazione alle caratteristiche delle diverse parti del territorio regionale, i casi in cui varianti parziali dello strumento urbanistico debbano essere corredate dallo studio geologico, nonché le modalità e le procedure di coordinamento dell'attività istruttoria;

- il documento è indirizzato agli Enti territoriali competenti ed ai professionisti incaricati della progettazione degli strumenti urbanistici, con particolare riferimento ai geologi che partecipano ai gruppi interdisciplinari di progettazione;

- il documento è composto dalla metodologia degli studi geologici e dalla definizione della documentazione cartografica standardizzata che sarà utilizzata dal coordinatore progettista dello strumento urbanistico o della sua variante per la formulazione delle proposte di pianificazione;

- i contenuti dello studio geologico di seguito indicati, devono essere considerati come «standard minimi» per l'accesso ai contributi finanziari previsti dall'art. 6 della legge regionale 24 novembre 1997, n. 41. Le Amministrazioni comunali, nel rispetto degli standard minimi sotto riportati, possono comunque fornire ulteriori approfondimenti ed integrazioni dello studio geologico in funzione di specifiche esigenze locali, i cui costi saranno direttamente a carico dell'amministrazione stessa.

 

 

Introduzione

La geologia è in grado di offrire al processo progettuale finalizzato ai diversi livelli della pianificazione del territorio un contributo di fondamentale importanza. Essa è infatti un supporto essenziale, correlata con altre discipline, per fornire la spinta propulsiva ad una effettiva crescita culturale finalizzata alla individuazione delle potenzialità e vocazioni del territorio, anche al fine della prevenzione del rischio geologico, idrogeologico, sismico ed ambientale. Si configura inoltre come uno degli strumenti peculiari per una più equilibrata gestione dei processi e delle risorse naturali ed ambientali rapportati all'urbanizzazione.

Ai fini di evitare eccessive modificazioni agli equilibri ambientali innescate dai processi di trasformazione d'uso del territorio e di attendere nel contempo ad un migliore utilizzo e alla salvaguardia delle risorse naturali, è necessario che siano effettuate analisi su tutto il territorio da pianificare allargando, in alcuni casi, gli studi geologici anche oltre i confini amministrativi in relazione a particolari ed individuate esigenze di studio di bacini idrografici e idrogeologici o parti di essi. Ciò comporterà l'attivazione di forme di comunicazione e partecipazione fra gli enti territorialmente interessati.

Ogni particella del territorio deve essere infatti considerata dal pianificatore con la massima attenzione in quanto, anche porzioni apparentemente marginali, manifestano una importanza ambientale che deve essere sempre presa in dovuta considerazione nei processi pianificatori.

È comunque opportuno evidenziare che lo studio geologico deve essere realizzato nella fase preliminare della progettazione dello strumento urbanistico, evitando in ogni caso di predisporre lo studio stesso a valle di scelte urbanistiche già definite. Lo studio geologico, infatti, deve servire ad individuare le vocazioni d'uso del territorio e le condizioni di rischio esistenti al fine di definire un corretto azzonamento. Esso costituisce uno dei principali elaborati tecnici di corredo allo strumento urbanistico e la Carta della fattibilità geologica per le azioni di piano risulterà a tutti gli effetti parte integrante del Piano.

L'incarico che l'Amministrazione comunale assegnerà direttamente al geologo professionista iscritto all'Ordine, sarà disciplinato in modo da garantire la collaborazione interdisciplinare con gli altri componenti del gruppo di progettazione e con l'urbanista. Tale collaborazione dovrà svilupparsi non solo nella scelta degli azzonamenti in funzione delle caratteristiche geologiche delle singole aree, ma anche nella individuazione delle prescrizioni di natura geologico-applicativa che dovranno essere assunte nelle Norme tecniche di attuazione del Piano.

Si specifica infine che gli studi indicati nel presente documento non devono in alcun modo essere considerati sostitutivi delle indagini geognostiche di maggior dettaglio prescritte dal D.M. 11 marzo 1988 per la pianificazione attuativa e per la progettazione esecutiva.

 

 

1. Strumenti di pianificazione sovraordinata e riferimenti normativi

Lo studio geologico dovrà essere realizzato avendo come quadro di riferimento le leggi e le normative prodotte a livello statale e regionale nel campo della difesa del suolo e della salvaguardia dell'ambiente e del territorio. In particolare, lo studio geologico deve anche prendere in considerazione gli studi, le indicazioni ed i vincoli specifici di settore contenuti negli strumenti di pianificazione di bacino ai sensi della L. n. 183 del 1989 e successive modificazioni, nei programmi regionali e provinciali di previsione e prevenzione dei rischi ai sensi della L. n. 225 del 1992 o negli strumenti di programmazione territoriale di livello sovracomunale (piani territoriali di coordinamento provinciale, piani urbanistici di comunità montana, piani territoriali di coordinamento dei parchi regionali, ecc.). A tal fine possono essere adottati studi geologici contenuti in strumenti di pianificazione territoriale vigenti di livello sovracomunale, o già redatti per altre finalità, purché riguardino l'intero territorio comunale e siano accompagnati da dichiarazione di asseverazione sottoscritta dal tecnico che ha redatto lo studio.

Specificatamente, lo studio geologico di supporto ai PRG dovrà collocarsi all'interno del quadro definito da questi strumenti di livello sovracomunale ed approfondire alla scala di dettaglio richiesta le eventuali tematiche o situazioni di criticità ambientale e di rischio geologico ed idraulico in essi riscontrate. Dovranno essere recepiti obbligatoriamente nelle cartografie di fattibilità geologica delle azioni di piano gli indirizzi ed i vincoli derivanti dai Piani o Programmi vigenti, cioè approvati con atti legislativi o amministrativi dalle rispettive amministrazioni pubbliche competenti. Qualora gli indirizzi ed i vincoli derivino da studi, piani, programmi o strumenti di pianificazione non vigenti, lo studio di supporto al PRG dovrà comunque valutarne i contenuti. Eventuali scelte che portino a valutazioni difformi andranno motivate sul piano tecnico e potranno essere utilizzate per proposte di modifica e miglioramento dei suddetti strumenti a carattere sovracomunale.

Per un migliore approfondimento e per fornire un supporto pratico per l'utilizzazione degli aspetti legislativi e normativi, vengono di seguito allegate le leggi ed i provvedimenti più significativi a livello statale e regionale in materia (Allegato 1).

 

 

2. Aspetti metodologici

La metodologia proposta si fonda su tre successive fasi di lavoro: analisi, valutazione e proposte.

a) La fase di analisi si basa sulla raccolta dati, integrata con osservazioni di campagna, sulla predisposizione di apposita cartografia di base in scala non inferiore a 1:25.000 e cartografia tematica e di dettaglio alla scala di piano.

b) Alla successiva fase di valutazione si perviene attraverso la redazione di una carta di sintesi alla scala 1:5.000 oppure, ove necessario per l'estensione territoriale, alla scala 1:10.000. La carta, ha lo scopo di fornire, mediante un unico elaborato, un quadro sintetico dello stato del territorio. Le risultanze della fase analitica devono infatti essere offerte in termini chiari e facilmente accessibili agli altri tecnici che collaborano alla pianificazione e in particolare al coordinatore e progettista dello strumento urbanistico. La successiva fase propositiva deriverà dalla valutazione incrociata degli elementi contenuti nella carta di sintesi con i fattori ambientali ed antropici propri del territorio in esame. Ciò consentirà di affrontare la lettura del territorio anche sotto il profilo geologico-ambientale e delle vocazioni d'uso, al fine di non compromettere gli equilibri che consentono una tutela ambientale preventiva.

c) La fase propositiva finale sarà definita tramite la carta di fattibilità geologica delle azioni di piano, alla stessa scala dello strumento urbanistico che proporrà una zonazione del territorio in funzione dello stato di pericolosità e rischio geologico, idrogeologico e sismico presente.

 

 

3. Documentazione di analisi

La documentazione di analisi è costituita in primo luogo dai dati e dalle informazioni esistenti, relative agli aspetti geologici, strutturali, sismici, geomorfologici, pedologici, idrogeologici, idrografici ed ambientali. Tali dati andranno integrati con le conoscenze derivate da una accurata ricerca storica sugli eventi idrogeologici pregressi, di cui verranno di seguito indicati i criteri. Inoltre dovranno essere raccolti i dati relativi agli aspetti vincolistici (vincoli idrogeologici, ambientali ed altri). Tutto il materiale raccolto sarà anche rappresentato in forma grafica tramite una apposita cartografia.

Per ciò che concerne le basi topografiche dovrà essere utilizzata la Carta tecnica regionale in scala 1:10.000 o la fotoriduzione in scala 1:25.000 per la cartografia di base e di inquadramento. Per la cartografia di dettaglio, si utilizzeranno i rilievi aerofotogrammetrici comunali, alla stessa scala del Piano regolatore. Si dovrà evitare l'impiego di mappe catastali che non sono idonee alla rappresentazione dei temi geologici in esame.

Il professionista stabilirà, sulla base della estensione della superficie e delle diverse situazioni che interessano i singoli Comuni, la densità dei simboli relativi ai temi da rappresentare in modo da garantire la corretta leggibilità delle carte senza tralasciare aspetti significativi ai fini dello studio.

Gli elaborati cartografici di inquadramento dovranno essere estesi a tutto il territorio comunale e ad un intorno significativo di questo. Potranno fare riferimento ai documenti disponibili in letteratura ed alla cartografia sottoindicata, integrati ove necessario con l'ausilio della foto-interpretazione.

Si sottolinea comunque l'importanza che le verifiche e gli aggiornamenti degli elaborati avvengano anche sulla base di rilievi di campagna.

La cartografia di inquadramento potrà essere realizzata utilizzando come riferimento le cartografie già esistenti relative a:

- Cartografia geologica predisposta dal Servizio geologico regionale (progetto CARG) (in corso di attuazione);

- Progetto di cartografia geoambientale in scala 1:10.000 - Ufficio cartografico regionale - in particolare Carta litologica, geomorfologica, del dissesto e pericolosità, Carta clivometrica e del degrado ambientale;

- Carte pedologiche dell'Ente regionale di sviluppo agricolo (ERSAL), carte derivate e complementari;

- Catasto delle valanghe;

- Carte della localizzazione probabile delle valanghe;

- Cartografia dei Piani stralcio del Bacino ai sensi della legge n. 183 del 1989;

- Cartografie allegate ai Piani Valtellina e Oltrepò pavese;

- Studi e progetti per interventi di difesa del suolo;

- Altra cartografia esistente sul mercato.

La documentazione cartografica tematica e di dettaglio sarà redatta alla stessa scala del Piano regolatore e sulla stessa base topografica, riguarderà le aree peculiari del territorio comunale, di espansione o di salvaguardia, per un intorno adeguato; dovrà inoltre essere rilevata direttamente sul terreno con elaborazione e restituzione originale da parte del geologo.

Poiché è necessario definire zone di territorio che presentano simili problematiche e tendenze evolutive analoghe dal punto di vista geomorfologico e dell'uso del suolo, la documentazione cartografica da allegarsi ai piani, sarà differenziata in funzione delle caratteristiche geomorfologiche. Il territorio verrà quindi suddiviso nelle tipologie montana, collinare, di pianura.

3.1. Cartografia relativa ai territori montani

Si dovranno predisporre i seguenti documenti cartografici, per i quali si forniscono le relative specifiche tecniche.

3.1.1 Cartografia di inquadramento

Si ritiene fondamentale specificare dettagliatamente nella relazione geologica le fonti utilizzate per la realizzazione delle carte.

a) Carte di inquadramento generale geologico e strutturale in scala 1:25.000 oppure 1:10.000. Hanno la finalità di inquadrare dal punto di vista geologico e tettonico-strutturale il territorio da studiare, comprendendo anche porzioni territoriali al di fuori dei limiti amministrativi del singolo comune. Tale carta potrà essere reperita tal quale da documenti esistenti specificandone le fonti.

b) Carta geomorfologica in scala 1:10.000 estesa a tutto il territorio comunale e ad un intorno significativo. Dovrà essere redatta mediante foto-interpretazione con approfondite verifiche sul terreno.

Rappresenterà analiticamente le forme di erosione e di accumulo presenti, interpretandone la genesi in funzione dei processi geomorfologici attuali e passati, stabilendone inoltre la sequenza cronologica e valutandone lo stato di attività. In particolare, onde evitare una forte eterogeneità nella scelta delle voci di legenda, si propone di fare riferimento alla legenda per la carta geomorfologica ad indirizzo applicativo, predisposta dal Gruppo nazionale geografia fisica e geomorfologia ("Proposta di legenda geomorfologica ad indirizzo applicativo" a cura di G.B. Pellegrini, A. Carton et Alii - Geografia fisica e dinamica quaternaria, 1993).

Vengono previsti tre stati di attività delle forme e dei processi geomorfologici: attive, quiescenti, inattive ed inoltre sono codificati i simboli grafici ed i colori attualmente riconosciuti ed usati a livello internazionale.

Particolare cura si dovrà porre nel rilevamento dei fenomeni franosi reali o potenziali e per questo motivo dovranno essere schedati tali fenomeni mediante la scheda tecnica per il censimento dei movimenti franosi redatta dal Servizio geologico della Regione riportata nel presente documento (allegato 2). Le schede così compilate, soprattutto per i movimenti franosi più importanti ed in prossimità di strutture o infrastrutture, andranno allegate alla relazione geologica.

Sarà inoltre utile riportare in cartografia tutte le tipologie di opere di difesa del suolo realizzate nell'area in esame (es. valli, paravalanghe, reti paramassi, frane bonificate ecc.).

c) Carta idrogeologica e del sistema idrografico in scala 1:10.000, per tutto il territorio ritenuto significativo. Dovrà contenere indicazioni circa il sistema idrografico, idraulico ed idrogeologico. Dovranno essere allegati alla documentazione tutti i dati idrologici, idraulici ed idrogeologici riferibili all'area della ricerca.

In particolare, per la parte idrografica ed idraulica:

- si riporterà la rete idrografica principale e secondaria evidenziando le acque pubbliche, le relative porzioni di bacino e sottobacino qualora significative, le principali opere di regimazione e difesa idraulica, le opere di derivazione e di attraversamento, nonché le principali reti di collettori fognari e gli impianti di depurazione; andranno riportate le ubicazioni degli scarichi in acque superficiali o sul suolo, nonché le varie tipologie di discariche esistenti in aree di pertinenza fluviale, si riporterà inoltre l'ubicazione delle eventuali stazioni di rilevamento idrometrico e quelle di controllo meteo-climatico o quali-quantitativo esistenti;

- potranno essere riportati in cartografia, gli alveotipi, classificati secondo i modelli presenti in letteratura e, ove possibile, le aree di divagazione dei corsi d'acqua principali su base geomorfologica. Andranno segnalate le aree di esondazione dei corsi d'acqua principali, anche sulla base di ricerche ed analisi storiche di eventi di esondazione, facendo riferimento, quando esistenti, alle carte prodotte dall'Autorità di Bacino o ad informazioni provenienti da altri enti. In carenza di tali studi, le aree di pertinenza idraulica potranno essere delimitate sulla base della portata liquida e/o solida misurata o stimata indirettamente con tempi di ritorno di 100 anni;

- particolare attenzione dovrà essere posta alle aree di esondazione delle conoidi. In tali aree, sarà considerata la possibilità che i fenomeni di esondazione avvengano con trasporto e deposizione di materiali solidi grossolani o molto grossolani ed ulteriore attenzione sarà dedicata allo stato del dissesto del bacino a monte, allo stato dell'alveo del corso d'acqua, alla morfologia dell'apice della conoide ed al suo stato di antropizzazione;

- si dovranno riportare le situazioni critiche dovute al degrado o inadeguatezza delle opere di difesa idraulica esistenti, nonché alle limitazioni al regolare deflusso idraulico, sia naturale, che di origine antropica (strettoie naturali, ponti, passerelle, traverse di derivazione, intubamenti e manufatti vari). Le eventuali necessità di manutenzione ordinarie e/o straordinarie saranno specificate nella relazione;

- si dovranno censire per tipologia, regime e portata le sorgenti ed i pozzi pubblici e privati presenti utilizzati e non, così come le aree di rispetto definite dal D.P.R. n. 236 del 1988 e modificate eventualmente ai sensi della Delib.G.R. 1 agosto 1996, n. 6/15137.

Per ulteriori aspetti relativi alle acque sotterranee vedasi punto 3.2.1 b).

3.1.2 Cartografia tematica e di dettaglio

a) Carta della dinamica geomorfologica di dettaglio con elementi litologici e geotecnici ai fini geologico applicativi, alla stessa scala del piano e sulla stessa base topografica. Interesserà tutte le aree destinabili ad ipotetiche nuove previsioni e per un intorno adeguato. La carta dovrà essere compilata a partire dalle informazioni fornite dalla cartografia di inquadramento e necessariamente integrata al livello di dettaglio richiesto dalla scala con rilievi sistematici di campagna e con l'ausilio della foto-interpretazione.

- Per quanto concerne la dinamica geomorfologica andranno riportati le forme ed i processi attivi o quiescenti più significativi ai fini della valutazione dell'area. Si utilizzerà la legenda già proposta al punto 3.1.1 b).

- Relativamente agli elementi litologici, si dovranno cartografare unità litologiche che saranno opportunamente descritte dal punto di vista litologico con la relativa definizione dei rapporti geometrici fra le singole unità cartografate. Si riporterà inoltre l'indicazione dello stato di alterazione dei litotipí, la presenza di eventuali livelli cataclastici e milonitici e gli spessori presunti delle unità. Particolare cura dovrà essere posta nel rilevamento dei depositi superficiali quaternari, per i quali si specificheranno i caratteri tessiturali, la litologia prevalente, la genesi ed i rapporti stratigrafici, lo spessore ed il grado di cementazione. Nella rappresentazione grafica delle unità si consiglia inoltre di distinguere le porzioni direttamente affioranti da quelle subaffioranti e con copertura eluvio-colluviale, definendo, ove possibile, gli spessori di quest'ultima.

- Per gli elementi geotecnici potrà essere fornita una prima valutazione geomeccanica qualitativa degli ammassi rocciosi e una preliminare valutazione di carattere applicativo delle coperture, soprattutto in funzione delle condizioni di stabilità.

- Per i terreni si consiglia di utilizzare la classificazione ASTM 1969-1975 o CNR-UNI 10006.

- In particolare, nelle zone classificate sismiche, si dovrà cartografare il parametro fratturazione e si dovrà evidenziare l'alternanza di litotipi a diverso comportamento meccanico (alternanze calcari-marne, arenarie-argilliti, ecc.).

3.2. Cartografia relativa ai territori di pianura

3.2.1 Cartografia di inquadramento

a) Carta geomorfologica con elementi geopedologici in scala 1:10.000 per tutto il territorio comunale ed un significativo intorno; potrà essere derivata da foto aeree con controlli sul terreno.

La carta ha lo scopo di consentire una valutazione basata sostanzialmente su criteri geomorfologici e geopedologici al fine di ottimizzare la scelta delle aree sulle quali impostare successivamente ulteriori indagini di dettaglio mirate alla determinazione delle caratteristiche geotecniche.

In particolare si dovranno cartografare le litologie di superficie, evidenziando anche gli aspetti più specificamente geopedologici. A questo riguardo è opportuno riferirsi alla cartografia pedologica prodotta dall'Ente regionale di sviluppo agricolo lombardo (ERSAL) dalla quale possono essere dedotte utili informazioni. Nei Comuni ove l'agricoltura assume una importanza fondamentale nella pianificazione del territorio, si potranno approfondire gli aspetti geopedologici secondo quanto indicato dal «CNR guida alla descrizione del suolo».

Si dovranno inoltre riportare le forme e i processi legati alla dinamica dei corsi d'acqua presenti, e le forme ed i processi antropici ritenuti significativi ai fini del lavoro. Per gli aspetti geomorfologici si faccia riferimento alla legenda di cui al punto 3.1.1 b).

b) Carta idrogeologica e della vulnerabilità in scala 1:10.000 per tutto il territorio comunale e per un intorno significativo anche al di fuori dello stesso.

Le operazioni di raccolta dei dati che consentiranno la redazione della carta sono:

- classificare i terreni e le rocce secondo intervalli di permeabilità;

- censire tutte le sorgenti perenni ed i pozzi idrici pubblici e privati presenti sul territorio utilizzati e non, definire le presunte linee di spartiacque idrogeologico, i dati storici di soggiacenza e dovranno essere ricostruite, dove possibile, le curve isofreatiche o isopiezometriche appositamente elaborate in una campagna di rilevamento recente e chiaramente datata; andranno inoltre segnalate le direzioni di flusso, i principali assi drenanti e valutate le aree di vulnerabilità idrogeologica. Si ricorda che nelle relazioni andranno allegate, ove possibile tutte le stratigrafie di pozzi per acqua raccolte e in particolare quelle dei pozzi utilizzati per la redazione delle curve nelle carte isopiezometriche;

- riportare le fasce di rispetto delle opere di captazione dei pozzi e delle sorgenti (D.P.R. n. 236 del 1988), eventualmente modificate ai sensi della Delib.G.R. 1 agosto 1996, n. 6/15137;

- cartografare le reti acquedottistiche principali e gli impianti di depurazione e potabilizzazione esistenti.

Per gli aspetti relativi al sistema idrografico si vedano le specifiche del punto 3.1.1 c).

3.2.2 Cartografia tematica e di dettaglio

Carta geologico-applicativa di caratterizzazione del suolo e primo sottosuolo alla stessa scala del piano e sulla stessa base topografica per le aree di ipotetico sviluppo urbanistico. La carta permette di affiancare ad informazioni specificamente geopedologiche anche aspetti applicativi che consentono di valutare con maggiore dettaglio le caratteristiche tecniche del suolo e del primo sottosuolo.

La realizzazione di questo documento potrà comportare l'esecuzione di indagini geognostiche o l'apertura di trincee esplorative nelle quali prelevare campioni, osservare direttamente e descrivere il suolo ed il primo sottosuolo. Si tratterà di giungere ad una classificazione dei terreni ai fini geologico-applicativi, valutando soprattutto i parametri ritenuti necessari a questo tipo di indirizzo, quali la plasticità, il potenziale di rigonfiamento-contrazione dei suoli, la densità, la permeabilità, l'umidità e la posizione dell'eventuale superficie freatica o la presenza di piccole falde sospese, la presenza di segni di ristagno di difficoltà di drenaggio, l'acclività e la stabilità, la tessitura, e la profondità del substrato.

3.3. Cartografia relativa ai territori collinari

Per i territori collinari si dovrà prevedere la realizzazione di documentazione cartografica di tipologia e con contenuti analoghi a quelli già esposti per le aree montane e di pianura. Di volta in volta, in funzione delle caratteristiche geologiche, morfologiche ed idrogeologiche locali, si potrà decidere quali cartografie produrre tra quelle già indicate per le zone montane e di pianura anche al fine di rappresentare il più efficacemente possibile la situazione geologica e geologico-tecnica del territorio in esame.

 

 

4. Documentazione cartografica di sintesi e della fattibilità geologica per le azioni di piano

4.1. Carta di sintesi

La carta di sintesi sarà redatta su tutto il territorio comunale alle scale 1:5.000 oppure 1:10.000 in funzione della sua estensione. La carta dovrà contenere gli elementi più significativi evidenziati nella fase di analisi.

La carta dovrà essere considerata quale documento di lavoro finalizzato al gruppo interdisciplinare di progettazione del piano ed avrà lo scopo di fornire, mediante un unico elaborato, un quadro sintetico dello stato del territorio al fine di procedere a valutazioni diagnostiche.

A questo scopo si dovranno evidenziare:

- i fenomeni geomorfologici attivi e potenzialmente riattivabili (quiescenti), come frane, erosioni, fenomeni di trasporto in massa lungo gli alvei, aree di esondazione e di espandimento con trasporto solido con particolare attenzione alle conoidi, punti critici per degrado, inadeguatezza delle opere idrauliche o per la presenza di opere interferenti con i corsi d'acqua o di sezioni critiche, corridoi e aree interessate da fenomeni valanghivi, ecc.

- le aree interessate da vulnerabilità idrogeologica con bassa soggiacenza della falda, con elevata permeabilità, con buona trasmissività e con interazione con altri bacini idrogeologici, le fasce di rispetto dei punti di captazione d'acqua (sorgenti e pozzi), la presenza di scarichi incontrollati;

- le aree di interesse scientifico-naturalistico dal punto di vista geologico e geomorfologico;

- le aree, con caratteristiche geomeccaniche e geotecniche scadenti o pessime;

- le aree di maggiore amplificazione sismica ed i relativi elementi che producono tale amplificazione;

- i vincoli normativi di natura fisico-ambientale ed antropici desumendoli dalla carta dei vincoli dello strumento urbanistico (es. vincolo idrogeologico, distanze corsi d'acqua legge n. 431 del 1985 e R.D. n. 523 del 1904, vincoli legge n. 1497 del 1939, vincoli di parco, riserva o monumento naturale legge n. 1089 del 1939 ecc.);

- le zone interdette all'edificazione comprese nella distanza di 10 metri dall'alveo di piena dei corsi d'acqua, così come previsto all'art. 96 del R.D. n. 523 del 1904, puntualizzato con il parere n. 55 del 1 giugno 1988 del Consiglio di Stato.

In ogni caso il professionista stabilirà, sulla base dell'estensione della superficie e delle diverse situazioni che interessano i singoli Comuni, la selezione dei diversi temi da rappresentare.

4.2. Carta della fattibilità geologica per le azioni di piano e classi di fattibilità

La carta della fattibilità geologica per le azioni di piano sarà redatta alla stessa scala del piano e sulla stessa base topografica sulle aree all'interno dei limiti comunali interessate dalla cartografia di inquadramento e di dettaglio e risulterà a tutti gli effetti parte integrante del piano. Dalla valutazione incrociata degli elementi contenuti nella cartografia analitica con i fattori ambientali, territoriali ed antropici propri del territorio in esame, si svilupperà il processo diagnostico che consentirà di formulare le proposte per suddividere il territorio in classi di fattibilità geologica.

Per le finalità del presente documento si è valutato più significativo redigere una carta applicativa mirata a dimostrare la fattibilità geologica piuttosto che una carta del rischio in senso tradizionale. Infatti le classi di fattibilità qui proposte devono tener conto delle valutazioni della pericolosità dei singoli fenomeni, degli scenari di rischio conseguenti e della componente geologico-ambientale, tutte tematiche che il professionista dovrà considerare criticamente nel processo di valutazione.

La classificazione fornisce inoltre indicazioni generali in ordine alle destinazioni d'uso, alle cautele generali da adottare per gli interventi, agli studi ed alle indagini da effettuare per gli approfondimenti del caso, alle opere di riduzione del rischio ed alla necessità di controllo dei fenomeni in atto.

In tale ottica sono state individuate dal punto di vista delle condizioni geologiche quattro classi di fattibilità. Le classi sono di seguito definite:

Classe 1 - Fattibilità senza particolari limitazioni

In questa classe ricadono le aree per le quali gli studi non hanno individuato specifiche controindicazioni di carattere geologico all'urbanizzazione o alla modifica di destinazione d'uso delle particelle.

Classe 2 - Fattibilità con modeste limitazioni

In questa classe ricadono le aree nelle quali sono state rilevate puntuali o ridotte condizioni limitative alla modifica delle destinazioni d'uso dei terreni, per superare le quali si rende necessario realizzare approfondimenti di carattere geologico-tecnico o idrogeologico finalizzati alla realizzazione di eventuali opere di sistemazione e bonifica, le quali non dovranno incidere negativamente sulle aree limitrofe.

Classe 3 - Fattibilità con consistenti limitazioni

La classe comprende le zone nelle quali sono state riscontrate consistenti limitazioni alla modifica delle destinazioni d'uso dei terreni per l'entità e la natura dei rischi individuati nell'area di studio o nell'immediato intorno. L'utilizzo di queste zone sarà pertanto subordinato alla realizzazione di supplementi di indagine per acquisire una maggiore conoscenza geologico-tecnica dell'area e del suo intorno, mediante campagne geognostiche, prove in situ e di laboratorio, nonché mediante studi tematici specifici di varia natura (idrogeologici, idraulici, ambientali, pedologici ecc.). Ciò dovrà consentire di precisare le idonee destinazioni d'uso, le volumetrie ammissibili, le tipologie costruttive più opportune, nonché le opere di sistemazione e bonifica. Per l'edificato esistente dovranno essere fornite indicazioni in merito alle indagini da eseguire per la progettazione e realizzazione delle opere di difesa, sistemazione idrogeologica e degli eventuali interventi di mitigazione degli effetti negativi indotti dall'edificato. Potranno essere inoltre predisposti idonei sistemi di monitoraggio geologico che permettano di tenere sotto controllo l'evoluzione dei fenomeni in atto o indotti dall'intervento.

In carta potranno essere evidenziate le tipologie dei fenomeni che concorrono all'inserimento delle aree nella specifica classe individuando eventualmente delle sottoclassi (es. 3a, 3b, 3c, ecc.).

Classe 4 - Fattibilità con gravi limitazioni

L'alto rischio comporta gravi limitazioni per la modifica delle destinazioni d'uso delle particelle. Dovrà essere esclusa qualsiasi nuova edificazione, se non opere tese al consolidamento o alla sistemazione idrogeologica per la messa in sicurezza dei siti. Per gli edifici esistenti saranno consentiti esclusivamente interventi così come definiti dall'art. 31, lettere a), b), c) della legge n. 457 del 1978. Si dovranno inoltre fornire indicazioni in merito alle opere di sistemazione idrogeologica e, per i nuclei abitati esistenti, quando non sarà strettamente necessario provvedere al loro trasferimento, dovranno essere predisposti idonei piani di protezione civile ed inoltre dovrà essere valutata la necessità di predisporre sistemi di monitoraggio geologico che permettano di tenere sotto controllo l'evoluzione dei fenomeni in atto. Eventuali opere pubbliche e di interesse pubblico che non prevedano la presenza continuativa e temporanea di persone, dovranno essere valutate puntualmente. A tal fine, alle istanze per l'approvazione da parte dell'autorità comunale, dovrà essere allegata apposita relazione geologica e geotecnica che dimostri la compatibilità degli interventi previsti con la situazione di grave rischio idrogeologico.

 

 

5. Particolari norme per i Comuni classificati in zona sismica

Al fine di fornire indicazioni relative alla determinazione del rischio sismico in Lombardia per quel che riguarda la componente geologico-applicativa nella pianificazione comunale si rimanda alla metodologia riportata nello studio ("Determinazione del rischio sismico a fini urbanistici in Lombardia") - giugno 1996 - Regione Lombardia, Servizio geologico e C.N.R., Istituto di ricerca sul rischio sismico, disponibile presso le Amministrazioni comunali dei 41 Comuni classificati sismici.

Lo studio ha valutato gli aspetti di pericolosità sismica, quelli geologici ed ingegneristici che concorrono alla valutazione del rischio sismico. In particolare sono state effettuate:

1. valutazione della pericolosità sismica di base utilizzando dati sismologici già disponibili;

2. studi sulle caratteristiche geologiche, geomorfologiche e litotecniche atti alla definizione delle aree a maggior pericolosità sismica locale;

3. valutazione dei coefficienti di amplificazione sismica per le aree di maggior pericolosità sismica locale;

4. valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici;

5. valutazione del rischio sismico.

Per ogni punto sopracitato si sono ottenute:

1. tre fasce a diversa pericolosità di base;

2. cartografie a scala 1:25.000 "litotecniche con elementi geomorfologici" per la zona montana e «litotecniche con elementi geomorfologici e idrogeologici» per le zone di pianura;

3. sezioni geologiche, modelli numerici e grafici dei valori dei coefficienti di amplificazione delle situazioni tipo geomorfologiche-geotecniche;

4. cartografie della «vulnerabilità degli edifici» su base ortofotogrammetrica o catastale a grande scala con indice di vulnerabilità ricavate per classi di edifici;

5. grafici e tabelle dove il rischio sismico viene espresso in termine di valore medio annuo di danno atteso (in percentuale del valore dell'edificio).

La corretta applicazione della metodologia a livello comunale dovrà prevedere l'individuazione dal punto di vista geomorfologico e geotecnico delle aree passibili di amplificazione: tali elementi potranno essere riportati nelle carte di inquadramento geomorfologica, idrogeologica del sistema idrografico, geomorfologica con elementi geopedologici e idrogeologici della vulnerabilità di cui ai paragrafi 3.1.1. e 3.2.1. del presente documento. Gli stessi elementi dovranno in ogni caso essere riportati nella cartografia di sintesi di cui al paragrafo 4.1.

Il valore del coefficiente di amplificazione per tali elementi dovrà essere ricavato utilizzando le situazioni tipo analoghe dal punto di vista geometrico, geotecnico e geomeccanico riportate nello studio.

Le zone che risulteranno soggette ad amplificazione media od alta (coeff. Ampl. 2-3 e 4-5) andranno evidenziate nella cartografia di Sintesi. La presenza di aree con possibilità di amplificazione sismica medio-alta dovrà essere considerata, a livello di redazione della cartografia di fattibilità geologica per le azioni di piano, come elemento che concorre alla scelta pianificatoria per le zone di nuova espansione e come elemento di supporto per gli eventuali interventi sull'edificato.

Le aree soggette ad amplificazione sismica saranno riportate nella cartografia di fattibilità geologica per le azioni di piano ed evidenziate in maniera opportuna.

A parità di classe di fattibilità verrà data priorità alle nuove edificazioni nelle zone in cui l'amplificazione sismica non è evidenziata.

In caso di utilizzo a scopo edificatorio di aree soggette ad amplificazione sismica, il valore di tale coefficiente di amplificazione dovrà essere debitamente tenuto in conto ai fini di una corretta progettazione delle strutture.

Per l'edificato esistente, il valore dell'indice di danno atteso ricavato per classi di edifici, riportato nella cartografia allegata allo studio, servirà come orientamento delle priorità di interventi di manutenzione ordinaria e/o straordinaria, di ristrutturazione e di consolidamento anche per gli edifici che ricadono in vincolo L. n. 1089 del 1939 e fornirà ausilio per la progettazione esecutiva degli interventi sopracitati.

Si ricorda che in ogni caso i Comuni classificati sismici sono soggetti all'applicazione della L. 2 febbraio 1974, n. 64 «Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche» e successive modificazioni ed integrazioni.

 

 

6. Contenuti della relazione geologica e geologico-applicativa

La relazione geologica e geologico-applicativa dovrà innanzitutto illustrare gli aspetti metodologici seguiti per la realizzazione dello studio e dovranno essere indicate le motivazioni che giustificano le eventuali variazioni rispetto allo standard indicato dalla presente direttiva, nonché le fonti utilizzate per l'elaborazione della documentazione cartografica.

6.1 Ricerca bibliografica e ricerca storica

Particolare importanza rivestirà la ricerca bibliografica delle pubblicazioni esistenti e la ricerca storica, la quale andrà effettuata con l'intento di acquisire la conoscenza dei fenomeni di dissesto o esondazione che hanno colpito il territorio in passato, nell'ottica della prevenzione del ripetersi degli stessi o per la previsione di nuovi scenari di dissesto.

Tale ricerca andrà effettuata mediante la raccolta di informazioni relative ad eventi del passato presso gli archivi comunali e, quando possibile, presso biblioteche, archivi di Stato, biblioteche private, archivi di comunità montane, Province, parchi regionali o intercomunali, archivi di genii civili, archivi di aziende pubbliche o private. In caso di disponibilità si raccoglieranno informazioni da interviste, fotografie e documenti videoregistrati.

Sarà inoltre utile acquisire informazioni relative ad altri aspetti geologico-ambientali, quali discariche, forme di inquinamento o a quant'altro di significativo. La ricerca di informazioni storiche che potrebbe anche aver l'esito di accertare la scarsità o la mancanza di notizie, andrà effettuata perlomeno sugli ultimi 200 anni, senza tralasciare notizie precedenti, quando di rilevante importanza.

Al fine di una corretta valutazione delle informazioni, è indispensabile che tutte le fasi dell'analisi storica siano svolte con la partecipazione di un geologo al fine di vagliare criticamente il dato originale.

Le informazioni minime previste per la raccolta di ogni notizia sono le seguenti: titolo del documento; fonte di provenienza (es.: archivio comunale, biblioteca, testimonianze locali, ecc.); data del documento; data del fenomeno; tipologia del fenomeno ed eventuale dinamica; quando risulti possibile è importante evidenziare eventuali dati quantitativi (es. altezza d'acqua, volume di frana ecc.), danni ed effetti; località coinvolte; autore.

È auspicabile che tali informazioni siano parte integrante della relazione geologica, in forma sintetica e possibilmente su supporto informatico.

Le notizie storiche raccolte andranno quando possibile, georeferenziate (alla scala adeguata) e ordinate cronologicamente e saranno riportate sulla cartografia di sintesi oppure su una carta apposita.

Eventuali cambi di denominazione di località che siano citate nei documenti storici andranno segnalate, con l'indicazione della denominazione più recente.

Nel caso di processi legati ai corsi d'acqua, è opportuno specificarne il nome.

Per ogni notizia storica oltre alla compilazione delle voci su elencate sarebbe auspicabile fosse fornita la fotocopia del documento originale.

Sono opportune considerazioni conclusive sulla ricerca storica.

6.2 Aspetti meteo-climatici

La relazione geologica e geologico-applicativa dovrà anche contenere quelle informazioni di base utilizzate nello studio che non sono state oggetto di apposita e specifica cartografia, quali ad esempio l'inquadramento meteo-climatico (precipitazioni e regime delle precipitazioni, eventi pluviometrici intensi ed estremi, temperature, bilanci idrologici, ecc.).

6.3 Aspetti relativi ai corsi d'acqua

Per i corsi d'acqua andranno raccolti, ove possibile, i dati idrologici relativi ai principali corsi d'acqua presenti al fine di valutare la loro evoluzione e la tendenza evolutiva dell'alveo nei tratti interessati dal territorio comunale e per un intorno significativo.

Tali elementi di rilievo da descrivere in relazione sono: regime degli afflussi e deflussi, portate di massima piena e tempi di ritorno, trasporto solido, nonché ulteriori indicazioni sulle opere idrauliche esistenti e sul loro stato di conservazione e funzionalità, individuazione dei punti critici, quali zone di ostruzione e restringimenti dell'alveo, zone degradate da depositi di materiale vario, zone esondabili sulla base del criterio geomorfologico e sulla base delle cartografie prodotte dall'Autorità di Bacino o da altri Enti che hanno svolto ricerche in tal senso, nonché la definizione qualitativa del trasporto solido, individuazione dei corsi d'acqua soggetti a trasporto in massa e determinazione delle relative aree interessate.

6.4 Aspetti relativi ai versanti

Dovrà essere effettuata l'individuazione delle aree sottoposte a dissesto idrogeologico (frane, ecc.) con le relative aree di influenza con la definizione della pericolosità evidenziata in cartografia. Dovranno essere descritti gli interventi eseguiti per la messa in sicurezza con la valutazione sullo stato di conservazione degli interventi stessi e la valutazione dell'efficienza delle opere.

Andranno inoltre considerati i fenomeni valanghivi, le serie storiche, le aree di influenza e le opere attive e passive realizzate nel corso del tempo.

6.5 Zone di pianura

Andranno indagati e descritti gli aspetti relativi alle caratteristiche idrogeologiche dei siti. In particolare si dovrà definire la struttura idrogeologica locale e soprattutto le caratteristiche di vulnerabilità degli acquiferi. Si dovranno individuare i pozzi utilizzati a scopo idropotabile, si dovranno determinare le fasce di salvaguardia secondo il D.P.R. n. 236 del 1988 e la direttiva regionale dell'1 agosto 1996 n. 6/15137 ed allegare, ove possibile, le relative stratigrafie.

Si dovranno infine definire le aree con caratteristiche geotecniche scadenti, aree sortumose con ristagni e difficoltà di drenaggio.

Infine si dovrà definire la rete idrografica secondaria ed irrigua, valutando lo stato di fatto e le connessioni con gli aspetti urbanistici.

6.6 Beni geologici

Andranno individuati, descritti e cartografati i beni geologici. Gli elementi che consentiranno l'attribuzione di un valore al bene geologico saranno di norma:

- rarità e condizione, riferiti sia al processo di formazione, che al significato scientifico a scala regionale;

- diversità;

- caratteristiche di rappresentatività;

- accessibilità per il valore educativo;

- valore scenico per il suggestivo risalto nel contesto paesaggistico.

A titolo di puro esempio si segnalano alcuni casi, quali: sezioni stratigrafiche di interesse scientifico o divulgativo, sezioni con particolari strutture sedimentarie, tettoniche o metamorfiche, depositi di minerali rari, forme che segnano la storia morfoevolutiva di una certa area o che rivestono particolare importanza paesaggistica o altra naturalità quali grotte e fenomeni carsici superficiali, sorgenti significative per il chimismo delle acque, teste di fontanile, particolari depositi fossiliferi di vertebrati, invertebrati o vegetali ecc.

A tal fine risulta opportuno compilare e trasmettere l'allegata scheda (Allegato n. 4).

6.7 Conclusioni

Andranno puntualmente descritte, analizzate e commentate le cartografie di base e tematiche e le sezioni geologiche ed idrogeologiche prodotte. Si dovranno infine proporre conclusioni aderenti con quanto emerso dalle ricerche e dalle indagini effettuate, motivando in modo particolare la classificazione delle aree proposte all'interno della carta della fattibilità geologica delle azioni di piano. Si dovranno inoltre descrivere le singole aree per ogni classe di fattibilità.

Lo studio geologico dovrà indicare gli approfondimenti di indagine necessari e dovrà definire l'estensione dell'ambito su cui tali approfondimenti dovranno essere condotti in maniera unitaria. In particolare per la componente idraulica si dovranno determinare le portate di riferimento per un tempo di ritorno di 100 anni e le relative altezze d'acqua. Verranno inoltre indicate le cautele e le precauzioni da osservare in fase di progettazione di massima degli interventi, le opere necessarie e da realizzare al fine di mitigare e ridurre i rischi escludendo qualunque interferenza negativa con le aree limitrofe. Dovranno da ultimo essere chiaramente specificate le prescrizioni di natura geologico-applicativa che dovranno essere recepite nelle Norme tecniche di attuazione del Piano.

 

 

7. Varianti parziali che necessitano di studio geologico

In attuazione di quanto previsto dall'articolo 3 della L.R. n. 41 del 1997 si elencano i casi di varianti parziali allo strumento urbanistico che devono o meno essere corredate di studio geologico (vedi scheda Allegato 3).

a) Le varianti agli strumenti urbanistici dei Comuni dotati di studio geologico predisposto ai sensi della L.R. n. 41 del 1997 non dovranno essere integrate da nuovi studi geologici, analogamente alle varianti agli strumenti urbanistici dei Comuni di cui all'allegato elenco (A) già dotati di studio geologico riconosciuto valido ai fini della L.R. n. 41 del 1997.

All'interno di apposita scheda, a firma del Sindaco, del responsabile del procedimento e del tecnico progettista, si dovrà dichiarare che:

- le previsioni della variante sono coerenti con le classi di fattibilità dello studio geologico allegato allo strumento urbanistico;

- successivamente alla redazione dello studio non sono intervenuti eventi che hanno modificato l'assetto geomorfologico degli ambiti oggetto di variante.

b) Le varianti agli strumenti urbanistici privi di studio geologico, le varianti agli strumenti urbanistici dotati di studio geologico di cui alla lettera a) ma che non fornisce indicazioni in merito alle aree oggetto di variante, nonché le varianti interessanti ambiti che hanno subito modifiche dell'assetto geomorfologico a causa di eventi verificatisi successivamente allo studio geologico, dovranno obbligatoriamente prevedere studi geologici, estesi ad un ambito significativo dal punto di vista geomorfologico/idrogeologico al fine di valutare compiutamente le situazioni di rischio che possono interessare le aree oggetto di variante, solo nei seguenti casi:

- nuove previsioni di espansione (residenziali, produttive o terziarie);

- nuove previsioni di completamento dell'edificato esistente se ricadenti, anche parzialmente, in "vincolo" o in aree notoriamente soggette a fenomeni comportanti rischio idrogeologico;

- modifiche delle destinazioni funzionali (residenziali, produttive o terziarie) di zone di espansione già previste negli strumenti generali e non ancora edificate;

- modifiche delle destinazioni funzionali configurabili come interventi di ristrutturazione urbanistica, art. 31 lett. e) L. n. 457 del 1978, sul patrimonio edilizio esistente, ricadente anche parzialmente in "vincolo" o in aree notoriamente soggette a fenomeni comportanti rischio idrogeologico o necessitanti interventi di bonifica;

- nuove previsioni di opere pubbliche o d'interesse pubblico, impianti tecnologici, strade (incluse modifiche di tracciato) ricadenti anche parzialmente in "vincolo" o in aree notoriamente soggette a fenomeni comportanti rischio idrogeologico.

Per "vincolo" si deve intendere:

- vincolo idrogeologico, R.D. n. 3267 del 1923 e successive modificazioni;

- vincoli L. n. 183 del 1989 (sia di piano che derivanti da provvedimenti dell'Autorità di Bacino);

- vincoli L. n. 102 del 1990 (Disposizioni sulla ricostruzione della Valtellina e zona adiacenti);

- vincoli individuati in Piani Territoriali vigenti (Parchi, Comunità Montane, Province, ecc.) per i quali il piano stesso demandi al livello comunale l'individuazione della fattibilità delle nuove previsioni;

- indicazioni di rischio del catasto valanghe;

- altri vincoli.

Nei casi indicati al punto b), in luogo dello studio geologico, le varianti possono essere corredate dalla dichiarazione di un geologo, da effettuare nella apposita scheda, dalla quale risulti l'assenza della necessità di specifico studio geologico.

Tutte le precedenti disposizioni devono essere applicate anche alle varianti adottate ai sensi della L.R. n. 23 del 1997 e per le concessioni edilizie in deroga, art. 41-quater della legge n. 1150 del 1942.

(A) Elenco dei Comuni dotati di studio geologico riconosciuto valido ai fini della L.R. n. 41 del 1997

PROVINCIA DI BERGAMO

Albino

Almè

Arcene

Ardesio

Aviatico

Brembate di Sopra

Carobbio degli Angeli

Cenate Sotto

Chiuduno

Fara Olivana con Sola

Fuipiano Valle Imagna

Leffe

Locatello

Oltre il Colle

Piazza Brembana

Ponte San Pietro

Pumenengo

Ranzanico

Riva di Solto

Rogno

Roncola

Rota d'Imagna

Schilpario

Scanzorosciate

Sedrina

Valbondione

Verdello

Vertova

Villa di Serio

PROVINCIA DI BRESCIA

Agnosine

Artogne

Azzano Mella

Bedizzole

Borno

Borgo San Giacomo

Braone

Calcinato

Calvagese della Riviera

Calvisano

Carpenedolo

Castelmella

Cazzago San Martino

Cedegolo

Collebeato

Collio

Concesio

Corteno Golgi

Dello

Edolo

Gavardo

Gottolengo

Isorella

Limone sul Garda

Maclodio

Marcheno

Mazzano

Mura

Nave

Padenghe sul Garda

Paisco Loveno

Pertica Bassa

Pisogne

Polpenazze

Preseglie

Prevalle

Puegnago sul Garda

Quinzano d'Oglio

Roccafranca

Roncadelle

Rudiano

Salò

San Felice del Benaco

San Paolo

Urago d'Oglio

Vestone

Villachiara

Vobarno

Temù

PROVINCIA DI COMO

San Bartolomeo Val Cavargna

Bulgarograsso

Cadorago

Capiago Intimiano

Cermenate

Consiglio di Rumo

Inverigo

Laglio

Lezzeno

Lipomo

Luisago

Mariano Comense

Montorfano

Musso

Orsenigo

Parè

Ramponio Verna

Rovellasca

Rovello Porro

Sorico

Sormano

Veniano

Villa Guardia

PROVINCIA DI CREMONA

Montodine

PROVINCIA DI LECCO

Ballabio

Brivio

Colico

Garlate

Merate

Pagnona

Santa Maria Hoè

Tremenico

Varenna

Viganò

PROVINCIA DI LODI

Boffalora d'Adda

Fombio

Marudo

Somaglia

PROVINCIA DI MANTOVA

Casalromano

Castiglione delle Stiviere

Guidizzolo

Porto Mantovano

Roverbella

San Giacomo delle Segnate

Villa Poma

PROVINCIA DI MILANO

Aicurzio

Basiano

Bellusco

Bernareggio

Burago Molgora

Cambiago

Cassano d'Adda

Cologno Monzese

Lissone

Marcallo con Casone

Masate

Meda

Pozzuolo Martesana

Robecchetto con Induno

Roncello

San Vittore Olona

Sesto San Giovanni

Seveso

Truccazzano

Turbigo

Vimodrone

PROVINCIA DI PAVIA

Bastida Pancarana

Bosnasco

Broni

Campo Spinoso

Casei Gerola

Casorate Primo

Casteggio

Castelletto di Branduzzo

Cecima

Chignolo Po

Cigognola

Corte Olona

Fortunago

Frascarolo

Menconico

Miradolo Terme

Montalto Pavese

Montebello della Battaglia

Montesegale

Redavalle

Rocca Susella

Romagnese

Sartirana Lomellina

Stradella

Torre d'Isola

Val di Nizza

Volpara

Zavattarello

PROVINCIA DI SONDRIO

Cedrasco

Cercino

Chiavenna

Dubino

Gordona

Grosotto

Lanzada

Livigno

Montagna in Valtellina

Novate Mezzola

Piantedo

Piateda

Prata Camportaccio

Villa di Tirano

PROVINCIA DI VARESE

Besano

Brebbia

Cocquio Trevisago

Cuvio

Ferno

Gazzada Schianno

Ispra

Lavena Ponte Tresa

Leggiuno

Lonate Ceppino

Maccagno

Saltrio

Taino

Tradate

Uboldo

Varano Borghi

Sono altresì da ritenere validi, ai sensi della L.R. n. 41 del 1997, gli studi geologici facenti parte degli strumenti urbanistici generali nei quali si fa esplicita dichiarazione di conformità nella deliberazione regionale di approvazione.

 

 

8. Procedure di coordinamento dell'attività istruttoria

Nella predisposizione dello strumento urbanistico, il Comune dovrà recepire le risultanze dello studio geologico. Per strumento urbanistico si intende il Piano regolatore generale e relative varianti, nonché varianti al Programma di fabbricazione.

Si provvede di seguito a descrivere le fasi di assunzione e valutazione dello studio geologico di corredo allo strumento urbanistico:

- in sede di adozione del Piano, il Consiglio comunale dà atto dell'avvenuta effettuazione dello studio geologico, così come previsto dalla L.R. n. 41 del 1997 e della coerenza delle previsioni urbanistiche con tale studio;

- la documentazione prevista dalla Delib.G.R. 18 maggio 1994, n. 5/52776 e successive modificazioni ed integrazioni dovrà essere completata con la Carta di fattibilità geologica per le azioni di piano, la quale diventerà parte integrante dello strumento stesso. Le prescrizioni di natura geologico-applicativa derivanti dovranno inoltre essere assunte nelle Norme tecniche di attuazione;

- lo studio geologico di corredo allo strumento urbanistico sarà trasmesso alla Direzione generale urbanistica della Giunta regionale in triplice copia, mentre la Carta di fattibilità geologica per le azioni di piano sarà inviata in cinque copie debitamente conformizzate;

- il Servizio urbanistica verificherà la completezza della documentazione e trasmetterà ai Servizi competenti copia completa del Piano per la valutazione di merito degli studi effettuati ai fini dell'espressione scritta del parere tecnico. L'istruttoria dello studio geologico dovrà essere effettuata da un geologo e per eventuali altri temi, dalle figure professionali competenti;

- nel caso in cui si rendesse necessaria una integrazione della documentazione geologica, la stessa verrà richiesta al Comune dal Servizio urbanistica e sarà predisposto il parere scritto da parte del Servizio di competenza, di norma entro due mesi dal ricevimento della documentazione e comunque antecedentemente alla Conferenza dei Servizi;

- l'assunzione definitiva dei pareri dei Servizi interessati avverrà tramite la Conferenza dei Servizi, istituita con Delib.G.R. 29 giugno 1993, n. 5/38427 e successive modificazioni ed integrazioni.

 

 

9. Comuni ricompresi nell'ambito d'azione della legge n. 102 del 1990 (Legge Valtellina)

I Comuni ricompresi nell'ambito d'azione della legge n. 102 del 1990 (Legge Valtellina), già evidenziati nella L.R. n. 41 del 1997 per l'esclusione dall'accesso ai relativi finanziamenti, devono assoggettare i piani regolatori ad automatico adeguamento ai vincoli del D.P.R. 9 ottobre 1997 «Approvazione dello schema previsionale e programmatico del Bacino del Po per la Valtellina». La documentazione di riferimento, già acquisita per tale operazione e disponibile per i Comuni in questione, consente di limitare gli elaborati necessari per lo studio geologico di cui alla Delib.G.R. 27 febbraio 1998, n. 6/34865 alle sole «Carta di sintesi» e «Carta di fattibilità Geologica per le azioni di piano e classi di fattibilità». Lo studio geologico così predisposto risponderà comunque alle previsioni di cui alla L.R. n. 41 del 1997. Tale precisazione è finalizzata ad evitare duplicazioni inutili di studi già eseguiti ed a contenere conseguentemente gli oneri per l'allestimento della documentazione tecnica prevista.

Il presente documento è stato redatto dal Gruppo di lavoro interdisciplinare composto da:

Per la Direzione Generale Urbanistica

Dott. Arch. Luciana Genolini

Dott. Arch. Gabriella Badolato

Dott. Arch. Walter Callini

Dott. Arch. Giuseppe Campilongo

Dott. Arch. Francesca Patriarca

hanno collaborato:

Dott. Ing. Raffaele Lattanzio

Dott. Emilia Benfante

Per la Direzione Generale Tutela Ambientale [*]

Dott. Geol. Stefano Agostoni

Dott. Geol. Massimo Ceriani

Dott. Geol. Franco Milani

Dott. Geol. Nadia Padovan

hanno collaborato:

Dott. Geol. Silvio De Andrea

Dott. Geol. Roberto Laffi

Dott. Arch. Pietro Zanatta

Dott. Arch. Antonella Belloni

Per la Direzione Generale Opere Pubbliche e Protezione Civile

Dott. Geol. Nadia Chinaglia

Doti. Ing. Filippo Dadone

Dott. Geol. Dario Fossati

ha collaborato:

Dott. Arch. Giuseppe Raia

Per la Direzione Generale Cultura

Dott. Arch. Ninfa Cannada-Bartoli

Coordinamento:

Dott. Geol. Luca Ottenziali

Dott. Arch. Mario Piana

Visto:

Dott. Ing. Mario Nova

Dott. Geol. Michele Presbitero

__________

[*] Il personale citato, a far data dal 26 marzo 1998 è entrato a far parte della Direzione Generale Territorio ed Edilizia Residenziale.

 

 

Allegato 1

Elenco delle leggi e provvedimenti nazionali e regionali sulla difesa del suolo e sul riassetto idrogeologico del territorio che possono avere un rapporto diretto od indiretto con gli studi geologici previsti dalla L.R. n. 41 del 1997

Legislazione e normative nazionali

Legge/Provvedimento 

Titoli o contenuti principali 

 

 

L. n. 333 del 1902 

Servizio di Polizia idraulica 

 

 

R.D. n. 368 del 1904 

Servizio di Polizia idraulica 

 

 

R.D. n. 523 del 1904 

Testo unico delle leggi sulle opere idrauliche 

 

 

R.D. n. 667 del 1907 

Affidamento ai Genii Civili del Servizio di Piena 

 

 

R.D. n. 215 del 1933 

Norme per la bonifica integrale, comprese le aree a dissesti idrogeologico o forestale 

 

 

T.U. n. 1775 del 1933 e succ. modificazioni 

Testo unico sulle acque ed istituzione del Servizio Idrografico 

 

 

D.Lgs. n. 1010 del 1948 e succ. modificazioni 

Lavori di carattere urgente per la salvaguardia del pubblico interesse in caso di calamità naturale 

 

 

L. n. 184 del 1952 

Lotta contro l'erosione del suolo e la difesa del territorio dalle esondazioni 

 

 

L. n. 991 del 1952 

Provvedimenti in favore dei territori montani 

 

 

L. n. 632 del 1967 

Provvedimenti a seguito delle alluvioni del 1966 ed istituzione della «Commissione interministeriale per lo studio della sistemazione idraulica e della difesa del suolo» (Commissione De Marchi) 

 

 

D.P.R. n. 8 del 1972 

Trasferimento alle Regioni delle competenze in merito alla pianificazione territoriale (PRG) e alle opere idrauliche di IV e V categoria 

 

 

D.P.R. n. 11 del 1972 

Trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di bonifica e sistemazione dei bacini montani 

 

 

L. n. 64 del 1974 

Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche 

 

 

D.P.R. n. 616 del 1977 

Trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di sistemazione idrogeologica, conservazione del suolo, di vincolo idrogeologico e delle opere idrauliche di III categoria. 

 

 

D.M. 12 febbraio 1982 

Criteri generali per la verifica della sicurezza nelle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi 

 

 

D.M. 5 marzo 1984 

Dichiarazione di sismicità di alcune zone della Regione Lombardia 

 

 

D.Lgs. n. 159 del 1984 

Istituzione del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle catastrofi idrogeologiche (GNDCI) 

 

 

L. n. 464 del 1984 

Norme per l'acquisizione e per la conoscenza della struttura geologica e geofisica del sottosuolo nazionale. 

 

 

D.M. 24 gennaio 1986 

Norme tecniche relative alle costruzioni in zone sismiche 

 

 

Circ. 19 luglio 1986, n. 27690 

Istruzioni relative alla normativa tecnica in zona sismica 

 

 

L. n. 349 del 1986 

Istituzione del Ministero dell'Ambiente e riorganizzazione dei Servizi tecnici dello Stato 

 

 

D.M. 11 marzo 1988 

Norme tecniche riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali e delle scarpate, i criteri generali e le prescrizioni per la progettazione, l'esecuzione e il collaudo delle opere di sostegno delle terre e delle opere di fondazione 

 

 

Circ. LL.PP. n. 30483 del 1988 

Istruzioni riguardanti il Decreto Ministeriale 11 marzo 1988 

 

 

D.P.R. n. 236 del 1988 

Attuazione della direttiva CEE n. 30/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano, ai sensi dell'art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183 

 

 

L. n. 183 del 1989 e succ. modificazioni 

Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo; istituzione delle Autorità di Bacino per la redazione dei Piani di bacino idrografico 

 

 

L. n. 225 del 1992 

Istituzione del Servizio nazionale della Protezione Civile; organizzazione degli studi atti a definire le aree a maggior rischio idrogeologico 

 

 

L. n. 36 del 1994 

Disposizioni in materia di risorse idriche - Legge Galli 

 

 

L. n. 37 del 1994 

Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche - Legge Cutrera 

 

 

L. n. 97 del 1994 

Nuove disposizioni per le zone montane 

 

 

L. n. 109 del 1994 

Legge Merloni sulle opere pubbliche 

 

 

L. n. 216 del 1995 

Legge Merloni bis 

 

 

D.P.R. 18 luglio 1995 

Atto di indirizzo e coordinamento concernente i criteri per la redazione dei piani di bacino 

 

 

Circolare LL.PP. 9 gennaio 1996, n. 218/24/3 

Istruzioni applicative per la redazione della relazione geologica e della relazione geotecnica 

 

 

D.M. 16 gennaio 1996 

Norme tecniche per le costruzioni in zona sismica e norme tecniche relative ai criteri generali per la verifica della sicurezza delle costruzioni e dei carichi e sovraccarichi. 

 

 

Decreto Ministero Lavori Pubblici - 14 febbraio 1997 

Direttive tecniche per l'individuazione e la perimetrazione da parte delle Regioni delle aree a rischio idrogeologico 

Normative nazionali riferite ad eventi calamitosi sul territorio regionale

Legge/Provvedimento 

Titoli o contenuti principali 

 

 

L. n. 2 del 1978 

Interventi per le zone del Piemonte, Liguria, Lombardia e Valle d'Aosta colpite dalle alluvioni dell'ottobre 1997. D.P.C.M. 23 agosto 1978 con elenco Comuni interessati. 

 

 

L. n. 846 del 1980 

Movimenti franosi e risanamento del M.te S. Martino di Lecco 

 

 

L. n. 662 del 1985 

Per i fenomeni franosi del centro abitato di Spriana (Sondrio) 

 

 

D.L. n. 384 del 1987 convertito con legge n. 470 del 1987 

Interventi urgenti a seguito dell'alluvione della Valtellina, delle Province di Bergamo, Brescia e Como 

 

 

L. n. 102 del 1990 

Disposizioni sulla ricostruzione e rinascita della Valtellina (SO) e delle zone delle Province di Bergamo, Brescia e Como colpite dalle avversità atmosferiche del luglio e agosto 1987 

 

 

L. n. 505 del 1992 

Provvidenze in favore delle zone colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche verificatesi nel periodo dall'ottobre 1991 al luglio 1992 e da altre calamità naturali 

 

 

L. n. 471 del 1994 

Disposizioni urgenti a favore delle zone colpite da fenomeni alluvionali nei mesi da settembre a dicembre 1993 

 

 

D.P.C.M. 26 novembre 1994 

Elenco dei Comuni colpiti dalle eccezionali avversità atmosferiche e dagli eventi alluvionali nella prima decade del mese di novembre 1994. Elenco aggiornato con il D.P.C.M. del 21 giugno 1995 

 

 

L. n. 22 del 1995 

Interventi urgenti a favore delle zone colpite dalle straordinarie avversità atmosferiche e dagli eventi alluvionali nella prima decade del mese di novembre 1994 

 

 

L. n. 35 del 1995 

Misure urgenti per la ricostruzione e la ripresa delle attività produttive nelle zone colpite dalle eccezionali avversità atmosferiche e dagli eventi alluvionali nella prima decade del mese di novembre 1994 

 

 

L. n. 265 del 1995 

Ulteriori interventi in favore delle zone alluvionate negli anni 1993-1994 

 

 

L. n. 438 del 1995 

Ulteriori disposizioni a favore delle zone alluvionate nel novembre 1994 

 

 

L. n. 74 del 1996 

Conversione in legge del D.L. 29 dicembre 1995, n. 560. Interventi urgenti a favore delle zone colpite da eccezionali eventi calamitosi del 1995 e ulteriori disposizioni riguardanti precedenti alluvioni, nonché misure urgenti in materia di protezione civile 

 

 

D.P.C.M. 17 gennaio 1997 

Dichiarazione dello stato di emergenza a seguito degli eventi calamitosi verificatisi nelle Regioni Campania, Lombardia, Toscana, Veneto e Umbria 

 

 

O.M.Prot.Civile n. 2544 del 27 marzo 1997 

Interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni conseguenti alle avversità atmosferiche, agli eventi alluvionali ed ai conseguenti dissesti idrogeologici dei mesi di novembre-dicembre 1996 e gennaio 1997 nella Regione Lombardia 

 

 

D.P.C.M. 4 luglio 1997 

Dichiarazione dello stato di emergenza a seguito degli eventi calamitosi verificatisi nelle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte, Province di Ferrara, Parma, Como, Lecco, Sondrio, Bergamo, Brescia, Varese e Asti nella seconda metà del mese di giugno 1997 

 

 

O.M.Prot.Civile n. 2622 del luglio 1997 

Interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni conseguenti alle avversità atmosferiche, agli eventi alluvionali ed ai conseguenti dissesti idrogeologici del mese di giugno 1997 nella Regione Lombardia 

 

 

Decreto 17 luglio 1997 

Dichiarazione dell'esistenza del caratere di eccezionalità degli eventi calamitosi verificatisi nelle Province di Mantova, Pavia e Sondrio 

 

 

O.M.Prot. Civile n. 2627 

Individuazione dei Comuni maggiormente danneggiati dagli eventi alluvionali e dai conseguenti dissesti idrogeologici verificatisi nella seconda metà del mese di giugno 1997 nelle Province di Como, Lecco, Sondrio, Bergamo, Brescia e Varese della Regione Lombardia, nonché integrazioni all'ordinanza 4 luglio 1997, n. 2622 

 

 

O.M.Prot. Civile n. 2663 

Integrazioni all'ordinanza 24 luglio 1997, n. 2627 recante «Individuazione dei Comuni maggiormente danneggiati dagli eventi alluvionali e dai conseguenti dissesti idrogeologici verificatisi nella seconda metà del mese di giugno nelle Province di Como, Lecco, Sondrio, Bergamo, Brescia e Varese della Regione Lombardia, nonché integrazioni all'ordinanza 4 luglio 1997, n. 2622» e integrazione all'ordinanza 27 marzo 1997, n. 2544, recante «Interventi urgenti diretti a fronteggiare i danni conseguenti alle avversità atmosferiche, agli eventi alluvionali ed ai conseguenti dissesti idrogeologici dei mesi di novembre e dicembre 1996 e gennaio 1997 nella Regione Lombardia 

 

 

Normative Regionali

Legge/Provvedimento 

Titoli o contenuti principali 

 

 

L.R. n. 34 del 1973 

Lavori di pronto intervento nei Comuni colpiti da alluvioni, piene, frane ed altre calamità naturali 

 

 

L.R. n. 51 del 1975 e succ. modificazioni 

Disciplina urbanistica del territorio regionale e misure di salvaguardia per la tutela del patrimonio naturale e paesistico 

 

 

L.R. n. 8 del 1976 e succ. modificazioni 

Legge forestale regionale 

 

 

L.R. n. 43 del 1978 

Interventi straordinari in dipendenza degli eventi alluvionali verificatisi nel mese di ottobre 1977 

 

 

L.R. n. 59 del 1978 e succ. modificazioni 

Interventi straordinari per il riassetto idrogeologico dell'Oltrepo Pavese 

 

 

L.R. n. 67 del 1978 

Provvedimenti urgenti per la difesa del suolo. Interventi di difesa dalle valanghe nelle Province di Bergamo e Sondrio 

 

 

L.R. n. 49 del 1979 

Studi idrogeologici e geotecnici della frana di Spriana ed in Comune di Mantello 

 

 

L.R. n. 61 del 1980 

Norme per l'attuazione del progetto integrato Valtellina e programma di interventi straordinari 

 

 

L.R. n. 56 del 1983 

Interventi straordinari per gli eventi calamitosi del maggio 1983 nelle Province di Sondrio e Brescia 

 

 

L.R. n. 70 del 1983 e succ. modificazioni 

Norme sulla realizzazione di opere pubbliche di interesse regionale 

 

 

L.R. n. 16 del 1984 

Interventi straordinari per gli eventi calamitosi del settembre 1983 nelle Province di Sondrio e Como 

 

 

L.R. n. 62 del 1985 e succ. modificazioni 

Disciplina scarichi e tutela delle acque sotterranee dall'inquinamento 

 

 

L.R. n. 46 del 1985 

Snellimento delle procedure per la vigilanza sulle costruzioni in zone sismiche regionali 

 

 

Delib.G.R. n. 7787 del 1986 

Regolamento per i termini e modalità di controllo da effettuarsi sulle opere e sulle costruzioni in zone sismiche regionali 

 

 

L.R. n. 20 del 1987 

Interventi straordinari ed urgenti nei Comuni della Lombardia interessati dalle calamità naturali verificatesi nel luglio 1987 

 

 

Interventi straordinari ed urgenti nei Comuni della Lombardia interessati dalle calamità naturali verificatesi nel luglio 1987 

Normativa tecnica inerente il collaudo in corso d'opera e finale per lavori edilizi nel settore delle opere pubbliche di competenza ed interesse regionale 

 

 

L.R. n. 33 del 1988 

Disciplina delle zone del territorio regionale a rischio geologico e sismico 

 

 

L.R. n. 2 del 1989 

Disciplina della ricerca e raccolta di minerali da collezione 

 

 

L.R. n. 80 del 1989 

Integrazioni e modifiche alla legge forestale n. 8 del 1976. Presenti alcuni aspetti inerenti la gestione del vincolo idrogeologico 

 

 

Delib.C.R. 3 dicembre 1991, n. V/376 

Piano per la difesa del suolo e il riassetto idrogeologico della Valtellina e delle adiacenti zone delle Province di Bergamo, Brescia e Como 

 

 

L.R. n. 23 del 1992 

Norme per l'esecuzione degli interventi per la ricostruzione e la rinascita della Valtellina e delle zone adiacenti 

 

 

Delib.G.R. n. 5/22502 del 1992 

Direttive ai Genii Civili per l'esercizio delle deleghe in materia di autorizzazioni alla ricerca e di concessioni delle acque sotterranee 

 

 

Reg.R. n. 1 del 1993 

Prescrizioni di massima di Polizia Forestale 

 

 

Lettera-direttiva prot. n. 1962/37823 del 1993 

Procedure per l'approvazione di nuovi impianti a fune. Aspetti geologico-tecnici e valangolici 

 

 

Delib.G.R. n. 5/36147 del 1993 

Criteri ed indirizzi relativi alla componente geologica nella pianificazione locale 

 

 

Delib.G.R. n. 5/50989 del 1994 

Adozione del Manuale di ingegneria naturalistica 

 

 

Delib.G.R. n. 5/54023 del 1994 

Direttive in materia di scarichi idrici e di tutela delle acque sotterranee dall'inquinamento 

 

 

Delib.G.R. n. 5/60791 del 1994 

Integrazioni e modifiche relative alla deliberazione concernente l'individuazione della documentazione tecnico-amministrativa che costituisce il progetto di PRG o di variante 

 

 

Delib.G.R. n. 6/6586 del 1995 

Direttiva concernente criteri ed indirizzi per l'attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica sul territorio della Regione 

 

 

Delib.G.R. n. 6/15137 del 1996 

Direttive per l'individuazione delle aree di salvaguardia delle captazioni di acque sotterranee (pozzi e sorgenti) destinate a consumo umano (art. 1, lett. F, del D.P.R. n. 236 del 1988) 

 

 

Delib.G.R. n. 6/17252 del 1996 

Standard di qualità dei suoli per la bonifica dei terreni contaminati sul territorio lombardo: approvazione circolare 

 

 

L.R. n. 41 del 1997 

Prevenzione del rischio geologico, idrogeologico e sismico mediante strumenti urbanistici generali e loro varianti 

 

 

Autorità di Bacino del Fiume Po

Legge/Provvedimento 

Titoli o contenuti principali 

 

 

Dir. 6 agosto 1992 e succ. proroghe e modificazioni 

Direttiva in materia di attività estrattive nelle aree fluviali 

 

 

Norma Operativa 6 agosto 1992 

Norma operativa e criteri per l'adeguamentoo delle concessioni idroelettriche in Valtellina, Valchiavenna, Val Brembana, Val Camonica e Lago di Como 

 

 

Norme e linee di intervento 6 agosto 1992 e 12 dicembre 1994 

Norme e linee di intervento relative alla regolazione del Lago di Idro 

 

 

Criteri guida 10 maggio 1995 

Criteri guida per la redazione dei progetti per gli interventi a carattere strutturale nel settore della difesa del suolo e dei relativi programmi d'intervento 

 

 

Indirizzi 10 maggio 1995 

Principi per la normalizzazione delle reti di monitoraggio idro-meteorologico anche con riferimento alla predisposizione per il caso di eventi eccezionali 

 

 

Dir. 4 giugno 1996 

Direttiva per gli interventi di manutenzione preventiva degli alvei, delle opere idrauliche e delle opere di sistemazione idrogeologica 

 

 

Misure temporanee di salvaguardia - 10 maggio 1995 ed integrazioni del 5 febbraio 1996 

Adozione di misure temporanee di salvaguardia con vincolo di non edificazione per alcune porzioni di Province interessate dalle esondazioni del novembre 1994, tra cui la Provincia di Pavia 

 

 

Delib. 17 luglio 1996, n. 19, 20 e 21 

Adozione di misure temporanee di salvaguardia per il Fiume Olona, per i Torrenti Arno Rile e Tenore, per il Fiume Adda sopralacuale 

 

 

Delib. 10 maggio 1995, n. 9 Piano stralcio PS 45 

Piano stralcio di bacino previsto dalla L. n. 22 del 1995 «Interventi urgenti a favore delle zone colpite dalle straordinarie avversità atmosferiche e dagli eventi alluvionali nella prima decade del mese di novembre 1994» 

 

 

Delib. 9 novembre 1995, n. 19 

Programma di redazione del Piano di Bacino del Po per stralci relativi a settori funzionali 

 

 

Delib. 5 febbraio 1996, n. 1 - Piano stralcio delle fasce fluviali 

Adozione del Progetto di Piano stralcio fasce fluviali ai sensi dell'art. 17, comma 6-ter, della L. n. 183 del 1989 riguardante, tra l'altro, il tratto lombardo del Fiume Po 

 

 

Delib. 11 dicembre 1997, n. 26 - Piano stralcio delle fasce fluviali 

Adozione del Piano stralcio delle fasce fluviali ai sensi dell'art. 17, comma 6-ter e art. 18, comma 10, della L. n. 183 del 1989 riguardante, tra l'altro, il tratto lombardo del Fiume Po 

 

 

 

 

Allegato 2

SCHEDA PER IL CENSIMENTO DELLE FRANE

1. Premessa

Durante la redazione della scheda di censimento delle frane sono state visionate altre schede di questo tipo che vari enti avevano già pubblicato (scheda proposta in passato dal Servizio geologico regionale, scheda del Servizio geologico nazionale, ecc.) ed ha tenuto conto di tutti i parametri in esse contenuti, cercando di organizzarli in modo logico ed il più possibile semplice. Lo scopo di questa scheda è quello di permettere l'archiviazione dei dati sulle frane in modo omogeneo e funzionale, in modo che tutti i dati, pregressi e futuri, possano essere resi confrontabili e quindi utilizzabili ai fini di una pianificazione territoriale.

2. Descrizione

Nella scheda i parametri utili per la descrizione di una frana sono stati raggruppati in 12 quadri.

Ciascuno dei quadri comprende i dati relativi ad uno specifico aspetto della frana.

1. Dati generali - ubicazione della frana e data di movimento; valutazione della qualità dei dati rilevati.

2. Dati morfometrici - parametri geometrici dell'area di frana e del versante.

3. Tipo di materiale - tipologia delle rocce e/o dei terreni coinvolti nel movimento franoso.

4. Tipo di movimento - informazioni sulla dinamica della frana e sulla superficie di movimento.

5. Presenza di acqua - breve descrizione idrologica e idrogeologica dell'area di frana.

6. Stato di attività - la frana viene classificata come: attiva, riattivata, quiescente, stabilizzata.

7. Probabile evoluzione - ipotesi sui possibili movimenti futuri della frana.

8. Danni a elementi del territorio e a persone - lista dei danni accertati e potenziali.

9. Opere di intervento eseguite e proposte - lista delle opere.

10. Strumentazione di monitoraggio esistente e proposta - tipologia degli strumenti.

11. Stato delle conoscenze - informazioni pregresse sulla frana.

12. Note - eventuali ulteriori dati raccolti.

La scheda si completa con uno stralcio topografico su CTR alla scala 1:10.000 in cui è rappresentata l'area di frana suddivisa in zona di nicchia, zona di scorrimento e zona di accumulo.

3. La scheda informatizzata

La scheda per il censimento delle frane è stata inserita nel sistema informativo territoriale regionale (SIT).

A ciascuna area di frana, rappresentata su CTR alla scala 1:10.000 in formato raster, corrisponde una scheda frane georeferenziata. In questo modo alcuni dei campi della scheda, come ad esempio i dati generali ed alcuni dati morfometrici, vengono automaticamente compilati.

La versione informatizzata della scheda prevede per alcuni dei quadri, la registrazione dei dati in tempi diversi, in modo da seguire l'evoluzione del fenomeno franoso.

Ogni scheda verrà a far parte della banca dati sulle frane del Servizio geologico regionale e sarà inoltre collegata ai software del SIT per la gestione dei dati.

4. Utilità della banca dati dei dissesti

Il collegamento con la banca dati permette di poter richiamare le schede per argomenti (ad esempio volume tipologia, stato di attività della frana) oltre che per aree geografiche sia già delimitate (Comune, Comunità Montana, ecc.), sia delimitate dall'utente. Questo consente di operare analisi di tipo statistico sulle singole tipologie di frana o su frane legate a particolari eventi meteorologici su determinate aree o su tutto il territorio regionale, anche ai fini della pianificazione territoriale.

Una volta creata la banca dati essa sarà messa a disposizione agli enti locali per la consultazione.

SCHEDA PER IL CENSIMENTO DELLE FRANE

Regione Lombardia

Servizio Geologico

1 - Dati generali

 

 

N. di riferimento (1) 

 

Data di compilazione 

 

Rilevatore 

 

Tipo di rilevamento (2) 

 

Coordinate chilometriche italiane (da CTR) 

Latitudine 

 

(punto più elevato coronamento frana) 

Longitudine 

 

Nome o località frana 

 

Comune 

 

Comunità Montana 

 

Provincia 

 

Bacino 

 

Sottobacino 

 

Sigla CTR 

 

Nome CTR 

 

Località minacciate direttamente (3) 

 

Comune 

 

Località minacciate indirettamente (3) 

 

Comune 

 

Data primo movimento (4) 

 

Data ultima riattivazione 

 

2 - Dati morfometrici (5)

 

 

 

 

NICCHIA 

ACCUMULO 

Quota coronamento (m.s.l.m.) 

 

Quota unghia (m.s.l.m.) 

 

Larghezza media (m) 

 

Quota testata (m.s.l.m.) 

 

Larghezza massima (m) 

 

Larghezza media (m) 

 

Altezza max. scarpata principale (m) 

 

Larghezza massima (m) 

 

Area (m2) (6) 

 

Lunghezza media(m) 

 

Volume(m3) (6) 

 

Lunghezza massima (m) 

 

 

Spessore medio (m) 

 

 

Spessore massimo (m) 

 

 

Area (m2) (6) 

 

 

Volume(m3) (6) 

 

 

Accumulo in alveo 

 

 

Accumulo rimosso (10) 

 

 

ALTRI DATI 

Area Totale (m2) (6) 

 

Lunghezza max percorso colata o massi (m) (7) 

 

Giacitura media del versante (imm/incl) 

 

Forma del versante (8) 

 

Presenza di svincoli laterali (9) 

 

3 - Tipo di materiale

 

 

 

 

 

NICCHIA 

ACCUMULO 

Roccia 

unità (11) 

 

 

 

litologia principale 

 

 

 

altre litologie 

 

 

 

alterazioni (12) 

 

 

 

struttura della roccia (13) 

 

 

 

giacitura foliazione o stratificazione (imm/incl) 

 

 

 

giacitura sistemi discontinuità principali  

1 

2 

3 

4 

 

 

(imm/incl) 

 

 

 

 

 

 

classe granulometrica principale (A.G.I.) 

 

 

grado di cementazione (14) 

 

Terreno 

unità (11) 

 

 

 

facies (15) 

 

 

 

classe granulometrica principale (A.G.I.) 

 

 

 

alterazione (16) 

 

 

 

grado di cementazione (14) 

 

 

 

 

 

 

4 - Tipo di movimento (17)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1 

2 

Crollo 

in massa 

 

 

 

di singoli blocchi 

puntuale 

 

 

 

 

diffuso 

 

 

Ribaltamento 

 

 

Scivolamento 

rotazionale 

 

 

 

traslativo 

 

 

 

 

 

superficie di movimento 

 

 

 

planare 

 

 

 

multiplanare 

 

 

 

circolare 

 

 

 

curvilinea 

 

 

 

non determinabile 

 

 

Espansione laterale 

 

 

Colata 

 

 

Subsidenza 

 

 

5 - Presenza di acqua

 

 

 

 

NICCHIA 

ACCUMULO 

Precipitazione pre-sopralluogo (18) 

 

 

Assenza di venute d'acqua 

 

 

Umidità diffusa 

 

 

Acque stagnanti 

 

 

Stillicidio 

 

 

Rete di drenaggio sviluppata 

 

 

Ruscellamento diffuso 

 

 

Presenza di falda 

 

 

Profondità di falda (m) 

 

 

Sorgenti (19) 

 

 

 

Portata 

1 

 

1 

 

 

(l/s) 

2 

 

2 

 

 

3 

 

3 

 

 

4 

 

4 

 

Comparsa di nuove sorgenti 

 

 

Scomparsa di sorgenti 

 

 

6 - Stato di attività

 

 

 

ATTIVA 

 

Sintomi 

di attività 

 

Rigonfiamenti 

 

 

cedimenti di blocchi 

 

 

superfici di movimento non alterate 

 

 

vegetazione assente o abbattuta 

 

 

variazione portata acque 

 

 

lesione a manufatti 

 

 

fratture aperte 

 

 

colate di detrito e/o terra al piede 

 

RIATTIVATA 

 

 

Parzialmente 

 

Totalmente 

 

 

per: 

Nicchia 

Accumulo 

Nicchia 

Accumulo 

 

arretramento 

 

 

 

 

 

estensione laterale 

 

 

 

 

 

avanzamento 

 

 

 

 

INATTIVA QUIESCENTE 

 

 

 

 

 

INATTIVA STABILIZZATA 

 

 

 

 

 

7 - Probabile evoluzione

 

NICCHIA 

ACCUMULO 

Arretramento 

 

 

Estensione laterale 

 

 

Avanzamento 

 

 

Rimobilizzazione totale 

 

 

Stabilizzazione 

 

 

8 - Danni a elementi del territorio e a persone

 

 

 

Accertati 

 

Potenziali 

 

Accertati 

 

 

Potenziali 

 

 

 

 

 

 

 

Centro abitato 

 

 

 

Acquedotti 

 

 

Baite o case sparse 

 

 

 

Fognature 

 

 

Edifici pubblici 

 

 

 

Oleodotti 

 

 

Insediamenti produttivi 

 

 

 

Argini o opere di regimazione 

 

 

Ferrovie 

 

 

 

Sbarramento parziale corsi d'acqua 

 

 

Autostrade, S.S., S.P. 

 

 

 

Sbarramento totale corsi d'acqua 

 

 

Strade comunali o consortili 

 

 

 

Terreni agricoli 

 

 

Linee elettriche 

 

 

 

Boschi 

 

 

Condotte forzate 

 

 

 

Allevamenti 

 

 

Gallerie idroelettriche 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dighe 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Morti e dispersi 

 

Feriti 

 

Evacuati 

 

9 - Opere di intervento eseguite (E) o proposte (P)

 

E 

P 

 

E 

P 

 

E 

P 

SISTEMAZIONI FORESTALI 

 

 

INTERVENTI PASSIVI 

 

 

DRENAGGIO 

 

 

Viminate/fascinate 

 

 

Valli paramassi 

 

 

Canalette di drenaggio 

 

 

Gradonature 

 

 

Trincee paramassi 

 

 

Gallerie drenanti 

 

 

Disgaggio 

 

 

Rilevati paramassi 

 

 

Trincee drenanti 

 

 

Gabbionate 

 

 

Muri e paratie 

 

 

Dreni 

 

 

Palificate 

 

 

Sottomurazioni 

 

 

Pozzi drenanti 

 

 

Rimboschimento 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SISTEMAZIONI IDRAULICHE 

 

 

INTERVENTI ATTIVI IN PARETE 

 

 

ALTRO 

 

 

Briglia e traverse 

 

 

Spritz-beton 

 

 

Sistemi di allarme 

 

 

Argini e difese spondali 

 

 

Chiodature 

 

 

Consolidamento edifici 

 

 

Svasi/pulizia alveo 

 

 

Tiranture 

 

 

Evacuazione 

 

 

Vasche di espansione 

 

 

Imbragature 

 

 

Demolizione infrastrutture 

 

 

 

 

 

Iniezioni 

 

 

Terre armate 

 

 

 

 

 

Reti 

 

 

Micropali 

 

 

 

 

 

 

 

 

Demolizione blocchi 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

10 - Strumentazione di monitoraggio esistente (E) o proposta (P)

 

E 

P 

 

E 

P 

Fessurimetri 

 

 

Monitoraggio meteorologico 

 

 

Assestimetri 

 

 

Monitoraggio idro-meteorologico 

 

 

Distometri 

 

 

Monitoraggio topografico convenzionale 

 

 

Estensimetri 

 

 

Monitoraggio topografico tramite GPS 

 

 

Inclinometri 

 

 

Rete microsismica 

 

 

Piezometri 

 

 

 

 

 

11 - Stato delle conoscenze

Raccolta di dati storici 

 

Dati geoelettrici 

 

Rilievi geomeccanici 

 

Dati sismici a rifrazione 

 

Analisi strutturali 

 

Dati sismici a riflessione 

 

Indagini idrogeologiche 

 

Relazione geologica 

 

Dati di perforazioni 

 

Verifica di stabilità 

 

Analisi geotecniche di laboratorio 

 

Relazione di sopralluogo tecnico 

 

Prove penetrometriche 

 

Progetto di sistemazione di massima 

 

Prove scissometriche 

 

Progetto esecutivo 

 

Prove pressiometriche 

 

 

 

12 - Note

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Allegati (21)

Cartografia (CTR 1:10 000) 

 

Foto 

 

Sezioni 

 

Altro 

 

NOTE ESPLICATIVE PER LA COMPILAZIONE DELLA SCHEDA

1. Il numero (a libera scelta dell'utente) deve fare riferimento ad una specifica frana rappresentata nella cartografia allegata.

2. Indicare una delle seguenti categorie:

- diretto - se effettuato direttamente in sito dal rilevatore

- indiretto - se effettuato a distanza o da foto aeree dal rilevatore

- segnalazione - se i dati sono stati acquisiti da altre fonti, senza un controllo sul terreno.

3. Località minacciate direttamente - che giacciono sul corpo di frana o che possono essere investite dal materiale in movimento. Località minacciate indirettamente - che possono essere coinvolte negli effetti secondari quali alluvionamento da onda di piena per sbarramento del corso d'acqua dovuti al franamento.

4. Data dell'inizio del movimento franoso, quando nota (anche in modo approssimativo). Le paleofrane vanno indicate in base a dati storici se disponibili, oppure va segnalato approssimativamente il secolo o la collocazione pre- o post-ultima fase di avanzata glaciale.

5. Per la terminologia dei parametri morfometrici si fa riferimento alla classificazione di Cruden & Varnes (1993). Alle voci «media» di larghezza e lunghezza della nicchia e dell'accumulo va fornita una stima dei valori più rappresentativi (moda). Gli spessori medi e massimi dell'accumulo possono venire stimati o calcolati se vi sono a disposizione dati di sondaggio o altri dati quantitativi, in quest'ultimo caso specificare il tipo di dato utilizzato nelle note (campo 12).

6. Si fornisca una stima dei volumi e delle aree; nel caso in cui siano stati utilizzati per il calcolo dati quantitativi (es. da rilievi topografici) indicare nelle note (campo 12) il tipo di dato. Con area totale si intende l'intera area interessata dal dissesto, comprendente nicchia, accumulo ed eventuale zona di scorrimento. Nel caso in cui la scheda si riferisca a più colate di detrito coalescenti si indichi nel campo «dati morfometrici» (2) il volume totale di tutti gli accumuli, mentre nel campo «note» (12) si indichino, se conosciute, le volumetrie medie dei singoli eventi e/o dell'evento relativo all'ultima riattivazione.

7. Si intende la distanza massima raggiunta dal materiale in movimento (per i crolli il masso che ha raggiunto la massima distanza dal punto di distacco).

8. Si indichi: 1 - concavo, 2 - convesso, 3 - concavo-convesso, 4 - convesso-concavo, 5 - planare, 6 - terrazzato.

9. Si intende con «svincoli laterali»: incisioni torrentizie, fratture persistenti, fasce cataclastiche, che bordano uno o entrambi i lati della frana. Si indichi nella scheda una delle seguenti voci, utilizzando la sigla relativa: d-lato destro; s-lato sinistro; e-entrambi i lati, guardando valle.

10. Nel caso in cui l'accumulo sia stato rimosso indicare la causa di rimozione: naturale (es. asportazione da parte di un corso d'acqua) o artificiale (es. asportazione con mezzi meccanici).

11. Si indichi: gruppo, formazione o membro per il sedimentario; complesso o falda per il basamento cristallino; allogruppo, alloformazione, allomembro per il Quaternario, a cui appartengono le litofacies presenti, come da cartografia ufficiale.

12. Si indichi una delle seguenti voci: inalterata, decolorata, decomposta.

13. Si indichi una delle seguenti voci: massiccia, stratificata, scistosa, a blocchi.

14. Si indichi una delle seguenti voci: assente, parziale, totale.

15. Si indichi una delle seguenti voci: glaciale, alluvionale, deltizio, lacustre-palustre, eolico, travertino, di versante, di accumulo di frana.

16. Si indichi una delle seguenti voci: fresco, debolmente alterato, moderatamente alterato, molto alterato.

17. Nella colonna 1 va indicato il movimento che si verifica per primo in ordine temporale o che si verifica alla quota più elevata in senso spaziale. Nella colonna 2 l'eventuale movimento successivo in ordine temporale o che si verifica a quota più bassa. Un esempio di frana con due tipologie di movimento è una colata di terra e detrito (colonna 2) che viene innescata da uno scivolamento (colonna 1).

18. Indicare se nei giorni precedenti il sopralluogo sulla frana si sono avute importanti precipitazioni.

19. Nella prima riga si indichi il numero delle sorgenti rilevate rispettivamente nella nicchia e nell'accumulo, che dovranno essere ubicate nella cartografia allegata. Nelle righe successive si indichino, quando note, le portate delle singole sorgenti.

20. Per definire lo stato di attività di una frana sono stati introdotti 4 termini, come di seguito definiti:

- attiva - che presenti uno o più dei sintomi di attività elencati in tabella

- attiva-riattivata - per riattivazione parziale o totale di una frana precedentemente considerata inattiva

- inattiva-quiescente - che può essere riattivata dalle sue cause originali

- inattiva-stabilizzata - che non può essere riattivata dalle sue cause originali o che è stata protetta dalle sue cause originali da misure di stabilizzazione.

21. Tra gli allegati è considerato indispensabile uno stralcio cartografico della CTR alla scala 1:10.000, che delimiti l'area di frana con relativo numero di riferimento alla scheda. Altri allegati quali foto e sezioni possono comunque essere utili alla comprensione del dissesto. Nel campo Allegati si riporti un elenco sintetico.

 

 

Allegato 3

SCHEDA DELLE VARIANTI ALLO STRUMENTO URBANISTICO

ai sensi dell'art. 3, L.R. 24 novembre 1997, n. 41 approvata dalla Giunta Regionale con Delib.G.R. 6 agosto 1998, n. 6/37918

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DATI GENERALI 

 

 

COMUNE di 

 

( 

 

) 

 

 

SITUAZIONE URBANISTICA DEL COMUNE: 

Piano Regolatore Generale approvato con Delib.G.R. n. 

 

del 

 

 

Deliberazione consiliare di adozione della variante n. 

 

del 

 

 

Deliberazione consiliare di controdeduzioni alle osservazioni n. 

 

del 

 

 

 

 

INDIVIDUAZIONE DELLA TIPOLOGIA DI VARIANTE 

 

 

 

 

(1) 

Variante che non comporta la predisposizione di studio geologico 

o 

 

secondo quanto previsto dalla Delib.G.R. n. 

 

del 

 

 

 

 

 

Variante ricadente nei casi a. o b. così come previsti 

o 

o 

dalla Delib.G.R. n. 

 

del 

 

 

a. 

b. 

 

 

a. 

VARIANTI AGLI STRUMENTI URBANISTICI DEI COMUNI INSERITI IN ELENCO O DI COMUNI DOTATI DI STUDI GEOLOGICI DI CUI ALLA L.R. n. 41 del 1997 

 

 

 

o 

Si dichiara che le previsioni della variante sono coerenti con le classi di fattibilità dello studio geologico. 

o 

Si dichiara che non sono intervenuti eventi che hanno modificato l'assetto geomorfologico. 

 

 

 

 

 

 

b.  

VARIANTI AGLI STRUMENTI URBANISTICI PRIVI DI STUDIO GEOLOGICO O DOTATI DI STUDIO GEOLOGICO NON IDONEO 

 

 

Nuove previsioni di espansione (residenziale, produttiva, terziaria). 

o 

 

 

 

(2) 

 

Nuove previsioni di completamento, anche parzialmente in «vincolo» o 

o 

 

in aree notoriamente soggette a fenomeni comportanti rischio idrogeologico 

 

 

 

 

 

 

 

Modifiche delle destinazioni funzionali (residenziali, produttive o terziarie) 

o 

 

di zone di espansione già previste negli strumenti generali. 

 

 

 

(2) 

 

Modifiche delle destinazioni d'uso, configurabili come interventi di ristrutturazione 

o 

 

urbanistica, art. 31 lett. e) L. n. 457 del 1978, sul patrimonio edilizio esistente, rica- 

 

 

denti anche parzialmente in «vincolo» o in aree notoriamente soggette a rischio idro- 

 

 

geologico o necessitanti interventi di bonifica. 

 

 

 

 

 

(2) 

 

Nuove previsioni di opere pubbliche o d'interesse pubblico, impianti tecnologici, 

o 

 

strade (incluse modifiche di tracciato), ricadenti anche parzialmente in «vincolo» 

 

 

o in aree notoriamente soggette a rischio idrogeologico. 

 

 

 

 

Si dichiara che la variante non necessita di apposito studio geologico 

o 

 

 

 

 

IL SINDACO 

 

 

 

 

IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO 

 

 

 

 

 

IL PROGETTISTA 

IL GEOLOGO (3) 

 

 

 

 

data 

 

 

 

NOTE PER LA COMPILAZIONE

(1) Barrare la presente casella quando la variante non ricade nei casi a. e b.

(2) Per vincolo si deve intendere:

- vincolo idrogeologico, L. n. 3267 del 1923;

- vincoli L. n. 183 del 1989 (sia di piano che derivanti da provvedimenti dell'Autorità di bacino);

- vincoli L. n. 102 del 1990;

- vincoli individuati in Piani Territoriali vigenti (Parchi, Comunità Montane, Province) per i quali il piano stesso demandi al livello comunale l'individuazione della fattibilità delle nuove previsioni;

- indicazioni di rischio del catasto valanghe.

(3) La firma del geologo è dovuta solo in presenza della dichiarazione di non necessità di apposito studio geologico.

 

 

Allegato 4

SCHEDA CENSIMENTO BENI GEOLOGICI

 

 

 

 

 

 

SCHEDA N. 

 

 

 

 

 

Stralcio Tav. I.G.M./CTR 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ubicazione 

 

 

 

Provincia: 

 

 

 

Comune: 

 

 

 

Foglio n. 

 

Tav. I.G.M./CTR 

 

 

 

Toponimo: 

 

 

 

Compilatore: 

 

 

 

Foto allegate: 

sì o 

no o 

 

 

 

 

 

 

 

Descrizione dell'oggetto o dell'area: 

 

 

 

 

 

 

Valore scientifico: 

 

 

 

Stato di conservazione e possibili interventi per il recupero: 

 

 

 

Vincoli esistenti sull'area: 

 

 

 

BIBLIOGRAFIA: