§ 3.1.71 - Circolare 25 marzo 1993, n. 16.
Settore agricoltura, foreste, caccia e pesca - Servizio osservatorio per le malattie delle piante - Settore sanità e igiene - Servizio igiene [...]


Settore:Codici regionali
Regione:Lombardia
Materia:3. sviluppo economico
Capitolo:3.1 agricoltura
Data:25/03/1993
Numero:16

§ 3.1.71 - Circolare 25 marzo 1993, n. 16.

Settore agricoltura, foreste, caccia e pesca - Servizio osservatorio per le malattie delle piante - Settore sanità e igiene - Servizio igiene pubblica - Istruzioni tecniche per l'attuazione delle strategie di lotta all'ifantria americana (Hyphantria cunea, Drury).

(B.U. 10 aprile 1993, n. 14, 3° s.s.).

 

 

     Introduzione

     In considerazione dei forti attacchi Hyphantria cunea (Drury) verificatisi negli ultimi anni in diverse zone della Lombardia e dell'esteso areale di diffusione dell'insetto, che attualmente interessa l'intera pianura lombarda, si ritiene utile fornire una serie di indicazioni riguardo alla sua biologia, ai danni arrecati e alle adeguate strategie di lotta per il suo controllo. Tale esigenza risulta giustificata anche dall'allarme e dalla preoccupazione per i danni arrecati alla vegetazione, nonché dai disagi verificatisi negli ambiente antropizzati, che hanno richiesto l'intervento dell'osservatorio per le malattie delle piante (OMP) a sostegno delle pubbliche amministrazioni e delle unità sanitarie locali (USSL) nelle aree infestate dall'insetto.

 

     1. (Distribuzione geografica)

     H. cunea o bruco americano, è attualmente diffusa nel Nord Italia in tutta la Pianura Padana, dal Piemonte al Friuli e, con qualche focolaio, nell'Italia centrale (Marche e Toscana). In Lombardia l'insetto fu segnalato all'inizio degli anni '80, nel mantovano, da dove si è poi diffuso nelle province limitrofe, per invadere successivamente le aree di pianura delle province orientali e settentrionali della regione.

 

     2. (Biologia)

     L'insetto, appartenente all'ordine dei Lepidotteri, famiglia Arctiidae, compie nel nostro ambiente due generazioni all'anno. Gli adulti, che hanno ali bianche punteggiate di nero, sfarfallano in primavera, normalmente dai primi di maggio in poi. Dopo l'accoppiamento avviene la deposizione delle uova, di colore giallo-verde pallido, in ovature ricoperte di rada peluria biancastra, sulla pagina inferiore delle foglie delle piante ospiti. I bruchi sono presenti dalla fine di maggio ai primi di luglio e, raggiunta la maturità, si incrisalidano negli anfratti della corteccia dei tronchi oppure tra i detriti ai piedi delle piante ospiti.

     Gli adulti della generazione estiva, tra i quali prevalgono gli individui della varietà textor (Harr.), con le ali candide, compaiono scalarmente dalla metà di luglio ai primi di agosto. I bruchi, che nascono in quest'ultimo mese, si alimentano fino alla fine di settembre a spese della vegetazione disponibile, causando i danni più vistosi ed estesi.

     Le larve, inizialmente di tonalità giallo chiara, assumono crescendo una colorazione verde-brunastra e si rivestono di lunghi e folti peli bianchi, non urticanti. Dapprima hanno comportamento gregario e rivestono la vegetazione di cui si nutrono con un involucro di fili sericei, al cui interno si riparano. Successivamente i bruchi abbandonano questi nidi e si disperdono sulla vegetazione, dove restano fino a maturità, allorquando si mettono alla ricerca di adatti ricoveri per incrisalidarsi e svernare (larve della II generazione).

 

     3. (Danni)

     Le larve, estremamente polifaghe, provocano defogliazioni a carico di numerose specie, tra cui gelso (Morus spp.) e acero negundo (Acer negundo L.) sono le più appetite, cioè le prime ad essere attaccate quando presenti (piante-spia per l'ifantria americana). Noce, pioppo, platano, salice, tiglio e sambuco sono frequentemente colpiti e, nel caso di gravi infestazioni, anche ippocastano, olmo, diverse specie di fruttiferi e di arbusti ornamentali possono essere danneggiati. Per il genere Populus è stata di recente accertata una diversa suscettibilità tra le varie specie: P. deltoides, per esempio, risulta meno gradito ai bruchi dell'ifantria americana di quanto non lo siano le specie nostrali e i cloni nord- americani. Danni occasionali e solitamente contenuti si possono inoltre verificare, sul finire dell'estate, a carico di coltivi di erba medica, mais e soia, attigui ad alberate intensamente defogliate, per migrazione delle larve alla ricerca di cibo.

     In ambiente urbano le defogliazioni provocate da H. cunea possono rappresentare un serio danno per le piante, già debilitate dalle sfavorevoli condizioni di sviluppo cui sono costrette in città. I bruchi, quantunque non siano urticanti né irritanti, arrecano disagio alla popolazione, allorquando infestano orti, giardini, parchi, aree verdi a carattere ricreativo, oppure quando abbandonano la vegetazione per raggiungere gli edifici alla ricerca dei ricoveri ove passare l'inverno.

 

     4. (Lotta)

     Nel caso l'infestazione sia limitata a poche piante, in orti e in giardini, è consigliabile procedere all'asportazione meccanica dei rami ospitanti i nidi delle giovani larve e alla loro tempestiva distruzione.

     Qualora l'infestazione fosse estesa, sarà inevitabile il ricorso a prodotti insetticidi; allo scopo di ottimizzarne l'impiego, è indispensabile intervenire quando l'insetto è più sensibile, cioè allo stadio di larva giovane (fino a 1 cm di lunghezza) ed è massima la presenza di bruchi neonati.

     Dal 1991 sono in commercio trappole a feromone che consentono la cattura dei maschi grazie al rilascio di una sostanza di sintesi analoga a quella prodotta in natura dalle femmine (feromone sessuale) per attirare, ai fini dell'accoppiamento, gli individui di sesso maschile. Le trappole, del tipo a colla o ad imbuto, vanno appese alle piante delle specie gradite, nella parte esterna della chioma, a 2-2,5 m da terra. La conta delle farfalle catturate va fatta almeno una volta alla settimana, in modo da determinare il momento di massima presenza degli adulti (picco di volo). Ciò permette di mirare i controlli sulla vegetazione per individuare tempestivamente i bruchi e di conseguenza decidere il momento più conveniente per il trattamento insetticida: del tutto indicativamente esso dovrebbe cadere 15-18 giorni dopo il picco di volo, per la generazione primaverile e circa 10 giorni dopo per quella estiva.

 

     - Piante ornamentali in giardini, alberate, parchi e ambienti civili [1]

     Per controllare le infestazioni nelle aree antropizzate, è consigliabile utilizzare formulati a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki. Questo bioinsetticida è atossico e ha un tempo di carenza di soli 3 giorni: ciò ne consiglia l'impiego sulla vegetazione di orti, di giardini e di tutti gli ambienti antropizzati.

     I prodotti commerciali vanno diluiti in acqua secondo le dosi riportate in etichetta: 100/120 g per ettolitro d'acqua contro larve giovani, arrivando fino a 200/250 g nel caso di interventi su larve di maggiore età ma ancora in attività trofica. La miscela va distribuita sulle piante infestate nelle ore meno calde della giornata, preferibilmente verso sera dato che il bioinsetticida è fotolabile, aggiungendo alla soluzione un bagnante per meglio far aderire il prodotto alla vegetazione. Si dovrà inoltre garantire la completa bagnatura delle piante attaccate, avendo cura di raggiungere anche le parti più interne e più alte della chioma, con getti capaci di penetrare e di lacerare i nidi sericei che proteggono i giovani bruchi. Si deve infine ricordare che il B. thuringiensis ha un potere insetticida elevato, che si manifesta però dopo 3/4 giorni dal trattamento e, per la sua modesta persistenza, può risultare conveniente ripetere l'intervento bioinsetticida dopo 10-12 giorni, soprattutto nel caso di comparsa scalare delle larvette.

     Il ricorso a insetticidi chimici è limitato esclusivamente a situazioni di emergenza in cui, per ragioni igieniche, è necessario ottenere un rapido effetto abbattente sulle larve che infestano cortili, pareti esterne di edifici e manufatti in grado di offrire loro ricoveri per incrisalidarsi. La scelta dei principi attivi dovrà cadere su quelli dotati di modesta tossicità acuta e di limitata persistenza temporale, quali il piretro naturale e le piretrine di sintesi (ciflutrina, deltametrina, permetrina), formulati come prodotti medico- chirurgici da impiegare per la disinfezione degli ambienti civili, evitando di trattare la vegetazione presente se di tali formulazioni non è garantita in etichetta l'atossicità per le piante.

     Considerati i rischi per la salute pubblica connessi all'utilizzo, nei centri urbani e più in generale negli ambienti antropizzati, di insetticidi chimici, non privi di tossicità nei confronti dell'uomo e degli animali a sangue caldo e valutando l'importanza di una corretta applicazione dei prodotti a base di B. thuringiensis, è opportuno che tutte le operazioni di disinfestazione nelle aree suddette vengano coordinate dalle amministrazioni comunali. Queste devono individuare le ditte dotate di idonea attrezzatura per i trattamenti, garantire l'impiego del bioinsetticida, onde evitare rischi di intossicazione ed informare adeguatamente i cittadini, che potranno rivolgersi agli stessi operatori per gli interventi sul verde privato.

     Le unità sanitarie, cui va inviata comunicazione circa i tempi e le modalità d'esecuzione dei trattamenti, potranno effettuare controlli in merito alla professionalità degli operatori e all'idoneità delle attrezzature, nonché assistere alle operazioni di disinfestazione e prelevare campioni di soluzioni insetticide per gli accertamenti ritenuti opportuni.

 

     - Pioppeti e arboreti da legno [1]

     Sulla generazione estiva e nel caso di forti infestazioni è consigliabile intervenire, entro la seconda decade di agosto, con B. thuringiensis. Se gli attacchi venissero diagnosticati tardivamente, si potranno utilizzare prodotti di sintesi a base di principi attivi, quali clorpirifos-metile, triclorfon o diflubenzuron (quest'ultimo non è però registrato per i pioppeti industriali).

 

     - Frutteti, vigneti e vivai [1]

     Il controllo di H. cunea è, in genere, garantito dai normali trattamenti insetticidi. Però, nel caso di linee di difesa a bassa chimicizzazione o per colture che non prevedono interventi contro fitafagi tardivi, ciò può risultare insufficiente e quindi rendere necessari interventi insetticidi specifici.

     Il ricorso a prodotti a base di B. thuringiensis è sempre consigliabile, particolarmente nelle linee di difesa integrata. Altri principi attivi di sintesi, quali i regolatori di crescita diflubenzuron e teflubenzuron, oppure i fosforganici clorpirifos-metile e triclorfon, andrebbero impiegati solo in casi di emergenza (attacchi tardivi e particolarmente intensi), in quanto il loro impatto sull'ambiente è più marcato.

 

     - Vegetazione spontanea interpoderale e di ripa [1]

     In generale, offrendo spesso questa vegetazione rifugio all'entomofauna utile, è preferibile evitare i trattamenti. Qualora però gli attacchi risultassero pericolosi per le colture o le alberate vicine, si consiglia di intervenire con prodotti insetticidi a base di B. thuringiensis, per il modesto impatto ambientale e la limitata persistenza.

 

     - Colture erbacee di pieno campo [1]

     In campagna i danni alle colture erbacee risultano raramente di rilevanza economica tale da giustificare trattamenti insetticidi specifici, in quanto gli attacchi, in genere tardivi, si limitano alle file di piante, lungo i bordi dei campi, prossime alle alberate defogliate.

     L'osservatorio per le malattie delle piante, quale servizio dell'assessorato agricoltura e foreste competente in materia di difesa fitosanitaria, è disponibile a fornire informazioni e chiarimenti in merito al controllo del fitofago, grazie anche alla rete di uffici e recapiti di cui si è dotato sul territorio lombardo [1] e all'esperienza dei suoi tecnici, da diversi anni impegnati in ricerche e prove di campo sull'ifantria americana.

     I servizi provinciali agricoltura, foreste e alimentazione (SPAFA) sono altresì disponibili a fornire indicazioni circa le tecniche di lotta all'insetto, anche tramite i bollettini agronomici e fitoiatrici da essi curati e localmente diffusi.

     Per quanto riguarda le piante forestali sia in bosco che in parco o lungo alberate urbane, nonché per il comparto vivaistico forestale, gli enti pubblici e i privati possono avvalersi dell'assistenza tecnica dell'azienda regionale delle foreste [2], che in base alla L.R. 4/1980 opera istituzionalmente in questi settori, collaborando con l'OMP.

     La necessità verificatasi negli ultimi anni di intervenire su ampie porzioni del territorio regionale, rende auspicabile un coordinamento tra gli enti locali territorialmente coinvolti (provincia, comuni, enti parco, ecc...) nonché la collaborazione con le USSL locali, per assicurare la tempestività e la correttezza degli interventi: OMP, SPAFA e ARF sono disponibili a garantire il supporto tecnico a tali iniziative.

 

 


[1] Uffici e recapiti dell'osservatorio malattie piante:

[1] Uffici e recapiti dell'osservatorio malattie piante:

[1] Uffici e recapiti dell'osservatorio malattie piante:

[1] Uffici e recapiti dell'osservatorio malattie piante:

[1] Uffici e recapiti dell'osservatorio malattie piante:

[1] Uffici e recapiti dell'osservatorio malattie piante:

[2] Uffici dell'azienda regionale foreste: