§ 5.4.189 - Decisione 18 febbraio 2002, n. 177.
Decisione n. 2002/177/CE del Consiglio relativa a orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2002.


Settore:Normativa europea
Materia:5. diritto delle imprese
Capitolo:5.4 politica e tutela del lavoro
Data:18/02/2002
Numero:177


Sommario
Art. unico.      Sono adottati gli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2002, di cui all’allegato. Gli Stati membri tengono conto di tali orientamenti nelle [...]


§ 5.4.189 - Decisione 18 febbraio 2002, n. 177.

Decisione n. 2002/177/CE del Consiglio relativa a orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2002.

(G.U.C.E. 1 marzo 2002, n. L 60).

 

     Il Consiglio dell’Unione europea,

     visto il trattato che istituisce la Comunità europea, in particolare l’articolo 128, paragrafo 2,

     vista la proposta della Commissione,

     visto il parere del Parlamento europeo,

     visto il parere del Comitato economico e sociale,

     visto il parere del Comitato delle regioni,

     visto il parere del comitato per l’occupazione,

     considerando quanto segue:

     (1) Il processo di Lussemburgo, basato sull’attuazione di una strategia europea coordinata per l’occupazione, è stato avviato dal Consiglio europeo straordinario sull’occupazione del 20 e 21 novembre 1997. La risoluzione del Consiglio, del 15 dicembre 1997, sugli orientamenti in materia di occupazione per il 1998 ha avviato un processo caratterizzato da elevata visibilità, forte impegno politico e ampia accettazione di tutte le parti interessate.

     (2) Il Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000 ha stabilito un nuovo obiettivo strategico per l’Unione europea: diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Il conseguimento di tale obiettivo permetterà all’Unione di ripristinare condizioni propizie per la piena occupazione.

     (3) Il Consiglio europeo di Nizza del 7, 8 e 9 dicembre 2000 ha approvato l’Agenda sociale europea, secondo la quale il ritorno alla piena occupazione richiede politiche ambiziose in termini di aumento dei tassi di attività, di riduzione dei divari regionali, di riduzione delle ineguaglianze e di miglioramento della qualità dell’occupazione.

     (4) Il Consiglio europeo di Stoccolma del 23 e 24 marzo 2001 ha convenuto di integrare gli obiettivi relativi ai tassi di occupazione fissati a Lisbona per il 2010 con obiettivi intermedi per i tassi di occupazione da raggiungere entro il 2005, e con un nuovo obiettivo per il 2010 che prevede l’aumento del tasso di occupazione di donne e uomini in età più avanzata.

     (5) Il Consiglio europeo di Stoccolma ha inoltre osservato che ripristinare la piena occupazione non significa concentrarsi soltanto sulla creazione di nuovi posti di lavoro, ma anche su posti di lavoro migliori, e che in tale prospettiva occorrerà definire approcci comuni per mantenere e migliorare la qualità del lavoro, da inserire come obiettivo generale negli orientamenti per l’occupazione.

     (6) Il Consiglio europeo di Stoccolma ha altresì dichiarato che la modernizzazione dei mercati del lavoro e la mobilità dei lavoratori devono essere incoraggiate per consentire una maggiore adattabilità ai cambiamenti abbattendo le barriere esistenti.

     (7) Il Consiglio europeo di Göteborg del 15 e 16 giugno 2001 ha riconosciuto che lo sviluppo sostenibile, tra gli obiettivi fondamentali fissati dai trattati, impone di affrontare le riforme economiche e le politiche occupazionali, sociali e ambientali in modo sinergico e ha invitato gli Stati membri a delineare strategie per lo sviluppo sostenibile. Tali strategie, tra l’altro, dovranno promuovere l’occupazione in campo ambientale. Occorrerebbe dimostrare l’esistenza di sinergie derivanti dalle politiche ambientali e dell’occupazione e utilizzarle.

     (8) Nell’attuare gli orientamenti per l’occupazione, gli Stati membri dovrebbero perseguire un elevato livello di coerenza con altre due priorità sulle quali il vertice di Lisbona ha posto l’accento: modernizzare la protezione sociale e promuovere l’integrazione sociale, facendo in modo che lavorare convenga e che sia garantita la sostenibilità a lungo termine dei sistemi di protezione sociale.

     (9) Il Consiglio europeo di Lisbona ha sottolineato che occorre adeguare i sistemi europei di istruzione e di formazione sia alle esigenze della società della conoscenza che alla necessità di migliorare il livello e la qualità dell’occupazione e ha invitato gli Stati membri, il Consiglio e la Commissione a perseguire un sostanziale aumento annuale degli investimenti pro capite in risorse umane. In particolare, gli Stati membri dovrebbero maggiormente orientare i loro sforzi verso l’uso della tecnologia dell’informazione e della comunicazione per l’apprendimento.

     (10) Il Consiglio europeo di Santa Maria da Feira del 19 e 20 giugno 2000 ha invitato le parti sociali a svolgere un ruolo più importante nel definire, attuare e valutare gli orientamenti in materia di occupazione che da esse dipendono, concentrandosi in particolare sulla modernizzazione dell’organizzazione del lavoro, sulla formazione permanente e sull’aumento del tasso di occupazione, in particolare per quanto riguarda le donne.

     (11) La decisione del Consiglio, del 19 gennaio 2001, relativa a orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2001 rispecchia i nuovi messaggi programmatici approvati dai Consigli europei di Lisbona e di Santa Maria da Feira.

     (12) La relazione comune sull’occupazione 2001, elaborata dal Consiglio e dalla Commissione, descrive la situazione occupazionale nella Comunità ed esamina i provvedimenti adottati dagli Stati membri per adeguare le proprie politiche occupazionali agli orientamenti per l’occupazione per il 2001 e alla raccomandazione del Consiglio, del 19 gennaio 2001, riguardante l’attuazione delle politiche in materia di occupazione degli Stati membri.

     (13) Dovrebbero essere garantite la coerenza e il coordinamento tra gli orientamenti per l’occupazione e gli indirizzi di massima per le politiche economiche.

     (14) I Consigli europei di Lisbona e di Nizza hanno avviato un processo di coordinamento nel campo dell’inclusione sociale. Dovrebbero essere garantite la coerenza e la sinergia tra l’occupazione e l’inclusione sociale.

     (15) Il parere del comitato per l’occupazione è stato elaborato di concerto con il comitato di politica economica.

     (16) Il 18 febbraio 2002 il Consiglio ha adottato una nuova raccomandazione riguardante l’attuazione delle politiche in materia di occupazione degli Stati membri.

     (17) L’attuazione degli orientamenti può variare in funzione della loro natura, dei destinatari e della differente situazione di ciascuno Stato membro. Essi dovrebbero rispettare il principio di sussidiarietà e le competenze degli Stati membri in materia di occupazione.

     (18) Nell’attuare gli orientamenti per l’occupazione gli Stati membri dovrebbero avere la possibilità di tener conto delle situazioni regionali, pur rispettando pienamente il conseguimento degli obiettivi nazionali e il principio della parità di trattamento.

     (19) Affinché il processo di Lussemburgo si svolga con efficacia è necessario che l’attuazione degli orientamenti per l’occupazione trovi riscontro, tra l’altro, nelle disposizioni finanziarie. A tal fine le relazioni nazionali dovrebbero includere, se del caso, informazioni relative al bilancio onde consentire una valutazione efficace dei progressi realizzati da ciascuno Stato membro nell’attuazione degli orientamenti, tenendo conto del loro impatto e del rapporto costi/benefici.

     (20) Occorre incoraggiare la collaborazione a tutti i livelli, anche con le parti sociali, gli enti regionali e locali e i rappresentanti della società civile, affinché tali interlocutori possano contribuire, nei rispettivi ambiti di competenza, alla promozione di un livello di occupazione elevato.

     (21) E’ necessario consolidare e sviluppare ulteriormente indicatori comparabili per poter valutare l’attuazione e l’impatto degli orientamenti che figurano in allegato, precisare gli obiettivi contenuti in detti orientamenti e facilitare l’individuazione e lo scambio delle migliori prassi.

     (22) Gli Stati membri dovrebbero aumentare i propri sforzi per tenere conto delle problematiche uomo-donna in tutti i pilastri e per rendere visibile tale impostazione.

     (23) La qualità del lavoro è un importante obiettivo della strategia europea per l’occupazione. Essa è determinata sia dalle caratteristiche dell’impiego, sia dal contesto più ampio del mercato del lavoro, ed è opportuno promuoverla tramite interventi che interessino tutti i pilastri,

     decide:

 

Art. unico.

     Sono adottati gli orientamenti per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione per il 2002, di cui all’allegato. Gli Stati membri tengono conto di tali orientamenti nelle rispettive politiche in materia di occupazione.

 

 

ALLEGATO

Orientamenti per l’occupazione per il 2002

Obiettivi orizzontali - creare condizioni propizie per la piena occupazione in una società basata sulla conoscenza

 

     Nell’ultimo decennio l’attenta costruzione di un contesto macroeconomico all’insegna della stabilità e della crescita, accompagnata da un coerente impegno di riforma dei mercati del lavoro, dei capitali, delle merci e dei servizi, unitamente a un miglioramento intervenuto negli ultimi anni nella situazione del mercato del lavoro, ha reso conseguibili alcuni dei principali obiettivi della strategia europea per l’occupazione. Per questo motivo il Consiglio europeo ha indicato la piena occupazione come uno degli obiettivi generali della politica occupazionale e sociale dell’Unione europea. Esso ha sancito l’impegno degli Stati membri a raggiungere un obiettivo strategico: fare dell’Unione l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e maggiore coesione sociale.

     Per conseguire tali obiettivi è necessario l’impegno simultaneo della Comunità e degli Stati membri. Sono inoltre necessari il proseguimento di un insieme organico di politiche per la crescita e la stabilità macroeconomica, ulteriori riforme strutturali atte a migliorare il funzionamento del mercato del lavoro europeo, innovazione e competitività nonché uno Stato sociale attivo che promuova lo sviluppo delle risorse umane, la partecipazione, l’integrazione e la solidarietà. Ulteriori progressi non saranno tuttavia automatici: occorrerà intensificare gli sforzi a causa delle prospettive economiche e occupazionali meno promettenti.

     Preparare la transizione verso un’economia basata sulla conoscenza, approfittare dei vantaggi offerti dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, modernizzare il modello sociale europeo investendo nelle persone e combattendo l’emarginazione e promuovere le pari opportunità sono sfide fondamentali per il processo di Lussemburgo. Per conseguire l’obiettivo della piena occupazione fissato a Lisbona, gli Stati membri dovrebbero tener conto degli orientamenti con una strategia globale coerente, basata sui quattro pilastri e caratterizzata dai seguenti obiettivi orizzontali.

 

     A. Migliorare le opportunità occupazionali e fornire a tutti coloro che intendono iniziare un’attività retribuita adeguati incentivi onde avvicinarsi alla piena occupazione, prendendo atto che gli Stati membri partono da situazioni diverse e che la piena occupazione è un obiettivo inserito nel complesso della politica economica nazionale. A tal fine gli Stati membri dovrebbero esaminare l’opportunità di fissare obiettivi nazionali per l’aumento del tasso di occupazione onde contribuire al conseguimento dei seguenti obiettivi europei generali:

     - raggiungere entro gennaio 2005 un tasso di occupazione complessivo del 67% e un tasso di occupazione femminile del 57%,

     - raggiungere entro il 2010 un tasso di occupazione complessivo del 70% e un tasso di occupazione femminile superiore al 60%,

     - raggiungere entro il 2010 un tasso di occupazione del 50% per le persone in età più avanzata (da 55 a 64 anni).

 

     B. Per accrescere i tassi di occupazione, promuovendo la coesione sociale e il progresso sociale, migliorando la competitività, la produttività ed il funzionamento del mercato del lavoro, gli Stati membri fanno il possibile perché le politiche relative ai quattro pilastri contribuiscano a mantenere e migliorare la qualità del lavoro. I settori da prendere in considerazione dovrebbero includere sia le caratteristiche dell’impiego (ad esempio la qualità intrinseca del posto di lavoro, le competenze, l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e l’evoluzione della carriera), sia il contesto più ampio del mercato del lavoro, che abbraccia parità tra i sessi, salute e sicurezza sul lavoro, flessibilità e certezza dell’impiego, integrazione e accesso al mercato del lavoro, organizzazione del lavoro ed equilibrio lavoro-vita privata, dialogo sociale e coinvolgimento dei lavoratori, pluralità e non discriminazione, risultati complessivi dell’attività lavorativa e produttività.

 

     C. Gli Stati membri elaborano strategie globali e coerenti in tema di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, per aiutare gli individui ad acquisire e ad aggiornare le competenze necessarie ad affrontare i cambiamenti economici e sociali nell’intero ciclo della propria esistenza. Tali strategie dovrebbero riguardare in particolare l’elaborazione di sistemi di istruzione iniziale, secondaria e universitaria, di perfezionamento e di formazione professionale per i giovani e per gli adulti, allo scopo di migliorarne l’occupabilità, l’adattabilità e le competenze e di aumentarne la partecipazione alla società basata sulla conoscenza. Esse dovrebbero prevedere l’apporto organico degli enti pubblici, delle imprese, delle parti sociali e dei singoli nonché un contributo pertinente da parte della società civile, in modo che tutti partecipino alla realizzazione della società basata sulla conoscenza. In tale contesto le parti sociali sono invitate a negoziare e concordare provvedimenti volti a migliorare i corsi di perfezionamento e la formazione degli adulti, per facilitare l’adattabilità dei lavoratori e aumentare la competitività delle aziende. A tal fine gli Stati membri dovrebbero fissare obiettivi nazionali per l’aumento degli investimenti nelle risorse umane e della partecipazione ai corsi di istruzione e di formazione complementare (sia tradizionali che non), monitorando periodicamente i progressi compiuti verso il conseguimento di tali obiettivi.

 

     D. Gli Stati membri dovranno coltivare una collaborazione su tutti i fronti con le parti sociali per l’attuazione, il monitoraggio e il follow-up della strategia per l’occupazione. Le parti sociali, a tutti i livelli, sono invitate a un impegno più attivo a sostegno del processo di Lussemburgo. Nel rispetto dell’impostazione generale e degli obiettivi stabiliti dai presenti orientamenti, le parti sociali sono invitate a elaborare, conformemente alle rispettive tradizioni e prassi nazionali, un proprio processo di applicazione degli orientamenti, del quale abbiano la principale responsabilità, a individuare le tematiche sulle quali sono disposte a negoziare e a rendere conto a scadenze periodiche dei progressi compiuti, nell’ambito dei piani d’azione nazionali se ritenuto opportuno, nonché dell’incidenza dei propri interventi sull’occupazione e sul funzionamento del mercato del lavoro. Le parti sociali a livello europeo sono invitate a definire il proprio contributo e a monitorare, incoraggiare e sostenere gli sforzi intrapresi a livello nazionale.

 

     E. Nel tradurre in politiche nazionali gli orientamenti per l’occupazione, gli Stati membri presteranno la dovuta attenzione a tutti e quattro i pilastri nonché agli obiettivi orizzontali, definendo le proprie priorità in maniera equilibrata in modo da rispettare l’organicità degli orientamenti e il loro pari valore. I piani d’azione nazionali illustreranno la strategia occupazionale (che promuoverà sistematicamente le pari opportunità tra uomini e donne), il suo policy mix basato sui quattro pilastri e sugli obiettivi orizzontali, specificando in che modo gli interventi relativi ai diversi orientamenti siano stati strutturati per conseguire gli obiettivi a lungo termine. Nella realizzazione della strategia si terrà conto della dimensione e delle disparità regionali, in termini di politiche o obiettivi differenziati, rispettando nel contempo il conseguimento degli obiettivi nazionali e il principio della parità di trattamento. Gli Stati membri, nel rispetto delle condizioni generali, potranno inoltre concentrarsi su taluni aspetti della strategia atti a soddisfare le esigenze specifiche del proprio mercato del lavoro.

 

     F. Gli Stati membri e la Commissione dovrebbero potenziare l’elaborazione di indicatori comuni che consentano di valutare adeguatamente i progressi compiuti nell’ambito di tutti e quattro i pilastri, anche rispetto alla qualità del lavoro, e che siano di ausilio nella definizione di parametri di riferimento e nell’individuazione delle buone prassi. Le parti sociali sono invitate ad elaborare le banche dati statistiche, gli indicatori e i parametri di riferimento opportuni per misurare i progressi compiuti con gli interventi di cui sono responsabili. In particolare, gli Stati membri dovrebbero valutare l’efficacia dei propri interventi in termini di impatto sul mercato del lavoro nel quadro dei rispettivi piani d’azione nazionali, riferendo in merito.

 

     I. MIGLIORARE L’OCCUPABILITÀ

     Combattere la disoccupazione giovanile e prevenire la disoccupazione di lunga durata

 

     Al fine di incidere sull’evoluzione della disoccupazione giovanile e della disoccupazione di lunga durata, gli Stati membri intensificheranno gli sforzi volti a elaborare strategie preventive e imperniate sull’occupabilità, basandosi sull’individuazione precoce delle esigenze individuali. Entro un anno (detto termine potrà tuttavia essere prorogato negli Stati membri con una disoccupazione particolarmente elevata, salva restando la revisione degli orientamenti che avrà luogo nel 2002), gli Stati membri faranno in modo di:

 

     1. offrire un nuovo punto di partenza a tutti i disoccupati prima dei sei mesi di disoccupazione nel caso dei giovani, e prima dei dodici mesi nel caso degli adulti, sotto forma di formazione, di riqualificazione, di esperienza professionale, di impiego o di qualunque altra misura atta a favorire l’inserimento professionale, affiancandola, più in generale, a un orientamento e a una consulenza professionale individuali al fine di garantire l’effettivo inserimento nel mercato del lavoro.

     Queste misure preventive e di occupabilità dovrebbero essere accompagnate da misure volte a sfoltire le schiere dei disoccupati di lunga durata promuovendone il reinserimento nel mercato del lavoro.

     In tale contesto gli Stati membri dovrebbero perseguire la modernizzazione dei servizi pubblici dell’occupazione, in particolare monitorando i progressi compiuti, definendo un calendario preciso e prevedendo un’adeguata riqualificazione del personale. Gli Stati membri dovrebbero incoraggiare la collaborazione con altri fornitori di servizi, in modo da rendere più efficace la strategia di prevenzione e di attivazione.

     Un’impostazione che favorisca maggiormente l’occupazione: sistema previdenziale, fiscale e di formazione

     Laddove necessario i sistemi previdenziali, fiscali e di formazione dovranno essere rivisti e adeguati per promuovere attivamente l’occupabilità delle persone disoccupate. Tali sistemi dovrebbero inoltre interagire opportunamente al fine di incoraggiare a rientrare nel mercato del lavoro le persone inattive disposte a lavorare e in grado di farlo. In particolar modo, si dovrebbe mirare a fornire alle persone disoccupate o inattive incentivi a cercare e accettare un lavoro, nonché a promuovere misure per migliorare le competenze e le opportunità occupazionali soprattutto di coloro che incontrano maggiori difficoltà.

 

     2. Ogni Stato membro:

     - riesaminerà e, se necessario, riformerà il proprio sistema previdenziale e fiscale per ridurre i circoli viziosi che mantengono in stato di povertà e fornirà alle persone disoccupate o inattive incentivi a cercare e cogliere le opportunità di lavoro o predisporrà misure atte ad accrescerne l’occupabilità e a stimolare i datori di lavoro a creare nuovi posti di lavoro,

     - si sforzerà di aumentare sensibilmente la percentuale delle persone disoccupate e inattive che beneficiano di misure attive atte ad accrescere l’occupabilità nella prospettiva di un effettivo inserimento nel mercato del lavoro, e migliorerà i risultati, i risvolti concreti e il rapporto costi/benefici di tali misure,

     - promuoverà misure per permettere alle persone disoccupate o inattive di acquisire o di migliorare le proprie competenze, tra l’altro nel campo dell’informatica e della comunicazione, agevolandone così l’accesso al mercato del lavoro e riducendo il deficit di competenze. A tal fine ogni Stato membro stabilirà un obiettivo in relazione alle misure attive che comportano un’offerta di istruzione, di formazione o soluzioni analoghe per i disoccupati: esse dovranno progressivamente raggiungere la media dei tre Stati membri che registrano i risultati migliori, e comunque almeno il 20%.

 

     Elaborare una politica di invecchiamento attivo

     Per raggiungere la piena occupazione, contribuire a garantire l’equità e la sostenibilità a lungo termine dei sistemi di sicurezza sociale e utilizzare al meglio l’esperienza dei lavoratori più anziani, sono necessari profondi mutamenti degli atteggiamenti collettivi diffusi nei confronti di tali lavoratori e una revisione dei sistemi fiscali e previdenziali. Anche la promozione della qualità del lavoro dovrebbe essere considerata un aspetto importante per far sì che i lavoratori più anziani continuino ad esercitare un’attività lavorativa.

 

     3. Gli Stati membri elaboreranno perciò, ove opportuno con le parti sociali, politiche di invecchiamento attivo volte ad aumentare la capacità dei lavoratori più anziani di restare il più a lungo possibile parte della forza lavoro e ad accrescere gli incentivi in tal senso, in particolare:

     - adottando provvedimenti concreti per conservare la capacità di lavoro e le competenze dei lavoratori più anziani, segnatamente in un mercato del lavoro basato sulla conoscenza, in particolar modo mediante sufficienti opportunità di istruzione e di formazione, per introdurre modalità di lavoro flessibili, ad esempio il lavoro part-time a scelta dei lavoratori, e per aumentare nei datori di lavoro la consapevolezza del potenziale che i lavoratori più anziani rappresentano,

     - riesaminando i sistemi fiscali e previdenziali allo scopo di ridurre i disincentivi e rendere più interessante, per i lavoratori più anziani, continuare a svolgere un’attività lavorativa.

     Sviluppare competenze per il nuovo mercato del lavoro nel contesto dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita

     Sistemi di istruzione e di formazione efficaci e ben organizzati, in grado di tener conto delle esigenze del mercato del lavoro, sono fondamentali per lo sviluppo dell’economia basata sulla conoscenza e per il miglioramento del livello e della qualità dell’occupazione. Tali aspetti sono essenziali anche per realizzare l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, al fine di permettere una transizione "morbida "dalla scuola al mondo del lavoro, creare il fondamento per lo sviluppo di risorse umane produttive e dotate di competenze essenziali e di natura specifica e consentire agli individui di reagire positivamente ai mutamenti sociali ed economici. Per dar vita a una forza lavoro inseribile sul piano professionale è altresì necessario fornire alle persone la capacità di accedere alla società basata sulla conoscenza approfittando dei vantaggi da essa offerti, affrontare il problema del deficit di competenze ed evitare l’erosione delle competenze derivante dalla disoccupazione, dall’esclusione e dall’emarginazione nell’intero ciclo dell’esistenza. Gli Stati membri dovrebbero sviluppare, in consultazione con le parti sociali, le condizioni adeguate per promuovere l’effettivo accesso degli adulti, occupati o in cerca di un lavoro, a un’ulteriore formazione professionale.

 

     4. Gli Stati membri sono pertanto esortati a migliorare la qualità dei propri sistemi di istruzione e di formazione e i relativi programmi, segnatamente fornendo un orientamento adeguato sia nel contesto della formazione iniziale che in quello dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita e ammodernando e rendendo più efficaci i sistemi di apprendistato e di formazione sul posto di lavoro, e sono inoltre invitati a promuovere lo sviluppo di centri locali di apprendimento plurifunzionali, allo scopo di:

     - fornire ai giovani le competenze di base per affrontare il mercato del lavoro e necessarie per fruire dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita,

     - ridurre l’analfabetismo dei giovani e degli adulti e ridurre notevolmente il numero dei giovani che abbandonano prematuramente la scuola. Va riservata particolare attenzione ai giovani con difficoltà di apprendimento o problemi scolastici. In tale contesto gli Stati membri elaboreranno misure intese a dimezzare entro il 2010 il numero di giovani dai 18 ai 24 anni che hanno compiuto solo il primo ciclo di studi secondari e che non continuano gli studi né intraprendono altro tipo di formazione, - promuovere le condizioni atte a facilitare un migliore accesso degli adulti, compresi quelli con contratti atipici, all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, in modo da aumentare la percentuale della popolazione adulta in età lavorativa (dai 25 ai 64 anni) che, in ogni dato momento, usufruisce dell’istruzione e della formazione. Gli Stati membri dovrebbero stabilire degli obiettivi a tale fine,

     - agevolare e incoraggiare la mobilità e l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, prestando attenzione a fattori come l’apprendimento di una lingua straniera, il miglior riconoscimento delle qualifiche, delle conoscenze acquisite e delle competenze acquisite nell’ambito dell’istruzione, della formazione e dell’esperienza.

 

     5. Gli Stati membri dovranno darsi l’obiettivo di sviluppare l’apprendimento elettronico per tutti i cittadini. In particolare, essi faranno ulteriori sforzi affinché tutte le scuole abbiano accesso a Internet e alle risorse multimediali e che, entro la fine del 2002, tutti gli insegnanti necessari siano in grado di usare queste tecnologie, onde fornire a tutti gli allievi un’estesa alfabetizzazione digitale.

     Politiche attive per sviluppare il collocamento e per prevenire e combattere il manifestarsi di strozzature nei nuovi mercati del lavoro europei

     In tutti gli Stati membri la disoccupazione e l’esclusione dal mercato del lavoro coesistono con carenze di manodopera in taluni settori, in talune regioni e per determinate mansioni. Con il miglioramento della situazione occupazionale e con l’accelerazione dei mutamenti tecnologici tali strozzature stanno aumentando. Se le politiche attive per prevenire e combattere le nuove situazioni di carenza di manodopera si riveleranno insufficienti la competitività ne risentirà, aumenteranno le pressioni inflazionistiche e la disoccupazione strutturale rimarrà elevata. Occorrerebbe facilitare e incoraggiare la mobilità dei lavoratori per sfruttare appieno il potenziale offerto da mercati del lavoro europei aperti ed accessibili.

 

     6. Gli Stati membri, ove opportuno insieme con le parti sociali, dovranno aumentare gli sforzi per individuare e prevenire il manifestarsi di strozzature, in particolare:

     - sviluppando le capacità di collocamento dei servizi a ciò preposti,

     - elaborando strategie per prevenire la carenza di lavoratori qualificati,

     - promuovendo la mobilità professionale e geografica in ciascuno Stato membro e nell’UE,

     - favorendo il funzionamento dei mercati del lavoro con il miglioramento delle banche dati riguardanti le opportunità occupazionali e di apprendimento, che dovrebbero essere collegate tra loro a livello europeo, con l’uso delle moderne tecnologie dell’informazione e facendo tesoro dell’esperienza già realizzata a livello europeo.

     Combattere la discriminazione e promuovere l’integrazione sociale mediante l’accesso all’occupazione

     Numerosi gruppi e individui incontrano particolari difficoltà nell’acquisire competenze utili e nell’accedere al mercato del lavoro e rimanervi. Ciò può aumentare il rischio di emarginazione. E’ necessario un insieme coerente di politiche che diano impulso all’integrazione sociale favorendo l’inserimento nel mondo del lavoro dei gruppi e degli individui sfavoriti e promuovendo la qualità dei loro impieghi. Occorre evitare la discriminazione nei confronti di chi cerca lavoro e di chi svolge un’attività lavorativa.

 

     7. Ogni Stato membro:

     - individuerà e combatterà ogni forma di discriminazione nell’accesso al mercato del lavoro, all’istruzione e alla formazione,

     - elaborerà percorsi costituiti da efficaci misure preventive e di politica attiva, intese a promuovere l’inserimento nel mercato del lavoro dei gruppi e degli individui sfavoriti o a rischio, al fine di evitare l’emarginazione, la diffusione del fenomeno dei "lavoratori poveri" e l’esclusione,

     - attuerà adeguate disposizioni per soddisfare le esigenze delle persone disabili, delle minoranze etniche e dei lavoratori migranti in relazione al loro inserimento nel mercato del lavoro e, se del caso, fisserà obiettivi nazionali a tal fine.

 

     II. SVILUPPARE L’IMPRENDITORIALITÀ E LA CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO

 

     Facilitare l’avvio e la gestione delle imprese

     La creazione di nuove imprese in generale, e in particolare il contributo alla crescita delle piccole e medie imprese (PMI), sono indispensabili per creare posti di lavoro e per sviluppare le opportunità di formazione dei giovani. Questo processo deve essere favorito procedendo a una sensibilizzazione allo spirito imprenditoriale nell’ambito della società e nei programmi d’insegnamento, mettendo a punto una regolamentazione chiara, stabile e affidabile, migliorando le condizioni che consentono di sviluppare i mercati del capitale di rischio e l’accesso a tali mercati. Gli Stati membri dovrebbero inoltre alleggerire e semplificare gli oneri amministrativi e fiscali che gravano sulle PMI. Opportune politiche dovrebbero rafforzare la prevenzione del lavoro sommerso e combatterlo.

 

     8. Gli Stati membri presteranno un’attenzione particolare a una significativa riduzione delle spese generali e degli oneri amministrativi delle imprese, in particolare al momento della creazione di un’impresa e dell’assunzione di nuovo personale. Nel corso dell’elaborazione di nuove norme, gli Stati membri sono inoltre invitati a valutarne la potenziale incidenza sui suddetti oneri amministrativi e sulle spese generali delle imprese.

 

     9. Gli Stati membri incoraggeranno l’avvio di attività imprenditoriali:

     - esaminando, al fine di ridurli, tutti gli eventuali ostacoli, in particolare nell’ambito dei regimi fiscali e di sicurezza sociale, al passaggio ad attività autonome e alla creazione di piccole imprese,

     - promuovendo l’insegnamento di discipline utili per l’imprenditoria e il lavoro autonomo, specifici servizi di sostegno e la formazione per gli imprenditori e per chi aspira a diventarlo,

     - combattendo il lavoro sommerso e incoraggiandone la trasformazione in posti di lavoro regolari con l’uso di tutti gli strumenti utili al riguardo, tra cui disposizioni normative, incentivi e riforme fiscali e previdenziali, in collaborazione con le parti sociali.

     Nuove opportunità occupazionali nella società basata sulla conoscenza e nei servizi

     Per affrontare con successo la sfida dell’occupazione, l’Unione deve sfruttare efficacemente tutte le potenziali fonti di occupazione e le nuove tecnologie. Le aziende innovative sono in grado di fornire un contributo essenziale alla mobilitazione della società basata sulla conoscenza riguardo alla possibilità di creare posti di lavoro di qualità. Vi è un notevole potenziale, in termini di creazione di posti di lavoro nel settore dei servizi. Il settore ambientale può offrire non solo importanti possibilità di entrare nel mercato del lavoro. Ma anche un potenziale per aumentare le qualità professionali dei lavoratori attraverso la più rapida introduzione della moderna tecnologia ambientale. A tal fine:

 

     10. Gli Stati membri sopprimeranno gli ostacoli alla fornitura dei servizi e porranno le condizioni propizie al pieno sfruttamento del potenziale occupazionale dell’intero settore dei servizi, affinché siano creati posti di lavoro più numerosi e migliori. Occorre sfruttare in particolare il potenziale occupazionale della società della conoscenza e del settore ambientale.

     Interventi per l’occupazione a livello regionale e locale

     Al fine di attuare la strategia europea per l’occupazione è necessario mobilitare tutti i soggetti interessati a livello regionale e locale, incluse le parti sociali, individuando il potenziale occupazionale a livello locale e potenziando le partnership in tal senso.

 

     11. Gli Stati membri:

     - ove opportuno, terranno conto della dimensione dello sviluppo regionale nella propria politica d’insieme a favore dell’occupazione,

     - incoraggeranno gli enti locali e regionali a elaborare strategie occupazionali per sfruttare appieno le opportunità di creazione di posti di lavoro a livello locale e promuoveranno a tal fine partnership con tutti i soggetti interessati, inclusi i rappresentanti della società civile,

     - promuoveranno misure volte ad accrescere lo sviluppo competitivo e la capacità dell’economia sociale di creare posti di lavoro più numerosi e di migliorarne la qualità, in particolare per quanto attiene alla fornitura di prodotti e servizi che rispondono a esigenze non ancora soddisfatte dal mercato ed esamineranno, con l’obiettivo di ridurli, tutti gli eventuali ostacoli che si frappongono a tali misure,

     - potenzieranno a ogni livello la funzione svolta dai servizi pubblici dell’occupazione nell’individuare le opportunità di lavoro locali e nel migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro locali.

     Riforme fiscali per l’occupazione e la formazione

     E’ importante approfondire l’esame dell’incidenza occupazionale degli oneri fiscali e rendere più favorevole all’occupazione il sistema fiscale ribaltando la tendenza a lungo termine all’inasprimento del carico fiscale e contributivo sul lavoro. Meriterebbe un esame approfondito l’impatto dei sistemi fiscali sull’occupazione. Le riforme fiscali devono altresì prendere in considerazione l’esigenza che le aziende, gli enti pubblici e gli stessi individui investano maggiormente nelle persone, alla luce dell’impatto che tale investimento produce a lungo termine su occupazione e competitività.

 

     12. Ogni Stato membro:

     - tenendo conto del livello attuale fisserà, se necessario, un obiettivo di riduzione progressiva della pressione fiscale generale e, se del caso, un obiettivo di riduzione progressiva della pressione fiscale sul lavoro e sui costi indiretti gravanti sul lavoro, in particolare quello poco qualificato e a bassa remunerazione. Tali riforme dovrebbero essere intraprese senza pregiudicare le finanze pubbliche e la sostenibilità a lungo termine dei sistemi di sicurezza sociale,

     - fornirà incentivi agli investimenti nelle risorse umane ed eliminerà gli ostacoli di natura fiscale in tal senso, - esaminerà se sia realizzabile e quali ne siano le opzioni, l’utilizzo di fonti alternative di gettito fiscale, tra cui l’energia e le emissioni inquinanti, tenendo conto dell’esperienza acquisita con le riforme delle ecotasse in vari Stati membri.

 

     III. INCORAGGIARE LA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO DELLE IMPRESE E DEI LAVORATORI

     Le opportunità create dall’economia basata sulla conoscenza e la prospettiva di un miglioramento del livello di occupazione e della qualità dei posti di lavoro richiedono che, per soddisfare le esigenze dei lavoratori e dei datori di lavoro, tutti i soggetti coinvolti, aziende comprese, operino un adeguamento dell’organizzazione del lavoro e contribuiscano a realizzare strategie di apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

     Modernizzare l’organizzazione del lavoro

     Per promuovere la modernizzazione dell’organizzazione del lavoro e delle forme di lavoro, aspetti che contribuiscono tra l’altro al miglioramento qualitativo dell’occupazione, dovrebbe essere stabilita una solida partnership a tutti i livelli appropriati (europeo, nazionale, settoriale, locale e aziendale).

 

     13. Le parti sociali sono invitate a:

     - negoziare e attuare, a tutti i livelli appropriati, accordi (comprese modalità di lavoro flessibili) volti a modernizzare l’organizzazione del lavoro per rendere le imprese produttive, competitive e in grado di adattarsi ai mutamenti industriali, per raggiungere l’equilibrio necessario tra flessibilità e sicurezza e per migliorare la qualità del lavoro. I temi da affrontare possono comprendere, ad esempio, l’introduzione di nuove tecnologie, le nuove forme di lavoro e le questioni collegate all’orario di lavoro, come l’annualizzazione dell’orario di lavoro, la riduzione dell’orario di lavoro, la riduzione degli straordinari, lo sviluppo del lavoro part-time, l’accesso alle interruzioni di carriera e le questioni connesse concernenti la sicurezza del posto di lavoro,

     - comunicare ogni anno nel contesto del processo di Lussemburgo gli aspetti della modernizzazione dell’organizzazione del lavoro affrontati dai negoziati, il loro stato di attuazione e il loro impatto sull’occupazione e sul funzionamento del mercato del lavoro.

 

     14. Gli Stati membri, se del caso insieme con le parti sociali o sulla scorta di accordi negoziati da queste ultime:

     - esamineranno il quadro normativo esistente e vaglieranno proposte relative a nuovi provvedimenti e incentivi per assicurarsi che essi contribuiscano a ridurre gli ostacoli all’occupazione, ad agevolare l’introduzione di un’organizzazione del lavoro moderna e ad aiutare il mercato del lavoro ad adeguarsi ai mutamenti strutturali in campo economico,

     - al tempo stesso, tenendo in considerazione la crescente diversificazione delle forme di lavoro, esamineranno la possibilità di contemplare nella normativa nazionale tipologie contrattuali più flessibili e faranno in modo che coloro che lavorano con nuovi contratti di tipo flessibile godano di una sicurezza adeguata e di una posizione occupazionale più elevata, compatibili con le esigenze delle aziende e le aspirazioni dei lavoratori,

     - si sforzeranno di garantire sui luoghi di lavoro una migliore osservanza della normativa vigente in tema di salute e di sicurezza, accelerandone e potenziandone l’applicazione, fornendo indicazioni alle imprese, in particolar modo alle PMI, per aiutarle a rispettare la legislazione in vigore, migliorando la formazione in tema di salute e sicurezza sul lavoro e promuovendo misure per la riduzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali in settori tradizionalmente a rischio elevato.

     Sostenere l’adattabilità nelle aziende nell’ambito dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita:

     Per rinnovare le competenze nelle imprese, aspetto essenziale dell’apprendimento lungo tutto l’arco della vita,

 

     15. Le parti sociali a tutti i livelli appropriati sono invitate, se del caso, a concludere accordi sull’apprendimento lungo tutto l’arco della vita al fine di agevolare l’adattabilità e l’innovazione, in particolare nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. In tale contesto dovrebbero essere poste le condizioni per offrire entro il 2003 a ogni lavoratore un’opportunità di apprendere le tecniche della società dell’informazione.

 

     IV. RAFFORZARE LE POLITICHE PER LE PARI OPPORTUNITÀ TRA LE DONNE E GLI UOMINI

     Promozione sistematica delle pari opportunità tra donne e uomini

 

     Per conseguire l’obiettivo delle pari opportunità e per incrementare il tasso di occupazione femminile, come auspicato dalle conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona, è opportuno rafforzare le politiche degli Stati membri per la parità tra i sessi; tali politiche dovrebbero affrontare tutte le situazioni, come il passaggio agli uomini delle responsabilità domestiche, che influenzano la decisione delle donne di iniziare un’attività lavorativa.

     Le donne incontrano tuttora particolari problemi nell’ottenere un’occupazione, nell’avanzamento professionale, nella retribuzione e nel conciliare la vita familiare con quella professionale. E’ quindi particolarmente importante: - garantire alle donne i vantaggi delle politiche attive del mercato del lavoro in misura proporzionale al loro tasso di disoccupazione,

     - prestare particolare attenzione all’impatto dei sistemi fiscali e previdenziali in termini di parità tra i sessi. Ogniqualvolta vengano individuati meccanismi fiscali o previdenziali che influiscono negativamente sulla presenza delle donne sul mercato del lavoro, essi dovrebbero venire riveduti,

     - prestare particolare attenzione all’applicazione del principio della parità di retribuzione per lo stesso lavoro o per un lavoro di valore equivalente,

     - prestare particolare attenzione agli ostacoli incontrati dalle donne che desiderino creare un’azienda o avviare un’attività autonoma, per poterli rimuovere,

     - fare in modo che gli uomini e le donne possano beneficiare di formule flessibili di organizzazione del lavoro, su base volontaria e senza che la qualità dell’impiego ne risenta,

     - garantire le condizioni per agevolare l’accesso delle donne all’istruzione, alla formazione permanente e lungo tutto l’arco della vita, in particolare alla formazione e alle necessarie qualifiche per una carriera nelle tecnologie dell’informazione.

 

     16. Gli Stati membri procederanno perciò alla promozione sistematica delle pari opportunità tra donne e uomini nell’attuazione degli orientamenti in tutti e quattro i pilastri,

     - sviluppando e rafforzando meccanismi di consultazione con organi competenti in tema di parità tra i sessi,

     - seguendo, nell’ambito di ciascun orientamento, un iter per la valutazione dell’impatto sulla parità tra i sessi,

     - mettendo a punto indicatori per misurare i progressi sulla strada della parità tra i sessi in relazione a ciascun orientamento.

     Al fine di poter utilmente valutare i progressi realizzati, gli Stati membri dovranno predisporre adeguati sistemi e procedure per la raccolta dei dati e fare in modo che venga operata una ripartizione delle statistiche sull’occupazione in base al sesso.

     Affrontare il problema della discriminazione tra donne e uomini

     Gli Stati membri e le parti sociali dovrebbero considerare con attenzione lo squilibrio tra presenza femminile e maschile in alcuni settori di attività e in alcune professioni, nonché il miglioramento delle prospettive di carriera delle donne. A questo riguardo è essenziale predisporre sin dalla fase iniziale un’ampia gamma di scelte nel settore dell’istruzione e della formazione.

 

     17. Gli Stati membri, se del caso assieme alle parti sociali:

     - rafforzeranno il proprio impegno per ridurre il divario tra donne e uomini in termini di tasso di disoccupazione sostenendo attivamente l’aumento dell’occupazione femminile ed esamineranno l’opportunità di fissare obiettivi nazionali conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo di Lisbona,

     - adotteranno provvedimenti per ottenere una presenza equilibrata delle donne e degli uomini in tutti i settori e in tutte le professioni nonché a tutti i livelli,

     - avviare passi positivi per promuovere la parità di retribuzione per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore e diminuire le disparità tra i redditi di uomini e donne: sono necessarie azioni per affrontare il divario retributivo sia nel settore pubblico che in quello privato. Occorrerebbe individuare e esaminare l’impatto che le politiche hanno sulle disparità retributive,

     - valuteranno l’opportunità di utilizzare più diffusamente provvedimenti per migliorare la condizione femminile allo scopo di ridurre le disparità tra i sessi.

     Conciliare lavoro e vita familiare

     Le politiche in materia di interruzione della carriera, di congedo parentale, di lavoro part-time e le formule di lavoro flessibili che rispondono sia agli interessi dei datori di lavoro che a quelli dei lavoratori rivestono particolare importanza per le donne e per gli uomini. Si dovrebbe accelerare e sorvegliare sistematicamente l’attuazione delle varie direttive e accordi tra le parti sociali al riguardo. Occorre altresì fornire sufficienti strutture di buona qualità per la custodia dei bambini e l’assistenza alle persone a carico non autosufficienti, al fine di favorire l’ingresso e la permanenza delle donne e degli uomini sul mercato del lavoro. E’ essenziale a questo proposito un’equa ripartizione delle responsabilità familiari. Le persone che ritornano sul mercato del lavoro dopo un’assenza possono inoltre ritrovarsi ad avere competenze superate o incontrare difficoltà di accesso alla formazione. Occorre agevolare il reinserimento delle donne e degli uomini sul mercato del lavoro dopo un periodo di assenza. Al fine di rafforzare le pari opportunità.

 

     18. Gli Stati membri e le parti sociali:

     - elaboreranno, attueranno e incoraggeranno politiche in favore delle famiglie, quali la creazione di servizi accessibili, anche in senso economico, e di buona qualità per la custodia dei figli e l’assistenza ad altre persone a carico, nonché regimi relativi al congedo parentale e ad altri tipi di congedo,

     - prenderanno in considerazione la fissazione di un obiettivo nazionale, che tenga conto delle rispettive situazioni di partenza, per l’aumento della disponibilità di servizi di custodia dei figli e di assistenza alle altre persone a carico,

     - presteranno particolare attenzione alle donne e agli uomini che intendono reinserirsi sul mercato del lavoro dopo un periodo di assenza e, a tal fine, esamineranno i mezzi atti a sopprimere progressivamente gli ostacoli che si frappongono al loro reinserimento.