§ 4.4.1132 - D.G.R. 1 luglio 1997, n. 6/29567 .
Direttiva sull'impiego dei materiali vegetali vivi negli interventi di ingegneria naturalistica in Lombardia .


Settore:Codici regionali
Regione:Lombardia
Materia:4. assetto del territorio
Capitolo:4.4 tutela dell'ambiente
Data:01/07/1997
Numero:6

§ 4.4.1132 - D.G.R. 1 luglio 1997, n. 6/29567 .

Direttiva sull'impiego dei materiali vegetali vivi negli interventi di ingegneria naturalistica in Lombardia .

(B.U. 29 luglio 1997, n. 31, I S.S.)

 

La Giunta regionale

Considerata la necessità di sviluppare una coerente ed efficace politica di tutela del paesaggio e dell'ambiente che veda, accanto a forme di conservazione dei siti, interventi attivi di rinaturalizzazione di diversi ambiti del territorio lombardo;

Atteso che tale obiettivo è perseguibile anche attraverso il ricorso a tecniche di ingegneria naturalistica di basso impatto e rispettose degli equilibri ecologico-ambientali;

Vista la deliberazione della Giunta regionale n. 5/50412 del 28 marzo 1994, con la quale è stato costituito un gruppo di lavoro interassessorile per la definizione di normative tecniche e programmi di formazione professionale in materia di ingegneria naturalistica, coordinato dal Settore ambiente ed energia;

Considerato che, ai fini di promuovere e sviluppare il ricorso alle tecniche di ingegneria naturalistica, la Giunta regionale, con delibera n. 5/50989 del 7 aprile 1994, ha adottato quale strumento tecnico-operativo di riferimento il "Manuale tecnico di ingegneria naturalistica" predisposto dalle regioni Emilia-Romagna e Veneto;

Vista la deliberazione della Giunta regionale n. 6/6586 del 19 dicembre 1995 con la quale veniva approvata la direttiva concernente i criteri e gli indirizzi per l'attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica sul territorio della regione;

Ritenuto che la regione, sulla scorta delle informazioni formulate dalla predetta direttiva, debba provvedere a fornire indirizzi e disposizioni di carattere tecnico-operativo, relativamente alla scelta delle specie vegetali ed al loro impiego nelle varie forme di propagazione, che dovranno essere considerate nella progettazione, esecuzione e controllo finale delle opere di ingegneria naturalistica;

Dato atto che il gruppo di lavoro interassessoriale ha elaborato la "Direttiva sull'impiego dei materiali vegetali vivi negli interventi di ingegneria naturalistica in Lombardia" di cui all'allegato;

Atteso che la direttiva intende richiamare l'attenzione degli addetti ai lavori sui principali fattori e comportamenti che contribuiscono a determinare l'efficacia delle opere di ingegneria naturalistica al fine di suggerire accorgimenti tecnico-amministrativi finalizzati a garantire la più efficiente operatività ed i migliori risultati tecnici;

Rilevato che la presente direttiva integra ed approfondisce le indicazioni contenute nelle deliberazioni antecedenti;

Ritenuto di dare mandato ai singoli settori della Giunta regionale di formulare - per l'ambito di propria competenza - proposte per l'adeguamento della normativa vigente finalizzate alla promozione dei contenuti della presente direttiva;

Rilevato che tali proposte, volte anche alla maggior semplificazione possibile delle procedure amministrative vigenti, interessano prioritariamente l'ambito di applicazione della normativa per l'istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale ai sensi della L.R. n. 86/83 e successive modificazioni, la normativa paesaggistica, ai sensi delle leggi n. 1497/39, n. 431/85 e n. 394/91 e della normativa forestale, ai sensi del R.D. n. 3267/23, della L.R. n. 8/76 così come modificata ed integrata dalla L.R. n. 80/89 e del Reg. n. 1/93;

Atto non soggetto a controllo ai sensi dell'art. 17, comma 31, legge 15 maggio 1997, n. 127;

tutto ciò premesso, a voti unanimi, espressi nei modi e termini di legge

delibera

 

 

1. di approvare l'allegata direttiva concernente l'impiego dei materiali vegetali vivi negli interventi di ingegneria naturalistica in Lombardia, direttiva composta da relazione tecnica e n. 4 allegati che costituiscono parte integrante del presente atto;

2. di dare mandato ai Settori ambiente ed energia, urbanistica e territorio, agricoltura e lavori pubblici di formulare, per le materie di competenza, proposte volte a modificare la normativa vigente, promuovendo i contenuti della presente direttiva e nel contempo semplificando le procedure amministrative;

3. di disporre la pubblicazione della direttiva sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia.

 

 

REGIONE LOMBARDIA

GRUPPO DI LAVORO INTERASSESSORILE PER L'INGEGNERIA NATURALISTICA

Direttiva sull'impiego dei materiali vegetali negli interventi di ingegneria naturalistica in Lombardia

1. Scopi della direttiva

Nella consapevolezza delle problematiche e delle difficoltà che si presentano nella applicazione delle tecniche di ingegneria naturalistica, si è ritenuto opportuno emanare la presente direttiva, che persegue l'obiettivo di agevolare l'impiego di tali tecniche in Lombardia.

Pertanto, si forniscono indirizzi e disposizioni di carattere tecnico-operativo, relativamente alla scelta delle specie vegetali ed al loro impiego nelle varie forme di propagazione, che dovranno essere considerate nella progettazione, esecuzione e controllo finale delle opere di ingegneria naturalistica realizzate con finanziamenti regionali.

La direttiva richiama l'attenzione degli addetti ai lavori (progettisti, direttori dei lavori, imprese, funzionari tecnici degli enti preposti al controllo, ecc.) sui principali fattori e comportamenti che contribuiscono a determinare l'efficacia delle opere di ingegneria naturalistica e suggerisce alcuni accorgimenti tecnico-amministrativi, finalizzati a garantire la più efficiente operatività ed i migliori risultati tecnici.

Il contenuto della direttiva integra ed approfondisce le indicazioni del manuale di ingegneria naturalistica adottato dalla giunta regionale con Delib.G.R. 7 aprile 1994, n. 5/50989, e del quaderno delle opere tipo e del relativo mansionario adottati per l'attuazione dei piani degli interventi di cui alla legge 102/90.

2. Progettazione e direzione dei lavori

La progettazione costituisce una fase importante, per la predisposizione della quale si valutano i problemi del territorio su cui si deve intervenire, nell'ambito di una più ampia visione, che in alcuni casi (nei territori montani) investe l'intero bacino idrografico e si propongono adeguate tecniche di intervento.

Nel rispetto dello spirito e delle finalità dell'ingegneria naturalistica, ai vegetali vivi viene attribuito il ruolo di protagonisti nella realizzazione degli interventi, pertanto diventa fondamentale la scelta delle specie idonee sin dalla fase di progettazione delle opere.

2.1 Competenze professionali

La conoscenza di esigenze ecologiche, forme di propagazione, caratteristiche biotecniche delle specie vegetali, non è patrimonio di tutte le figure professionali che hanno competenza in materia di progettazione e direzione dei lavori per gli interventi sul territorio.

Pertanto, pur rimanendo fermo il principio dell'interdisciplinarietà dell'ingegneria naturalistica, tutte le fasi di progettazione della componente vegetale devono essere corredate da una coerente relazione ecologico-naturalistica dell'area in cui si interviene, redatta da un tecnico qualificato (ad es. agronomo, forestale, naturalista, biologo, ecc.).

Tali figure professionali qualificate dovranno assicurare la propria presenza anche durante la fase di esecuzione dei lavori.

2.2 Progettazione diretta

Per la progettazione e la realizzazione di interventi pubblici finanziati dalla Regione, dovrà essere favorito il coinvolgimento e la valorizzazione delle professionalità tecniche presenti nelle amministrazioni pubbliche.

2.3 Contenuti progettuali

Sul piano tecnico-funzionale, la realizzazione delle opere di ingegneria naturalistica viene schematizzata in 3 fasi: progettazione (F1), esecuzione dei lavori (F2), prime cure colturali (F3).

Contestualmente alla progettazione degli interventi, deve essere predisposto il piano delle cure colturali da attuare successivamente all'esecuzione dei lavori.

Relativamente all'impiego dei vegetali vivi, i progetti delle opere di ingegneria naturalistica devono indicare le specie da impiegare, la forma di propagazione, gli standard qualitativi, i dosaggi, l'epoca consigliabile per il loro utilizzo, ecc., secondo quanto meglio specificato ai punti successivi.

3. Vegetali

3.1 Scelta delle specie

Le specie vegetali erbacee, arbustive ed arboree da impiegare nei lavori di ingegneria naturalistica - da precisare nel progetto - dovranno essere compatibili con le caratteristiche ecologiche dell'area d'intervento, ciò al fine di evitare che l'introduzione di specie estranee all'ambiente alteri i processi evolutivi della componente vegetale.

Inoltre, la scelta dovrà tenere conto delle finalità tecniche proprie dell'intervento e delle caratteristiche biotecniche delle piante.

Per le ragioni esposte, a parità di caratteristiche biotecniche richieste (es. resistenza all'inghiaiamento e all'erosione, flessibilità del fusto, capacità di consolidamento del terreno, ecc.), devono essere privilegiate le specie tipiche delle zone di intervento.

Al fine di facilitare la scelta, si allegano alcune schede che riportano le principali specie impiegabili nei diversi ambiti del territorio lombardo, che è stato schematicamente suddiviso in fasce altimetriche ed in ambienti azonali; per ogni ambito si considera inoltre l'esposizione (Nord-Sud) e la reazione della matrice geologica e del terreno (acida-basica) - (v. allegato n. 1).

3.2 Origine e provenienza del materiale vegetale

Coerentemente con i principi esposti al precedente punto 3.1, il materiale vegetale da impiegare nei lavori deve provenire da popolamenti di aree ecologicamente simili a quelle di intervento.

Il rispetto di questa condizione è una delle premesse per l'ottenimento di buoni risultati, in quanto gli individui di questi popolamenti sono già adattati agli ambienti di applicazione.

Il materiale proveniente dai vivai deve essere accompagnato da un certificato/dichiarazione di provenienza, mentre per quello reperito in loco il direttore dei lavori dovrà dichiarare la/le località di approvvigionamento.

3.3 Forme e caratteristiche qualitative del materiale di propagazione

Le specie erbacee vengono impiegate prevalentemente attraverso il seme (miscugli); delle specie perenni possono essere impiegati i bulbi, i rizomi e gli stoloni. Infine, si possono impiegare zolle o rotoli erbosi.

Le specie legnose (arbustive ed arboree) possono essere impiegate sotto forma di seme, di piantina (a radice nuda o in contenitore) oppure come parte di pianta (talea, astone, ecc.). Le talee legnose e le piantine sono il materiale di comune impiego, le cui specie principali propagate agamicamente sono indicate nell'allegato n. 4.

Nell'allegato n. 3 si riportano i principali standard qualitativi del materiale vegetale, la cui conoscenza è indispensabile per ottimizzare il suo impiego ed i risultati conseguibili.

Diventa dunque importante l'accertamento dello stato fitosanitario, che non deve riscontare patologie.

I miscugli di seme commerciale devono rispondere ai requisiti di legge (germinabilità, purezza, stato fitosanitario, ecc.).

Le piantine devono avere un equilibrato rapporto chioma-radice (a favore delle radici) l'apparato radicale ben conformato, il fusto ben lignificato, ecc.

Le talee devono avere lunghezza variabile in funzione della tecnica adottata e diametro non inferiore al centimetro (ad un diametro grosso corrispondono maggiori quantità di sostanze di riserva).

3.4 Reperimento del materiale vegetale ed aspetti amministrativi connessi all'approvvigionamento in loco

L'approvvigionamento di materiale vegetale con le caratteristiche fin qui illustrate costituisce una fase molto importante per l'applicazione delle tecniche di ingegneria naturalistica.

Il reperimento può avvenire in loco oppure presso i vivai dell'azienda regionale delle foreste e/o privati.

In considerazione delle oggettive difficoltà a reperire materiale vegetale (soprattutto erbaceo), appare opportuno prevedere, nei casi in cui è possibile, l'utilizzo di fiorume ed eventualmente del cotico erboso, rimosso durante l'esecuzione dei lavori (es. apertura delle strade) ed opportunamente stoccato sul cantiere.

Particolare significato ecologico può rivestire la creazione di "ecocelle" per la diffusione di ecotipi caratteristici delle aree di intervento, utilizzando il seme delle specie erbacee che vegetano in zona (es. pascoli).

Per il taleaggio in loco delle specie legnose (es. salici), è necessario che il prelievo venga effettuato durante il periodo di riposo vegetativo.

L'approvvigionamento in loco (es. taleaggio su popolamenti di specie arbustive ed arboree) comporta preliminari adempimenti amministrativi, derivanti dall'applicazione della L.R. 5 aprile 1976, n. 8 (Legge forestale regionale) che considera bosco anche le formazioni di specie arbustive che abbiano un'estensione uguale o maggiore di 2000 m² ed un grado di copertura delle chiome di almeno il 20%.

In applicazione della suddetta legge regionale e delle prescrizioni di massima e di polizia forestale valide per tutto il territorio della Regione, approvate con regolamento regionale n. 1/93, i tagli di approvvigionamento su questi popolamenti vegetali devono essere preventivamente denunciati agli enti delegati (Amministrazioni provinciali, comunità montane, enti gestori di parchi regionali e di riserve naturali).

Inoltre, se le specie da utilizzare popolano aree demaniali, quali i corsi d'acqua principali, si deve ottenere una preventiva autorizzazione dall'Intendenza di finanza - ufficio del territorio o dai titolari di concessione di tali aree. A tale proposito, la Regione Lombardia si attiverà presso il coordinamento territoriale regionale del Ministero delle finanze, al fine di definire un'appropriata procedura amministrativa.

Il reperimento di talee astoni ed altre parti di piante negli alvei dei corsi d'acqua deve per quanto possibile, essere associato alla manutenzione degli stessi, intendendosi in tal caso per "manutenzione" l'asportazione della vegetazione che può creare ostacolo al regolare deflusso delle acque.

In generale il prelievo di materiale vegetale non deve arrecare danno ai popolamenti e deve essere effettuato mediante interventi colturali di miglioramento.

Il progetto esecutivo delle opere deve segnalare se nella zona sono presenti popolamenti vegetali dai quali prelevare materiale da impiegare nei lavori. In tal caso, devono essere indicate in corografia, seppure in via di massima, le possibili aree di approvvigionamento. In questi casi, trattandosi di interventi colturali a carattere manutentorio, non occorre alcuna autorizzazione ai sensi dell'art. 7 della L. n. 1497/39, in forza dell'art. 1, 8° comma, della L. n. 431/85 (disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale).

Qualora il progetto di ingegneria naturalistica comporti l'approvazione dell'ente delegato in materia forestale ed il prelievo presenti le caratteristiche di un intervento colturale, l'approvazione sostituisce, ai sensi dell'art. 4 del regolamento regionale n. 1/93, la denuncia di taglio e può prevedere una deroga al turno di ceduazione delle specie legnose ed al periodo di taglio, ai sensi degli articoli 10 e 42 dello stesso regolamento.

In tutti gli altri casi, deve essere inoltrata regolare denuncia agli enti delegati in materia forestale competenti per territorio, richiedendo, se necessario, una motivata deroga al periodo di taglio ed al turno di ceduazione delle specie.

Nel caso in cui il prelievo ricada nell'ambito di un parco regionale o di una riserva naturale, si deve tenere conto delle norme tecniche dei relativi piani.

Si richiama infine l'attenzione sulla normativa speciale di cui alla L.R. 27 gennaio 1977, n. 9 (tutela della vegetazione nelle aree protette).

3.5 Conservazione del materiale di propagazione agamica

I notevoli quantitativi di materiale che in molti lavori devono essere impiegati (coperture diffuse di salice, cordonate, ecc.) rendono obbligatorio l'anticipo della raccolta rispetto al momento di esecuzione dei lavori.

La conservazione deve avvenire in luoghi idonei (celle frigorifere oppure pozze di acqua fredda continuamente ricambiata) al fine di evitare:

- la ripresa anticipata, rispetto all'esecuzione dei lavori, dell'attività vegetativa;

- l'insorgenza di marciumi e la disidratazione delle talee.

Non disponendo di luoghi idonei, si può ritardare, per brevi periodi, la ripresa dell'attività vegetativa, conservando il materiale in stazioni altimetricamente più elevate e fredde rispetto alla zona di intervento.

3.6 Trasporto

I siti di approvvigionamento e di conservazione del materiale vegetale, il più delle volte, non coincidono con le aree di intervento; esso deve essere pertanto trasportato, in una o due tappe, sul cantiere di lavoro.

Se non si adottano opportuni accorgimenti, sia per le talee che per le piantine, si corre il pericolo di disidratazioni provocate dal contatto con l'aria. È pertanto consigliato l'impiego di camion con cassoni chiusi, oppure si deve avere l'accortezza di coprire il carico con teloni o altro materiale.

3.7 Epoca di impiego

Le talee ed il postime, soprattutto quello a radice nuda, devono essere messi a dimora durante il riposo vegetativo. Tale stadio interessa un periodo dell'anno la cui lunghezza è in funzione della stazione in cui si opera (vedi allegato n. 2): in genere in montagna è più lungo rispetto alla pianura.

Nel cronogramma allegato si indicano i periodi in cui è possibile utilizzare i vegetali, distintamente per fasce altimetriche ed esposizione del terreno, con l'avvertenza che essi costituiscono un orientamento di massima per la programmazione dei lavori e possono variare in relazione all'andamento stagionale.

3.8 Messa a dimora del materiale vegetale

Durante l'esecuzione dei lavori è necessario che vengano osservate alcune modalità operative, in modo particolare per quanto concerne l'impiego delle talee, astoni, ecc. e delle piante a radice nuda.

Sul cantiere di lavoro il materiale di propagazione agamica (talee, astoni, ramaglia viva, ecc.) deve essere preparato ossia depezzato nelle dimensioni richieste dalle opere in costruzione solo se viene immediatamente impiegato, al fine di ridurre i rischi di disidratazione.

Inoltre, è essenziale che venga rispettata la polarità delle gemme, pena l'impossibilità di germogliamento e radicamento delle talee. Il posizionamento orizzontale o sub-orizzontale (ad es. nelle gradonate) favorisce la radicazione di più nodi, mentre nelle talee conficcate verticalmente nel terreno, la radicazione si sviluppa nelle vicinanze della sezione di taglio della parte basale.

Per le piante, soprattutto quelle a radice nuda, si deve evitare l'esposizione all'aria delle radici, perché ne compromette drasticamente l'attecchimento.

Particolare attenzione dovrà essere prestata ai terreni "difficili"; ad esempio nei terreni argillosi bagnati (saturi d'acqua) è sconsigliabile sia la preparazione del terreno (ad esempio l'apertura delle buche) sia la messa a dimora del materiale vegetale. In queste condizioni si verificano dannose conseguenze dovute all'"effetto vaso" e alla compattazione del terreno che inibiscono lo sviluppo e l'attività radicale.

4. Esecuzione dei lavori

La realizzazione delle opere di ingegneria naturalistica di interesse pubblico avviene di norma secondo due modalità:

- amministrazione diretta;

- appalto.

4.1 Progettazione esecutiva

Se una buona progettazione è la premessa per la corretta impostazione degli interventi, un'accurata e nel contempo duttile esecuzione è indispensabile per la piena riuscita tecnica degli stessi.

Nell'ambito degli interventi di difesa del suolo (consolidamento di dissesti e sistemazione di corsi d'acqua) la progettazione esecutiva dovrà essere la più accurata possibile sono ammesse eventuali varianti in corso d'opera nei limiti stabiliti dalla normativa vigente in materia di lavori pubblici.

4.2 Attuazione del piano delle cure colturali

Per garantire la qualità, la continuità ed il successo degli interventi realizzati, è opportuno prevedere che il piano delle cure colturali venga attuato dal medesimo soggetto esecutore delle opere di ingegneria naturalistica.

4.3 Periodo utile per l'esecuzione dei lavori

È stato precedentemente ricordato che il periodo utile per la raccolta del materiale vegetale vivo coincide con la stagione del riposo vegetativo. Esso può differire da quella di esecuzione dei lavori, purché vengano adottati gli opportuni accorgimenti di conservazione (celle frigorifere, ecc.).

In linea di massima, l'epoca migliore per l'esecuzione dei lavori è l'autunno per la pianura e la primavera per la montagna; l'esecuzione dei lavori in primavera comporta tempi più brevi per il rinverdimento del terreno, riducendo così i rischi di erosione.

Nel caso in cui i progetti prevedano la realizzazione contestuale di opere sia in materiali inerti, sia in materiali vivi, le prime devono essere ultimate in un periodo nel quale sia ancora possibile lavorare con le seconde (in genere le opere a verde seguono quelle in calcestruzzo, pietrame, ecc.) adeguando le tecniche dell'ingegneria classica a quelle dell'ingegneria naturalistica.

Qualora ciò non fosse possibile, è opportuno prevedere una diversa tempistica per l'esecuzione dei lavori.

5. Indici di attecchimento

Il grado di attecchimento esprime la riuscita degli interventi. Vi sono difficoltà nell'individuare indici di attecchimento uniformi, a motivo della molteplicità dei fattori che li possono influenzare. Tuttavia, è necessario fissare alcuni parametri che per convenzione permettano di stabilire se le opere realizzate sono "certificabili" e "collaudabili".

Distintamente per le tre principali forme di propagazione (seme, pianta e talea) si riportano di seguito alcuni valori ottimali da verificare al momento della redazione del certificato di regolare esecuzione e del collaudo tecnico-amministrativo entro tre mesi dall'ultimazione dei lavori ed alla fine del periodo di garanzia, meglio precisato nel successivo punto 7.

In casi particolari, se per ragioni tecniche specifiche non fosse possibile prevedere valori ottimali di attecchimento il progetto esecutivo deve indicare i valori che, seppur inferiori, permettano il conseguimento di risultati tecnici positivi.

Di seguito, per semplicità, si utilizzerà il termine collaudo in senso estensivo.

5.1 Inerbimenti

Per ottenere buoni risultati di copertura è necessario che le sementi dei miscugli commerciali impiegati siano conformi ai requisiti (purezza, germinabilità, ecc.) previsti dalla normativa vigente.

È importante il dosaggio, che non deve essere né troppo basso né troppo elevato. Nel primo caso si ottiene una copertura rada, nel secondo eccessivamente densa, con gravi problemi di competizione e di sopravvivenza per le piante.

Al fiorume, che presenta un grado di germinabilità molto basso' deve essere associato un miscuglio di specie pioniere, al fine di garantire un grado di copertura funzionale alla difesa dall'erosione. L'inerbimento uniformemente distribuito deve presentare i seguenti gradi di copertura:

- al collaudo: non inferiore al 95%;

- alla fine del periodo di garanzia: non inferiore al 90%.

Nei punti critici degli interventi (zone di scoronamento delle scarpate stradali, consolidamento di frane, ecc.) ed in tutte quelle situazioni in cui si ha la necessità di limitare i rischi di innesco di erosioni superficiali, deve essere garantita la piena copertura.

5.2 Interventi con l'impiego di piantine

Il grado di attecchimento richiesto può essere variabile a seconda che si utilizzino piantine a radice nuda o in contenitore. Esso varia anche in relazione alla densità di impianto.

Di seguito si riportano alcuni valori ottimali, considerando l'attecchimento uniformemente distribuito sul terreno.

Al collaudo:

- piantine a radice nuda: non inferiore al 90%;

- piantine in contenitore: non inferiore al 100%.

Alla fine del periodo di garanzia:

- piantine a radice nuda: non inferiore all'80%;

- piantine in contenitore: non inferiore al 90%.

5.3 Interventi con l'impiego di talee, astoni e ramaglia

Nelle opere che richiedono l'impiego di questo materiale di propagazione, l'indice di attecchimento può essere espresso con la percentuale di attecchimento dello stesso oppure mediante il numero di talee o astoni attecchiti per m (es. nel caso delle cordonate) oppure per m² (es. copertura diffusa di salice).

Esprimendo l'indice con la percentuale di attecchimento, che deve essere uniformemente distribuito, si indicano i seguenti valori medi:

- al collaudo: non inferiore all'80%;

- alla fine del periodo di garanzia: non inferiore al 70%.

L'indice di attecchimento può essere espresso anche come numero di germogli vitali sviluppati per unità di spazio lineare (es. cordonate) oppure di superficie (es. coperture diffuse di salice).

A titolo esemplificativo si riportano alcuni valori:

- al collaudo

- non inferiore a 7-8 germogli al m;

- non inferiore a 10-12 germogli al m²;

- alla fine del periodo di garanzia

- non inferiore a 4-5 germogli al m;

- non inferiore a 7-8 germogli al m2.

Per ottenere questi valori, che garantiscono funzionalità alle opere realizzate, si devono impiegare specie che possiedono elevata capacità vegetativa e buona capacità di crescita.

La copertura deve essere continua e non presentare vuoti, che possono compromettere la funzionalità delle opere.

5.4 Casi problematici

In difficili condizioni ambientali di intervento, sin dalla progettazione devono essere adottati gli accorgimenti tecnici (ad es. piante in contenitore anziché a radice nuda, maggiore densità di impianto, maggiore dosaggio, impiego di biostuoie ecc.) del caso, al fine di ottenere buoni indici di attecchimento.

6. Collaudo

Il collaudo avverrà attraverso certificato di regolare esecuzione o collaudo tecnico-amministrativo ai sensi delle vigenti norme statali e regionali.

7. Garanzie per le opere di ingegneria naturalistica

Al fine di una corretta esecuzione dei lavori che assicuri il raggiungimento dei risultati tecnici prefissati in progetto, è necessario che vengano previste delle garanzie.

Il periodo minimo di garanzia decorrerà dalla data di ultimazione dei lavori e terminerà alla fine della successiva seconda stagione vegetativa. Trascorso tale periodo, le opere verranno consegnate agli enti competenti per la normale gestione.

Per i lavori in appalto, il capitolato speciale dovrà prevedere la prestazione di idonee garanzie attraverso deposito cauzionale, finalizzate al raggiungimento dei risultati tecnici espressi dagli indici di attecchimento. Per i lavori eseguiti in economia (amministrazione diretta) gli enti competenti, per le stesse ragioni, dovranno accantonare un congruo fondo.

Alla scadenza del periodo di garanzia, il responsabile del procedimento provvederà alle verifiche del raggiungimento dei risultati e allo svincolo della garanzia.

8. Cure colturali

A differenza delle opere in materiali inerti, quelle di ingegneria naturalistica richiedono cure colturali nei primi anni dall'esecuzione dei lavori.

La funzionalità delle opere dipende dallo sviluppo delle piante, largamente influenzato dalle cure colturali prestate immediatamente dopo l'esecuzione dei lavori.

Perciò, oltre alla buona progettazione e corretta esecuzione, un ruolo fondamentale per la riuscita dei lavori deve essere riconosciuto alle cure colturali, le quali sono indispensabili almeno nei primi due anni (piano delle cure colturali).

Per garantire funzionalità agli interventi di ingegneria naturalistica, è essenziale che, trascorso il biennio delle cure colturali, venga predisposto un monitoraggio delle opere da parte degli enti competenti, per programmare futuri interventi manutentori.

La distribuzione temporale delle principali cure colturali, di seguito riportate, è stata per semplicità ripartita in due distinti periodi.

8.1 Cure colturali nel breve periodo

Pur ribadendo la vitale importanza dei primi 2 anni (piano delle cure colturali), spesso è opportuno effettuare interventi significativi per i primi 4-5 anni dall'ultimazione dei lavori. La tipologia e l'intensità degli interventi colturali dipendono dalla zona nonché dall'andamento stagionale. Più le condizioni stazionali sono difficili, maggiori possono essere le cure richieste.

Le cure di questo periodo sono estremamente importanti perché permettono la sopravvivenza di un numero di piante adeguato alla funzionalità delle opere e ne facilitano la crescita.

Gli interventi colturali più comuni sono:

- sostituzione di fallanze;

- rifacimento di opere o parti di esse danneggiate;

- irrigazione di soccorso oppure ordinaria a seconda della situazione;

- concimazione: minerale, organica, mista;

- apporto di pacciame (paglie di cereali, cippato, ecc.);

- sfalcio: pur non essendo indispensabile, potrebbe essere utile almeno un sfalcio iniziale nelle coperture molto dense perché favorisce lo sviluppo radicale e le specie meno aggressive;

- potatura delle piante arboree ed arbustive per fini fitosanitari o per il conferimento di particolari forme di allevamento alle piante;

- messa in opera di pali tutori;

- contenimento della vegetazione invadente;

- interventi contro i parassiti animali e vegetali (fauna, entomofauna, funghi, ecc.).

Per le concimazioni e le irrigazioni si deve avere l'avvertenza di non eccedere nei dosaggi e nella frequenza di distribuzione, in quanto potrebbero produrre effetti indesiderati, come uno sviluppo radicale superficiale che renderebbe le piante più sensibili agli stress idrici e poco adatte ad assolvere alle funzioni per cui sono state impiegate. Questi particolari interventi colturali si rendono sovente necessari negli stadi iniziali e soprattutto nelle situazioni stazionali più sfavorevoli.

8.2 Cure colturali a medio e lungo periodo

Interessano la copertura arborea ed arbustiva e tengono conto delle finalità tecniche delle opere, delle destinazioni finali delle aree sistemate e delle associazioni vegetali che si vogliono ottenere e mantenere.

A titolo esemplificativo si riportano alcune tipiche situazioni.

Nei versanti franosi sistemati, che non devono essere gravati da un elevato peso o da forti sollecitazioni meccaniche (azione del vento sulle piante), si deve ricorrere alla ceduazione del soprassuolo.

Lungo i corsi d'acqua, al fine di ridurre gli effetti provocati dalle correnti, può essere necessario mantenere una certa elasticità della copertura vegetale mediante la ceduazione e l'asportazione di piante d'alto fusto (adulte) che si sono insediate e sviluppate naturalmente.

Se la destinazione finale dell'area sistemata è costituita da bosco, si interviene periodicamente con operazioni colturali quali ripuliture, sfolli, diradamenti, tagli fitosanitari, ecc. fino ad arrivare ai turni di utilizzazione che variano a seconda della forma di governo (es. ceduo ed alto fusto).

All'interno delle aree interessate dagli interventi di ingegneria naturalistiea potranno essere individuate porzioni da destinare a vivai di approvvigionamento di materiale vegetale per altri cantieri.

9. Fonti normative

Al fine di agevolare il compito dei diversi operatori, si riportano le principali normative nazionali e regionali attualmente vigenti che possono avere attinenza con l'ingegneria naturalistica.

9.1 Normativa nazionale

9.1.1 Foreste e difesa del suolo

R.D.L. 30 dicembre 1923, n. 3267 - Riordinamento e riforma della legislazione in materia di boschi e di terreni montani.

L. 22 maggio 1973, n. 269 - Disciplina della produzione e del commercio di sementi e piante da rimboschimento.

L. 1 marzo 1975, n. 47 - Norme integrative per la difesa dei boschi dagli incendi.

L. 18 maggio 1989, n. 183 - Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo.

9.1.2 Territorio, paesaggio, aree protette, acque

L. 29 giugno 1939, n. 1497 - Protezione delle bellezze naturali

L. 8 agosto 1985, n. 431 - Disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale.

L. 8 luglio 1986, n. 349 - Istituzione del ministero dell'ambiente e norme in materia di danno ambientale.

L. 6 dicembre 1991, n. 394 - Legge quadro sulle aree protette.

L. 5 gennaio 1994, n. 37 - Norme per la tutela ambientale delle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque pubbliche.

L. 31 gennaio 1994, n. 97 - Nuove disposizioni per le zone montane.

9.1.3 Settore lavori pubblici

R.D. 25 luglio 1904, n. 523 - Testo unico della legge sulle opere idrauliche

L. 11 febbraio 1994, n. 109 - Legge quadro in materia di lavori pubblici.

9.2 Normativa regionale

9.2.1 Foreste e difesa del suolo

L.R. 20 ottobre 1972, n. 33 - Interventi per la prevenzione ed estinzione degli incendi forestali.

L.R. 5 aprile 1976, n. 8 - Legge forestale regionale.

Con la modifica apportata dalla seguente L.R.:

- L.R. 22 dicembre 1989, n. 80 - Integrazioni e modifiche della L.R. 5 aprile 1976, n. 8 "Legge forestale regionale".

L.R. 21 giugno 1988, n. 33 - Disciplina delle zone del territorio regionale a rischio geologico e a rischio sismico.

Regolamento regionale 23 febbraio 1993, n. 1 - Prescrizioni di massima e di polizia forestale valide per tutto il territorio della Regione.

9.2.2 Territorio, paesaggio, aree protette, acque

L.R. 15 aprile 1975, n. 51 - Disciplina urbanistica del territorio regionale e misure di salvaguardia per la tutela del patrimonio naturale e paesistico.

L.R. 27 gennaio 1977, n. 9 - Tutela della vegetazione nei parchi istituiti con legge regionale.

Con la modifica apportata dalla L.R.:

- 22 dicembre 1989, n. 80 - Integrazioni e modifiche della L.R. 5 aprile 1976, n. 8 "Legge forestale regionale".

L.R. 27 luglio 1977, n. 33 - Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica.

Con le modifiche apportate dalle seguenti LL.RR.:

- L.R. 6 giugno 1980, n. 71 - Integrazioni e modifiche alla L.R. 27 luglio 1977, n. 33 "Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica";

- L.R. 22 aprile 1983, n. 31 - Modifica alla L.R. 27 luglio 1977, n. 33 "Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica";

- L.R. 18 maggio 1983, n. 42 - Modifica alla L.R. 27 luglio 1977, n. 33 "Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica";

- L.R. 22 maggio 1987, n. 18 - Modifica dell'art. 17 (vegetazione erbacea ed arbustiva) della L.R. 27 luglio 1977, n. 33 "Provvedimenti in materia di tutela ambientale ed ecologica".

L.R. 30 novembre 1983, n. 86 - Piano regionale delle aree regionali protette. Norme per l'istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale.

Con le modifiche apportate dalle seguenti LL.RR.

- L.R. 23 aprile 1985, n. 41 - Integrazioni e modifiche alla L.R. 30 novembre 1983, n. 86 in materia di aree regionali protette;

- L.R. 27 maggio 1985, n. 57 - Esercizio delle funzioni regionali in materia di protezione delle bellezze naturali e subdelega ai Comuni.

- L.R. 14 dicembre 1987, n. 42 - Modifica dell'art. 43 (norma di raccordo) della L.R. 30 novembre 1983, n. 86 "Piano regionale delle aree regionali protette. Norme per l'istituzione e la gestione delle riserve dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale".

- L.R. 13 febbraio 1988, n. 6 - Modifica all'art. 18 (rapporti con gli altri strumenti di pianificazione territoriali) della L.R. 30 novembre 1983, n. 86 "Piano regionale delle aree protette. Norme per l'istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale";

- L.R. 22 gennaio 1990, n. 5 - Integrazioni e modifiche alla L.R. 30 novembre 1983, n. 86 "Piano generale delle aree regionali protette. Norme per l'istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale";

- L.R. 14 febbraio 1994, n. 4 - Modifiche all'allegato A) della L.R. 30 novembre 1983, n. 86 in materia di aree regionali protette;

- L.R. 25 marzo 1996 n. 7 - Modifica dell'art. 18 (rapporti con gli altri strumenti di pianificazione territoriale) della L.R. 30 novembre 1983, n. 86 "Piano generale delle aree regionali protette. Norme per l'istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale";

- L.R. 8 novembre 1996, n. 32 - Integrazioni e modifiche alla L.R. 30 novembre 1983, n. 86 "Piano generale delle aree regionali protette. Norme per l'istituzione e la gestione delle riserve, dei parchi e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza naturale e ambientale" e regime transitorio per l'esercizio dell'attività venatoria.

L.R. 26 novembre 1984, n. 59 - Riordino dei consorzi di bonifica.

L.R. 27 maggio 1985, n. 57 - Esercizio delle funzioni regionali in materia di protezione delle bellezze naturali e sub-delega ai Comuni;

Con le modificazioni introdotte dalla L.R.:

- L.R. 12 settembre 1986, n. 54 - Modificazioni ed integrazioni alla L.R. 27 maggio 1985, n. 57 "Esercizio delle funzioni regionali in materia di protezione delle bellezze naturali e subdelega ai Comuni".

Delib.G.R. 10 dicembre 1985, n. 4/3859 - Adempimenti regionali ex art. 1-ter della legge n. 431 dell'8 agosto 1985: tutela delle zone di particolare interesse ambientale.

Delib.G.R. 24 dicembre 1992, n. 5/30976 - L.R. 26 settembre 1992, n. 32 - Approvazione dei criteri per l'esercizio della subdelega, da parte dei Comuni, delle funzioni amministrative ex legge 29 giugno 1939, n. 1497.

Delib.G.R. 19 dicembre 1995, n. 6/6586 - Direttiva concernente criteri ed indirizzi per l'attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica sul territorio della Regione.

9.2.3 Lavori pubblici

L.R. 12 settembre 1983, n. 70 - Norme sulla realizzazione di opere pubbliche di interesse regionale.

Con le modifiche approvate dalla seguente L.R.:

- L.R. 20 aprile 1995, n. 20.

10. Quadro istituzionale di riferimento.

Ritenendo che possa essere di pratica utilità, si elencano le categorie dei principali enti ed organi pubblici, che a diverso titolo si occupano di territorio: concessione di finanziamenti, rilascio di autorizzazioni, nulla-osta e pareri, controllo del rispetto delle leggi, ecc.

10.1 Enti pubblici territoriali

Regione, Province, comunità montane, enti gestori di parchi regionali e riserve naturali, Comuni, consorzi di bonifica, consorzi forestali.

10.2 Direzioni generali della Regione

Agricoltura;

Opere pubbliche e protezione civile;

Tutela ambientale;

Urbanistica.

10.2.1 Servizi periferici della Regione

Servizi tecnici amministrativi provinciali - (STAP)

10.3 Enti regionali

Azienda Regionale delle Foreste (ARF):

- Sede (Segrate); ufficio operativo di Breno (BS); ufficio operativo di Curno (BG); ufficio operativo di Erba (LC); ufficio operativo di Milano (MI); ufficio operativo di Morbegno (SO); ufficio operativo di Toscolano Maderno (BS).

Ente Regionale di Sviluppo Agricolo della Lombardia (ERSAL).

10.4 Organismi statali sovraregionali

Corpo forestale dello Stato: coordinamento regionale di Milano; coordinamenti provinciali di Bergamo, Brescia, Como, Lecco, Pavia, Sondrio e Varese;

Coordinamento territoriale per l'ambiente di Bormio (SO);

Coordinamento distrettuale di Breno (BS);

Distaccamento A.I.B. di Curno (BG);

Comandi stazione dislocati sul territorio regionale.

Ministero delle finanze - Direzione compartimentale del territorio per la Regione Lombardia.

Soprintendenza ai beni ambientali ed architettonici di Milano e Brescia.

Magistrato per il Po con sede a Parma.

Autorità di Bacino con sede a Parma.

11. Bibliografia.

Vengono indicate alcune pubblicazioni, utili ad approfondire le indagini sull'area di intervento e le possibili soluzioni tecniche delle varie problematiche sia a livello progettuale che esecutivo, con l'avvertenza che la progettazione deve comunque basarsi soprattutto su verifiche dirette di campagna.

ARRIGHETTI A. e D. (1976) - «Il margine del bosco» - Edizioni Manfrini.

GRADI A. (1980) - «Vivaistica forestale» - Edagricole Bologna.

MARTINI F. - PAIERO P. (1988) - I salici l'Italia - Guida al riconoscimento e all'utilizzazione pratica - Edizioni LINT Trieste.

BENINI G. (1990) - «Sistemazioni idraulico-forestali» - UTET Torino.

BOLDONI R. - KOKEY B. - LOVATO A. - «Le piante foraggere» - Reda.

COPPIN N.J. - RICHARDS I.G. (1990) - «Use of Vegetation in Civil Engineerig» - Butterworths, London.

AA.VV. (1990) - «Tecniche di bioingegneria naturalistica negli interventi di recupero ambientale» - Congresso nazionale AIN, Torino, 18-19 maggio 1990 - Acer - Il verde editoriale, n. 6/1990.

AA.VV. (1991) - «Tecniche di ingegneria naturalistica - Materiali e metodi» - Convegno regionale AIN, Lecco, 24 maggio 1991 - Acer - Il verde editoriale, n. 6/1991.

SCHIECTHL H.M. (1991) - «Bioingegneria forestale - Biotecnica naturalistica» - Edizioni Castaldi - Feltre (BL).

SCHIECTHL H.M. - STERN R. - «Ingegneria naturalistica - Manuale delle opere in terra» - Edizioni Castaldi - Feltre (BL).

AA.VV. (1993) - «Interventi di rivitalizzazione su corsi d'acqua» - Azienda speciale per la regolarizzazione dei corsi d'acqua e la difesa del suolo, provincia autonoma di Bolzano - Bolzano.

REGIONE EMILIA ROMAGNA E REGIONE VENETO (1993) - «Manuale tecnico di ingegneria naturalistica».

AA.VV. (1994) - «Ingegneria naturalistica: nuove prospettive per la difesa del territorio lombardo e la ricostruzione dell'ambiente naturale» - Seminario regione Lombardia - Milano, 2 marzo 1994.

GRUPPO INTERREGIONALE RECUPERI AMBIENTALI INGEGNERIA NATURALISTICA (R.A.I.N.) (1995) - «Video: tecniche di ingegneria naturalistica» - Bologna.

CARBONARI A. - MEZZANOTTE M. - «Tecniche naturalistiche nella sistemazione del territorio» - Provincia autonoma di Trento.

REGIONE VENETO - «Corso di formazione professionale in ingegneria naturalistica - Atti 1994-95» - Centro sperimentale valanghe e difesa idrogeologica - Arabba (BL).

SAULI G. - SIBEN S. (1995) - «Tecniche di rinaturazione e di ingegneria naturalistica» - Congresso internazionale Lignano Sabbiadoro (UD), 21-23 maggio 1992 - Patron editore, Bologna.

SCHIECTHL H.M. (1996) - «I salici nell'uso pratico» Edizioni Arca, Gardolo - Trento.

DI FIDIO M. - «Capitolato speciale d'appalto per opere di costruzione del paesaggio» - Edizioni Pirola, Milano.

DI FIDIO M. - «I corsi d'acqua» - Edizioni Pirola, Milano.

DI FIDIO M. - «Capitolato speciale d'appalto per opere di costruzione del paesaggio con il computer» - Edizioni Pirola, Milano.

OPLATKA M. - DIEZ C. - LEUTZINGER Y. - PALMIERI F. - DI BONA L. - FROSSARD P.A. (1996) - «Dictionary of soil bioengeneering» - «Worterbuch Ingenieurbiologic» Hochschulverlag AG au der ETH - Zurich.

Dizionario in lingua italiana, inglese, francese e tedesca.

DIN 18915 (1972) - Landschaftsbau: Bodenarbeiten für Vegetationstechnische Zwecke.

DIN 18916 (1972) - Landschaftsbau: Pflanzen und Planzarbeiten.

DIN 18917 (1972) - Landschaftsbau: Rasen.

DIN 18918 (1972) - Landschaftsbau: SicherungsbauWeisen 10S.

DIN 18919 (1972) - Landschaftsbau: Unterhaltungsarbeiten bei Vegetationsflachen.

 

 

Allegato n. 1

Indicazioni di massima circa le specie autoctone da utilizzare per gli interventi di recupero ambientale ed ingegneria naturalistica in Regione Lombardia

Ambiti territoriali di applicazione:

- pianura

- pianalto (brughiera)

- appennino lombardo

- fascia pedemontana

- prealpi

- alpi

* Nomenclatura botanica da: Pignatti S., 1982 - «Flora d'Italia» 1-3 Bologna.

NOTE GENERALI SULLE TABELLE DELL'ALL. N. 1

Per le parti del territorio lombardo costituite dalla pianura, il pianalto e l'oltrepo' pavese, vengono fornite indicazioni circa la reazione dei terreni. Tale scelta è stata dettata dalla variabilità dei substrati dai quali si sono formati questi terreni.

Per il territorio pedemontano, prealpino e alpino, le indicazioni si riferiscono ai substrati rocciosi di queste aree, riconducibili sinteticamente ai complessi calcarei e cristallini.

Le specie sono state raggruppate in arboree, arbustive ed erbacee.

Per quanto riguarda le specie arboree ed arbustive, sono state elencate le modalità di impiego più comuni; infatti alcune di esse, come ad esempio le querce possono essere impiegate anche come seme.

Il Salix caprea presenta bassi indici di attecchimento in pieno campo, tuttavia, se il taleaggio viene effettuato durante la fioritura, si possono ottenere buoni risultati.

Per le specie erbacee non sono indicate particolari modalità di utilizzo, prevedendo sempre interventi di semina; per alcune specie vengono fornite ulteriori precauzioni circa l'impiego.

Nella colonna «Note», dove ritenuto significativo, sono stati riportati ulteriori dati utili per l'impiego.

LEGENDA

ESPOSIZIONE

N: esposizione Nord

S: esposizione Sud

MODALITÀ D'IMPIEGO

Sem: semenzale

TP: trapianto

Conf: piantine in contenitore

T: talea

TR: talea radicata

REAZIONE TERRENO

suoli acidi: pH < 6,8

suoli neutri: pH 6,8-7,2

suoli basici: pH > 7,2

SUBSTRATI

calc.: rocce calcaree

sil.: rocce cristalline

N.B.: Per le specie erbacee, impiegate prevalentemente come seme, è indispensabile valutarne la reale disponibilità di mercato; la loro applicazione pratica implica l'impiego di miscugli dei quali dovrà essere attentamente valutata la quantità relativa delle singole specie.

 

 

PIANURA LOMBARDA

Ambito di ripa lungo i corsi d'acqua (escluse golene)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Reazione terreno 

Impiego 

Note  

 

Acido 

Neutro 

Basico 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

 

Alnus glutinosa 

X 

 

 

SEM/TR 

 

Carpinus betulus 

 

X 

 

SEM 

 

Populus alba 

 

X 

X 

TR 

 

Populus nigra 

 

X 

X 

TR 

 

Quercus robur 

X 

X 

X 

TP/CONT 

indifferente al tipo di suolo 

Salix alba 

 

X 

 

T/TR 

 

Salix fragilis 

X 

 

 

T/TR 

 

Ulmus minor 

 

X 

X 

SEM 

 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

 

Cornus sanguinea 

 

X 

X 

SEM 

 

Corylus avellana 

X 

X 

X 

SEM 

si adatta ad ogni terreno 

Crataegus monogyna 

X 

X 

X 

SEM 

si adatta ad ogni terreno 

Rubus caesius 

X 

X 

 

T/TR 

 

Rubus ulmifolius 

X 

X 

 

T/TR 

 

Salix daphonides 

 

X 

X 

T/TR 

 

Salix eleagnos 

 

X 

X 

T/TR 

 

Salix purpurea 

 

X 

X 

T/TR 

 

Salix triandra 

 

X 

X 

T/TR 

 

Salix viminalis 

 

X 

X 

T/TR 

 

Sambucus nigra 

 

X 

 

SEM 

 

Viburnum opulus 

 

X 

X 

SEM 

 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

 

Arrhenatherum elatius 

 

 

 

 

 

Carex acutiformis 

 

 

 

 

 

Dactylis glomerata 

 

 

 

 

 

Glyceria maxima 

 

 

 

 

 

Iris pseudoacorus 

 

 

 

 

 

Poa trivialis 

 

 

 

 

 

Typhoides arundinacea 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIANURA LOMBARDA 

 

Vegetazione azonale golenale 

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Reazione terreno 

Impiego 

Note  

 

Acido  

Neutro 

Basico 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

 

Acer campestre 

 

X 

X 

SEM 

 

Alnus glutinosa 

X 

 

 

SEM/TR 

 

Carpinus betulus 

 

X 

 

SEM 

 

Fraxinus oxycarpa 

 

X 

X 

SEM 

 

Populus alba 

 

X 

X 

TR 

 

Populus canescens 

 

 

X 

TR 

 

Populus nigra 

 

X 

X 

TR 

 

Prunus avium 

X 

X 

 

SEM 

 

Quercus robur 

X 

X 

X 

TP/CONT 

indifferente al tipo di suolo 

 

 

 

 

 

 

Salix alba 

X 

 

 

T/TR 

 

Tilia plathyphyllos 

 

X 

X 

SEM 

 

Ulmus laevis 

 

X 

X 

SEM 

 

Ulmus minor 

 

X 

X 

SEM 

 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

 

Berberis vulgaris 

X 

X 

 

TR 

 

Cornus mas 

 

X 

X 

SEM 

 

Cornus sanguinea 

 

X 

X 

SEM 

 

Corylus avellana 

X 

X 

X 

SEM 

si adatta ad ogni terreno 

Crataegus monogyna 

X 

X 

X 

SEM 

si adatta ad ogni terreno 

Euonymus europaeus 

 

X 

 

SEM 

 

Frangula alnus 

X 

X 

 

SEM 

 

Ligustrum vulgare 

 

X 

X 

SEM 

 

Malus sylvestris 

 

X 

 

SEM 

 

Prunus spinosa 

 

X 

X 

SEM 

 

Rhamnus cathartica 

 

X 

X 

SEM 

 

Rosa canina 

 

X 

X 

SEM 

 

Salix daphonides 

 

X 

X 

T/TR 

 

Salix eleagnos 

 

X 

X 

T/TR 

 

Salix purpurea 

 

X 

X 

T/TR 

 

Salix cinerea 

 

X 

 

TR/T 

 

Sambucus nigra 

 

X 

 

SEM 

 

Viburnum lantana 

 

X 

 

SEM 

 

Viburnum opulus 

 

X 

X 

SEM 

 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

 

Agropyron repens 

 

 

 

 

 

Arrhenatherum elatius 

 

 

 

 

 

Brachypodium pinnatus 

 

 

 

 

 

Carex acutiformis 

 

 

 

 

 

Carex elata 

 

 

 

 

 

Carex gracilis 

 

 

 

 

 

Carex riparia 

 

 

 

 

 

Dactylis glomerata 

 

 

 

 

 

Filipendula ulmaria 

 

 

 

 

 

Glyceria maxima 

 

 

 

 

 

Iris pseudoacorus 

 

 

 

 

 

Phragmites australis 

 

 

 

 

 

Tipha latifolia 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIANURA LOMBARDA

Vegetazione zonale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Reazione terreno 

Impiego 

Note 

 

Acido 

Neutro 

Basico 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

 

Acer campestre 

 

X 

X 

SEM 

 

Carpinus betulus 

 

X 

 

SEM 

 

Fraxinus ornus 

 

X 

X 

SEM 

 

Populus alba 

 

X 

X 

TR 

 

Populus nigra 

 

X 

X 

TR 

 

Prunus avium 

X 

X 

 

SEM 

 

Prunus padus 

X 

 

 

SEM 

 

Quercus robur 

X 

X 

X 

TP/CONT 

indifferente al tipo di suolo 

Tilia cordata 

X 

X 

 

SEM 

 

Tilia plathyphyllos 

 

X 

X 

SEM 

 

Ulmus minor 

 

X 

X 

SEM 

 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

 

Clematis vitalba 

 

X 

X 

SEM 

 

Cornus mas 

 

X 

X 

SEM 

 

Cornus sanguinea 

 

X 

X 

SEM/T 

 

Corylus avellana 

X 

X 

X 

SEM 

si adatta ad ogni terreno 

Euonymus europaeus 

 

X 

 

SEM 

 

Ligustrum vulgare 

 

X 

X 

SEM/T 

 

Lonicera 

 

 

 

 

 

caprifolium 

 

X 

X 

SEM 

 

Rhamnus cathartica 

 

X 

X 

SEM 

 

Malus sylvestris 

 

X 

 

SEM 

 

Viburnum opulus 

 

X 

X 

SEM 

 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

 

Brachypodium sylvaticum 

 

 

 

 

 

Carex sylvatica 

 

 

 

 

 

Dactylis glomerata 

 

 

 

 

 

Festuca heterophilla 

 

 

 

 

 

Melica nutans 

 

 

 

 

 

Mercurialis perennis 

 

 

 

 

 

Oplismenus undulatifolius 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PIANALTO LOMBARDO (BRUGHIERA) 

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Reazione terreno 

Impiego 

Note  

 

Acido  

Neutro 

Basico 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

 

Betula pendula 

X 

 

 

SEM 

 

Castanea sativa 

X 

 

 

SEM 

 

Pinus sylvestris 

 

 

X 

TP/CONT 

 

Populus tremula 

 

X 

 

TR 

 

Quercus petraea 

X 

X 

 

TP/CONT 

 

Quercus robur 

X 

X 

X 

TP/CONT 

indifferente al tipo di suolo 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

 

Calluna vulgaris 

X 

 

 

SEM/TR 

 

Cornus sanguinea 

 

X 

X 

SEM 

 

Cytisus scoparius 

X 

 

 

CONT 

 

Euonymus europaeus 

 

X 

 

SEM 

 

Frangula alnus 

X 

X 

 

SEM 

 

Gerista germanica 

X 

 

 

CONT 

 

Gerista tinctoria 

X 

 

 

CONT 

 

Prunus spinosa 

 

X 

X 

SEM 

 

Rhamnus cathartica 

 

X 

X 

SEM 

 

Rosa gallica 

 

X 

X 

SEM 

 

Viburnum opulus 

 

X 

X 

SEM 

 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

 

Agrostis stolonifera 

 

 

 

 

 

Aruncus dioicus 

 

 

 

 

 

Brachypodium pinnatum 

 

 

 

 

 

Dactylis glomerata 

 

 

 

 

 

Dantoria decumbens 

 

 

 

 

 

Luzula campestris 

 

 

 

 

 

Molinia arundinacea 

 

 

 

 

 

Pteridium aquilinum 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APPENNINO LOMBARDO - OLTREPÒ PAVESE 

 

Collina sino a quota 900 m s.l.m. 

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Reazione terreno 

Impiego 

Note 

 

Acido  

Neutro 

Basico 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

 

Acer campestre 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Acer opulifolium 

 

X 

 

SEM 

N 

Acer pseudoplatanus 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Carpinus betulus 

 

X 

 

SEM 

N 

Castanea sativa 

X 

 

 

SEM 

N 

Fraxinus excelsior 

 

X 

X 

SEM 

N 

Fraxinus ornus 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Laburnum 

 

 

 

 

 

anagyroides 

 

X 

X 

SEM/T 

N-S 

Ostrya carpinifolia 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Populus tremula 

 

X 

TR 

N-S 

 

Prunus avium 

X 

X 

 

SEM 

N-S 

Pyrus pyraster 

 

X 

 

SEM 

N-S 

Quercus cerris 

 

X 

 

TP/CONT 

N-S 

Quercus petraea 

X 

X 

 

TP/CONT 

N-S 

Quercus pubescens 

 

X 

X 

TP/CONT 

N-S 

Quercus robur 

X 

X 

X 

TP/CONT 

N-S 

Salix caprea 

 

X 

 

TR 

N 

Sorbus aria 

 

X 

X 

SEM 

N 

Sorbus domestica 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Sorbus torminalis 

 

X 

 

SEM/TR 

N 

Tilia cordata 

X 

X 

 

SEM 

N 

Ulmus minor 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

 

Amelanchier ovalis 

 

X 

X 

SEM 

S 

Berberis vulgaris 

X 

X 

 

SEM/T 

N-S 

Cornus mas 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Cornus sanguinea 

 

X 

X 

SEM/T 

N-S 

Coronilla emerus 

 

X 

 

SEM 

S 

Corylus avellana 

X 

X 

X 

SEM 

N-S 

Cotinus coggygria 

 

X 

X 

SEM 

S 

Crataegus monogyna 

X 

X 

X 

SEM 

S 

Crataegus oxyacantha 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Cytisus sessilifolius 

 

 

X 

CONT 

S 

Euonymus europaeus 

 

X 

 

SEM 

N 

Genista germanica 

X 

 

 

CONT 

S 

Hippophae rhamnoides 

 

X 

 

SEM 

N 

Ilex aquifolium 

 

X 

 

SEM 

N 

Juniperus communis 

X 

X 

X 

SEM 

S 

Ligustrum vulgare 

 

X 

X 

SEM/T 

S 

Lonicera caprifolium 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Lonicera xylosteum 

 

X 

X 

SEM/TR 

N-S 

Malus sylvestris 

 

X 

SEM 

S 

 

Prunus mahaleb 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Prunus spinosa 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Rhamnus cathartica 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Rosa canina 

 

X 

X 

SEM 

S 

Rubus idaeus 

X 

 

 

T/TR 

N-S 

Rubus ulmifolius 

X 

X 

 

T/TR 

N-S 

Sambucus nigra 

 

X 

 

SEM 

N 

Spartium junceum 

X 

X 

 

SEM 

S 

Viburnum lantana 

 

X 

 

SEM 

N-S 

Viburnum opulus 

 

X 

X 

SEM/T 

N-S 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

 

Agrostis tenuis 

 

 

 

 

 

Anthyllis vulneraria 

 

 

 

 

 

Arrhenatherum elatius 

 

 

 

 

 

Brachypodium pinnatum 

 

 

 

 

 

Bromus erectus 

 

 

 

 

 

Coronilla varia 

 

 

 

 

 

Cynosurus cristatus 

 

 

 

 

 

Dactylis glomerata 

 

 

 

 

 

Festuca arundinacea 

 

 

 

 

 

Festuca rubra 

 

 

 

 

 

Lathyrus pratensis 

 

 

 

 

 

Lolium perenne 

 

 

 

 

 

Lotus corniculatus 

 

 

 

 

 

Medicago lupulina 

 

 

 

 

 

Melilotus alba 

 

 

 

 

 

Melilotus officinalis 

 

 

 

 

 

Onobrychis viciifolia 

 

 

 

 

 

Phleum pratense 

 

 

 

 

 

Poa pratensis 

 

 

 

 

 

Sanguisorba minor 

 

 

 

 

 

Trifolium pratense 

 

 

 

 

 

Trifolium repens 

 

 

 

 

 

Trisetum flavescens 

 

 

 

 

 

Tussilago farfara 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APPENNINO LOMBARDO - OLTREPÒ PAVESE

Ambiente submontano e montano oltre quota 900 m s.l.m.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Reazione terreno 

Impiego 

Esposizione  

 

Acido  

Neutro 

Basico 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

 

Acer campestre 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Acer pseudoplatanus 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Fagus silvatica 

 

X 

 

SEM 

N 

Fraxinus excelsior 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Laburnum alpinum 

 

X 

X 

SEM/T 

N-S 

Laburnum 

 

 

 

 

 

anagyroides 

 

X 

X 

SEM 

S 

Populus tremula 

 

X 

 

TR 

N-S 

Prunus avium 

X 

X 

 

SEM 

N-S 

Quercus cerris 

 

X 

 

TP/CONT 

S 

Salix caprea 

 

X 

 

TR 

N-S 

Sorbus aria 

 

X 

X 

SEM 

N 

Sorbus aucuparia 

X 

X 

 

SEM 

N-S 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

 

Calluna vulgaris 

X 

 

 

SEM 

S 

Coronilla emerus 

 

X 

 

SEM 

N-S 

Corylus avellana 

X 

X 

X 

SEM 

N-S 

Crataegus monogyna 

X 

X 

X 

SEM 

S 

Cytisus 

 

 

 

 

 

sessilifolius 

 

 

X 

CONT 

S 

Ilex aquifolium 

 

X 

 

SEM 

N-S 

Junlperus communis 

X 

X 

X 

SEM 

S 

Lonicera alpigena 

 

X 

X 

SEM 

N-S 

Rosa canina 

 

X 

X 

SEM 

S 

Rubus idaeus 

X 

 

 

T/TR 

N-S 

Sambucus nigra 

 

X 

 

SEM 

N 

Sambucus racemosa 

X 

X 

X 

SEM 

N-S 

Viburnum lantana 

 

X 

 

SEM 

N 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

 

Achillea millefolium 

 

 

 

 

 

Agrostis tenuis 

 

 

 

 

 

Anthoxantum odoratum 

 

 

 

 

 

Anthyllis vulneraria 

 

 

 

 

 

Bromus inermis 

 

 

 

 

 

Dactylis glomerata 

 

 

 

 

 

Festuca pretensis 

 

 

 

 

 

Festuca rubra 

 

 

 

 

 

Lathyrus pratensis 

 

 

 

 

 

Lolium perenne 

 

 

 

 

 

Lotus corniculatus 

 

 

 

 

 

Medicago lupulina 

 

 

 

 

 

Melilotus officinalis 

 

 

 

 

 

Onobrychis viciifolia 

 

 

 

 

 

Melica uniflora 

 

 

 

 

 

Astragalus monspessulanus 

 

 

 

 

 

Cynosurus cristalus 

 

 

 

 

 

Poa annua 

 

 

 

 

 

Poa pratensis 

 

 

 

 

 

Trifolium pratense 

 

 

 

 

 

Trifolium repens 

 

 

 

 

 

Trisetum flavescens 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APPENNINO LOMBARDO - OLTREPÒ PAVESE 

 

Corsi d'acqua fino a quota 900 m s.l.m. 

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Reazione terreno 

Impiego 

Esposizione 

 

Acido 

Neutro 

Basico 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

 

Alnus glutinosa 

X 

 

 

SEM/TR 

N-S 

Populus alba 

 

X 

X 

TR 

N-S 

Populus canescens 

 

 

X 

TR 

N-S 

Salix alba 

 

X 

 

T/TR 

S 

Salix caprea 

 

X 

 

TR 

S 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

 

Hippophae 

 

 

 

 

 

rhamnoides 

 

X 

 

SEM 

N 

Salix appennina 

 

X 

X 

T/TR 

N-S 

Salix cinerea 

 

X 

 

T/TR 

S 

Salix eleagnos 

 

X 

X 

T/TR 

S 

Salix purpurea 

 

X 

X 

T/TR 

S 

Salix triandra 

 

X 

X 

T/TR 

S 

Sambucus nigra 

 

X 

 

SEM 

N 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

 

Petasites albus 

 

 

 

 

 

Agrostis gigantea 

 

 

 

 

 

Dactylis glomerata 

 

 

 

 

 

Festuca rubra 

 

 

 

 

 

Phragmites australis 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APPENNINO LOMBARDO - OLTREPÒ PAVESE 

 

Corsi d'acqua in ambiente submontano e montano oltre quota 900 m s.l.m. 

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Reazione terreno 

Impiego 

Esposizione  

 

Acido 

Neutro 

Basico 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

 

Salix appendiculata 

 

 

X 

T/TR 

S 

Salix eleagnos 

 

X 

X 

T/TR 

S 

Salix myrsinifolia 

 

X 

 

T/TR 

N-S 

Salix purpurea 

 

X 

X 

T/TR 

S 

Salix triandra 

 

X 

X 

T/TR 

S 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

 

Agrostis gigantea 

 

 

 

 

 

Agrostis stolonifera 

 

 

 

 

 

Dactylis glomerata 

 

 

 

 

 

Festuca rubra 

 

 

 

 

 

Lotus corniculatus 

 

 

 

 

 

Trifolium repens 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FASCIA PEDEMONTANA - PIANO SUBMONTANO

Indicativamente inferiore ai 1000 m s.l.m.

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Substrato 

Impiego 

Esposizione 

Note 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

Acer campestre 

sil 

SEM 

S/N 

 

Acer pseudoplatanus 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Betulla pendula 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Celtis australis 

calc/sil 

SEM 

S 

limite sup. verso gli 800 m 

Fraxinus excelsior 

calc/sil 

SEM 

N 

 

Fraxinus ornus 

calc 

SEM 

S 

 

Ostrya carpinifolia 

calc 

SEM 

S/N 

 

Pinus sylvestris 

sil 

SEM 

S 

 

Populus tremula 

calc/sil 

SEM 

N 

 

Prunus avium 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Salix caprea 

calc/sil 

SEM/T 

N 

 

Sorbus aria 

calc 

SEM 

S/N 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

Amelanchier ovalis 

calc 

SEM 

S 

 

Berberis vulgaris 

calc/sil 

SEM/TR 

S 

 

Chamaecytisus 

 

 

 

 

hirsutus 

sil 

SEM 

S 

 

Chamaecytisus 

 

 

 

 

purpureus 

calc 

SEM 

S 

 

Cornus mas 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Cornus sanguinea 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Coronilla emerus 

calc 

SEM 

S 

 

Corylus avellana 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Cotinus coggyria 

calc 

SEM 

S 

 

Cotoneaster 

 

 

 

 

integerrimus 

calc 

SEM 

S 

a partire da 500-600 m 

Cotoneaster 

 

 

 

 

nebrodensis 

calc 

SEM 

S 

a partire da 500-600 m 

Crataegus monogyna 

calc/sil 

SEM 

S 

 

Cytisus scoparium 

sil 

SEM 

S 

 

Cytisus 

 

 

 

 

sessilifolius 

calc 

SEM 

S 

 

Euonymus europaea 

calc/sil 

SEM 

N 

 

Frangula alnus 

calc/sil 

SEM 

S/N 

limite intorno ai 400 m in Valtellina 

Genista germanica 

sil 

SEM 

S 

 

Genista tinctoria 

sil 

SEM 

S 

 

Hippophae rhamnoides 

sil 

SEM 

N 

 

Juniperus communis 

calc 

SEM 

S 

 

Laburnum anagyroides 

calc/sil 

SEM/T 

S/N 

 

Ligustrum vulgare 

calc/sil 

SEM/T 

S 

 

Lonicera xylosteum 

calc 

SEM 

N 

 

Prunus mahaleb 

calc/sil 

SEM 

S 

 

Prunus spinosa 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Rhamnus saxatilis 

calc 

SEM 

S 

 

Rosa canina (gruppo) 

calc/sil 

SEM 

S 

 

Rubus idaeus 

calc/sil 

TR 

S/N 

 

Spartium junceum 

sil 

SEM 

S 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

Agrostis tenuis 

sil 

 

S/N 

 

Anthoxanthum odoratum 

calc/sil 

 

S/N 

 

Anthyllis vulneraria 

calc 

 

S/N 

 

Bromus erectus 

calc 

 

S 

 

Bromus inermis 

calc/sil 

 

N 

 

Coronilla uaria 

calc 

 

S 

 

Coronilla cristatus 

calc/sil 

 

S/N 

 

Dactylis glomerata 

calc/sil 

 

S/N 

 

Festuca rubra subsp. 

 

 

 

 

rubra 

sil 

 

N 

 

Leucanthemum vulgare 

calc/sil 

 

S/N 

 

Lolium perenne 

calc/sil 

 

S/N 

 

Lotus cornicolatus 

calc/sil 

 

S/N 

 

Medicago lupulina 

calc/sil 

 

S/N 

 

Melilotus alba 

calc/sil 

 

S/N 

 

Melilotus officinalis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Molinia caerulea 

calc/sil 

 

N 

 

Onobrychis viciifolia 

calc/sil 

 

S 

 

Poa nemoralis 

calc/sil 

 

N 

 

Poa pratensis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Saponaria ocymoides 

calc 

 

S/N 

 

Sesleria varia 

calc 

 

S/N 

 

Trifolium pratense 

sil 

 

S/N 

 

Trifolium repens 

sil 

 

S/N 

 

 

 

 

 

 

 

AMBITO PREALPINO - PIANO MONTANO 

 

Indicativamente compreso tra 1000-1800 m s.l.m. 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Substrato 

Impiego 

Esposizione 

Note 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

Acer pseudoplatanus 

calc/sil 

SEM 

S/N 

limite intorno ai 1500 m 

Betula pendula 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Fraxinus excelsior 

calc/sil 

SEM 

S/N 

limite 1400-1500 m 

Fraxinus ornus 

calc 

SEM 

S/N 

limite intorno ai 1400 m 

Ostrya carpinifolia 

calc 

SEM 

S/N 

limite intorno 1800 m 

Pinus sylvestris 

calc/sil 

SEM 

S 

 

Populus tremula 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Prunus avium 

calc 

SEM 

S 

limite intorno ai 1500 m 

Salix caprea 

calc/sil 

SEM/T 

S/N 

 

Sorbus aria 

calc 

SEM 

S/N 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

Amelanchier ovalis 

calc 

SEM 

S 

 

Berberis vulgaris 

calc/sil 

SEM/TR 

S 

 

Chamaecytisus 

 

 

 

 

hirsutus 

sil 

SEM 

S 

 

Corylus avellana 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Cotoneaster 

 

 

 

 

integerrimus 

calc 

SEM 

S 

limite sup. verso 1500 m 

Cotoneaster 

 

 

 

 

nebrodensis 

calc 

SEM 

S 

limite sup. verso 1500 m 

Crataegus monogyna 

calc 

SEM 

S 

limite sup. verso 1500 m 

Cytisus scoparium 

sil 

SEM 

S 

 

Genista tinctoria 

sil 

SEM 

S 

 

Hippophae rhamnoides 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Juniperus communis 

calc/sil 

SEM 

S 

 

Laburnum alpinum 

calc/sil 

SEM/T 

S/N 

 

Ligustrum vulgare 

calc 

SEM/T 

S 

 

Lonicera alpigena 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Lonicera xylosteum 

calc/sil 

SEM 

N 

 

Prunus spinosa 

calc 

SEM 

S 

 

Rhamnus saxatilis 

calc 

SEM 

S 

 

Rosa canina (gruppo) 

calc 

SEM 

S 

 

Rubus idaeus 

calc/sil 

TR 

S/N 

 

Salix glabra 

calc 

T 

N 

 

Sambucus racemosa 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Sorbus aucuparia 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

Achillea millefolium 

calc/sil 

 

S/N 

 

Agrostis tenuis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Anthoxanthum odoratum 

calc/sil 

 

N 

 

Anthyllis vulneraria 

calc 

 

S/N 

 

Briza media 

calc/sil 

 

S 

 

Bromus erectus 

calc 

 

S 

 

Bromus inermis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Coronilla varia 

calc 

 

S 

 

Cynosurus cristatus 

calc/sil 

 

S 

 

Dactylis glomerata 

calc/sil 

 

S/N 

 

Festuca nigrescens 

sil 

 

S/N 

 

Festuca rubra subsp. rubra 

sil 

 

S/N 

 

Leucanthemum vulgare 

sil 

 

S/N 

 

Lolium perenne 

calc/sil 

 

S/N 

 

Lotus cornicolatus 

calc/sil 

 

S/N 

 

Luzula multiflora 

sil 

 

S/N 

 

Medicago lupulina 

calc 

 

S/N 

 

Melilotus alba 

calc/sil 

 

S/N 

 

Melilotus officinalis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Molinia caerulea 

calc/sil 

 

N 

 

Onobrychis viciifolia 

calc 

 

S 

 

Poa annua 

calc 

 

N 

 

Poa nemoralis 

calc/sil 

 

N 

 

Poa pratensis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Saponata ocymoides 

calc 

 

S/N 

 

Sesleria varia 

calc 

 

S/N 

 

Trifolium alpinum 

sil 

 

S/N 

limite inferiore 1500 m 

Trifolium pratense 

sil 

 

S/N 

 

Trifolium repens 

calc/sil 

 

S/N 

 

Trisetum flavescens 

calc/sil 

 

S/N 

 

Viola tricolor 

sil 

 

S 

 

 

 

 

 

 

 

 

AMBITO ALPINO - PIANO SUBALPINO

Indicativamente compreso tra 1800-2200 m s.l.m.

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Substrato 

Impiego 

Esposizione 

Note 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

 

 

Larix decidua 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Betula pendula 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Pinus sylvestris 

calc 

SEM 

S 

limite superiore 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

Alnus viridis 

sil 

SEM 

S/N 

impluvi 

Berberis vulgaris 

calc 

SEM/TR 

S 

limite sui 2000 m 

Corylus avellana 

calc 

SEM 

S 

 

Juniperus nana 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Laburnum alpinum 

calc/sil 

SEM/T 

S/N 

limite superiore 

Lonicera alpigena 

calc/sil 

SEM 

S/N 

limite superiore 

Pinus mugo 

calc 

SEM 

S/N 

 

Rubus idaeus 

calc/sil 

TR 

S/N 

 

Sambucus racemosa 

calc/sil 

SEM 

S/N 

limite a 2000 m 

Sorbus aucuparia 

calc/sil 

SEM 

S/N 

limite superiore 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

Agrostis tenuis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Anthoxanthum odoratum 

calc/sil 

 

S/N 

 

Anthyllis vulneraria 

calc 

 

S/N 

 

Avenula versicolor 

sil 

 

S/N 

 

Festuca alpestris 

calc 

 

S/N 

 

Festuca halleri 

sil 

 

S/N 

 

Festuca nigrescens 

sil 

 

S/N 

 

Festuca rubra subsp. rubra 

sil 

 

N 

 

Lotus cornicolatus 

calc/sil 

 

S/N 

 

Onobrychis viciifolia 

calc 

 

S 

 

Poa alpina 

calc/sil 

 

S/N 

 

Poa annua 

calc 

 

N 

 

Poa pratensis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Polygonum bistorta 

sil 

 

 

 

Sesleria varia 

calc 

 

S/N 

 

Trifolium alpinum 

sil 

 

S/N 

limite inferiore 1500 m 

Trifolium pratense 

calc/sil 

 

S/N 

 

Trifolium repens 

sil 

 

S 

 

 

 

 

 

 

 

AMBITO ALPINO - PIANO ALPINO 

 

Indicativamente a quote superiori ai 2200 m s.l.m. 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Substrato 

Impiego 

Esposizione 

Note 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

 

 

Alnus viridis 

sil 

SEM 

S/N 

impluvi 

Juniperus nana 

calc/sil 

SEM 

S/N 

 

Pinus mugo 

calc 

SEM 

S/N 

 

Rubus idaeus 

calc/sil 

TR 

S/N 

limite superiore 2200 

Sorbus chamaemespilus 

calc/sil 

SEM 

S 

 

 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

 

 

Agrostis tenuis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Anthoxanthum odoratum 

calc/sil 

 

S/N 

 

Anthyllis vulneraria 

calc 

 

S/N 

 

Avenula versicolor 

sil 

 

S/N 

 

Epilobium fleischeri 

sil 

 

S/N 

 

Festuca alpestris 

calc 

 

S 

 

Festuca halleri 

sil 

 

S 

 

Festuca nigrescens 

sil 

 

S/N 

 

Festuca varia 

sil 

 

S/N 

 

Leucanthemopsis minima 

sil 

 

S/N 

 

Lotus cornicolatus 

calc/sil 

 

S/N 

 

Papaver rhaeticum 

calc 

 

S/N 

macereti 

Poa alpina 

calc/sil 

 

S/N 

 

Poa annua 

calc 

 

S/N 

 

Poa pratensis 

calc/sil 

 

S/N 

 

Sesleria varia 

calc 

 

S/N 

 

Trifolium alpinum 

sil 

 

S 

limite inferiore 1500 m 

Trifolium badium 

calc/sil 

 

S/N 

 

Trifolium pratense 

calc/sil 

 

S/N 

 

Trifolium repens 

sil 

 

S 

 

 

 

 

 

 

 

 

AMBITI AZONALI DALLA FASCIA PEDEMONTANA ALL'ALPINA

Ruscelli, torrenti, corsi d'acqua, impluvi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Specie 

Impiego 

Note 

 

 

 

 

 

 

PIANO ALPINO indicativamente superiore ai 2000 m 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

Alnus viridis 

SEM 

esp. N 

Rubus idaeus 

TR 

 

Salix hastata 

T 

esp. S localizzato 

Salix helvetica 

T 

subs. crist. localizzato 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

Agrostis stolonifera 

 

 

Epilobium angustifolium 

 

 

Epilobium fleischeri 

 

preferibilmente su salice 

 

 

 

PIANO SUBALPINO indicativamente tra 1800-2000 m 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

Alnus viridis 

SEM 

 

Myricaria germanica 

T 

 

Salix appendiculata 

T 

esp. N 

Salix foetida 

T 

substr. cristallino 

Salix pentandra 

T 

subs. crist. localizzato 

Salix waldsteniana 

T 

substr. calc. esp. N 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

Agrostis stolonifera 

 

 

Epilobium angustifolium 

 

 

Epilobium fleischeri 

 

preferibilmente su silice 

Poa nemoralis 

 

 

Poa trivialis 

 

 

Stipa calamagrostis 

 

 

 

 

 

PIANO MONTANO indicativamente tra 1000-1800 m 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

Alnus incana 

SEM/TR 

 

Salix caprea 

TR 

 

 

 

 

ARBUSTIVO 

 

 

Hippophae rhamnoides 

SEM 

 

Myricaria germanica 

SEM 

 

Salix appendiculata 

T 

esp. N 

Salix caesia 

T 

 

Salix daphnoides 

SEM 

 

Salix eleagnos 

T 

esp. S substr. calc. 

Salix foetida 

T 

substr. crist. 

Salix hastata 

T 

 

Salix nigricans 

T 

 

Salix pentandra 

T 

 

Salix purpurea 

T 

 

Salix waldsteniana 

T 

substr. calc. esp. N 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

Achnatherum 

 

 

calamagrostis 

 

substr. calcarei 

Agrostis gigantea 

 

limite 1600 m 

Agrostis stolonifera 

 

 

Epilobium dodonaei 

 

substr. calc. 

Molinia coerulea 

 

 

 

 

 

PIANO SUBMONTANO indicativamente inferiore a 1000 m 

 

 

 

ARBOREE 

 

 

Alnus glutinosa 

SEM/TR 

 

Salix alba 

T 

 

Salix caprea 

TR 

 

 

 

 

ARBUSTIVE 

 

 

Hippophae rhamnoides 

SEM 

 

 

 

 

 

AMBITI AZONALI DALLA FASCIA PEDEMONTANA ALL'ALPINA 

 

Ruscelli, torrenti, corsi d'acqua, impluvi 

 

 

 

 

Specie 

Impiego 

Note 

 

 

 

 

 

 

Myricaria germanica 

SEM 

 

Salix cinerea 

T 

 

Salix eleagnos 

T 

esp. S 

Salix nigricans 

T 

 

Salix pentandra 

T 

 

Salix purpurea 

T 

 

Salix triandra 

T 

esp. S 

Salix viminalis 

T 

 

 

 

 

ERBACEE 

 

 

Achnatherum calamagrostis 

 

substr. calcarei 

Agrostis gigantea esp. 

N 

 

Agrostis stolonifera 

 

 

Epilobium dodonaei 

 

substr. calc. 

Molinia coerulea 

 

 

 

 

 

 

 

Allegato n. 2

Indicazioni di massima sui periodi di esecuzione delle opere di recupero ambientale ed ingegneria naturalistica in Regione Lombardia

 

 

Allegato n. 3

Principali standard qualitativi del materiale vegetale per l'ingegneria naturalistica

A) Provenienza del materiale da area ecologicamente omogenea rispetto a quella di impianto

Le piante da usarsi negli interventi devono provenire da materiale di propagazione di base (seme, talee, marze, tessuti vegetali, ecc.) raccolto in un territorio omogeneo dal punto di vista ecologico in particolare per gli aspetti pedo-climatici rispetto a quello in cui saranno effettuati gli impianti.

B) Idoneità allo svolgimento efficace delle funzioni per le quali è stato scelto

Caratteristiche da valutarsi:

- attitudine biotecnica;

- forza edificatrice;

- capacità di crescita;

- effetto produttivo;

- effetto estetico;

- effetto igienico-antinquinamento.

C) Rispetto delle normative di tutela fitosanitaria e delle condizioni di buona sanità delle piante

1) Si richiama il decreto MAF 18 giugno 1993 "Norme di protezione contro l'introduzione e la diffusione nel territorio della Repubblica di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali"

2) Difetti escludenti le piante dall'utilizzo:

- piante con ferite non cicatrizzate;

- piante parzialmente o totalmente disseccate;

- apparato fogliare danneggiato tale da compromettere la sopravvivenza della pianta;

- colletto danneggiato;

- piante che presentino gravi danni causati da organismi nocivi;

- piante che presentino segni di riscaldamento, di fermentazione o di ammuffimento derivanti da errate conservazioni.

D) Rispetto delle buone norme di qualità esteriore e morfologica

- Piante possibilmente giovani e non invecchiate in vivaio senza aver subìto adeguati trattamenti colturali.

- Piante ben equilibrate, diritte, con gemme apicali in buono stato, getti terminali ben lignificati, fusti diritti con buona dominanza apicale (esclusi gli arbusti), apparato radicale ben confermato, sano, senza ammuffimenti e tagli irregolari, ricco di radici secondarie e capillizi;

- Piante presentanti buon vigore e capacità di ripresa immediata;

- Piante con buon rapporto altezza/diametro del fusto al colletto (mediamente 50-80);

- Piante di dimensioni idonee alla funzione da svolgere.

Sono da escludere piante presentanti:

- fusto con eccessiva curvatura;

- ramificazione assente (secondo la specie) o nettamente insufficiente;

- radici principali gravemente attorcigliate o curvate;

- fusto squilibrato rispetto all'apparato radicale.

E) Principali caratteristiche morfologiche del materiale di propagazione agamica

- Talea legnosa piccola: porzione di fusto o di ramo lungo 20-50 cm con diametro compreso tra 1 - 1,5 e 3 cm;

- talea legnosa grossa: porzione di fusto o di ramo lungo 50-120 cm con diametro compreso tra 3 e 8 cm;

- astone: fusto o sua porzione di lunghezza > di 150 cm avente getto apicale dotato di gemma terminale;

- ramaglia: rami interi di lunghezza > a 50 cm aventi le ramificazioni secondarie.

Le dimensioni di questi materiali variano in funzione delle caratteristiche dimensionali delle opere realizzate.

 

 

Allegato n. 4

Indici di attecchimento delle talee delle principali specie legnose impiegate nei lavori di ingegneria naturalistica in Lombardia

 

 

 

Specie 

Indice medio di attecchimento 

Note 

 

in pieno campo (% di radicamento) 

 

 

 

 

 

 

 

Laburnum alpinum 

70-100 

 

Laburnum anagyroides 

70 

 

Ligustrum vulgare 

70-100 

 

Populus nigra 

70-100 

 

Salix aba 

70 

 

S. appendiculata 

50-70 

Impiego nella fase di riposo vegetativo 

S. apennina 

70-80 

 

S. breviserrata 

50 

 

S. caesia 

50 

Raro 

S. cinerea 

50-70 

 

S. daphnoides 

100 

Raro 

S. elaeagnos 

50-70 

Impiego nella fase di riposo vegetativo 

S. foetida 

50 

Lento sviluppo 

S. glabra 

75 

Lento sviluppo 

S. hastata 

70 

Raro e lento accrescimento 

S. helvetica 

60 

Lento sviluppo 

S. nigricans 

75 

 

S. purpurea 

100 

Il più adatto ai fini di ingegneria naturalistica 

S. pentandra 

90 

 

S. triandra 

70-100 

 

S. viminalis 

85 

 

S. waldsteiniana 

70 

Lento accrescimento 

Per l'elaborazione del presente allegato sono state consultate le seguenti pubblicazioni:

- Schiechtl H.M. e Stern R. - Ingegneria naturalistica, manuale delle opere in terra - Edizioni Castaldi - Feltre (BL)

- Schiechtl H.M. (1996) - I salici nell'uso pratico - Edizioni Arca Gardolo (TN)

NOTE

L'indice di attecchimento esprime l'attitudine alla moltiplicazione vegetativa delle specie legnose. La radicazione è molto importante perché ad un germogliamento non necessariamente corrisponde una radicazione con conseguente morte del germoglio.

Al fine di ottenere i migliori indici di attecchimento, si consiglia l'impiego delle specie aventi capacità di attecchimento non inferiore al 70%.

In condizioni stazionali particolarmente difficili si possono impiegare anche le specie con indici di attecchimento più bassi, ma più adatte alle aree di intervento aumentando il numero delle talee da mettere a dimora.