§ 4.1.127 - L.R. 7 settembre 1995, n. 92.
Utilizzazione ai fini faunistici e faunistico-venatori del patrimonio agricolo forestale regionale.


Settore:Codici regionali
Regione:Toscana
Materia:4. sviluppo economico
Capitolo:4.1 agricoltura e foreste
Data:07/09/1995
Numero:92


Sommario
Art. 1.      Il patrimonio agricolo e forestale regionale, di cui alla Legge regionale 4 settembre 1976 n. 64, è utilizzato ai fini faunistici e faunistico-venatori, acquisito il parere dell'Istituto [...]
Art. 2.      Il Consiglio regionale, su richiesta delle Province e sentito l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, può procedere, per una corretta gestione dei singoli complessi, alla variazione delle [...]


§ 4.1.127 - L.R. 7 settembre 1995, n. 92. [1]

Utilizzazione ai fini faunistici e faunistico-venatori del patrimonio agricolo forestale regionale.

(B.U. 18 settembre 1995, n. 50).

 

Art. 1.

     Il patrimonio agricolo e forestale regionale, di cui alla Legge regionale 4 settembre 1976 n. 64, è utilizzato ai fini faunistici e faunistico-venatori, acquisito il parere dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, secondo le indicazioni dell'allegato A.

 

     Art. 2.

     Il Consiglio regionale, su richiesta delle Province e sentito l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, può procedere, per una corretta gestione dei singoli complessi, alla variazione delle zone perimetrate nell'allegato A, ai fini faunistici e faunistico-venatori.

 

 

Allegato A

 

Utilizzazione a fini faunistici e faunistico venatori del patrimonio agricolo forestale.

 

PREMESSA

     Il presente allegato è stato redatto sulla base di dati rilevati da due ricerche: una condotta dalla facoltà di Scienze Agrarie e Forestali dell'Università degli Studi di Firenze e l'altra della Soc. Cooperativa SCAF, tese a individuare criteri di gestione forestale, faunistica e faunistico-venatoria del patrimonio agricolo-forestale della regione.

     Tali ricerche sono state il supporto descrittivo per evidenziare caratteristiche ambientali e faunistiche delle proprietà regionali.

     Per quanto riguarda la destinazione d'uso a fini faunistico-venatori di tutte le proprietà regionali, anche al di fuori delle foreste demaniali propriamente dette, cioè quelle trasferite dalla ex A.S.F.D. alle Regioni ai sensi del D.P.R. 616/76, sono state direttamente interpellate le Amministrazioni Provinciali circa le proposte contenute nei vari piani faunistici provinciali.

     Tale verifica si è resa necessaria per inquadrare il problema della destinazione del demanio all'interno del programma di pianificazione complessiva del territorio, articolato per comprensori, come previsto dall'art. 6 della L.R. n. 3 del 1994.

     La possibilità di usare ai fini faunistico-venatori alcune parti del patrimonio regionale è stata considerata solo per le Province dove la percentuale complessiva delle aree protette, a vario titolo, risulta, in base alle indicazioni fornite dalle stesse Amministrazioni Provinciali, superiore al 20% della superficie agro-silvo-pastorale.

     Nelle allegate planimetrie in scala 1:25.000, suddivise per Provincia, sono state evidenziate con campitura a quadretti le superfici destinate ad essere utilizzate a fini faunistico-venatori.

 

 

COMPLESSO                          N. CARTA              ETTARI

 

Provincia di Arezzo

Alto Tevere                          AR/1                 1.093

Alpe della Luna                      AR/2                   655

Alpe di Catenaia - Alta Sovara       AR/3                   890

Pratomagno                           AR/4                 2.447

Cavriglia                            AR/5                   126

Alpe di Poti                         AR/6                   205

Monte Ginezzo                        AR/7                   293

 

Provincia di Pisa

Monti Pisani                         PI/1                   510

S. Luce - Chianni                    PI/2                   952

Monte Rufoli                         PI/3                   121

Monteverdi - Lustignano              PI/4                 1.186

Pavone                               PI/5                   188

Ulignano                             PI/6                   407

Giardino - Scornabecchi              PI/7                    53

Tegoni - Rantia                      PI/8                   165

 

Provincia di Livorno

Valle Benedetta                      LI/1                   346

Montenero                            LI/2                   887

Sassetta                             LI/3                   736

 

Provincia di Siena

Radicondoli - Falsini                SI/1                   300

Radicondoli - Le Carline             SI/2                   616

Selva Cotorniano                     SI/3                   650

Pentolina                            SI/4                   600

Pornella                             SI/5                   450

Iesa                                 SI/6                    62

Monte Pescini                        SI/7                   300

Madonna della Querce                 SI/8                 1.550

 

Provincia di Grosseto

Bandite di Scarlino                  GR/1                 2.900

Poggio Malabarba                     GR/2                   113

Colline Metallifere                  GR/3                 8.403

Belagaio                             GR/4                   650

Rengoni                              GR/5                   110

Capalbio Seggiano                    GR/6                   429

 

 

PROVINCIA DI MASSA CARRARA

 

BRATTELLO

 

Caratteristiche ambientali

     Il territorio di questa proprietà ricopre una superficie molto ridotta [332,1 ettari] ed è ubicato sull'Appennino Tosco-Emiliano, interamente nel Comune di Pontremoli.

     La gestione di questo complesso, derivante dalle Foreste Demaniali di Lucca, spetta alla Comunità Montana della "Lunigiana".

     La foresta del Brattello si estende a cavallo dello spartiacque tosco- emiliano in prossimità del Passo della Cisa, con andamento prevalente sud- ovest nord-est. L'altitudine è compresa fra le quote massima di 1100 m s.l.m. e minima di 900 m s.l.m..

     Il paesaggio si presenta con morfologia moderatamente accliva, prevalgono pendenze comprese fra il 25 ed il 50%, ma si riscontrano anche pendici aspre e talvolta difficilmente percorribili.

     L'area è solcata da numeri ruscelli dei quali solo due danno origine a corsi d'acqua perenni (il fosso della Bodiga ed il Canale di Canna Morta), mentre gli altri limitano la loro portata durante i periodi di pioggia.

     Il clima è di tipo mediterraneo, con precipitazioni concentrate nel periodo autunnale, mentre la quantità minima si riscontra in estate.

     Le precipitazioni nevose sono frequenti nel periodo invernale, ma l'influenza benefica del mare fa si che la neve non permanga a lungo sul terreno [30/35 giorni non continuativamente]. Il manto nevoso raggiunge punte massime di altezza di circa 2 m..

     L'accesso principale alla Foresta è dal Passo del Brattello, sulla provinciale n. 39 che collega Pontremoli con Borgotaro.

     Da qui si diparte una rotabile che si addentra nel territorio demaniale; questa, assieme ad un'altra rotabile, rappresenta la strada principale del complesso, essendo anche la via di accesso dalla parte meridionale (da s. Rocco-Guinadi). Da segnalare che pur con la presenza di una buona rete viaria principale, quella secondaria è pressoché inesistente.

     L'uso del suolo risulta il seguente:

 

 

- Bosco ceduo                                        140,0 ha

- Fustaia                                            192,1 ha

                                                          -----------------

Totale                                               332,1 ha

                                                          =================

 

 

     Il ceduo è rappresentato in prevalenza da soprassuoli di faggio trattati in maniera difforme, generalmente in mediocri condizioni vegetative. Nella fascia sottostante prevalgono invece cerro e castagno, che danno luogo a boschi più interessanti, soprattutto sotto il profilo faunistico.

     La fustaia costituisce la classe colturale più rappresentata, fatto da collegarsi alla notevolissima diffusione che hanno avuto in questa zona gli impianti artificiali di conifere che sono andati ad occupare tutti gli spazi aperti abbandonati dall'agricoltura e dalla pastorizia. Le specie maggiormente impiegate sono pino nero, pino silvestre, abete bianco, abete rosso, douglasia, sia allo stato puro che, più spesso, misto.

     Questi soprassuoli non risultano in buone condizioni di sviluppo e lamentano numerosi danni, in prevalenza dovuti ad agenti meteorici. Ciò è spesso imputabile alla totale assenza di interventi colturali a carico degli stessi.

 

Gestione faunistica e venatoria

     L'intera zona costituisce un ottimo ambiente di sosta e rifugio per l'avifauna migratrice ed i rapaci, ed è da tempo sottoposta a regime di divieto di caccia, che viene confermato.

 

PROVINCIA DI LUCCA

 

GARFAGNANA

 

     Il comprensorio in esame insiste sull'alta valle del Fiume Serchio e fa riferimento alla proprietà della Regione Toscana (complesso dell'Alto Serchio Apuano) gestite dalla Comunità Montana della "Garfagnana" che amministra i complessi dell'Alto Serchio Appenninico, estendentisi per ettari 6932,70 (ubicato nei comuni di Giuncugnano, Sillano, Piazza al Serchio, S. Romano G.na, Villa Collemandina, Castiglione G.na, Pieve Fosciana e Fosciandora) e dell'Alto Serchio Apuano che ricopre una superficie di 7665,20 ha (ubicato nei comuni di Minucciano, Vagli di Sotto, Careggine, Castelnuovo G.na, Molazzana, Gallicano e Vergemoli).

     E' comunque da notare come 3.194 ha ricadenti in comune di Sillano siano stati riconosciuti di uso civico e restituiti pertanto alle comunità locali di Soraggio e Dalli, che provvederanno alla gestione in modo autonomo.

 

A) Alto Serchio Apuano

 

Caratteristiche ambientali

     Questo complesso, che si estende per una superficie totale di 6932,70 ha, parte dalla catena montuosa delle Apuane posta in riva destra del fiume Serchio, corso che divide questo complesso montuoso da quello appenninico.

     La catena apuana ha un aspetto estremamente aspro e accidentato assimilabile spesso a quello alpino.

     Presenta numerose vette di rilievo: M. Pisanino [1946 m.]; M. Grondilice [1809 m.]; M. Cavallo [1889 m.]; Pania della Croce [1859 m.]; M. Tambura [1890 m.]; M. Sumbra [1764 m.]; Pania Secca [1711 m.].

     Il territorio di proprietà pubblica si presenta alquanto frastagliato e costituito da innumerevoli corpi separati dei quali quello di maggiore estensione ricomprende la dorsale che dal monte Ilese arriva fino a Pizzo d'Uccello, M. Pisanino, M. Grondilice, M. Tambura, Alto di Sella, M. Macina, M. Sumbra, prolungandosi fino alla Pania Secca e Pania della Croce.

     Altre frazioni di proprietà pubblica si trovano sparse un pò ovunque, ma non raggiungono mai corpi di dimensioni rilevanti (solo in casi sporadici superano i 200 ettari).

     Da rilevare inoltre come all'interno della proprietà pubblica siano presenti inclusi di proprietà privata che contribuiscono a rendere ancora più complicata la gestione di queste superfici.

     Il complesso apuano dal punto di vista idrico si presenta abbastanza ricco; i principali corsi d'acqua che lo interessano sono: il torrente Acqua Bianca, l'Edro, la turrite secca e la Turrite di Gallicano.

     Il clima è di tipo mediterraneo con piovosità minima in estate e massima in autunno. La media annua supera i 2.000 mm..

     Estremamente variabile la permanenza della neve al suolo e lo spessore del manto nevoso a seconda della orografia dell'area.

     Nelle zone più elevate le prime nevicate compaiono nella prima metà di dicembre ed il manto nevoso permane sul terreno anche per 4 - 5 mesi raggiungendo fino a 4 metri di altezza. Si tratta comunque di valori riferiti alle zone più elevate, normalmente si hanno valori che si aggirano intorno ai 50 - 60 di permanenza del manto nevoso per altezze di 150 - 200 cm..

     La viabilità si presenta generalmente scarsa sia per quanto riguarda la rete principale che le vie di penetrazione.

     L'uso del suolo è così ripartito:

 

 

- Fustaia                                           402,70 ha

- Ceduo                                            4871,20 ha

- Pascoli e incolti pascolitivi                     893,10 ha

- Colture agrarie                                     7,00 ha

- Nudi e incolti                                    758,60 ha

                                                       --------------------

     Totale                                        6932,70 ha

                                                       ====================

 

 

     Le fustaie sono rappresentate in prevalenza da boschi di faggio governati ad alto fusto in seguito ad interventi di avviamento a carico del ceduo preesistente, nonché da boschi di conifere sia allo stato puro (pino nero e abete bianco) che misti (abete bianco, abete rosso, pino nero e laricio, douglasia, pino Silvestre, con modesta presenza di latifoglie e quali acero montano, frassino maggiore) di origine artificiale.

     Da sottolineare la diffusione di boschi misti di conifere e latifoglie originatesi in seguito alla conversione all'alto fusto dei cedui di cerro, di castagno, di faggio, precedentemente sottoposti a rinfoltimento con conifere.

     Infine da registrare la presenza, se pur minima, di superfici a castagneto di frutto attualmente quasi del tutto abbandonati.

     I cedui sono costituiti in prevalenza da faggio e carpino, in consociazione con cerro, acero, frassino, nocciolo, ontano. Si presentano generalmente in discrete condizioni vegetative se si eccettuano soprassuoli ubicati nei versamenti più acclivi, al limite della vegetazione arborea, su terreni poveri o comunque in stazioni sfavorevoli.

     Si trovano inoltre alle quote inferiori boschi a prevalenza di cerro, roverella, nonché castagno.

     Da sottolineare che questi soprassuoli sono stati in parte sottoposti a tagli di avviamento all'alto fusto, a partire dalle zone ubicate nelle stazioni più favorevoli o comunque ben accessibili.

     I pascoli e prati pascoli interessano una modesta superficie. Si tratta in prevalenza di terreni parzialmente pascolitivi invasi da vegetazione infestante (mirtillo, ginepro, ecc.), frequentemente interrotti da estesi affioramenti rocciosi. Questi terreni, pur essendo sostanzialmente da annoverarsi fra gli incolti sterili, o quasi sterili, consentono qualche possibilità di pascolamento sia pure a tratti e su modeste superfici.

     Questa classe colturale occupa generalmente la parte più alta (al di sopra della vegetazione arborea) dei versanti dei principali rilievi montuosi della catena apuana (Pania Secca, Pania della Croce, M. Sumbra, M. Tamburo, M. Pisanino).

     I terreni agrari hanno una consistenza irrilevante [7 ha] e sono quasi sempre rappresentati da piccoli appezzamenti ubicati nelle immediate vicinanze dei centri abitati.

     Nudi e incolti ricoprono invece una superficie di un certo rilievo e sono riferibili ad aree rocciose, cave, ex coltivi abbandonati, ecc.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Le Alpi Apuane hanno un notevolissimo valore naturalistico e paesaggistico ambientale, tanto che la Regione Toscana ha istituito il Parco delle Alpi Apuane, sottoponendo quindi tutta l'area a regime di divieto di caccia.

     Ciò vale ovviamente anche per le proprietà demaniali, ricomprese all'interno del perimetro del Parco.

 

B) Alto Serchio Appenninico

 

Caratteristiche ambientali

     Questo complesso interessa la catena appenninica che sovrasta l'alta valle del Serchio e ricopre una superficie di 7665,2 ettari. Anche questo comprensorio, al pari del precedente, risulta alquanto frastagliato e suddiviso in più corpi; frequentissimi sono gli inclusi di proprietà privata. I corpi principali sono individuabili secondo quanto segue:

     - il primo delimitato a monte della cresta che va dalla cima Cervia prosegue per il M. Tondo, M. Scalocchia, M. Ischia fino al Passo di Pradarena, mentre a valle giunge fino nei pressi delle località Pontecchio e Dalli di Sotto;

     - il secondo delimitato a nord dal crinale che dal M. Asinara giunge al M. Sillano, le Pozzaie, il M. Castellino fino al M. Prato e al Passo di M. Vecchio, mentre a valle giunge fino alle località Collecchio, Metello, con frange isolate che si spingono fino al Canale del Lupo, la Ripa, M. Frignone;

     - il terzo è delimitato a nord del crinale che da M. Vecchio prosegue per le Forbici, M. Giovarello, fino al Passo delle Radici, mentre a valle si spinge con una frangia fino a Corfino (ricomprendendo la Pania di Corfino), con un'altra fino in località Sassorosso, con una terza fino a Valbona, ricomprendendo il contrafforte denominato Le Penne d'Arciana, ed un'ultima che dalla Alpe di S. Pellegrino si spinge fino al M. Spicchio, al M. Albano, al M. Romacchio.

     La dorsale appenninica, pur raggiungendo altitudini notevoli che sfiorano i 2.000 metri (la cima più alta è il M. Prado che raggiunge i 2.054 m.) presenta, rispetto alle Apuane, forme più tondeggianti dei rilievi, maggiore linearità orografica, pendici più ampie e dolcemente modellate anche se notevolmente declivi e interessate da un più alto numero di corsi d'acqua decorrenti normalmente all'ampio solco dei Serchio. Fra le cime più elevate riscontrabili lungo la dorsale appenninica citeremo anche il M. Castellino (m. 1918), M. Tondo (m. 1782), M. Asinara (m. 1730), M. Sillano [1874], Le Pozzaie (m. 1834), M. Vecchio (n. 1982), M. Cella (m. 1947), M. Romacchio (n. 1702).

     Come già accennato la dorsale appenninica è caratterizzata, rispetto a quella apuana, da una maggiore ricchezza idrica: i corsi di acqua di Romano, il Corfino, l'Esarulo, il Sillico ed il Lesarana.

     Le caratteristiche climatiche evidenziano un regime idrico con massimo autunnale e minimo estivo e con medie annue che si aggirano intorno ai 1600 mm..

     Le precipitazioni nevose sono generalmente abbondanti; il manto nevoso permane sul terreno in media 40 - 60 giorni con valori massimi di circa 150 giorni nei rilievi più alti e con altezze che possono raggiungere anche i 3 metri.

     La viabilità di accesso alle diverse zone del complesso forestale è generalmente discreta, sia per quanto riguarda le vie principali di comunicazione che quelle di penetrazione all'interno della foresta, rappresentate da camionabili secondarie, corrarecce, piste di esbosco, ecc..

     L'uso del suolo risulta il seguente:

 

 

- Fustaia                                          3216,20 ha

- Ceduo                                            3251,90 ha

- Pascoli prati pascoli                             821,60 ha

- Nudi e incolti                                    375,50 ha

                                                       --------------------

Totale                                             7665,20 ha

                                                       ====================

 

 

     La fustaia è costituita, in prevalenza, da faggio allo stato puro, derivante da tagli di conversione del ceduo. Questi interventi, inizialmente effettuati a carico di quei soprassuoli in migliori condizioni vegetative e ubicati in stazioni più, favorevoli, sono stati via via estesi a gran parte del ceduo, non interessando in pratica unicamente quelle formazioni dislocate su versanti a pendenza elevata o estremamente poveri.

     Sono presenti altresì boschi di conifere sia puri (abete bianco, pino nero) che misti (abete bianco, abete rosso, pino nero e laricio, pino silvestre, douglasia). Da rilevare la presenza di boschi misti di conifere e latifoglie, originatisi in seguito alla conversione all'alto fusto di cedui di cerro, castagno e faggio precedentemente sottoposti a rinfoltimento con conifere.

     Il castagneto da frutto è scarsamente rappresentato: interessa infatti poco più di 32 ettari quasi interamente sottoposti tuttora a coltura.

     Anche i cedui sono a prevalenza di faggio, ma gran parte risultano già avviati a fustaia, anche se non presentano ancora caratteristiche tali da poter essere inseriti nella precedente classe colturale. Alle quote inferiori troviamo formazioni a ceduo di castagno e di cerro, spesso in consociazione con carpino, orniello, acero, sorbo, nocciolo, ecc.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Viene trattata assieme al paragrafo relativo al complesso Medio Serchio, viste le comuni caratteristiche.

 

MEDIO SERCHIO

 

Caratteristiche ambientali

     La Comunità Montana della "Media Valle del Serchio" gestisce il complesso del Medio Serchio che si estende per 4232,6 ettari interessando i comuni di Bagni di Lucca, Barga, Coreglia Antelminelli, Fabbriche di Vallico.

     La proprietà demaniale, cui fanno parte soprattutto i terreni di maggior quota, si presenta con limiti molto irregolari; sono frequenti aree distaccate spesso di dimensioni inferiori all'ettaro.

     La proprietà regionale "Medio Serchio Appenninico" si trova ad occupare in gran parte le ultime sommità dell'Appennino, comprese tra le quote di 700 e 1991 m s.l.m. (le parti distaccate sono a quota media inferiore, arrivando fino ad un minimo di 200 m s.l.m. presso il passo di Vallico di Sotto). La zona è interessata da notevoli precipitazioni [1500- 2000 mm/anno] anche se le aree a minore quota arrivano a registrare un periodo di relativa siccità, come dimostra la presenza di specie vegetali xerofile tipiche della macchia mediterranea.

     Diffuse e abbondanti anche le precipitazioni nevose: alle quote più elevate la neve può raggiungere un'altezza di oltre 3 m e permane sul terreno continuativamente per 3 - 4 mesi.

     Molti i corsi d'acqua che attraversano la proprietà: si tratta di affluenti diretti o indiretti del Fiume Serchio, in particolare quelli in sinistra idrografica.

     Molti di essi mantengono portata perenne, assicurando una riserva continua.

     Dal punto di vista geologico è possibile distinguere due principali unità strutturali:

     - l'arenaria macigno (caratteristica della dorsale appenninica)

     - i calcari (più tipici del fondovalle).

     Circa l'attuale utilizzazione del suolo si riportano le seguenti classi:

 

 

- Bosco ceduo                                      3216,70 ha

- Fustaia                                           317,00 ha

- Pascoli e prati pascoli                           588,70 ha

- Nudi e incolti                                    110,20 ha

                                                       --------------------

Totale                                             4232,60 ha

                                                       ====================

 

 

     Il ceduo ricopre quasi il 16% della superficie territoriale del demanio; si tratta di formazioni miste e pure con faggio (specie largamente dominante), carpino, castagno, ecc..

     In genere si tratta di soprassuoli in buone condizioni vegetative in cui le classi di età intermedie sono dominanti.

     Le fustaie ricoprono circa il 5% della superficie. Si tratta per lo più di fustaie di faggio e con faggio dominante. E' frequente anche il pino nero: anche i giovani impianti sono a base di questa conifera che in genere ha dato buoni risultati per quanto riguarda il miglioramento del terreno; spesso però le loro condizioni vegetative sono mediocri, per la scarsità o l'omissione di cure colturali dopo i primi anni dell'impianto.

     I pascoli e prati pascoli occupano il 14% della superficie e la loro diffusione svolge un ruolo positivo sulla presenza di molte specie selvatiche.

     I nudi e gli incolti sono presenti sul 2,6% della superficie, ma risultano meno utilizzabili dagli animali rispetto alla classe precedente, perché spesso esclusivamente rocciosi e cacuminali.

 

Gestione faunistica e venatoria

     All'interno delle due aree (Medio ed Alto Serchio Appenninico) sono presenti alcune strutture faunistiche di protezione, istituite in comprensori di elevatissimo valore ambientale e faunistico: la riserva dell'Orecchiella, l'Oasi dell'Orrido di Botri, l'Oasi del Balzo Nero.

     Comunque l'intero complesso demaniale viene sottoposto al regime di divieto di caccia, anche in considerazione dell'attuale percentuale di strutture di protezione esistenti sul territorio provinciale.

     Resta da sottolineare comunque la necessità di intraprendere un attento monitoraggio e controllo delle popolazioni di cinghiale che potrebbero, in assenza di interventi, raggiungere densità incompatibili col mantenimento di un corretto equilibrio fauna-foresta.

 

PROVINCIA DI PISTOIA

 

APPENNINO PISTOIESE

 

     Il patrimonio agricolo-forestale di proprietà regionale ricadente nell'Appennino pistoiese ricopre una superficie totale di 8062,5 ha ripartiti in 4 complessi:

 

 

COMPLESSO                    SUP.HA                   COMUNE

A) Abetone                   1388,7              54,4 Cutigliano

                                                  1,8 S. Marcello

                                                810,1 Abetone

                                                472,4 Piteglio

 

B) Melo-Lizzano-Spignana     1392,2            1164,1 Cutigliano

                                                228,1 S. Marcello

 

C) Maresca                   2227,5            1794,4 S.Marcello

                                                433,1 Pistoia

 

D) Acquerino Collina         3104,1            1822,4 Pistoia

                                               1108,0 Sambuca P.se

                                                173,7 Montale

                            =======

Totale                       8062,5

 

 

     La gestione del Demanio Regionale in esame è affidata alla Comunità Montana "Appennino Pistoiese" e ricade interamente nella Provincia di Pistoia.

 

A) Abetone

 

Caratteristiche ambientali

     La foresta dell'Abetone si estende per 1388,7 ha, frammentati, per quanto riguarda il demanio di proprietà regionale, in tre corpi principali: l'alta valle della Lima, la parte alta della Valle del Sestaione e il complesso della Piastra - Pian dei Rosai.

     Il territorio occupato da questo comprensorio non è quindi morfologicamente omogeneo, ma è diviso naturalmente in due settori separati da un lungo crinale che dalla Selletta scende fino al Monte Torto e al Monte Cardoso.

     Nella valle a Nord di tale crinale, occupata dal bacino del Torrente Lima, la foresta è rappresentata da tre parti contigue. La morfologia è piuttosto dolce con pendenze limitate, le zone rocciose sono poco estese e si trovano nella zona a ridosso del Libro Aperto e lungo piccola parte del Torrente Lima.

     La valle a sud di tale crinale è costituita dalla porzione alta del Bacino del Sestaione; essa è chiusa da uno stretto semicerchio di montagna che va dal Monte Gomito [1892 m] all'Alpe delle Tre Potenze [1940 m] e alla Foce di Campolino [1840 m].

     Tutta la zona si presenta abbastanza ripida, soprattutto in sinistra idrografica, ove si hanno frequenti balzi rocciosi e strapiombi. A occidente diventa meno impervia ospitando anche conche e ripiani dove tra l'altro trova posto il Piccolo Lago Nero, di origine glaciale. Tutta la testata della Valle è solcata da numerosi fossi disposti a ventaglio che danno origine al Torrente Sestaione.

     L'ultima parte della foresta, la più meridionale, occupa due versanti contigui divisi dal crinale che da Monte Caligi prosegue fino alle Piastre e a Montorli. Il versante occidentale, che guarda verso il Balzo Nero, è molto acclive e roccioso e nel complesso si presenta assai selvaggio e poco percorribile. Il versante orientale, sebbene conservi zone ad elevata rocciosità, si presenta con asperità morfologiche meno accidentate.

     Il complesso forestale dell'Abetone si presenta nel complesso ricco di risorse idriche; i corsi d'acqua principali sono il Sestaione e la Lima, ma numerosi risultano anche i fossi e le sorgenti perenni.

     Il clima presenta una piovosità accentuata, con media annua superiore ai 2500 mm, con un massimo autunnale ed un minimo estivo.

     Le nevicate sono abbondanti e frequenti, l'innevamento comincia spesso ai primi di novembre ed in modo più o meno permanente si protrae fino ad aprile, perdurando fino a giugno nelle zone più elevate. Il manto nevoso può raggiungere altezze che superano i 3 m.

     Dal punto di vista turistico da menzionare l'importanza che tutta la zona riveste sia nel periodo estivo che invernale (in foresta esistono 9 impianti di risalita e relative piste di discesa), si registra pertanto una notevole presenza antropica durante tutto l'arco dell'anno.

     Uso del suolo:

 

 

- Fustaia                                            563,1 ha

- Ceduo                                              596,8 ha

- Pascoli e prati-pascoli                            165,0 ha

- Nudi e incolti                                      14,9 ha

                                                         ------------------

Totale                                              1388,7 ha

                                                         ==================

 

 

     La fustaia di faggio è la maggiormente rappresentata; è in prevalenza originata da avviamento del ceduo; piccoli nuclei sono di origine artificiale. Si annoverano inoltre fustaie di conifere e latifoglie, caratterizzate da associazione faggio - abete bianco e in alcuni casi pino nero - faggio e pino nero - ontano napoletano.

     Le fustaie di conifere sono poco rappresentate e a prevalenza di abete bianco allo stato puro o in consociazione con abete rosso, larice, pino laricio e silvestre.

     I cedui sono costituiti in prevalenza da faggio, e per la maggior parte sono classificati di "protezione", mentre quelli in migliori condizioni vegetative e ubicati in stazioni migliori sono stati in gran parte avviati all'alto fusto. Sono presenti inoltre piccole superfici a ceduo di castagno e cerro in consociazione con carpino, acero, orniello.

     I pascoli sono in prevalenza posti al di sopra del limite della vegetazione arborea. La loro composizione floristica è estremamente povera dal punto di vista foraggero, ed è costituita prevalentemente da mirtillo, cervino, festuca, con abbondante diffusione del ginepro.

     I nudi e gli incolti sono poco rappresentati, e riferiti ad ex- seminativi abbandonati da più anni.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il complesso Abetone svolge, come già illustrato, una prevalente funzione paesistica e turistico-ricreativa. Pur non presentando pertanto particolarissime emergenze faunistiche, all'infuori di popolazioni e nuclei di ungulati, tale proprietà è posta in regime di divieto di caccia che viene riconfermato.

 

B) Melo - Lizzano - Spignana

 

Caratteristiche ambientali

     La Foresta Demaniale "Melo-Lizzano-Spignana" si estende su una superficie complessiva di 1392,2 ha, sul versante meridionale dell'Appennino Tosco- Emiliano tra le quote minime di 650 m (Spignana - T. Lima) e massime di 1937 m. (M. Libro Aperto).

     Si compone di due nuclei ben distinti: il primo, più ampio, definibile come "Sezione Melo" si presenta come un corpo unico particolarmente esteso longitudinalmente secondo l'andamento della dorsale montuosa.

     A settentrione e ad oriente il confine è ben determinabile in quanto coincide con il crinale principale e quindi con la linea di demarcazione tra Regione Toscana e Regione Emilia Romagna. Partendo dal punto più elevato e più settentrionale (M. Libro Aperto m 1973) il confine raggiunge con andamento ovest-est, attraverso una serie di gobbe e di depressioni, la cima Tauffi (m 1799) e poi, con andamento nord-ovest/nord-est, i Balzoni (m 1754), la vetta del Paradiso (m 1710) fino al poggio della Croce Arcana (m 1724).

     Da qui il confine scende verso valle attraverso il Poggio della Doganaccia fin nei pressi delle Case Collecchia, donde prosegue di nuovo verso nord-ovest, con contorno molto frastagliato e profonde rientranze determinate in genere da zone pascolive di una certa estensione rimaste di proprietà privata. Oltrepassati, quindi, con andamento irregolare, le varie località Ciriegiole, Melo, Conio, Podere Tauffi e Bolognino, il confine si estende lungo il Rio Botri riscendendo verso nord, onde raggiunge la cima del M. Libro Aperto. Il secondo nucleo, definibile come "sezione Lizzano- Spignana", si compone di tre corpi separati, caratterizzati da confini molto frastagliati e dalla presenza di numerosi inclusi di proprietà privata. La parte più ampia si trova alle quote più elevate [900-1500 m s.l.m.], immediatamente sottostante il versante sud-occidentale del M. Cornaccio; si attesta in una zona compresa tra i Fossi Volata e Pertini, ed i Poggi Fratone [1375 m] e le Roncole [1481 m]; presenta al suo interno due inclusi di ampia estensione.

     Una seconda parte da un lato si affaccia sul rigido versante che guarda il T. Verdiana, dall'altro è delimitata dai pascoli circostanti i poderi Piani de Conte e Butale: nella sua parte inferiore, questa sottile striscia si frammenta in ulteriori piccoli nuclei soprastanti il T. Verdiana.

     Infine, una terza parte più piccola si estende con forma irregolare dal podere Butale fin nei pressi dell'abitato di Spignana; anche in questo caso la proprietà si frammenta in ulteriori piccoli nuclei.

     La parte più settentrionale della foresta, ricadente nel bacino idrografico del T. Lima, è caratterizzata dai pendii abbastanza acclivi, specie nella zona sottostante il Monte Libro Aperto e la cima Tauffi, con estesi salti rocciosi alternati a terreti erbosi. Man mano che ci spostiamo verso le quote inferiori il versante si fa più declive, specie nella zona della Doganaccia, con ampi dossi di moderata pendenza. La piovosità media annua si aggira intorno ai 2000 mm, con distribuzione che registra un massimo autunnale ed un minimo estivo, mentre l'entità delle precipitazioni si equivale nel periodo inverno-primaverile.

     Particolare importanza assumono le precipitazioni a carattere nevoso durante le quali il manto può raggiungere perfino i 3 m (nei rilievi più elevati) e rimane sul terreno anche 120 gg., più o meno continuativamente.

     L'uso del suolo risulta secondo lo schema seguente:

 

 

     - Fustaia                                            482,7 ha

     - Ceduo                                              392,4 ha

     - Pascolo                                            339,5 ha

     - Nudi e incolti                                     175,8 ha

     - Colture agrarie                                     10,8 ha

                                                        ----------

     Totale                                              1392,2 ha

                                                                 ==========

 

 

     Le fustaie sono rappresentate prevalentemente da boschi misti di conifere e latifoglie, nonché di faggio allo stato puro. La prima formazione si è originata in seguito a coniferamento effettuato nelle fustaie di faggio e castagno. Le piante impiegate in queste operazioni sono abete bianco, abete rosso, larice, pino nero, pino silvestre. La seconda prende origine da avviamenti del ceduo di faggio dall'alto fusto.

     Le fustaie di conifere, sia miste che allo stato puro occupano una esigua superficie e sono a prevalenza di abete bianco, abete rosso, larice, pino nero, pino silvestre, pino mugo. Tali impianti sono stati effettuati su ex pascoli o terreni agrari.

     Nei cedui la specie prevalente è il faggio. Si tratta di boschi mediamente degradati e invecchiati, molti dei quali siti ad alte quote in stazioni particolarmente disagevoli che ne compromettono lo sviluppo. Per quelli situati in stazioni più favorevoli è previsto o è già stato effettuato l'avviamento all'alto fusto. Alle quote inferiori si trovano il ceduo di castagno ed i cedui misti di latifoglie a prevalenza di castagno, cerro, faggio, acero, salicone, sorbo, carpino.

     La classe colturale dei pascoli e prati pascoli è notevolmente estesa: si tratta in prevalenza di pascoli naturali d'alta quota, localizzati nella porzione superiore delle due sezioni Melo e Lizzano-Spignana, mentre esistono alcuni nuclei sparsi aventi prevalente utilizzo a prato pascolo situati generalmente presso vecchi poderi.

     Le condizioni vegetative di questi manti erbosi sono generalmente mediocri.

     Le colture agrarie occupano piccoli spazi (in totale non raggiungono gli 11 ha) ubicati nei pressi di poderi (case Porcari, Case Tauffi, la Cava e Podere Mavigliana) destinati a colture erbacee o a seminativo.

     Tra i nudi e incolti sono ricompresi sia gli improduttivi che quelle superfici aventi vocazione produttiva, ma al momento completamente abbandonate e quindi incolte.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il complesso demaniale è sottoposto a regime di divieto di caccia, che viene riconfermato. Non si segnalano comunque presenze faunistiche di particolare interesse, fatta eccezione per nuclei di ungulati.

 

C) Maresca

 

Caratteristiche ambientali

     Il complesso demaniale di Maresca ricopre una superficie di 2227,50 ha. Si presenta come un corpo unico, con confini di difficile identificazione, ma che a grandi linee possono così descriversi: Torrente Orsigna ad Est, Torrente Verdiana ad Ovest, Fosso dei Selveri e confine fra Regione Toscana e Regione Emilia-Romagna a Nord.

     Il limite meridionale è molto frastagliato e si spinge fino nei pressi dei centri abitati di San Marcello P.se, Gavinana, Maresca. Il complesso in esame è compreso fra le quote di 800 e 1700 m s.l.m..

     Il clima è tipicamente mediterraneo con minimi di precipitazione in estate, massimi autunnali e valori molto simili nelle altre stagioni. L'entità della pioggia raggiunge i 2000 mm. annui.

     Le precipitazioni nevose sono sensibili, con altezze massime del manto nevoso che possono raggiungere 1.50 metri e permanenza sul terreno nelle zone a quote più elevate anche per 110 giorni, più o meno

continuativamente.

     Importanti le numerose infrastrutture turistiche situate in località Pratorsi e Teso, comprendenti alcuni rifugi e due sciovie, alle quali sono associate alcune piste da sci.

     L'uso del suolo risulta il seguente:

 

 

- Fustaia                                           1091,9 ha

- Ceduo                                             1056,8 ha

- Pascoli e prati pascoli                             38,5 ha

- Colture agrarie                                      2,8 ha

- Nudi e incolti                                      37,5 ha

                                                        -------------------

Totale                                              2227,5 ha

                                                        ===================

 

 

     Le fustaie sono rappresentate in prevalenza da boschi di conifere di origine artificiale (abetine pure, boschi misti di conifere) e da fustaie di faggio derivanti per lo più da avviamenti dal ceduo. Sono presenti inoltre fustaie miste di conifere e latifoglie, originatesi sia in seguito a rimboschimenti di faggio, abete bianco, pino laricio, abete rosso, pino silvestre, sia da coniferamenti effettuati nei cedui di faggio.

     Il ceduo è costituito per lo più da faggio, che in parte vegeta in zone a forte pendenza e su substrati poveri dove esercita una funzione tipicamente protettiva, mentre dove le caratteristiche stazionali sono migliori sono già stati effettuati, o sono previsti nell'immediato, tagli di avviamento all'alto fusto. Ben rappresentati sono anche i boschi misti di latifoglie a prevalenza di faggio, castagno, carpino, orniello, cerro in consociazione con nocciolo, acero, salicone, ciliegio, maggiociondolo, sorbo, frassino. Poco rappresentati i cedui di castagno allo stato puro.

     I pascoli e prati pascoli rappresentano poco più del 2% del territorio in esame sono costituiti in parte dai pascoli naturali, presenti oltre il limite della vegetazione arborea, da prati pascoli in mediocri condizioni vegetative.

     Le colture agrarie sono riferibili alle attività vivaistiche presenti, mentre i nudi e gli incolti sono rappresentati da aree rocciose e da ex- coltivi abbandonati ed invasi da vegetazione erbacea e arbustiva infestante.

 

Gestione faunistica e venatoria

     L'ambiente rappresenta un habitat ideale per ungulati quali capriolo e cinghiale, presenti infatti in foresta. E' previsto il mantenimento del regime di divieto di caccia, anche in considerazione dell'elevato interesse turistico-ricreativo. Appare comunque necessario sottoporre le popolazioni di cinghiale ad un costante monitoraggio, per mantenerle in una giusta densità ed evitare danni al soprassuolo forestale.

 

D) Acquerino - Collina

 

Caratteristiche ambientali

     La foresta dell'Acquerino-Collina si estende per complessivi 3104,1 ettari, interessando i Comuni di Pistoia, Sambuca Pistoiese e Montale.

     Il complesso in esame, ricompreso fra il Fiume Reno ad ovest ed il Torrente Limentra di Treppio ad Est, interessa quattro bacini idrografici: la parte Ovest, ricade nel bacino del fiume Reno, successivamente procedendo verso est, si entra nel bacino della Limentra di Sambuca, quindi in quello della Limentrella, per poi entrare, nella parte più orientale, in quello della Limenta di Treppio.

     Nel suo insieme il complesso non presenta morfologia accidentata, se si eccettua parte del territorio ricompreso nel bacino della Limentrella dove spesso la pendenza raggiunge valori elevati.

     I limiti altimetrici si attestano attorno ai 600 m s.l.m.: quello inferiore è di 1319 m (M. Poggio La Croce) il superiore. L'altitudine media è di circa 1000 m s.l.m..

     Il clima è caratterizzato da una piovosità abbastanza elevata (superiore di poco ai 2.000 mm. annui) con distribuzione che denota un minimo estivo (circa 200 mm.) ed un massimo autunno-primaverile. Le precipitazioni nevose iniziano in dicembre-gennaio con manto nevoso che permane mediamente sul terreno 60 gg., anche se non continuativamente, raggiungendo altezze che raggiungono i 150/160 cm..

     Le risorse idriche all'interno della foresta demaniale sono generalmente buone. Oltre ai corsi d'acqua principali precedentemente menzionati, numerosi sono i fossi perenni nonché le sorgenti naturali.

     L'uso del suolo è così ripartito:

 

 

- Bosco ceduo                                       2443,9 ha

- Fustaia                                            492,4 ha

- Pascoli e prati pascoli                            135,2 ha

- Colture agrarie                                      1,1 ha

- Nudi e incolti                                      31,6 ha

                                                         ------------------

Totale                                              3104,1 ha

                                                         ==================

 

 

     Il bosco ceduo è la formazione maggiormente rappresentata, con ampia diffusione del faggio, in buona parte avviata all'alto fusto o comunque destinata all'avviamento.

     Alle quote inferiori il faggio si mescola al castagno, mentre scendendo ancora quest'ultima specie prevale ritrovandosi sia allo stato puro che consociato con carpino, cerro, orniello, nocciolo, ontano.

     Le fustaie sono a prevalenza di faggio, spessissimo consociato con abete bianco e pino nero in seguito a coniferamenti eseguiti all'interno del ceduo al momento dell'avviamento a fustaia. Boschi di conifere (abete bianco e rosso, douglasia, pino nero) sono abbastanza diffusi e dovuti ad impianti artificiali eseguiti su ex-coltivi.

     I pascoli e prati pascoli ricoprono una superficie limitata, andata via via riducendosi in seguito alle operazioni di rimboschimento effettuate dall'Ente pubblico.

     I nudi ed incolti sono in prevalenza ex-pascoli ed ex-coltivi abbandonati dove si è insediata una fitta ed intricata vegetazione arbustiva ed arborea, nonché spazi classificabili improduttivi (affioramenti rocciosi, cave, ecc.).

     Da sottolineare, inoltre, che la superficie agricola è del tutto insignificante: interessa infatti poco più di un ettaro utilizzato a seminativo.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il complesso ospita una importantissima popolazione di cervi, attualmente oggetto di indagini e censimenti, nonché caprioli, daini e cinghiali. Il cervo in particolare ha mostrato un ottimo adattamento all'ambiente, costituendo una notevole popolazione.

     L'area è da lungo tempo sottoposta a regime di divieto di caccia, che viene riconfermato, il quale senza dubbio ha contribuito all'espansione di tutti gli ungulati presenti. L'evoluzione di queste popolazioni dovrà però essere attentamente seguita, mediante censimenti e piani di assestamento per mantenere la loro densità nel giusto equilibrio.

 

PROVINCIA DI PRATO

 

BISENZIO

 

     La proprietà demaniale collocata nella Valle del Fiume Bisenzio è riconducibile a due complessi forestali: l'"Acquerino-Luogomano" la cui superficie assomma a 1762,0 ettari ed interessa i comuni di Cantagallo [1515,9 ha] e Montemurlo [246,1 ha] e la Calvana che si estende per 691,9 ha e ricade interamente nel comune di Cantagallo.

     Entrambi questi comprensori sono in gestione alla Comunità Montana "Val di Bisenzio".

 

A) Acquerino Luogomano

 

Caratteristiche ambientali

     La foresta demaniale "Acquerino Luogomano" occupa complessivamente una superficie di 1762,0 ha e si estende sull'Appennino Tosco-Emiliano occupando un'area montuosa caratterizzata dall'assenza di un vero e proprio spartiacque orografico e dal susseguirsi di una serie di rilievi degradanti più marcatamente verso la pianura Firenze-Pistoia e più dolcemente sul versante Emiliano.

     Altimetricamente la foresta è compresa tra i 450 e i 1.224 m s.l.m. del Monte Bucciana.

     Il contorno della foresta può in grandi linee così individuarsi: partendo dalla località Monachino e procedendo in senso antiorario coincide con il confine di Provincia costituito dal torrente Limentra di Treppio fino alla Cascina di Spedaletto; da qui, con andamento nord- ovest sud-est, costeggia inizialmente la strada forestale, attraversa una serie di rilievi (Poggio Alto, M. Acuto) e si abbassa, in modo irregolare, sino al vertice meridionale, posto presso Albiano e la Fattoria di Iavello. Da qui risale verso nord, in primo luogo attraverso M. Iavello, Poggio le Cavallaie e poi coincidendo in parte con il Fosso di Trogola e con il Rio delle Barbe; prosegue poi a Valle del Poggio Tondatorio e da qui, con andamento assai frastagliato e confine non appoggiato a limiti naturali, raggiunge il Rio Ceppeta, quindi il Fosso Buia, il Poggio della Scavata per ritornare al punto di partenza (località Monachino).

     La maggior parte della foresta si affaccia sulla Valle del Fiume Bisenzio, affluente di destra dell'Arno, ed è percorsa da una serie di torrenti con andamento ovest-est fra i quali i principali sono il Fosso delle Barbe, Rio Becuccio, Rio Ceppeta, Fosso degli Acandoli. Buona parte del complesso è comunque ricompreso nel bacino del torrente Limentra sul Treppio (sul versante Emiliano) nonché a Sud, in quello del torrente Agna affluente dell'Ombrone Pistoiese.

     Il clima è caratterizzato da un regime tipicamente mediterraneo che fa registrare massimi di pioggia nel periodo autunnale e minimi nel periodo estivo. Mediamente la quantità di precipitazione piovose si attesta attorno ai 2.000 mm annui.

     Il regime termico è caratterizzato da inverni abbastanza freddi ed estati fresche.

     Le precipitazioni nevose risultano mediamente elevate; il manto nevoso permane sul terreno per circa 70 giorni in tempi successivi con uno spessore che raggiunge punte massime di 1 metro.

     L'accesso alla foresta è nel complesso agevole ed è possibile raggiungerla dalla Cascina di Spedaletto, con la Pistola-Acquerino-Riola, da Cantagallo e Luogomano percorrendo la camionabile che raggiunge la Cascina delle Barbe, da Vaiano ed infine da Montemurlo. Anche la viabilità interna è buona supportata anche da una fitta rete di sentieri e da una discreta presenza di piste trattorabili.

     L'uso del suolo è il seguente:

 

 

- Bosco Ceduo                                       1545,8 ha

- Fustaie                                            133,5 ha

- Pascoli e prati pascoli                              3,2 ha

- Nudi e incolti                                      79,5 ha

                                                          -----------------

Totale                                              1762,0 ha

                                                          =================

 

 

     Il bosco ceduo è in prevalenza di faggio, spesso invecchiato, ubicato al limite superiore della vegetazione arborea, di limitata produttività e non suscettibile di giustificati interventi di miglioramento. Laddove si riscontrano migliori condizioni stazionali sono stati effettuati o sono previsti avviamenti all'alto fusto.

     Alle quote inferiori il faggio si mescola al castagno, carpino nero, cerro, nocciolo, acero, frassino.

     Diffuso anche il ceduo di castagno allo stato puro originatosi in seguito al taglio dei castagneti da frutto un tempo sensibilmente diffusi.

     Tra le fustaie predominano le conifere: queste hanno avuto origine da impianti artificiali eseguiti su terreni nudi, ex-pascoli ed ex-coltivi.

     Douglasia, pino nero, abete bianco, abete rosso, sia allo stato puro che in consociazione fra loro, sono le specie maggiormente impiegate.

     Per quanto concerne le fustaie di latifoglie da segnalare la diffusione del castagneto da frutto, anche se in gran parte non è più oggetto di razionale cure colturali nonché di piccoli nuclei di cerrete e faggete.

     Pascoli e prati pascoli sono praticamente inesistenti, in quanto riconducibili ad uno spazio ridotto ubicato in località "Cascina di Spedaletto".

     Fra nudi e incolti si annoverano zone pascolive ed a passata vocazione agricola, oggi abbandonate o semiabbandonate, in quanto ancora oggetto di una modesta e occasionale pastorizia.

     Il degrado del cotico erboso è evidenziato dall'inserimento di infestanti sia erbacee che arbustive (Branchipodio, ginestra, felce, rosa canina, rovo).

 

Gestione faunistica e venatoria

     Questa area è contigua al complesso Acquerino Luogomano, già descritto nella Provincia di Pistoia, e presenta le medesime caratteristiche faunistiche, incentrate su vitali popolazioni di ungulati. Anche in questo caso una menzione particolare merita il cervo, derivante da ripetute immissioni effettuate in passato e che qui ha trovato un ambiente ideale.

     Appare perciò necessaria una costante opera di censimenti e piani di assestamento per consentire il mantenimento di un corretto equilibrio fauna-foresta e di una giusta densità relative fra le diverse specie di ungulati.

     Per quanto attiene la gestione faunistico-venatoria l'area è sottoposta a regime di divieto di caccia, anche in considerazione della bassa percentuale di aree protette presenti sul territorio provinciale.

 

B) Calvana

 

Caratteristiche ambientali

     La foresta della Calvana si estende su una superficie di 691,9 ha e si colloca su un contrafforte meridionale dell'Appennino Tosco-Emiliano.

     Il complesso si presenta come un corpo unico così individuabile geograficamente: il confine aziendale corre lungo il crinale principale dal Poggio della Prata attraverso il Poggio di Montecuccoli, il Poggio Brioli ed il Masso di Costa; poco oltre il confine abbandona in parte il crinale, diventa molto frastagliato e, con il Monte Prataccio, inizia a degradare verso la Val Bisenzio sovrastando il Podere Le Fonti, incontrando il Poggio la Collina, il Podere Mantento, fino a giungere presso il fiume all'altezza dell'abitato di Colle. Da qui il confine occidentale prosegue nel fondovalle verso nord disponendosi talora a cavallo, talora a monte della ferrovia Firenze-Bologna.

     Infine all'altezza di Carmignanello se ne distacca ed oltre il Rio Allese, prima con andamento sud-ovest e nord-est, si ricollega con il Poggio della Prata.

     Il territorio in esame è compreso fra le quote massime di 766 m s.l.m. (Poggio Montecuccoli) e minima di 170 m s.l.m.. La morfologia è relativamente accidentata con pendenze che superano raramente valori del 50%.

     La foresta, ricadente nel bacino idrografico del Fiume Bisenzio, è attraversata da due corsi d'acqua principali e precisamente il Rio Allese ed il Rio dei Fornelli.

     Le caratteristiche climatiche dell'area sono evidenziate da inverni relativamente freddi ed estati calde e siccitose.

     Il regime pluviometrico si può definire di transizione tra quello tipicamente appenninico (con massimi di piovosità in autunno e primavera e minimi in estate e inverno) e quello mediterraneo (massimo autunno-inverno e minimo estivo).

     Le precipitazioni a carattere nevoso sono relativamente scarse con manto che permane sul terreno per non più di 20 giorni in tempi successivi e che raggiunge altezze massime di 30 cm circa.

     Per quanto concerne la viabilità da rilevare il discreto sviluppo della rete principale (tre sono le vie che consentono l'accesso in foresta), mentre quella secondaria è limitata a pochi sentieri percorribili unicamente a piedi.

     Relativamente all'uso del suolo si rileva quanto segue:

 

 

- Bosco ceduo                                        474,1 ha

- Fustaia                                             34,3 ha

- Pascoli e prati pascoli                              6,8 ha

- Nudi e incolti                                     176,7 ha

                                                          -----------------

Totale                                               691,9 ha

                                                          =================

 

 

     Il ceduo è rappresentato in prevalenza da boschi misti con castagno, cerro, carpino nero, roverella a locale prevalenza dell'una o dell'altra specie. Spesso si tratta di soprassuoli in mediocri condizioni (invecchiamento, diffusione di suoli superficiali, presenza di ovini al pascolo spasso in numero eccessivo).

     I cedui di castagno si trovano in migliori condizioni anche se il cancro corticale è molto diffuso.

     Per i cedui di cerro e roverella valgono le considerazioni fatte precedentemente per i cedui misti.

     Sono compresi nella classe delle fustaie: castagneto da frutto, fustaie di conifere e latifoglie, fustaie miste di conifere, giovani impianti.

     Per quanto riguarda le fustaie di conifere si tratta di boschi a densità normale e più spesso colma per l'emissione di opportune cure colturali.

     Gli impianti più recenti sono stati eseguiti impiegando quasi esclusivamente conifere (pino nero, douglasia, cipresso), talvolta anche, ontano napoletano. Le piantine si sono affermate in maniera difforme, sarebbero necessarie le cure colturali per assicurarne la migliore crescita.

     Nudi e incolti prendono origine dall'abbandono di terreni un tempo coltivati o pascolati. Sono tuttora sfruttati per il pascolamento estensivo. Per queste superfici sono previsti decespugliamenti e ripuliture per poi ripristinare un cotico erboso di maggiore valore alimentare.

     Pascoli e prati pascoli occupano spesso i terreni più superficiali e ricchi di scheletro. Sono sfruttati, spesso eccessivamente, dagli allevatori di bovini ed ovini spesso in contrasto con la cura del bosco (sono soprattutto i giovani impianti a subire i danni più gravi).

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il complesso, posto in regime di divieto di caccia, è interessato da una notevole presenza di cinghiale. Da notare anche nuclei di caprioli che trovano però difficoltà ad espandersi, probabilmente a causa della competizione esercitata dal bestiame domestico.

     Il cinghiale necessita di una opera di controllo della densità, per non aggravare ulteriormente la situazione.

 

PROVINCIA DI FIRENZE

 

MUGELLO

 

     Il patrimonio regionale ricadente nel comprensorio del Mugello ammonta in totale a 10254.26.78 ha, ripartiti in cinque principali complessi forestali secondo il seguente prospetto:

 

 

Compl.for.         Comune catast.       Sup.ha       Sup.tot.ha

"La Calvana"       Barberino            496.76.82     496.76.82

"Il Giogo"         Palazzuolo S.S.     1997.30.98    6156.98.74

                    Borgo S. Lorenzo    2390.79.71

                    Scarperia             24.74.51

                    Firenzuola          1683.87.40

                    S. Piero a S.         60.26.20

"La Futa"          Firenzuola           267.60.53     267.60.53

"Alto Senio"       Palazzuolo S.S.      848.68.88     848.68.88

"Alpe San          Marradi              543.15.85    2484.21.81

Benedetto"

                    S. Godenzo          1941.05.96

                                                      -----------

                                        Totale       10254.26.78

                                                      ===========

 

 

     I suddetti complessi occupano ampi territori dell'Appennino Tosco- romagnolo, in prevalenza con caratteri essenzialmente montani, con pendenze notevoli e morfologia nell'insieme alquanto accidentata.

     Il clima risulta mediamente temperato-freddo, sostenuto da un regime pluviometrico di tipo sublitoraneo-appenninico con massimi autunno- invernali e minimi estivi. Le precipitazioni medie annuali vanno dai 900- 1000 mm nelle stazioni inferiori, ai 1400-1500 mm in quelle superiori, mentre le precipitazioni nevose possono arrivare ai 130-150 cm sulle quote maggiori.

 

A) Calvana

 

Caratteristiche ambientali

     Si estende su ha 496.76.82 nel Comune di Barberino del Mugello, nel versante orientale della catena dei Monti della Calvana, ricadendo quindi nel bacino idrografico del fiume Sieve. Le pendenze appaiono lievi alle quote minime, più irregolari ed accentuate tra i 500 ed i 700 m s.l.m., per poi ridivenire più dolci sulle sommità della catena. Seppure la piovosità media annua risulti abbastanza buona [1200 mm.], la presenza di notevoli fenomeni carsici e la particolare natura geologica provocano alle quote maggiori un sensibile assorbimento delle acque superficiali.

     L'intero complesso ricade nella zona fitoclimatica del Castanetum; dalla ripartizione per tipi fosionomici risulta la seguente distribuzione:

 

 

                                             ha              %

- Ceduo di Castagno                        127.10          28,58

- Ceduo di Cerro                            41.30           8,31

- Ceduo di Roverella                        35.60           7,16

- Ceduo misto di latifoglie                 33.00           6,64

- Castagneto da frutto                      35.90           7,23

- Fustaia di Pino nero                     145.30          29,25

- Fustaia di conifere esotiche               5.90           1,19

- Fustaia di conifere e latifoglie           4.30           0,86

- Fustaia mista di conifere                  1.20           0,24

- Giovani impianti                          23.70           4,77

- Pascoli e prati-pascoli                   43.50           8,76

                                          ---------

Totale                                     496.80

                                          =========

 

 

     La viabilità interna si presenta piuttosto buona, con la strada vicinale Pulica-Montecuccoli che funge da asse principale a tre piste che servono buona parte dei terreni demaniali.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il complesso, posto in divieto di caccia, appare interessato da una buona consistenza di cinghiale.

     Nel prevedere l'istituzione del divieto di caccia si rende necessaria una opera di controllo della densità del suide.

 

B) Il Giogo

 

Caratteristiche ambientali

     Il Complesso Forestale "Il Giogo", che si estende su 6517.00 ettari, ricade nei comuni di Firenzuola, Palazzuolo sul Senio, Borgo San Lorenzo, Scarperia e S. Piero a Sieve, quasi totalmente su territori montani, ed interessa i sottocomplessi forestali di "Palazzuolo", "Colla Casaglia", "Il Giogo", "S. Piero".

     La proprietà demaniale si presenta per lo più accorpata, ma con confini spesso frastagliati e numerosi inclusi privati, ad eccezione del nucleo di 60.30 ettari nel Comune di S. Piero a Sieve, che viceversa risulta del tutto separato.

     Ricade nei bacini idrografici del Fiume Sieve (sottobacini: torrenti Elsa e Rampolli) e dei fiumi Senio e Santerno (sottobacini: torrenti Veccione, Violla e Rovigo), trovandosi questo complesso disposto sullo spartiacque che separa il versante tirrenico da quello adriatico.

     L'ambiente è tipicamente montano, le pendenze appaiono ovunque sostenute, con una maggiore accentuazione generalmente nei versanti esposti a Sud (spesso oltre il 100%) ove peraltro si riscontrano roccia affiorante ed una minore copertura vegetale.

     Il complesso "Il Giogo" occupa una fascia altimetrica che dai 400 m sale ai 1.187 m s.l.m. (M. Carzolano), con una altitudine prevalente compresa tra i 700 m ed i 900 m s.l.m.. i corsi d'acqua si rivelano sostanzialmente a carattere torrentizio con frequenti salti e piccole cascate nonché portate variabili i cui massimi si hanno nel periodo autunno-primaverile ed i minimi in estate.

     Il clima, di tipo temperato-freddo, presenta frequenti sbalzi di temperatura, con medie annue minime in Gennaio e massime in Luglio. Gravi danni al soprassuolo forestale sono provocati sovente dal fenomeno della galaverna.

     La distinzione dell'intero complesso in tipi fisionomici ha portato alla seguente ripartizione:

 

 

                                          ha            %

- Ceduo di Faggio                      2089.30       33,93

- Ceduo misto di latifoglie            1528.10       24,82

- Ceduo di Carpino                      613.60        9,97

- Ceduo di Faggio in conversione        382.70        6,22

- Ceduo di Castagno                     63.10         1,02

- Ceduo di Cerro                        62.30         1,01

- Ceduo di Cerro in conversione         46.40         0,75

- Ceduo di Roverella                     5.10         0,08

- Castagneto da frutto                 117.80         1,91

- Fustaia mista di conifere            107.30         1,74

- Fustaia di Abete bianco               36.60         0,59

- Fustaia di Pino nero                  34.70         0,56

- Fustaia di conifere esotiche          20.00         0,32

- Fustaia di conifere e latifoglie       8.20         0,13

- Fustaia di Abete rosso                 7.00         0,11

- Giovani impianti                     224.30         3,64

- Pascoli e prati-pascoli              530.60         8,62

- Nudi e incolti                       237.10         3,85

- Colture agrarie                       37.90         0,62

- Cespuglieti                           4.90          0,07

                                      -----------

Totale                               6157.00

                                      ===========

 

 

     Dal prospetto sopra riportato emerge la netta predominanza dei cedui, che da soli coprono oltre il 77% dei territori demaniali di questo complesso; mentre la superficie occupata da fustaie risulta limitata al 9% della totale.

     E' bene però sottolineare che pur nell'ambito di un medesimo tipo fisionomico emergono, altresì, evidenti diversità che inducono a considerare distintamente i soprassuoli dei vari sottocomplessi.

     Anche la situazione della viabilità interna varia sensibilmente da un sottocomplesso all'altro. Infatti, mentre si può considerare abbastanza buona per i sottocomplessi di "Colla Casaglia", e "Giogo", che pur necessitano dell'apertura di alcuni sentieri e piste, viceversa il sottocomplesso "Palazzuolo" si rivela assai carente, dato che la maggior parte delle mulattiere e dei sentieri esistenti è del tutto in disuso.

 

Gestione faunistica e venatoria

     L'ambiente naturale ben conservato, assieme alla scarsa antropizzazione hanno reso questo complesso idoneo ad ospitare numerose specie selvatiche. Capriolo, daino e cinghiale hanno in particolare trovato abbondanti risorse alimentari e sicuri rifugi. L'abbondante avifauna si arricchisce in modo sensibile nel periodo dei passi, in particolare di quello autunnale.

     Per tali motivi anche le indicazioni della Provincia di Firenze confermano il mantenimento del divieto di caccia, ferma restando la necessità di attuare una costante gestione degli ungulati, attraverso censimenti e piani di assestamento.

     Appare inoltre opportuno procedere ad una riperimetrazione del complesso, per individuare confini più facilmente individuabili che ricomprendano superfici accorpate.

 

C) La Futa

 

Caratteristiche ambientali

     Questa proprietà regionale, che si estende su appena 267.60.53 ettari, è situata in un corpo unico nella parte nord-occidentale dell'Appennino mugellese, in Comune di Firenzuola, tra i bacini idrografici dei torrenti Savena e Setta.

     Il Complesso presenta un'altitudine prevalente di 950 m s.l.m., con quota minima di 850 m (torrente Savena) e massima di 1190 m (Monte Bastione). Le pendenze appaiono comunque di lieve entità soprattutto nella parte occidentale, mentre aumentano leggermente in quella orientale.

     Il clima è di tipo temperato-freddo con notevoli sbalzi di temperatura, variabili anche con l'esposizione. Le precipitazioni si rivelano abbondanti [1.500-1700 mm/anno], con un regime pluviometrico caratteristico delle zone appenniniche a massimo autunnale e minimo estivo.

     La distribuzione nei diversi tipi fisionomici è così espressa:

 

 

                                               ha          %

- Ceduo di Faggio                            162.50      60,78

- Ceduo misto di latifoglie                   21.50       8,03

- Giovani impianti                            23.60       8,82

- Pascoli e prati-pascoli                     40.50      15,13

- Colture agrarie                             19.50       7,29

                                           ----------

Totale                                       267.60

                                           ==========

 

 

     La rete viaria è costituita essenzialmente da tre strade vicinali, delle quali sono una risulta però in buono stato; ne deriva, quindi una viabilità in media insufficiente, soprattutto per le aree forestali rispetto a quelle pascolive.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Anche per questo complesso posto in regime di divieto di caccia valgono le considerazioni esposte per il Giogo.

 

D) Alto Senio

 

Caratteristiche ambientali

     Ricadente con i suoi 848.68.88 ettari nel Comune di Palazzuolo sul Senio, questo complesso demaniale è composto da due corpi distinti: il sottocomplesso "Prati piani" (ca 543 ha), situato in sinistra idrografica del Fiume Senio e confinante a Nord con la Provincia di Ravenna; il sottocomplesso "Rio Sintria" (ca 305 ha), disposto tra la Valle del Senio e quella del Sintria e confinante a Nord-Est con la Provincia di Ravenna.

     L'intero Complesso presenta discrete pendenze (generalmente tra il 50 e il 100%) e borri profondi, nonché altitudini che vanno da un minimo di 400 ad un massimo di 1030 m s.l.m. (Monte Faggione).

     Il clima è di tipo temperato-freddo con marcate escursioni termiche, mentre valori medi massimi si registrano in Agosto e minimi in Gennaio; tutt'altro che raramente si verificano gelate tardive e galaverna. Il regime pluviometrico risulta tipicamente appenninico con massimi autunno- invernali e minimi estivi. Il Complesso rientra per lo più nella zona fitoclimatica del Castanetum.

     La distribuzione per tipi fisionomici appare così caratterizzata:

 

 

                                              ha            %

- Ceduo misto di latifoglie                 600.80        70,80

- Castagneto da frutto                       23.10         2,72

- Fustaia mista di conifere                  19.50         2,30

- Giovani impianti                           22.20         2,62

- Pascoli e prati-pascoli                   106.50        12,55

- Nudi e incolti                             49.30         5,81

- Colture agrarie                            27.20         3,20

                                          ----------

Totale                                      848.60

                                          ==========

 

 

     La viabilità interessante la proprietà regionale dell'Alto Senio può essere considerata complessivamente insufficiente.

     Infatti, seppure siano presenti delle strade carreggiabili e delle piste forestali (peraltro limitate ad una parte del sottocomplesso dei "Prati piani") buona parte delle mulattiere e dei sentieri, che una volta servivano queste zone, risultano attualmente del tutto abbandonati.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Anche per questo complesso, posto in divieto di caccia, valgono le considerazioni già esposte per il complesso Il Giogo.

 

E) Alpe di S. Benedetto

 

Caratteristiche ambientali

     Questo Complesso si suddivide nei due sottocomplessi "Alpe 1" (ha 543.15.85) e "Alpe 2" (ha 1941.05.96) rispettivamente nei Comuni di Marradi e S. Godenzo, per un totale di ha 2484.21.81. L'"Alpe 1", a sua volta, risulta costituito da due nuclei, entrambi al confine con la Provincia di Forlì; il primo dei quali è ubicato nel bacino del Torrente Acerretta mentre il secondo nel bacino del Fiume Montone.

     L'"Alpe 2", pure costituito da due nuclei separati, ricade per la massima parte nel versante romagnolo ed interessa i bacini idrografici del Torrente Rabbi e del Fiume Sieve.

     Le quote altimetriche variano orientativamente da 700 a 1200 m s.l.m. per l'"Alpe 2". Ne deriva un clima temperato-freddo con sensibili escursioni termiche, cui contribuiscono l'esposizione, l'altitudine ed i venti dominanti del Nord. Le precipitazioni appaiono quindi rilevanti, con medie annue di circa 1300 mm concentrate in autunno e minime nel periodo estivo.

     Numerosi sono i torrenti a regime perenne che contribuiscono ad una abbondante disponibilità idrica.

     La maggior parte del Complesso si inserisce nella fascia fitoclimatica del Fagetum, come risulta anche dalla distribuzione per tipi fisionomici:

 

 

                                                   ha         %

- Ceduo di Faggio                               1456.80     58,64

- Ceduo misto di latifoglie                      159.20      6,41

- Ceduo di Faggio in conversione                 114.40      4,60

- Castagneto da frutto                             9.40      0,38

- Fustaia di Faggio                              172.80      6,96

- Fustaia di Abete bianco                         34.50      1,39

- Fustaia mista di conifere                       12.40      0,50

- Fustaia di conifere e latifoglie                 5.50      0,22

- Fustaia di Pino nero                             3.60      0,14

- Fustaia mista di latifoglie                      0.70      0,03

- Giovani impianti                                67.80      2,73

- Pascoli e prati-pascoli                        427.50     17,21

- Cespuglieti                                     14.40      0,58

- Colture agrarie                                  5.30      0,21

                                               -----------

Totale                                          2484.30

                                               ===========

 

 

     In entrambi i sottocomplessi "Alpe 1" e "Alpe 2" si manifesta la notevole insufficienza della rete viaria, costituita esclusivamente da piste che peraltro interessano solo parzialmente questa proprietà demaniale.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Anche per i quattro nuclei che costituiscono questo complesso valgono le indicazioni già esposte per l'area Il Giogo. Notevole presenza di capriolo e cinghiale, e per la parte più meridionale del sottocomplesso Alpe 2 di cervo, che rappresenta il limite "fiorentino" di espansione dell'importante popolazione di questo cervide esistente nelle Foreste casentinesi.

     Il mantenimento del divieto di caccia rende pertanto necessaria l'applicazione di corretti criteri di gestione, per conservare il giusto rapporto tra i vari ungulati.

     Da segnalare inoltre come questo sottocomplesso venga a ricadere nel perimetro del Parco delle Foreste Casentinesi.

 

VALDARNO

 

Caratteristiche ambientali

     Nel settore Valdarnese sono presenti due piccole proprietà regionali ricadenti nei comuni di Figline Valdarno, per ha 115.16.90, e di Reggello (foresta di S. Antonio) per ha 1.059.

     Il primo è collegabile al più vasto settore del Monti del Chianti, caratterizzato da cedui semplici e composti di cerro e roverella nelle aree di crinale e da coltivi nella fascia di territorio degradante verso il fondovalle.

     Il secondo è invece in stretta connessione sia con il demanio statale della Foresta di Vallombrosa, sia con l'adiacente complesso del Pratomagno.

     E' quindi caratterizzato da boschi cedui di faggio, castagno e cerro, alternati a resinose.

 

Gestione faunistica e venatoria

     In entrambe le proprietà, poste in regime di divieto di caccia, la specie più rappresentativa è il cinghiale, che necessita comunque di una attiva gestione attuata per i motivi già esposti in precedenza.

 

PROVINCIA DI AREZZO

 

VALTIBERINA

 

     Il patrimonio della Regione Toscana in gestione alla Comunità Montana Alto Tevere - Valtiberina risulta composto da tre complessi forestali, per un ammontare totale di ha 7649.30, interessanti sei comuni secondo la seguente ripartizione:

 

 

Compl. for.        Comune catast.         Sup.ha     Sup.tot.ha

"Alto Tevere"      P.S. Stefano          2510.50        2761.00

                    S. Sepolcro            250.50

"Alta Sovara"      Caprese M.lo           349.90        1573.80

                    Anghiari              1223.90

"Alpe della Luna"  Sestino                294.90        3314.50

                    Badia Tedalda         1110.90

                    S. Sepolcro           1908.70

                    TOTALE                               7649.30

                                                       =========

 

 

     I tre complessi suddetti, ricadenti per intero nel bacino idrografico del Tevere, occupano per lo più, terreni montani, parte dei quali appartenenti alla catena appenninica vera e propria e parte al sistema orografico dell'Alpe di Catenaia, che divide il bacino del Tevere da quello dell'Arno. La proprietà è caratterizzata nell'insieme da una evidente frammentazione nonché da una accentuata irregolarità dei confini, dovuta anche alla presenza di numerosi inclusi privati talvolta di ampie dimensioni.

     La fascia altitudinale prevalente risulta inclusa mediamente tra i 600 ed i 1.100 m s.l.m., superando di rado i 1.400 m s.l.m..

     Il clima, di tipo temperato-freddo, fa registrare i suoi valori minimi in Gennaio e massimi in Luglio, presentando però sensibili variazioni termiche secondo l'esposizione e le diverse quote.

     Per le precipitazioni, mediamente comprese tra i 1.200 ed i 1.300 mm, si rileva una distribuzione nell'arco dell'anno con picchi autunno- invernali e minimo estivo; quelle a carattere nevoso possono essere di varia entità, permanendo la copertura del suolo per periodi variabili dai 5 gg, alle quote inferiori, ai 45 gg, sui maggiori rilievi, in funzione anche delle diverse esposizioni.

     Complessivamente prevalgono i boschi governati a ceduo, che rappresentano circa i 3/4 dell'intera superficie forestale, mentre appaiono considerevoli le superfici non boscate (ha 1622.10) pari ad oltre il 20% di tutta la proprietà demaniale della Valtiberina.

 

A) Alto Tevere

 

Caratteristiche ambientali

     Questo complesso forestale appare formato da numerosi corpi, spesso assai frazionati, che dal livello del Fiume Tevere [380 m s.l.m.] salgono fino a 1.100 - 1.200 m s.l.m. (Monte Modina, 1182 m; Poggio Tre Vescovi, 1232 m), occupando in prevalenza la fascia tra i 500 ed i 900 m s.l.m., con pendenze inferiori al 50% su oltre i 2/3 della superficie.

     La rete idrografica interessante il demanio "Alto Tevere" è costituita in parte dal Fiume Tevere, nonché da numerosi corsi d'acqua a regime per lo più torrentizio.

     La divisione in tipi fisionomia risulta la seguente:

 

 

                                                 ha           %

- Ceduo di Cerro                               715.60       25,9

- Ceduo di Cerro in conversione                 53.80        1,9

- Ceduo misto di latifoglie                    265.60        9,6

- Ceduo di Carpino                             112.50        4,1

- Ceduo di Carpino in conversione                5.20        0,2

- Ceduo di Faggio                               85.20        3,1

- Ceduo di Faggio in conversione                59.20        2,1

- Ceduo di Roverella                            73.30        2,6

- Fustaia di Pino nero                         197.80        7,2

- Fustaia di conifere e latifoglie             120.60        4,4

- Fustaia mista di conifere                     17.20        0,6

- Fustaia mista di latifoglie                    6.60        0,2

- Giovani impianti                             338.30       12,2

- Pascoli e prati-pascoli                      279.10       10,1

- Nudi e incolti                               276.40       10,0

- Colture agrarie                              154.60        5,6

                                           ------------

TOTALE                                       2.761.00

                                           ============

 

 

     Si evidenzia la netta predominanza dei boschi governati a ceduo (ha 1370.4) che coprono circa il 70% dell'intero Complesso, rispetto a quelli d'alto fusto (ha 680.5); mentre tutt'altro che trascurabile è la superficie non boscata (ha 710.1), diffusa su circa il 25% del territorio demaniale.

     La specie forestale maggiormente rappresentata risulta senz'altro il cerro, associato però di frequente a varie specie quali roverella e orniello, nelle stazioni più asciutte, nonché faggio, carpino, acero montano, castagno, olmo e sorbo, in quelle più fresche.

     Alle quote maggiori prevale comunque la formazione pura di faggio, di origine naturale; viceversa, artificiali sono i soprassuoli di conifere, tra i quali prevalgono la fustaia di pino nero ed i boschi misti di conifere con abete bianco, pino nero e douglasia.

     Per quanto concerne la viabilità, si può considerare mediamente sufficiente soprattutto la rete viabile principale, essendo rappresentata per buona parte da strade camionabili.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Per l'Alto Tevere la previsione di piano faunistico venatorio provinciale contemplano l'istituzione di due Oasi:

     a) Alto Tevere - superficie totale 1.627 ha, superficie demaniale 1.048 ha;

     b) Monte Calvano Monte della Modina - superficie totale 1.427 ha, superficie demaniale 620 ha.

     Complessivamente dunque il demanio è interessato per 1.668 ettari.

     Sono restituiti all'attività venatoria circa 1.093 ha del complesso che risultano, come evidenziato nell'allegata cartografia, estremamente frazionati e con presenza di interclusi di diversa proprietà. Inoltre la loro modesta singola estensione non consente di ipotizzare una seria destinazione a fini di tutela di tali appezzamenti.

     Rimane da sottolineare come la Provincia di Arezzo, secondo dati contenuti nel proprio piano faunistico, abbia raggiunto fra i vari istituti, compreso il Parco delle Foreste Casentinesi, una superficie di aree protette di 83.100 ha, pari a circa il 25,5% della superficie agro- silvo-pastorale.

 

B) Alta Sovara

 

Caratteristiche ambientali

     I terreni demaniali ricadenti nel Complesso "Alta Sovara" sono identificabili sostanzialmente in due sistemi principali: Alpe di Catenaia, versante Nord-orientale e Monti Rognosi.

     Al primo appartengono sia i due nuclei separati, che si estendono lungo il crinale dell'Alpe di Catenaia, in senso Nord-Sud, tra l'Eremo della Casella ed il Monte, sia il nucleo che gravita intorno al Rio Cerfone, in prossimità di Ponte alla Piera. Il secondo, delimitato a Nord- Ovest dal Torrente Sovara e da Il Rio, interessa, appunto, gran parte della formazione dei Monti Rognosi.

     Le quote vanno dai 400 ai 1400 m s.l.m. (Monte Castello, m 1414 s.l.m.; Monte Altuccia, n 1407 s.l.m.); le pendenze si mantengono al di sotto del 50% su circa i 3/4 del territorio demaniale.

     Per quanto riguarda l'idrografia si rileva una discreta consistenza di corsi d'acqua a carattere torrentizio, parte dei quali ricade nel sottobacino del Torrente Singerna e parte in quello del Torrente Sovara.

     I tipi fisionomici risultano i seguenti:

 

 

                                                ha            %

- Ceduo di Faggio                             295.70        18,8

- Ceduo di Faggio in conversione               21.10         1,3

- Ceduo di Cerro                              241.50        15,3

- Ceduo di Castagno                            84.90         5,4

- Ceduo misto di latifoglie                     6.20         0,4

- Castagneto da frutto                         14.50         0,9

- Fustaia di Pino Marittimo                   360.50        22,9

- Fustaia mista di conifere                   100.80         6,4

- Fustaia di Abete bianco                      14.70         0,9

- Fustaia di conifere e latifoglie              5.60         0,4

- Giovani impianti                            218.20        13,9

- Colture agrarie                             121.50         7,7

- Nudi e incolti                               68.00         4,3

- Pascoli e prati-pascoli                      20.60         1,3

                                           ------------

TOTALE                                       1573.80

                                           ============

 

 

     Al contrario di quanto osservato per il complesso Alto Tevere, in questo caso non risultano marcate differenze tra la superficie a ceduo (ha 649.4) e quella ad alto fusto (ha 699.8); diminuiscono però sensibilmente le aree non boscate [210.1 ha], pari al 13% del totale.

     La specie forestale più diffusa è il pino marittimo, localizzato però unicamente sui Monti Rognosi; segue il faggio, che interessa prevalentemente la fascia superiore dell'Alpe di Catenaia, in genere sopra i 1000 m di altitudine; quindi il cerro, che si incontra sia allo stato puro sia in consociazione con le due precedenti, come pure col castagno e con altre latifoglie di minore diffusione.

     La rete viaria risulta nel complesso sviluppata in maniera mediamente sufficiente; necessitano invece opere di manutenzione su determinati tratti sia di strade che di piste.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Per questo aspetto si rimanda alla esposizione relativa al complesso Alpe di Catenaia, dato che sotto il profilo faunistico, ed anche territoriale, le due aree sono strettamente collegate e ricadono nella stessa struttura di protezione.

 

C) Alpe della Luna

 

Caratteristiche ambientali

     Il maggiore per estensione fra i tre complessi della Valtiberina resta interamente incluso nella dorsale appenninica, in corrispondenza dell'area Alpe della Luna, occupando un tratto che si sviluppa in senso Sud-Sud Ovest

- Nord-Nord est, orientativamente tra S. Sepolcro e Sestino.

     La proprietà demaniale presenta confini alquanto frastagliati ed una frammentazione particolarmente marcata alle due estremità opposte del complesso.

     Le quote variano dai 500 ai 1400 m s.l.m. (Monte dei Frati, n. 1453 s.l.m.; Monte Maggiore, n 1384 s.l.m.); la declività si mantiene moderata su maggior parte del territorio, con pendenze inferiori al 50%, manifestando però una netta accentuazione in corrispondenza delle porzioni centrali ove prevalgono pendenze comprese tra il 50 ed il 100%.

     La rete idrografica si presenta ben dotata di corsi d'acqua, per lo più a carattere torrentizio, che ricadono in quattro bacini principali: il bacino del Tevere (sottobacini Torrente Afra e Torrente Tignana), nel versante Sud-occidentale del complesso; i bacini del Marecchia, del Foglia e del Metauro (sottobacino Torrente Auro), in quello Nord-orientale.

     La distribuzione in tipi fisionomia risulta la seguente:

 

 

                                                 ha          %

- Ceduo di Cerro                               1146.4      34,5

- Ceduo di Cerro in conversione                 445.6      13,4

- Ceduo di Faggio                               336.8      10,2

- Ceduo di Faggio in conversione                199.5       6,0

- Ceduo misto di latifoglie                     136.3       4,1

- Ceduo di Carpino                              127.9       3,9

- Ceduo di Castagno                              33.8       1,0

- Ceduo di Castagno in conversione               40.6       1,2

- Ceduo di Roverella                              1.5        --

- Castagneto da frutto                           27.7       0,8

- Fustaia di conifere e latifoglie               39.9       1,2

- Fustaia di Pino nero                           12.1       0,4

- Fustaia mista di conifere                       8.2       0,2

- Fustaia di Abete bianco                         2.7       0,1

- Giovani impianti                               53.6       1,6

- Pascoli e prati-pascoli                       415.7      12,5

- Colture agrarie                               148.9       4,5

- Nudi e incolti                                137.3       4,1

                                              ---------

TOTALE                                         3314.5

                                              =========

 

 

     Emerge subito la limitatissima diffusione di boschi d'alto fusto (ha 144.2) rispetto ai cedui (ha 2468.4) che occupano circa i 3/4 del territorio in esame. Rilevante è la presenza di superfici non-boscate (ha 701.9), estese su oltre il 20% del totale, rappresentate in buona parte da pascoli di alta quota situati mediamente tra i 900 ed i 1100 m s.l.m.. Tra le specie forestali prevale il cerro, che costituisce il 60% dei boschi presenti, al quale si consociano talvolta buona parte delle specie dei diversi tipi fisionomia sopra elencati.

     Per quanto riguarda la viabilità principale, si osserva una distribuzione pressoché sufficiente.

 

Gestione faunistica e venatoria

     La maggior parte di questo complesso demaniale, pari a 2.659 ha, è ricompresa nell'oasi Alpe della Luna di superficie complessiva pari a 4.155 ha.

     All'interno di questa area è infatti presente una buona popolazione di capriolo, cui si accompagnano notevoli contingenti di daino e cinghiale.

     Da segnalare inoltre la presenza ormai certa del lupo, che potrebbe trovare in questa area, scarsamente disturbata dalla presenza umana, le basi per un più concreto insediamento. Dal punto di vista ornitologico il complesso è caratterizzato da una notevole diversità delle comunità presenti, tra cui spiccano elementi di rilievo quali: astore, sparviero, gheppio, falco pecchiaiolo, albanella reale e minore e la comune poiana. Da rilevare inoltre l'importanza quale direttrice di migrazione e di area di svernamento. Rimangono escluse dal perimetro dell'oasi circa 655 ha di proprietà demaniale, costituiti da nuclei isolati e periferici posti nei comuni di S. Donato e Badia Tedalda, per i quali è consentito il ritorno all'attività venatoria.

 

CASENTINO

 

     Il patrimonio agricolo-forestale regionale gestito dalla Comunità Montana del Rasentino interessa complessivamente una superficie di 10.732.90 ettari, suddivisa tra i tre principali complessi forestali secondo il seguente prospetto:

 

 

Compl.for.     Comune cat.                  Sup.ha    Sup.tot.ha

Foreste

Casentinesi    Stia                        1.974.7       4.725.2

                Pratovecchio                1.121.2

                Poppi                       1.302.9

                Bibbiena                      108.0

                Chiusi della Verna            218.4

Alpe di        Chiusi della Verna            794.1       2.591.1

Catenaia

                Chitignano                    506.8

                Subbiano                    1.290.2

Pratomagno

C.se           Castel S. Niccolò           1.203.0       3.416.6

                Poppi                          38.6

                Ortignano-Raggiolo            288.4

                Castel Focognano              316.1

                Talla                       1.570.5

                                          ----------

                Totale                     10.732.9

                                          ==========

 

 

     Detta proprietà si estende in prevalenza su territori montani, dei quali circa la metà ricadono nella catena appenninica vera e propria. E' caratterizzato inoltre da elevate pendenze e da una parte idrografica diffusa ovunque in maniera abbastanza uniforme. La morfologia comunque difficilmente si presenta aspra nei versanti, come pure del tutto limitati appaiono i contrafforti rocciosi e le vallecole fortemente incise da torrenti.

     Il clima casentinese si rivela di tipo temperato-freddo con inverni marcati, le cui temperature minime scendono spesso sotto 0° C, ed estati miti caratterizzate da sensibili escursioni giornaliere. Il regime pluviometrico presenta una decisa concentrazione delle precipitazioni nel periodo tardo autunno-primaverile, con massimi autunnali; la relativa siccità estiva fa registrare tra Luglio ed Agosto i suoi valori minimi. Le precipitazioni a carattere nevoso si verificano maggiormente in Gennaio e Febbraio, mentre la permanenza al suolo può oscillare tra le due settimane ai tre mesi, col variare dell'altitudine.

 

A) Foreste Casentinesi

 

Caratteristiche ambientali

     Questo complesso forestale si articola lungo la dorsale appenninica nel tratto fra Monte Falterona ed il Passo dei Mandrioli per un'estensione di ha 4.725.20.

     La proprietà regionale è costituita da più corpi, di varia dimensione e dai confini spesso irregolari, ascrivibili grosso modo a tre nuclei principali: il primo, dal Monte Falterona fino a Giogo Secchieta, è costituito sostanzialmente da un corpo unico che include buona parte delle Foreste Casentinesi; il secondo, che interessa la zona di Camaldoli, sotto il profilo forestale non presenta soluzioni di continuità rispetto al primo nucleo, in quanto direttamente collegato alle restante parte della foresta di Camaldoli rimasta all'Amministrazione del C.F.S.; il terzo, da Poggio tre confini al Passo dei Mandrioli, presenta piccole porzioni separate solo nella parte bassa, mentre in quelle alte si trova subito a contatto con le foreste di proprietà statale.

     Il Complesso delle Foreste Casentinesi occupa una fascia altimetrica che va dai 600 ai 1600 m s.l.m., comprendendo tra i maggiori rilievi di tutto il Comprensorio casentinese: Monte Falterona (m 1658 s.l.m.), Monte Gabrendo (m 1539 s.l.m.), Poggio Sodo dei Conti (m 1569 s.l.m.), Poggio Scali (m 1520 s.l.m.).

     Le pendenze si presentano particolarmente elevate solo nelle parti sommitali, mentre in prevalenza risultano non superiori al 50%.

     Si osserva una grande ricchezza di corsi d'acqua, per lo più a regime torrentizio, che vanno a costituire la prima rete di affluenti in sinistra idrografica dell'Arno.

     Il clima, di tipo temperato-freddo, è caratterizzato da temperature molto variabili secondo le diverse fasce altimetriche e con l'esposizione dei versanti; va però sottolineata la certa frequenza con cui si verifica il fenomeno della galaverna in special modo sopra i 1000 m di altitudine.

     Il regime pluviometrico assume i tipici caratteri degli ambienti appenninici, per cui vale quanto detto in premessa; è però interessante il fatto che, in corrispondenza dei crinali ovviamente, vi si registrano i valori di piovosità maggiori in assoluto di tutto il Casentino, con punte vicine ai 2000 mm.

     La suddivisione per tipo fisionomico è la seguente:

 

 

                                                ha            %

- Ceduo di Faggio                             737.60        15,6

- Ceduo di Faggio in conversione              141.00         3,0

- Ceduo di cerro                              234.10         5,0

- Ceduo di Cerro in conversione               292.70         6,2

- Ceduo misto di latifoglie                   187.50         4,0

- Castagneto da frutto                        180.30         3,8

- Fustaia di Faggio                           829.10        17,5

- Fustaia di conifere e latifoglie            460.70         9,7

- Fustaia di Pino nero                        384.90         8,1

- Fustaia di Abete bianco                     344.40         7,3

- Fustaia mista di conifere                   246.30         5,2

- Fustaia di conifere esotiche                 25.20         0,5

- Fustaia mista di latifoglie                   5.60         0,1

- Giovani impianti                            368.30         7,8

- Pascoli e prati-pascoli                     202.20         4,3

- Nudi e incolti                               85.30         1,8

                                           ------------

Totale                                      4.752.20

 

 

     Ne emerge la netta prevalenza delle fustaie (ha 2.844.8, pari al 60,2%) sui boschi cedui (ha 1.529), nonché una percentuale molto esigua delle superfici non boscate (ha 287, pari al 6,7%) rispetto a quelle boscate (ha 4,.437.7).

     Per quanto riguarda la viabilità, si può senz'altro affermare che il complesso delle Foreste Casentinesi gode in sostanza di una buona rete viaria, distribuita in maniera capillare sul territorio e mediamente in discreto stato di manutenzione.

 

Gestione faunistica e venatoria

     L'intero complesso demaniale Foreste Casentinesi viene ad essere ricompreso nel perimetro del Parco Nazionale già istituito.

     Una residua parte del territorio, pari a 69 ha, ricade invece all'interno dell'Oasi dell'Alta Valle Santa, che avrà superficie complessiva di 2.912 ha e si congiungerà al perimetro del Parco Nazionale, divenendone il completamente verso est.

 

B) Alpe di Catenaia

 

Caratteristiche ambientali

     Questo complesso demaniale occupa una superficie di ha 2.591.10, caratterizzata da una evidente frammentazione per la presenza ancora più accentuata di inclusi privati, nonché di minuscole particelle disperse rispetto ai pur numerosi corpi principali. Sono inoltre ascritti al Complesso dell'Alpe di Catenaia, seppur impropriamente, tre nuclei del tutto a se stanti: Monte Calvano-Compito (ha 209.90, prima appartenente alla Comunità Montana "Alta Valle del Tevere"), Monte Silvestre-Poggio Bonetto (ha 38.90), Frassineta-Bellaria (ha 237.90).

     In linea di massima rimane inclusa nella proprietà regionale buona parte del versante occidentale dell'Alpe di Catenaia interessando prevalentemente la fascia superiore compresa tra i 700 ed i 1400 m. Le maggiori quote di questo ambito demaniale (Monte Il Castello, m 1414; Monte Filetto, m 1289); Sasso della regina, m. 1247) si rivelano sostanzialmente inferiori a quelle degli altri due complessi casentinesi; mentre analoghi sono i gradi di pendenza, peraltro abbastanza contenuti.

     La rete idrografica è rappresentata da numerosi corsi d'acqua per lo più a regime torrentizio, che vanno a costituire affluenti di sinistra dell'Amo, con la sola eccezione di un esiguo numero di fossi che invece ricadono nel bacino del Fiume Tevere (sottobacino Torrente Sovara).

     Il clima, di tipo temperato-freddo, assume caratteristiche simili a quanto rilevato negli altri due comprensori casentinesi, con minimi termici in Gennaio e massimi in Luglio-Agosto; altrettanto dicasi per l'andamento delle precipitazioni, concentrate tra l'Autunno e la Primavera, e periodo relativamente siccitoso intorno a Luglio. In considerazione, però, delle quote mediamente minori e della più favorevole esposizione, si registrano temperature minime meno marcate rispetto alle Foreste Casentinesi ed al Pratomagno, come pure il volume annuale delle piogge che raramente supera i 1.300 mm.

     La distinzione fra i diversi tipi fisionomia è la seguente:

 

 

                                           ha              %

- Ceduo di Cerro                         360.50          13,9

- Ceduo di Cerro in conversione          277.50           8,8

- Ceduo di Faggio                        291.50          11,3

- Ceduo di Faggio in conversione         348.30          13,4

- Ceduo di Castagno                      109.20           4,2

- Ceduo di castagno in conversione        29.60           1,1

- Ceduo di Carpino                        41.10           1,6

- Ceduo di Roverella                      38.40           1,5

- Castagneto da frutto                    49.10           1,9

- Fustaia di Pino nero                   197.00           7,6

- Fustaia mista di conifere               77.40           3,0

- Fustaia di Abete bianco                 32.30           1,2

- Fustaia di conifere esotiche             6.20           0,2

- Giovani impianti                       305.60          11,8

- Pascoli e prati-pascoli                269.70          10,4

- Nudi e incolti                         180.70           7,0

- Colture agrarie                         27.00           1,0

                                      -----------

Totale                                 2.591.10

 

 

     I boschi governati a ceduo rappresentano la maggioranza dei soprassuoli (ha 1446.10, - pari al 55,8%), mentre le fustaie coprono una superficie nettamente inferiore (ha 667.60, pari al 25,8%). Interessante, inoltre, si rivela la discreta consistenza dei terreni (colture, nudi e incolti, pascoli e prati-pascoli) con 447.4 ettari che costituiscono ben il 18,4% della superficie totale.

     Numerose anche in questo complesso si annoverano le vie di collegamento tra le varie sezioni demaniali, con prevalenza di strade camionabili piste trattorabili.

 

Gestione faunistica e venatoria

     La destinazione principale di questo complesso, assieme a quello denominato Alta Sovara e descritta nel paragrafo relativo alla ValTiberina è la costituzione dell'Oasi Alpe di Catenaia - Monti Rognosi.

     In questo caso l'Amministrazione provinciale ha provveduto ad una razionale, riperimetrazione dei due complessi demaniali, che vengono ad essere inclusi per una superficie di 3.274 ha, su una superficie totale dell'oasi di 4.785 ha.

     In quest'area buona è la presenza del capriolo, accompagnato da cinghiale e scarsi nuclei di daino. Importante è anche l'interesse che questa area riveste per il flusso migratorio.

     Gli 890 ettari di territorio riguardanti le zone più frazionate, non controllabili, ed esterne al perimetro dell'oasi sono restituite all'attività venatoria.

 

C) Pratomagno Casentinese

 

Caratteristiche ambientali

     I terreni demaniali che ricadono in questo Complesso si trovano disposti lungo il versante Nord orientale della Catena del Pratomagno, con limite settentrionale, in Varco di Gastra-Poggio Cocollo Orsaia-Poggio Moro e meridionale in Fonte Archese-Poggio delle Trebbie.

     La superficie complessiva ammonta ad ha 3.416.60 ed occupa la fascia montana compresa essenzialmente tra i 700 m di quota fino a tutto il crinale, interessando quindi le maggiori altitudini (Croce del Pratomagno, m. 1591; Poggio Massarecci, m 1548; Poggio Varco di Castelfranco, m 1516; Poggio del Lupo, m 1515).

     Le proprietà, demaniali del Pratomagno Casentinese rivelano un aspetto quanto mai frammentato, dovuto sia alla presenza diffusa di inclusi privati, nonché ad un frazionamento ed una polverizzazione talvolta assai spinti. La morfologia, a differenza di quanto avviene nel versante del Valdarno, risulta particolarmente dolce, interrotta solo in corrispondenza di alcuni dei numerosi corsi d'acqua presenti.

     Il clima ha le medesime caratteristiche osservate per le Foreste Casentinesi, come pure il regime delle precipitazioni, le quali però fanno registrare valori leggermente inferiori.

     La distribuzione dei tipi fisionomia è la seguente:

 

 

                                                ha              %

- Ceduo di Faggio                             635.40          18,6

- Ceduo di Faggio in conversione              459.2           13,4

- Ceduo di Castagno                           572.10          16,7

- Ceduo di Castagno in conversione            199.70           5,8

- Ceduo di cerro in conversione                97.90           2,9

- Castagneto da frutto                         62.90           1,8

- Fustaia mista di conifere                   228.80           6,7

- Fustaia di conifere esotiche                102.60           3,0

- Fustaia di Pino nero                         90.20           2,6

- Fustaia di Abete bianco                      54.80           1,6

- Giovani impianti                            719.90          21,1

- Pascoli e prati-pascoli                     171.10           5,0

- Nudi e incolti                               22.00           0.6

                                           -----------

Totale                                      3.416.60

 

 

     Contrariamente alle Foreste Casentinesi, puoi notare che qui prevalgono i soprassuoli forestali governati a ceduo (ha 1964.30, pari al 57,5%) rispetto alle fustaie (ha 1259.20), mentre ancora più bassa appare la consistenza delle superfici non boscate (ha 193.10, pari al 5,6% del totale).

     La viabilità si rivela in genere sufficiente, disponendo sia di buone strade camionabili, sia di una rete viaria minore abbastanza ben distribuita sul territorio.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Viene trattata unitariamente al complesso Pratomagno Valdarnese nel seguente paragrafo.

 

PRATOMAGNO VALDARNESE

 

Caratteristiche ambientali

     Questa proprietà demaniale si estende su complessivi 4262 ettari sul versante occidentale della catena montuosa del Pratomagno, ricadendo quindi interamente nel bacino idrografico del Valdarno.

     Sotto il profilo morfologico si rivela interessante la presenza di numerose piccole valli e contrafforti, originatisi per l'opera di erosione di torrenti e fossi che facilmente agiscono sugli strati di arenaria.

     Il clima appare di tipo temperato-continentale con inverni rigidi ed estati asciutte: le temperature minime si riscontrano in Gennaio, le massime in Luglio; mentre il regime pluviometrico fa registrare i valori maggiori di piovosità, in Novembre (massimo assoluto) ed in Aprile. Le precipitazioni medie annue subiscono comunque notevoli variazioni secondo l'altitudine, passando da circa 900 mm alle quote più basse a circa 1500 a quelle più elevate. Le precipitazioni a carattere nevoso si manifestano principalmente nella fascia altitudinale superiore [1100-1500 m s.l.m.], interessando solo marginalmente quella sottostante.

     In linea generale, sì può affermare che il complesso demaniale del Pratomagno resta incluso, secondo la classificazione del Pavari, in due zone fitoclimatiche: Castanetum, dalla fascia collinare pedemontana fino a 1100 m di quota; Fagetum, per le quote superiori.

     Più precisamente, si riscontra un orizzonte vegetazionale più tipico del Lauretum freddo, fino a 600-700 m s.l.m., ove prevalgono roverella e cerro; il Castanetum vero e proprio si manifesta invece tra i 700 ed i 1100 m s.l.m.; con copertura a castagno misto ad altre specie, sovente interrotto però da numerose radure ed aree cespugliate. Il Fagetum è rappresentato in prevalenza da cedui di faggio che giungono fino al crinale, ove vengono sostituiti da pascoli. Dalla suddivisione secondo i diversi tipi fisionomici emerge quindi la seguente ripartizione:

 

 

                                                 ha             %

- Ceduo di Faggio                          1335.40         31,33

- Ceduo di Faggio in conversione            198.30          4,65

- Ceduo di Castagno                         308.20          7,23

- Ceduo di Castagno in conversione           40.40          0,95

- Ceduo misto di latifoglie                 191.40          4,49

- Ceduo di Roverella                        149.90          3,52

- Ceduo di Roverella in conversione          28.40          0,67

- Ceduo di Cerro                            117.50          2,76

- Ceduo di Cerro in conversione             182.00          4,27

- Castagneto da frutto                       38.50          0,90

- Fustaia mista di conifere                 172.30          4,04

- Fustaia di Pino nero                      106.30          2,49

- Fustaia di Abete bianco                    55.70          1,31

- Fustaia di conifere e latifoglie           35.90          0,84

- Fustaia di Faggio                          17.30          0,41

- Fustaia di conifere esotiche                8.70          0,20

- Giovani impianti                          628.00         14,73

- Incolti e pascoli abbandonati             535.10         12,56

- Pascoli e prati-pascoli                   109.20          2,56

- Colture agrarie                             3.50          0,08

                                        -----------

TOTALE                                    4.262.00

                                        ===========

 

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il Pratomagno, suddiviso nei due settori Casentinese e Valdarnese principalmente per un criterio amministrativo, viene ad essere incluso, secondo quanto previsto dal piano faunistico venatorio provinciale, nell'Oasi di protezione denominata Pratomagno.

     Complessivamente questa copre una estensione di 8.051 ettari, di cui 5.231 di territori demaniali.

     L'area si presenta assai vocata per capriolo e cinghiale, presenti con consistenti popolazioni, ma anche per daino e cervo. Tra i carnivori riveste particolare interesse la presenza del lupo, le cui segnalazioni sono ormai numerose.

     Da un punto di vista ornitologico l'area riveste uno straordinario valore, specialmente per le specie qui nidificanti: rapaci diurni (tra cui biancone, lodolaio, astore) ma anche piciformi e moltissimi passeriformi.

     Altrettanto importante è l'area per il flusso migratorio, che la interessa in particolar modo in autunno.

     L'estrema frammentazione della proprietà ha reso necessario un accorpamento delle aree più consistenti e contigue, con l'inclusione degli interclusi, ed il contemporaneo scorporo delle superfici difficilmente recuperabili, pari a circa 2.447 ha, che sono restituite all'esercizio venatorio.

 

CAVRIGLIA

 

Caratteristiche ambientali

     Da un primo esame si può già notare una situazione del complesso piuttosto eterogenea sia per la presenza di numerosi nuclei separati dai corpi principali ed inclusi privati, sia nei riguardi dei confini.

     La proprietà ricade totalmente nel versante valdarnese, mentre parte dei terreni posti ad Est confinano direttamente con la Provincia di Siena. Occupa una fascia altimetrica che va dai 300 ai 700 m s.l.m., con un'altitudine media di 400 m ed una pendenza media del 25-50%.

     Il clima è di tipo temperato con massimo termico nel mese di Luglio e minimo a Gennaio. Le precipitazioni ammontano a circa 950 mm all'anno; le punte massime si registrano nel periodo Novembre-Gennaio, mentre si rileva un'elevata siccità estiva nei mesi di Luglio ed Agosto.

     L'intero complesso risulta compreso nelle zone fitoclimatiche del Lauretum freddo e del Castanetum, come pure evidenziato dalla prevalenza marcata di specie forestali quali Castagno, Cerro, Roverella. La distribuzione per tipi fisionomici appare così rappresentata:

 

 

                                                 ha             %

Ceduo di Castagno                           137.00         31,00

Ceduo misto di latifoglie                    69.70         15,80

Ceduo di Roverella                           10.00          2,20

Ceduo di Cerro                               79.50         18,00

Castagneto da frutto                          6.30          1,40

Fustaia mista di conifere                    11.00          2.40

Fustaia di Pino nero                         27.00          6,01

Fustaia di conifere e latifoglie             20.10          4,50

Fustaia mista di latifoglie                  15.30          3,50

Giovani impianti                             12.70          2,90

Incolti e terreni nudi                       53.40         12,10

                                          ---------

TOTALE                                      442.00

                                          =========

 

 

Gestione faunistica e venatoria

     Come evidenziato nella precedente descrizione l'area appare piuttosto frammentata. Le caratteristiche vegetazionali consentono la presenza di numerosi Ungulati: Cinghiale, Capriolo, Daino, ed anche Cervo e Muflone. La Provincia di Arezzo nel proprio piano faunistico ha previsto l'istituzione di un'oasi di protezione della superficie di 716 ha dei quali 316 appartengono al demanio regionale. Al fine di conseguire una migliore perimetrazione della zona protetta restano esclusi circa 126 ha nei quali è consentita l'attività venatoria.

 

ALPE DI POTI

 

Caratteristiche ambientali

     Il complesso forestale denominato "Alpe di Poti" occupa una superficie di 995.00 ha e risulta costituito essenzialmente da quattro corpi separati, che peraltro rivelano una situazione di estrema frammentarietà, e polverizzazione; problema, questo, di grande rilevanza soprattutto ai fini di una corretta gestione del patrimonio faunistico.

     Sotto il profilo idrografico, ricade per buona parte nel bacino del Torrente Cerfone che si interpone tra la valle del Tevere e quella dell'Arno, nonché nel bacino del Nestore (sottobacino Ansina) confinante con la limitrofa Val di Chiana. La rete idrografica principale appare relativamente ben dotata (torrenti Cerfone, Ansina, Fiumicello, etc.), come pure quella secondaria costituita da fossi di dimensioni e portate per lo più ridotte.

     La zona in esame rimane compresa tra quote minime di circa 350 m s.l.m. e massime di poco superiori ai 1000 m s.l.m. (Monte Favalto, 1082 m s.l.m.; Monte Spicchio, 1083 m s.l.m.), andando ad occupare una fascia altimetrica prevalente intorno ai 600-700 m s.l.m.. I rilievi sono caratterizzati da pendenze moderate e ad andamento regolare nella parte sommitale; si osserva invece una maggiore irregolarità ed un aumento spesso marcato delle pendenze [70-100%] alle quote intermedie; mentre nella fascia pede collinare sottostante la morfologia torna ad essere nuovamente dolce.

     L'Alta Val Cerfone e la Valle dell'Ansina rivelano un clima temperato- freddo con temperature minime coincidenti nel mese di Gennaio e massime in Luglio, caratterizzate da escursioni termiche marcate tra il giorno e la notte, nonché da frequenti gelate tardive (tra Marzo e Maggio) e precoci (in Settembre-ottobre). Il regime pluviometrico è tipicamente appenninico con massimo in Novembre e minimo in Luglio, per una media annua di 900-1000 mm; mentre le precipitazioni a carattere nevoso non superano mediamente i 15 gg. di permanenza al suolo, variando però negli anni.

     Secondo la classificazione fitoclimatica di Pavari l'intero complesso è ascrivibile alla zona del Castanetum, sottozona fredda, e lo rivela anche la presenza di associazioni forestali di origine naturale, quali cedui quercini (Cerro e Roverella), boschi di Castagno (sia cedui che fustaie da frutto), alle quali si mescolano in vario grado specie minori come Carpino, Orniello, Ontani. Pure si annoverano popolamento artificiali di Pino nero e di conifere esotiche (Douglasia, Pino insigne, Cedro, Abete greco). Ne deriva quindi una composizione alquanto varia che secondo la ripartizione in tipi fisionomici risulta così rappresentata:

 

 

                                                 ha             %

Ceduo di Castagno                           286.50         28,80

Ceduo di Castagno in conversione             18.20          1,80

Ceduo misto di latifoglie                    19.90          2,00

Ceduo di Roverella                           14.00          1,40

Ceduo di Roverella in conversione            54.60          5,50

Ceduo di Cerro                              153.00         15,40

Ceduo di Cerro in conversione               286.50         28,80

Castagneto da frutto                         11.50          1,50

Fustaia mista di conifere                    49.80          5,00

Fustaia di Pino nero                        174.70         17,50

Fustaia di Abete bianco                       3.50          0,30

Fustaia di conifere e latifoglie             19.60          2,00

Fustaia di conifere esotiche                 29.60          3,00

Giovani impianti                             57.70          5,80

Terreni nudi e incolti                        6.60          0,70

Colture agrarie                              15.30          1,50

Fustaia mista di latifoglie                   9.10          0,90

Fustaia di Pino marittimo                     3.30          0,30

Fustaia di Pino silvestre                     1.00          0,10

Fustaia di Cerro                              0.50          0,10

                                         ----------

TOTALE                                      995.00

                                          =========

 

 

Gestione faunistica e venatoria

     Tutto il comprensorio risulta assai vocato per gli Ungulati, Capriolo e Cinghiale in particolare. L'intera zona riveste un notevole interesse ornitologico sia per quanto riguarda le specie nidificanti sia per quelle svernanti o di passo.

     L'Amministrazione Provinciale di Arezzo ha previsto l'istituzione di un'oasi di circa 2348 ha di superficie nella quale ricadono circa 790 ha di proprietà demaniale. I restanti 205 ha di patrimonio regionale non accorpabili alla struttura sono utilizzati per l'esercizio dell'attività venatoria.

 

MONTE GINEZZO

 

Caratteristiche ambientali

     La proprietà regionale, ricadente nel Comune di Cortona per complessivi 293 ettari, viene gestita dal Comune stesso unitamente all'appezzamento di proprietà della Provincia di Arezzo (ha 98.8) ad essa adiacente. Questi terreni demaniali si presentano relativamente dispersi, mostrando confini a volte molto irregolari, numerosi inclusi privati, nonché alcune esigue porzioni separate dal corpo principale. La disposizione geografica del complesso è in corrispondenza dello spartiacque tra il bacino dell'Arno e quello del Tevere, orientativamente dal Passo della Cerventosa fino ad oltrepassare Monte Ginezzo, sia nel versante Nord- orientale che in quello Sud-occidentale.

     Il demanio occupa la fascia altimetrica tra i 500 (loc. Castagneto Vecchio) ed i 900 m s.l.m. (Monte Ginezzo, 928 m; Poggio Le Rocche, 921 m); nel versante Nord-Est si mantiene su pendenze moderate, raramente superiori al 50%, mentre in quello Sud-Ovest la declività aumenta fino a valori prossimi al 100%.

     Per quanto riguarda l'idrografia, si può rilevare la carenza di torrenti con grosse portate. Infatti, unico corso d'acqua a regime perenne che interessa il demanio è il Rio della Cerventosa, che alimenta l'omonima diga, mentre di tutti gli altri fossi solo alcuni non esauriscono la loro portata durante il periodo estivo, rivelando peraltro una disponibilità idrica molto scarsa.

     Nel Complesso le temperature medie presentano il valore massimo nel mese di Luglio ed il minimo in Gennaio, con sensibili sbalzi termici tra il giorno e la notte, nonché frequenti gelate, soprattutto tra Dicembre e Febbraio.

     Il regime pluviometrico risulta di tipo appenninico, con concentrazione delle piogge in Autunno e valori minimi in Estate. Il clima si rivela comunque assai variabile nei due opposti versanti: temperato- freddo, con estate temperata e siccitosa, nelle esposizioni Nord-Est; temperato-caldo, con estate calda, ma relativamente piovosa, nelle esposizioni Sud-Ovest. In base alla classificazione di Pavari, il versante Sud-Ovest è ascrivibile alla fascia del Lauretum nella parte più bassa, al Castanetum caldo alle quote superiori; viceversa, il versante Nord-Est appartiene al secondo tipo del Castanetum freddo (con piogge superiori a 700 mm annui).

     Le formazioni forestali di origine naturale che si incontrano sono per lo più caratteristiche delle fasce del Castanetum, e danno luogo al loro interno ad una distribuzione in senso altimetrico relativamente costante; viceversa, maggiore appare la differenziazione influenzata da esposizione e fertilità della stazione. Non va dimenticato inoltre che questa zona rientra in quella ad alto rischio di incendio; fenomeno, questo, che ha influito finora in maniera evidente sullo sviluppo di diversi soprassuoli. La distinzione per tipi fisionomia ha comunque fornito la seguente ripartizione:

 

 

                                                ha           %

Ceduo di Cerro                                97.08        33.10

Ceduo di Castagno                             54.37        18.50

Ceduo misto di latifoglie 44.39               15,10

Castagneto da frutto                          10.60         3,60

Arbusteto 49.06                               16,70

Incolto promiscuo                             28.54         9,70

Pascolo cespugliato                            9.10         3,10

                                           -----------

TOTALE                                       293.14

 

 

Gestione faunistica e venatoria

     L'abbandono di numerose aree coltivate ha causato un rapido decremento di numerose popolazioni selvatiche. In un simile contesto si sono andate affermando soprattutto specie ubiquitarie o "pioniere": volpi, cinghiale, corvidi, ecc. Tenuto conto della modesta estensione di questa area demaniale [293 ha] e dai confini estremamente irregolari è consentito l'esercizio dell'attività venatoria.

 

PROVINCIA DI PISA

 

MONTI PISANI

 

Caratteristiche ambientali

     Il complesso forestale dei Monti Pisani si estende su una superficie di 842.50 ettari, e denota un'estrema frammentazione che non si limita però alla sola proprietà pubblica, bensì interessa tutto il comprensorio del Monte Pisano.

     Per la particolare disposizione orografica rispetto al litorale, questo complesso gode di un clima di tipo oceanico, caratterizzato da notevole umidità atmosferica ed elevate precipitazioni, con medie intorno ai 1000-1100 mm/anno di pioggia e punte massime superiori ai 1300 mm/anno (Monte Serra).

     Il regime pluviometrico è sostanzialmente submediterraneo, con minimo estivo e due massimi in primavera ed in autunno (assoluto). Viceversa, l'innevamento risulta mediamente alquanto scarso, con lieve maggior permanenza sul terreno nel versante Nord rispetto a quello Sud.

     Dal punto di vista idrografico, i corsi d'acqua che interessano i Monti Pisani appaiono a carattere torrentizio, con elevate pendenze specialmente nei tratti più a monte e portate discontinue nell'arco dell'anno.

     La ripartizione della proprietà regionale secondo i diversi tipi fisionomici presenta la seguente distribuzione:

 

 

                                             ha

Fustaia di Pino marittimo                  316.10

Ceduo di Castagno                          224.70

Ceduo misto di latifoglie                   59.80

Castagneto da frutto                        21.60

Fustaia di conifere e latifoglie            11.70

Ceduo di Leccio                              4.80

Giovani impianti                            36.20

Cespuglieto                                136.30

Colture agrarie                              2.40

                                        -------------

TOTALE                                     812.50

 

 

     Anche in questi ambiti territoriali appare purtroppo frequente il fenomeno degli incendi, rilevando un coefficiente di rischio estremamente elevato, in grado di compromettere qualsiasi tipo di intervento sia forestale che faunistico.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico dell'intero comprensorio appare piuttosto povero e caratterizzato dalla presenza del Cinghiale, della Volpe e di numerose specie di Corvidi. Le popolazioni di Lepre e Fagiano risultano poco numerose. Buona la presenza di selvaggina migratoria soprattutto durante il periodo della migrazione.

     A causa della notevole frammentazione della superficie è difficile trovare una destinazione univoca all'intero complesso. Le Amministrazioni Provinciali di Lucca e di Pisa hanno previsto che circa 300,9 ha di proprietà demaniale ricadano all'interno di oasi mentre i restanti 510,53, ricadenti in Provincia di Pisa, sono mantenuti liberi per lo svolgimento dell'attività venatoria.

 

SANTA LUCE - CHIANNI

 

Caratteristiche ambientali

     La superficie totale del complesso ammonta a 1607,5 ha. Delimitato a Nord dal torrente Tora, a Sud dal Botro dei Riseccoli e dal Botro del Moscoso, a Ovest la foresta si affaccia sugli abitati di S. Luce e di Postina. La morfologia è assai varia con diverse quote al di sopra dei 500 m. Numerosi i corsi d'acqua, in gran parte a regime torrentizio.

     Dal punto di vista vegetazionale, nonostante la posizione in vicinanza della costa, siamo in presenza di boschi di un certo pregio. In effetti sul 44% della superficie totale (oltre 700 ha) si estende il ceduo di Cerro (accompagnato da Orniello, Carpino, Acero), che prevale nei fondovalle su terreni profondi, mentre nelle altre condizioni (sui crinali sulle esposizioni Sud-Est, ecc.) prende il sopravvento il Leccio, consociato con le altre essenze tipiche della macchia mediterranea (Albatro, Erica, etc.). Anche il ceduo misto di latifoglie è ben rappresentato [16% del totale] come anche la fustaia di Pino marittimo [6%]. Per i boschi migliori si prospetta l'opportunità dell'avviamento ad alto fusto, ad oggi realizzato in minima parte.

     I seminativi e gli incolti sono presenti in maniera molto limitata.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il territorio risulta vocato soprattutto per il Cinghiale, anche se si stanno lentamente affermando popolazioni di altri Ungulati quali Muflone, Capriolo e Daino. La presenza del Cinghiale crea non pochi problemi alle attività agricole a causa dei danni arrecati.

     L'Amministrazione Provinciale di Pisa nell'ambito del proprio piano faunistico ha evidenziato la necessità di includere parte delle proprietà demaniali 596,59 ha, le più pregevoli dal punto di vista faunistico, all'interno di una zona di ripopolamento e cattura. Sui restanti 952,95 ha, al fine di contenere lo sviluppo della popolazione di cinghiale e il mantenimento della situazione attuale è consentito l'esercizio dell'attività venatoria.

 

DECIMO BURIANO

 

Caratteristiche ambientali

     Esteso su una superficie di 852 ha, questo complesso si trova situato sulla destra del medio corso del fiume Cecina; che in pratica ne costituisce il confine meridionale. Le quote vanno dai 50 ai 320 m con pendici ovunque modeste.

     Dal punto di vista vegetazionale, Decimo è caratterizzato dalla predominanza del ceduo di Leccio [73,7% della superficie totale], mentre, sul restante, sono presenti il ceduo di sclerofille mediterranee e il ceduo di Cerro, generalmente avviato a fustaia. Mancano totalmente seminativi e incolti.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Dal punto di vista faunistico nella zona si riscontra una notevole presenza di cinghiale che rappresenta una continua fonte di danni all'agricoltura. Notevole è la competizione che si è instaurata tra questa specie e le altre popolazioni selvatiche. Buona la consistenza della fauna migratoria durante il passo. La zona è quindi posta in divieto di caccia in attesa che l'Amministrazione Provinciale preveda l'istituzione di una zona di protezione comprendente l'intera proprietà demaniale.

 

MONTERUFOLI

 

Caratteristiche ambientali

     La foresta, estesa per circa 3120 ha, è posta sulla sinistra del medio corso del fiume Cecina ed è interessata da vari corsi di acqua (torrenti Trossa, Ladio, Risecco e Secolo). La morfologia è assai ondulata a volte anche accidentata, con pendenze sensibili ed aree soggette ad erosione superficiale. Le quote vanno dai ca 150 m dei confini orientali ed occidentali, ai ca 560 m delle colline più elevate. La vegetazione è assai varia, ma la formazione prevalente è senz'altro il ceduo di sclerofille mediterranee (oltre il 47% del totale), diffuso soprattutto nella porzione centro occidentale e sul confine orientale, mentre il ceduo a prevalenza di Leccio (ca il 27%) si presenta variamente distribuito, con maggior presenza nella parte centro orientale. Vengono poi il ceduo di Cerro, in parte avviato a fustaia, diffuso su ca 400 ha [13% della superficie] e caratteristico della fascia centrale e le fustaie a giovani impianti di conifere.

     In una delle sezioni centrali è presente un appezzamento di seminativo dell'estensione di ca 20 ha che viene utilizzato unitamente ad un altro appezzamento di ca 1.5 ha posto verso Ovest, con semina a perdere per la selvaggina.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Oltre alla numerosa presenza di Cinghiale nella zona sono presenti nuclei di Capriolo, Daino e Muflone. Buona la presenza di selvaggina migratoria durante il periodo della migrazione. La Provincia di Pisa nel proprio piano faunistico venatoria ha inteso assoggettare la quasi totalità del territorio a divieto di caccia mediate l'istituzione di un'oasi. Per quanto riguarda invece la proprietà demaniale posta in località Casa alla Serra, la ridotta superficie [121 Ha] non consente di adottare forme di razionale gestione della fauna e pertanto questa area è destinata all'esercizio venatorio.

 

MONTEVERDI - LUSTIGNANO

 

Caratteristiche ambientali

     Questo complesso interessa una superficie di 1188.8 ha e si estende in senso Nord-Sud nel bacino del fiume Cornia. Le quote vanno da 150 a 430 m. Dal punto di vista vegetazionale le due formazioni prevalenti sono il ceduo di Cerro disposto nelle esposizioni Nord Nord-Est e il ceduo di Leccio presente nelle esposizioni Sud Sud-Ovest. Nella restante parte prevalgono il ceduo di sclerofille mediterranee e il ceduo misto di latifoglie. Di rilievo in alcune stazioni la diffusa presenza della Sughera e dell'Orniello. Totalmente assenti seminativi e incolti.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Anche in questo comprensorio si registra una notevolissima diffusione del Cinghiale mentre gli altri Ungulati (Daino, Capriolo e Muflone) sono presenti con popolazioni numericamente assai ridotte. Buona la presenza della selvaggina migratoria nel corso del passo.

     In considerazione della modesta superficie e della notevole abbondanza di Cinghiale si ritiene necessario consentire l'esercizio venatorio sull'intero comprensorio demaniale.

 

PAVONE

 

Caratteristiche ambientali

     Questo piccolo complesso [188 ha] è l'ultima acquisizione regionale in Valdicecina ed è esposto sul versante sinistro del torrente Pavone, con quote oscillanti tra i 400 ed i 600 m.

     La formazione prevalente [83%] è il ceduo in gran parte avviato a fustaia, mentre sulla restante parte è presente una fustaia mista di conifere. Non esistono seminativi e incolti.

     Risorse idriche assai diffuse sotto forma di fossi e per una parte limitata di torrenti.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Le caratteristiche faunistiche di questo piccolo complesso sono simili a quello di Lustignano.

     In considerazione della modesta superficie e della notevole abbondanza di Cinghiale sull'intero comprensorio demaniale è consentito l'esercizio venatorio.

 

BERIGNONE

 

Caratteristiche ambientali

     Complesso posto in gran parte in destra del fiume Cecina, si trova a cavallo dei comuni di Volterra e di Pomarance e si estende per 2195 ha. Delimitato sul versante Ovest dei torrenti Fosci e Stellate, presenta pendenze varie ma in genere di modesta acclività, mentre solo nella parte meridionale sul corso del Cecina e lungo il Stellate e il botro del Rio, si hanno pendici assai acclivi. Le quote vanno dai 100 m sul versante occidentale ai 556 del Monte Soldano posto su confine nord-orientale.

     Numerosi i corsi d'acqua che solcano e delimitano il complesso dallo stesso fiume Cecina, ai torrenti Fosci e Stellate, ai fossi delle Pilelle e al Rio, oltre ai botri minori. La vegetazione di Berignone si presenta abbastanza varia, ma prevale comunque il ceduo di Leccio (presente sul 71% della superficie) che occupa il nucleo principale mentre una ridotta incidenza hanno il ceduo di Cerro [23%] presente nella porzione meridionale e nord-orientale, e il ceduo di sclerofille mediterranee propriamente detto [3%]. E' presente sul Monte Soldano anche un piccolo nucleo di Abete bianco e Douglasia. Sono rappresentati in buona misura anche i seminativi, con 150 ha, posti prevalentemente nella porzione Nord-occidentale, che sono in parte utilizzati da coltivatori diretti e in parte vengono seminati dall'Ente gestore allo scopo di aumentare le disponibilità alimentari per i selvatici.

 

Gestione faunistica e venatoria

     L'ambiente naturale ben conservato rende questo complesso demaniale idoneo ad ospitare numerose specie selvatiche. Assai abbondante risulta la presenza del Cinghiale, ma presenti appaiono sia il Daino, sia il Capriolo, sia il Muflone. L'avifauna nidificante si arricchisce ulteriormente durante il periodo della migrazione. Per tali motivi le indicazioni della Provincia di Pisa prevedono la conferma del divieto di caccia mediante l'istituzione di un'oasi.

 

ULIGNANO

 

Caratteristiche ambientali

     Il complesso, dell'estensione di circa 407,35 ha, fa parte del bacino idrografico del fiume Era ed è situato all'estremità nord-orientale del comune di Volterra, a confine con le Province di Firenze e di Siena.

     Delimitato dai torrenti Strolola ed Era Viva, Ulignano presenta una morfologia piuttosto dolce ed è suddiviso in sette corpi separati. Nella porzione nord-orientale prevale il ceduo di Cerro [40% della superficie totale] totalmente avviato a fustaia. Analoga estensione ha il ceduo a prevalenza di Roverella (Leccio, Corbezzolo, Orniello, Carpino), mentre nella parte sud-occidentale domina il ceduo di Leccio. La fustaia di Pino marittimo si configura come la formazione più diffusa sul restante territorio. I seminativi raggiungono complessivamente la superficie di 7,5 ha a cui si aggiungono 4.5 ha di incolti.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Anche in questo comprensorio si registra una notevolissima diffusione del Cinghiale.

     In considerazione della modesta superficie e della notevole abbondanza di Cinghiale sull'intero comprensorio è consentito l'esercizio venatorio.

 

GIARDINO - SCORNABECCHI

 

Caratteristiche ambientali

     II complesso si suddivide in due nuclei separati: il primo (Giardino) è quello che presenta una maggiore estensione [594.6 ha] e si estende nell'estremità occidentale nel Comune di Riparbella, a confine con la provincia di Livorno; il secondo (Scornabecchi) presenta un'estensione limitata [53.78 ha] ed è situato nel Comune di Montescudaio.

     La foresta di Giardino si estende in un senso Nord-Sud ed è delimitata ad Ovest dal torrente Arqueta, mentre il restante confine è di natura artificiale.

     La morfologia non si presenta molto varia data l'assenza di elevate pendenze.

     Le quote massime sono molto modeste [180 m] e si riscontrano nella parte settentrionale.

     L'area è solcata da una serie di botri (Botro di Fabbrica, del Bagnolo, della Carpinata, del Vallone), che offrono tuttavia una limitata disponibilità idrica, mentre l'Arquesta è attivo tutto l'anno.

     Dal punto di vista vegetazionale la formazione prevalente è rappresentata dal ceduo di Leccio [72% della superficie] mentre il ceduo di Cerro è presente sul 21% con quote di minore entità per il ceduo misto di latifoglie e la fustaia di Pino domestico. Sono presenti anche 17 ha di seminativi nella produzione Sud-Ovest, in prossimità dei fabbricati di Porcareccia che si trovano in buono stato di conservazione essendo attualmente utilizzati. Per quanto concerne la piccola unità di Scornabecchi questa si presenta con un soprassuolo caratterizzato per la maggior parte del ceduo di Leccio e in misura minore del ceduo misto di latifoglie.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Gran parte del complesso di Giardino è occupato da un centro pubblico di allevamento di selvaggina. Il restante territorio sotto il profilo faunistico è caratterizzato dalla presenza del Cinghiale e di selvaggina migratoria durante il periodo del passo. L'intera zona viene mantenuta in divieto di caccia.

     Per quanto riguarda invece la zona di Scornabecchi, l'esigua superficie 53,78 ha, rende la zona inutilizzabile per qualsiasi struttura di protezione e pertanto è consentita l'attività venatoria.

 

CASELLI

 

Caratteristiche ambientali

     La foresta (superficie 1.307 ha) è situata nella parte settentrionale del Comune di Monteverdi e delimitata ad Ovest dal confine con la Provincia di Livorno. Da questo crinale il Complesso si sviluppa in direzione orientale fino al torrente Sterza, affluente di sinistra del fiume Cecina. Una propaggine di circa 350 ha (Poggio Castiglione) si estende al di là dello Sterza, delimitato a Nord e ad Est dal torrente Ritasso.

     La morfologia è varia, ma generalmente moderata con pochi versanti ad elevata acclività, localizzati nella parte occidentale e interessati da affioramenti rocciosi.

     Le quote più elevate (oltre 500 m.) si raggiungono in corrispondenza dei crinali di confine a Nord-Ovest; l'altitudine media è valutabile intorno ai 250 m. Il complesso è interessato trasversalmente da tre corsi d'acqua: a Nord il Botro della Vertice, al centro il Botro Rivivo, a Sud il torrente Sterza.

     A questi vanno aggiungi altri botri minori tra cui quello di Boccanera, dell'Aione, del Debbione, del Pian delle Volte, etc., che insieme a numerose sorgenti naturali contribuiscono ad assicurare la presenza di risorse idriche in tutta l'area.

     La foresta di Caselli può essere suddivisa in due parti: il 70% posto a Nord-Est, costituito da macchia mediterranea con cedui di sclerofille e cedui di leccio, il 30% posto a Sud costituito da ceduo di Cerro in conversione, localizzato essenzialmente nell'area di Forno-Renzano. Il bosco di sclerofille mediterranee risulta costituito da due specie xerofile principali (Leccio e Corbezzolo) che predominano una sull'altra a seconda delle caratteristiche micro-climatiche e stazionali.

     Con caratteristiche diverse si presenta il ceduo di Cerro di Forno- Renzano. Quest'area, estesa per circa 340 ha, è stata censita come biotopo di rilevante interesse vegetazionale dalla Società Botanica Italiana e si presenta con un soprassuolo in conversione all'alto fusto a prevalenza di Cerro, a cui si accompagna il Leccio, l'Olmo, l'Orniello, la Roverella, il Carpino, il Frassino, l'Acero, etc.. Questa fitocenosi si sviluppa su un terreno profondo e fresco, e non ha praticamente riscontro, come foresta mesofila, nella collina litoranea. Nell'area di Caselli è presente poi una riserva naturale biogenetica di circa 7 ha dove svolgono attività di ricerca l'Istituto di Selvicoltura dell'Università di Firenze e l'Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo, che vi hanno impiantato parcelle sperimentali. Nelle vicinanze della Fattoria di Caselli sono presenti anche circa 24 ha di seminativi utilizzabili a fini alimentari per i selvatici.

 

Gestione faunistica e venatoria

     L'intero complesso riveste una notevolissima importanza dal punto di vista faunistico soprattutto per quanto riguarda gli Ungulati. Da sottolineare come in alcune zone la presenza del Cinghiale risulti eccessiva. Tutta l'area svolge un ruolo fondamentale per l'avifauna migratrice sia durante il passo come luogo di sosta sia come area di svernamento. L'intero complesso viene mantenuto in divieto di caccia con l'istituzione di un'oasi.

 

TEGONI - RANTIA

 

Caratteristiche ambientali

     Il complesso forestale di Tegoni - Rantia è posto in comune di Castelnuovo val di Cecina e presenta una superficie di ha 165,27 di cui 148 ricoperti da boschi. L'intero comprensorio si presenta fortemente frazionato.

     Dal punto di vista morfologico l'area presenta una morfologia dolce solcata da profondi fossi. Tra i corsi d'acqua l'unico che presenta una portata annua è il fiume Cecina. Geologicamente l'area risulta assai interessante, la formazione preponderante è quella dei conglomerati che occupa la parte più alta, mentre gli impluvi dei fossi Ricavolo e Rantia sono interessati da formazione di argille, marne e calcari.

     Le associazioni forestali prevalenti sono ascrivibili al bosco mesofilo di latifoglie decidue a forte prevalenza di specie quercine con formazioni quasi pure di cerro. Presenti, ma in minor misura, formazioni riparie, rimboschimenti a prevalenza di conifere mediterranee e alcuni castagneti.

 

Gestione faunistica e venatoria

     In tutto il complesso il selvatico più diffuso risulta il cinghiale, assai ridotta la consistenza di tutte le altre specie stanziali, lepre e fagiano in particolare. Presenza di selvaggina migratoria durante il periodo del passo.

     A causa della ridotta superficie e della frammentazione della proprietà è consentito lo svolgimento dell'attività venatoria.

 

PROVINCIA DI LIVORNO

 

COLLINE LIVORNESI

 

Caratteristiche ambientali

     Nell'ambito del complesso forestale delle colline livornesi appartengono al Demanio Regionale un totale di 2068,1 ha ripartiti nelle due unità di Montenero [1082,0 ha] e Valle Benedetta [976,1 ha].

 

VALLE BENEDETTA

 

     La foresta di Valle Benedetta si estende sui primi rilievi dell'immediato entroterra della città di Livorno, ed è, costituita da una unico corpo ricompreso fra le strade che collegano Livorno a Collesalvetti a nord e Livorno a Valle Benedetta a sud. La morfologia, nel complesso dolce, è caratterizzata da formazioni collinari (che raramente superano i 450 m di quota) che degradano lentamente verso Ovest.

     Il clima, data la vicinanza al mare, presenta precipitazioni scarse (spesso al di sotto di 900 mm annui) con massimi in autunno e primavera.

     Le temperature, miti d'inverno, sono elevate durante il periodo estivo allorchè raggiungono punte massime di oltre 30 gradi C. Numerosi i corsi d'acqua che attraversano l'area caratterizzati da regime torrentizio con portate estive scarsissime o addirittura nulle.

     Il tipo di soprassuolo prevalente si può ricondurre al forteto mediterraneo in cui sono presenti praticamente tutti gli stadi evolutivi di tale fitocenosi (dalla gariga di cisti alla macchia-foresta con leccio dominante).

     Gli spazi con vegetazione degradata o comunque in successione primaria sono da mettere in relazione con i ripetuti passaggi del fuoco, con substrati pedologici poco fertili, con le esposizioni sfavorevoli.

     Il paesaggio forestale naturale è interrotto solo da gruppi di conifere (pini mediterranei).

     Per quanto riguarda l'uso del suolo si rileva quanto segue:

 

 

Ceduo                                                687,2 ha

Fustaia                                              202,4 ha

Terreni nudi e incolti                                86,5 ha

                                                   ----------

Totale                                               976,1 ha

 

 

     Bosco ceduo: si tratta in prevalenza di macchia di sclerofille mediterranee con Corbezzolo, Lentisco, Vibruno, Erica, smilacee ed altre essenze arbustive nel piano inferiore e Leccio, Orniello nel piano dominante. Sono generalmente boschi molto fitti raramente utilizzati.

     Sono presenti altresì boschi a prevalenza di leccio con presenza spesso di Cerro e Orniello nonché aree in cui prevale il Cerro.

     Fustaie: sono costituite interamente da impianti artificiali di conifere eseguiti impiegando prevalentemente Pini mediterranei, talvolta Pino insigne e Cipresso comune. Da sottolineare che sono stati eseguiti anche coniferamenti all'interno del ceduo evidenziati dall'alternanza di gruppi di latifoglie e gruppi di conifere.

     Terreni nudi e incolti: sono riferibili a questa classe colturale quegli spazi cespugliati derivanti dall'abbandono di coltivi presenti all'interno della foresta nonché aree improduttive quali ad esempio cave, costruzioni, ecc.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico risulta nel complesso caratterizzato soprattutto dalla presenza del Cinghiale e dell'avifauna migratrice durante il passo autunnale. Si prevede il mantenimento del divieto di caccia su circa 630 ha, includendoli in istituti di protezione previsti dal piano faunistico venatorio provinciale, sul restante territorio del complesso [346 ha] è consentito lo svolgimento dell'attività venatoria.

 

MONTENERO

 

Caratteristiche ambientali

     L'ubicazione di questo complesso forestale è più meridionale rispetto a quello precedentemente analizzato. I suoi limiti geografici possono essere così individuati: procedendo da nord verso est dal Rio Ardenza, dal Botro del Diavolo; dal crinale che collega il Poggio Sparticasia al Poggio Costello e, successivamente, dal torrente Chioma.

     A Sud la proprietà demaniale termina lungo il crinale dei Poggioni di Costia fino alla strada di Osteria delle Due Vie, poi segue il Botro delle Casine, il Botro di Quarata fino al Montenero, per poi risalire irregolarmente a chiudersi al Rio Ardenza. La morfologia dell'area è nel complesso molto dolce in quanto costituita da formazioni collinari poco acclivi (rari sono gli spazi a pendenza accentuata localizzata prevalentemente lungo i fossi) con altitudini di poco superiori ai 300 m s.l.m. (la punta più alta è il Poggio Capanne 332 m).

     Le quote inferiori si aggirano intorno ai 50 m s.l.m..

     Il clima, del tutto simile a quello di Valle Benedetta, è caratterizzato da una piovosità annua intorno ai 900 mm con massimi autunno-primaverili e minimi estivi.

     La temperatura media oscilla intorno ai 16 gradi C.

     L'area in esame è interessata da alcuni corsi d'acqua quali i torrenti Quarata, Chioma, Ardenza e il Fosso del Molino Nuovo. Questi sono caratterizzati da un regime torrentizio con portate massime in primavera- autunno e minime in estate. Alcuni di questi fossi sono prettamente a carattere stagionale.

     Il soprassuolo forestale, ancora rappresentato da specie tipiche della macchia mediterranea, appare meno evoluto rispetto a quanto si può osservare a Valle Benedetta, più diffuse sono anche le superfici degradate. Ciò è dovuto sia al ripetersi degli incendi, ma anche alla natura geologica della zona.

     Peculiare, rispetto alla foresta di Valle Benedetta, è la diffusione del Pino d'Aleppo.

     Per quanto concerne l'uso del suolo si rileva quanto segue:

 

 

Bosco ceduo                                               745,3 ha

Fustaie                                                   212,0 ha

Colture agrarie                                            26,4 ha

Terreni nudi e incolti                                     98,3 ha

                                                                 ----------

Totale                                                   1082,0 ha

 

 

     Bosco ceduo: prevalgono le formazioni sclerofile mediterranee dove Corbezzolo, Fillirea, Viburno, Alaterno, Erica, smilacee, Lentisco, costituiscono la macchia bassa e impenetrabile con scarso Leccio ed Orniello nel piano superiore.

     Molto diffuso anche il ceduo di Leccio che si differenzia dalle precedenti classi colturali per una maggiore presenza di questa specie arborea, che va a costituire il piano dominante, a scapito delle specie arbustive sopra citate.

     Nelle stazioni più fresche e fertili il Leccio si associa con Cerro, Roverella, Orniello e Sughera.

     Fustaie: si tratta in prevalenza di fustaie di Pino d'Aleppo sia di origine artificiale che naturale.

     Talvolta questa conifera è associata ad altri pini mediterranei quali il Pino Marittimo, nonché al ceduo di Leccio dove si è insediato naturalmente sia con piante sparse che a gruppi.

     Colture agrarie: costituiscono una piccola superficie coltivata a seminativi concentrata interamente in località Case Cafaggio ed affidata in gestione ad una cooperativa locale.

     Terreni nudi ed incolti: si tratta in massima parte di ex coltivi, adibiti successivamente a pascolo ed in seguito abbandonati. Gli incolti, che si presentano in parte olivati, sono invasi da vegetazione erbacea ed arbustiva.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Le caratteristiche del popolamento animale risultano assai simili a quelle del complesso di Valle Benedetta.

     Pertanto si prevede il mantenimento del divieto di caccia sui territori inclusi in istituti di protezione previsti dal piano faunistico provinciale; sul restante territorio demaniale è consentito lo svolgimento dell'attività venatoria.

 

SASSETTA

 

Caratteristiche ambientali

     Questo complesso, che a partire dall'abitato di Sassetta si estende in direzione Est, risulta delineato nella parte settentrionale del Torrente Cadona presenta un'estensione di ha 736.8.

     Si tratta di una proprietà demaniale interessata da numerosi inclusi privati, che al momento possono inficiare una sua gestione integrale.

     Il soprassuolo vegetale appare eterogeneo, pur se maggiormente rappresentato dalle Leccete. Nella parte a N-E sono presenti fustaie di Pino marittimo, nonché, nelle esposizioni più fresche, il ceduo di Cerro, anche avviato ad alto fusto, che rappresenta in queste stazioni il bosco più caratteristico.

 

Gestione faunistica e venatoria

     La zona risulta particolarmente vocata per il Cinghiale. Con presenza di uccelli migratori durante la stagione del passo.

     Sull'intero complesso è consentito l'esercizio dell'attività venatoria anche al fine effettuare sistematici controlli sulla consistenza della popolazione di cinghiale.

 

MACCHIE DELL'ELBA

 

Caratteristiche ambientali

     Il Complesso agricolo-forestale "Macchie dell'Elba", che ammonta ad ha 624.49.74, si presenta frazionato in diversi nuclei sparsi, situati per lo più a quote relativamente elevate (m 600-800 s.l.m.), con forti pendenze e con una netta presenza di rocce affioranti e masse detritiche.

     Dal punto di vista climatico, tutta l'isola presenta caratteristiche temperate dovute alla diretta influenza mitigatrice del mare, con precipitazioni mediamente scarse [500-600 mm all'anno, ad eccezione di Monte Capanne dove cadono circa 1000 mm di pioggia], caratterizzate da massimi autunno-invernali e minimi estivi.

     La vegetazione appare, quindi, quella tipica dell'orizzonte fitoclimatico del Lauretum, del tipo a siccità estiva, con prevalenza, tra le specie forestali, di P. domestico, P. marittimo, P. insigne, Leccio e Albatro. Sempre nell'ambito delle zone demaniali, la superficie maggiore è occupata dai boschi (ha 314.10), rispetto ai terreni nudi (ha 206.30) ed i cespugliati (ha 104.10); in particolare, tra i boschi predominano le fustaie con ha 268.40, contro i 45.70 dei cedui. La ripartizione tra i vari tipi fisionomici rivela infatti una situazione del tutto particolare e dipendente dai frequenti incendi che hanno finito per compromettere talvolta il buon esito dei numerosi rimboschimenti eseguiti da 30 anni a questa parte. Tale distribuzione è così riassumibile:

 

 

                                                 ha             %

Fustaia di Pini mediterranei                 57.70          9,23

Fustaia di Pino domestico                    49.60          7,94

Fustaia di Pino marittimo                    36.10          5,78

Ceduo di Leccio                              20.50          3,28

Ceduo di sclerofille mediterranee            17.10          2,73

Ceduo di Castagno                             8.10          1,29

Fustaia di Pino nero                          4.40          0,70

Giovani impianti                            120.60         19,31

Improduttivi                                104.10         16,66

Incolti e pascoli abbandonati               206.30         33,03

                                         ----------

Totale                                      624.50

 

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il patrimonio faunistico di questo comprensorio risulta quantomai interessante pertanto è prevista la riconferma del divieto di caccia sull'intera proprietà demaniale.

 

MACCHIA DELLA MAGONA

 

Caratteristiche ambientali

     La Macchia della Magona, della superficie di 1635.58 ha, è costituita da un unico corpo, localizzato ad Est del Comune di Bibbona. Solo una piccola sezione [8.14 ha] è separata dal corpo principale ed è posta a Nord-Ovest del centro abitato. A parte la porzione meridionale, delimitata dal botro dell'Inferno, prevalgono i limiti artificiali, rappresentati da confini di Comune e di Provincia.

     La morfologia non si presenta eccessivamente movimentata, con pendenze continue.

     Le quote vanno da 100-150 m del limite occidentale, ai 489 m del Poggio il Morticino e ai 500 m del Poggio ai Tuoni. Numerosi i corsi d'acqua presenti: Botro Grande, Botro di Camposasso, Botro dell'inferno, etc. che tuttavia presentano portate limitate. Relativamente alla vegetazione occorre notare come la formazione prevalente sia il ceduo di Leccio (che interessa il 64% della superficie) mentre il ceduo di sclerofille mediterranee occupa il 20% e quello di Cerro 11%. Minore importanza rivestono il ceduo misto di latifoglie e la fustaia di conifere. Totalmente assenti i seminativi e gli incolti.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il patrimonio faunistico di questo comprensorio demaniale è costituito soprattutto dal Cinghiale; presenti, fra gli Ungulati anche Daino, Capriolo, e Muflone. L'intera zona durante la migrazione autunnale riveste una notevole importanza quale punto di sosta per numerose specie di uccelli.

     E' prevista la riconferma del divieto di caccia sull'intera proprietà demaniale.

 

PROVINCIA DI SIENA

 

RADICONDOLI

 

Caratteristiche ambientali

     Questa proprietà, regionale, la cui gestione è stata delegata al Comune di Radicondoli (SI) dal 1.1.84, risulta costituita da due complessi ben distinti: Falsini, a diretto contatto ad Est con il Complesso forestale "La Selva" (Comune di Casole d'Elsa); Le Carline, a sua volta suddiviso nei due sottocomplessi di Porcignano e Tegoni.

     Si tratta nel complesso di territori di estensione poco inferiore ai 2800 ha.

     La morfologia appare disforme: alle pendenze maggiormente accentuate che si riscontrano nel sottocomplesso di Porcignano, fanno riscontro declivi più moderati nei versanti rivolti in direzione del bacino dell'Elsa. I corsi d'acqua che solcano questo territorio sono di tipo torrentizio stagionale.

     La zona presenta una notevole attività geotermica con emissione di gas da numerosi soffioni.

     Questi territori risultano correttamente inseribili nelle zone fitoclimatiche di Pavari del Lauretum e del Castanetum.

     I tipi di soprassuoli forestali spontanei si individuano nel bosco di Querce caducifoglie xerofile e nel bosco di Querce caducifoglie mesofile. Nelle zone più alte si riscontrano boschi di Cerro e Castagno (Porcignano).

     Scendendo di altitudine si incontra più frequentemente la Roverella associata ad altre essenze arboree, tra le quali Orniello e Sorbo in particolare.

     Lungo i torrenti si ritrovano boscaglie e Salici, Pioppeti, nonché Corniolo e Olmo Campestre.

     Sia il Cerro che la Roverella sono per lo più rappresentati da boschi di cedui invecchiati. Più di metà del territorio considerato è occupato dal ceduo di cerro, mentre poco meno del 10% è ascrivibile al ceduo di Roverella. Per quest'ultimo tipo fisionomico sono comunque in corso interventi di avviamento ad altofusto.

     Il ceduo di Castagno derivante dalla trasformazione di castagneti da frutto è limitato a poco meno di 40 ha. La presenza di conifere in fustaie di pino o in fustaie miste occupa ca 53 ha di territorio. Nell'ambito dei due sottocomplessi di Falsini, e Le Carline si riscontrano più di 230 ha tra prati, prati-pascoli ed incolti; altri 50 ha risultano coltivati a cereali.

 

Gestione faunistica e venatoria

     In tutti e tre i complessi demaniali è presente una abbondante popolazione di cinghiale che necessita di una razionale gestione. Tenuto conto, anche delle indicazioni della Provincia di Siena, vengono individuate le seguenti destinazioni della proprietà demaniale:

     Falsini: costituzione di un'area in divieto di caccia di circa 1000 ha mantenendo fruibili alla caccia i restanti 300 ha;

     Le Carline - la Selva: creazione di una zona a divieto di caccia dell'ampiezza di circa 480 ha mentre nei restanti 616 ha mantenimento dell'attuale regime venatorio che prevede la presenza di un'Azienda agrituristico venatoria;

     Tegoni: sui 220 ha di superficie di questo complesso si mantiene l'attuale divieto di caccia.

 

SELVA-COTORNIANO

 

Caratteristiche ambientali

     Si tratta di proprietà della Regione Toscana ricadenti totalmente per un'estensione di circa 1364 ha nel Comune di Casole d'Elsa, in prov. di Siena.

     Questi territori si identificano più in particolare in due sottocomplessi, senza soluzione di continuità fra i medesimi.

     Sono localizzati in una fascia media ed alto collinare ad Ovest della Montagnola Senese e ad Est del confine comunale con Radicondoli.

     Non si registrano eccessive pendenze, rari infatti risultano i valori superiori al 25%.

     Il clima si rivela di tipo prettamente mediterraneo con una piovosità media che si mantiene al di sotto dei 1.000 mm annui ed è concentrata nel periodo invernale.

     Nel complesso si può indicare come quest'area rientri nella sottozona fredda del Lauretum.

     Le associazioni tipiche che contraddistinguono questo complesso sono i cedui misti a prevalenza di cerro e quelli a prevalenza di Roverella Sovente le essenze quercine si presentano associate al Carpino bianco, Orniello, Olmo, campestre, Rovere, Carpino nero e alle quote inferiori, al Leccio, mentre di rado si trovano consociati al Castagno.

     Di notevole importanza per la fauna la presenza di varie specie di Sorbo.

     I fazzoletti di terreno ex agrario non rimboschiti risultano limitati ne "La Selva" vera e propria, mentre nel sottocomplesso di Cotorniano ci sono appezzamenti a coltivo ed a pascolo.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Le caratteristiche ambientali rendono tutto il comprensorio vocato per Cinghiale, Daino e Capriolo. Buona la presenza della selvaggina migratoria durante il periodo del passo. Circa 600 ha del complesso vengono mantenuti in divieto di caccia mentre nei restanti 650 ha, posti a ridosso di aree intensamente coltivate, è consentito l'esercizio dell'attività venatoria allo scopo di contenere la popolazione di cinghiale.

 

FARMA - MERSE

 

Caratteristiche ambientali

     Questo territorio demaniale appare costituito da due complessi forestali distinti, "La Merse", "Montalcino", secondo la seguente ripartizione:

 

 

Complesso          Sottocomplesso       Superficie    Superficie

forestale          forestale                    ha        Tot.ha

 

"La Merse"         Cetine-Cornocchia        259.66       4476.57

(Sovicille,

Chiusdino,

Monticiano,

Murlo)

                    Pentolina               1427.10

                    Pornella                 441.69

                    Tocchi                   803.13

                    Iesa                      62.50

                    Montepescini            1255.50

                    Murlo                    268.17

"Montalcino"       Montalcino               475.56        475.56

(Montalcino)

                                         ----------

                    Totale                  4952,13

 

 

     Si procede, quindi, alla descrizione separata dei due complessi, facendo particolare riferimento, ove presenti, ai relativi sottocomplessi.

 

LA MERSE

 

Cetine e Cornocchia

     Trattasi del nucleo più settentrionale dell'intero Comprensorio "Farma-Merse"; diviso nel corpo delle Cetine ed in quello di Cornocchia, ambedue nel Comune di Chiusdino.

     Il corpo di Cetine presenta un'altitudine varia: si passa infatti dai 467 m di Poggio Pelato ai meno di 300 nel letto del torrente Rosia. L'idrografia si presenta in questa zona alquanto ridotta ed è limitata a pozze artificiali.

     Il bosco vede come specie maggioritaria il Cerro governato a ceduo; sono però ben rappresentati anche Roverella, Carpino e Ciavardello.

     Il corpo di Cornocchia, dal punto di vista morfologico molto simile al precedente, comprende un territorio ben più limitato.

     Nella descrizione del bosco, analoga a quella fatta per le Cetine, va aggiunta la presenza di impianti limitati di Pino nero, Pino marittimo, Pino d'Aleppo e Cipresso.

 

Gestione faunistica e venatoria

     E' mantenuto il divieto di caccia questa zona includendo i territori demaniali in zone di protezione adiacenti al fine di migliorarne la delimitazione.

 

Pentolina

     E' questo il corpo più esteso del Complesso "La Merse", diviso tra i Comuni di Sovicille e di Chiusdino su cui ricade la porzione territorialmente maggiore (ca 1300 ha).

     Non presenta rilievi di una qualche importanza, mantenendosi l'altitudine prevalente tra i 300 ed i 350 m s.l.m.; le quote più basse si registrano verso Nord-Est, in corrispondenza della Merse, dove si riscontrano le maggiori pendenze.

     Il fosso Ricausa e lo stesso fiume Merse, che scorrono in buona parte lungo il perimetro del nucleo stesso, risultano la principale fonte idrica.

     Si osservano vari soprassuoli: quelli a latifoglie sono in genere rappresentati da cedui; mentre l'alto fusto coincide quasi esclusivamente coi boschi di Pino marittimo, i più diffusi, caratterizzati da denso sottobosco ad Erica ed Albatro. Viceversa, il bosco ceduo è ascrivibile a 3 tipi: il ceduo a prevalenza di Cerro, quello a prevalenza di Castagno, ed il tipo misto, sempre però con presenze maggioritarie di Cerro e Castagno.

     Altre specie riscontrabili in questi boschi sono l'Orniello ed il Carpino, mentre si incontrano il Pioppo ed il Leccio rispettivamente lungo i fossi e dove il terreno è più superficiale.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico è caratterizzato da una abbondante presenza di Ungulati, Cinghiale in particolare. Durante il passo l'intera zona risulta frequentata da numerose specie migratrici.

     Il piano faunistico provinciale prevede l'inclusione di circa 800 ha di una riserva naturale. Sui restanti 600 ha è consentita l'attività venatoria al fine di ridurre la popolazione di Cinghiale che crea attualmente numerosi problemi allo svolgimento delle attività agricole.

 

Pornella

 

Caratteristiche ambientali

     Interamente ricadente nel Comune di Sovicille, si presenta delimitato ad Ovest dal fiume Merse.

     Si registrano più di 300 m di dislivello tra la quota più elevata (Poggio al Gallo, m 534 s.l.m.) e la più bassa, riscontrabile in corrispondenza del Farma. Le associazioni più rappresentate sono le pinete di Pino marittimo, al cui interno, oltre al consueto sottobosco di Erica ed Albatro, si riscontrano Leccio, Orniello e Castagno.

     Dove è presente il ceduo di latifoglie compaiono le stesse specie: Cerro, Leccio, Castagno e, in quantità minore, pure Roverella ed Orniello.

     Nella parte Orientale del nucleo sono presenti interessanti esperimenti di impianti misti di latifoglie e conifere a prevalenza di Sughera, Ontano, Cedro, Cipressi e Pini.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico risulta simile a quello del comprensorio di Pentolina. E' previsto il divieto di caccia su di una superficie pari a 50 ha accorpandola ad altri istituti di protezione previsti dal piano faunistico venatorio provinciale. Nel restante territorio demaniale [450 ha circa] è consentita l'attività venatoria allo scopo di contenere i danni causati dal cinghiale.

 

Tocchi

 

Caratteristiche ambientali

     Interamente ricadente nel Comune di Monticiano (SI), anche questo nucleo risulta composto da 2 corpi separati, dell'estensione di ca 400 ha ciascuno.

     Il primo, collegato per una breve striscia di territorio ai nuclei di Pentolina e Pornella, si trova in posizione meridionale rispetto agli stessi. Morfologicamente si presenta eterogeneo con un sistema di colline che lo interessa nella parte Sud-Est, mentre a Nord-Ovest è situata una vasta area pianeggiante (Pian delle Tende), a quote intorno ai 270 m s.l.m..

     Alcune pozze artificiali ed un laghetto nella parte meridionale di questo corpo assicurano una importante fonte idrica, mentre nella parte Nord Occidentale è il torrente la Gonna a fungere da corso d'acqua principale.

     La quasi totalità del soprassuolo boschivo è composto da pinete di Pino marittimo e boschi cedui a prevalenza di Cerro, in cui si rileva anche la presenza di Leccio, Orniello e Carpino. In prossimità del Poggio La Guardia esistono dei nuclei di ceduo di Castagno.

     Sono in corso avviamenti ad alto fusto del Cerro per permettere il pascolo dei bovini in bosco, mentre nell'area del Pian delle Tende si trovano alcuni ex coltivi.

     Il secondo corpo, situato ad Est del precedente, è limitrofo all'abitato di Tocchi e di Castel di Tocchi. Si tratta di una proprietà demaniale priva di pendenze elevate, inframezzata da inclusi privati, con buone risorse idriche rappresentate da pozze artificiali e fossi perenni.

     I cedui di Leccio, insieme alle pinete di Pino Marittimo, costituiscono le associazioni boschive più diffuse. Nella lecceta è comunque osservabile una notevole eterogeneità dovuta alla presenza di Castagno, Orniello, Carpino, Roverella ed Albatro. Queste specie risultano in genere presenti in funzione delle condizioni edafiche e di esposizione che favoriscono ora l'una ora l'altra. Si tratta in genere di cedui invecchiati con età superiore ai 22-23 anni. Anche le pinete sono in genere allo stato adulto, con età compresa tra i 30 ed i 35 anni.

 

Gestione faunistica e venatoria

     E' previsto l'apposizione del divieto di caccia su circa 420 ha di terreni demaniali incorporandoli in istituti di protezione previsti dal piano faunistico venatorio provinciale. Sui restanti 80 ha è consentito l'esercizio dell'attività venatoria in quanto la dislocazione di questa porzione di territorio la rende scarsamente gestibile

 

Iesa

 

Caratteristiche ambientali

     Rappresenta una stretta striscia di territorio ampia 62.50 ha, con confini che non seguono limiti naturali. Si tratta comunque dell'area più meridionale del demanio ricadente nel comune di Monticiano ed è posta a Sud del corpo di Tocchi, su terreni collinari con pendenze a volte sensibili ed esposizioni Nord-Est. Le risorse idriche appaiono assai scarse ed affidate al fosso Campolamanni, di limitatissima portata, che divide in due parti il nucleo. Le associazioni forestali prevalenti risultano i boschi cedui di Leccio, le pinete di Pino marittimo ed i cedui misti di latifoglie.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico risulta del tutto simile a quello dei precedenti complessi e a causa della esigua superficie di questa area è consentito l'esercizio dell'attività venatoria.

 

Montepescini

 

Caratteristiche ambientali

     Ricadente interamente nel Comune di Murlo, risulta ben delimitato a Sud-Ovest dal fiume Merse; mentre il fosso Ornate e il torrente Crevole, rispettivamente a Sud e a Nord-Est, ne seguono lo sviluppo perimetrale per alcuni tratti, il confine Nord di questo nucleo non segue linee di tipo naturale, ed anzi appare particolarmente frastagliato.

     Nella parte Nord si raggiungono le quote più elevate (Poggio Meta, m 488 s.l.m.): scendendo verso la Merse, si riscontrano invece le altitudini minori (circa m 130).

     Oltre ai corsi d'acqua ricordati, le risorse idriche sono rappresentate da numerose pozze artificiali.

     In questo vasto nucleo sono differenziati diversi tipi fisionomici, sviluppatisi in genere per intervento umano o determinati da situazioni edafiche o di esposizione.

     Si hanno boschi cedui a prevalenza di Leccio che spesso si compenetrano con le macchie ceduate di sclerofille mediterranee. Abbondante risulta l'Albatro.

     Nelle zone peggiori questi boschi degradano a cespuglieti con rilevante presenza di Ginepro e Fillirea. Il Cerro, la Roverella, l'Orniello e, sporadicamente, il carpino sono presenti in tutti i tipi di cedui.

     Le Fustaie miste di conifere con Pino domestico, marittimo, insigne, d'Aleppo e Cedro risultano scarsamente rappresentate.

     Sia il Cedro che il Pino marittimo si riscontrano talvolta misti su impianti a strisce con il ceduo.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Anche in questa zona risulta abbondantemente diffuso il cinghiale. Nell'ambito del piano faunistico l'Amministrazione Provinciale prevede l'istituzione del divieto di caccia su circa 1200 ha, rimangono fruibili per l'attività venatoria i restanti 300 ha di proprietà demaniale al fine di contenere i danni alle produzioni agricole.

 

Murlo

 

Caratteristiche ambientali

     Situato per intero nel comune di Murlo, questo nucleo si trova approssimativamente delimitato: a Nord dalla strada che unisce Vescovado a Casciano di Vescovado, ad Ovest dal torrente Crevolone, mentre a meridione e ad oriente i confini non seguono limiti ben precisi. La quota massima è rappresentata dal Poggio alle Monache (m 503 s.l.m.), mentre le quote più basse sono lungo il Crevolone (ca m 320 s.l.m.).

     La vegetazione è costituita quasi esclusivamente da boschi cedui con maggiore diffusione delle sclerofille mediterranee (a prevalenza di Leccio, Albatro ed Erica). Si incontrano comunque, col variare delle caratteristiche di stazione, il Cerro, l'Orniello e la Roverella.

     Nell'area vera e propria delle Monache compaiono impianti da seme di Pino marittimo, associati a Pino d'Aleppo e Cipresso.

 

Gestione faunistica e venatoria

     La zona è caratterizzata soprattutto dalla presenza del Cinghiale, meno diffusi il Daino ed il Capriolo. Durante il passo in tutta la zona c'è una buona presenza di selvaggina migratoria.

     Tutto il comprensorio viene mantenuto in divieto di caccia.

 

Montalcino

 

Caratteristiche ambientali

     Situato amministrativamente nel comune di Montalcino, risulta localizzato sulla sinistra idrografica del fiume Ombrone, tra il fosso Dragone e il fosso La Fossatona, fino a spingersi, a Nord, in località Querce della Tagliola.

     Il territorio si identifica in 3 costoni che si diramano in direzione Nord-Est/Sud-Ovest. L'altitudine massima (m 500 s.l.m.) viene raggiunta nell'estremo vertice settentrionale; la minima [120 m s.l.m.] nella parte Sud-orientale, alcune pozze artificiali ed una sorgente perenne rappresentano le risorse idriche del territorio.

     Principalmente la vegetazione risulta costituita da impianti artificiali di conifere (Pino marittimo, Pino domestico, Pino nero, Cipresso). Si tratta di rimboschimenti eseguiti per lo più, a strisce rispetto al ceduo di sclerofille mediterranee, il quale, costituito essenzialmente da Leccio, Albatro ed Erica, occupa anche come tipo fisionomico principale alcune sezioni forestali. Sono diffusi nelle varie zone pure Ontano, Carpino, Cerro e Sughera.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Questo complesso demaniale è già sottoposto a regime di divieto di caccia che viene riconfermato.

 

MADONNA DELLA QUERCE

 

Caratteristiche ambientali

     Ricopre una superficie complessiva di 2000,20 ettari 2114,20 ricompresi nel comune di Castiglion d'Orcia (Provincia di Siena) e nel comune di Seggiano (Provincia di Grosseto). Il territorio è, affidato in gestione alla Comunità Montana "Monte Amiata".

     La foresta demaniale "Madonna della Querce" si estende sul versante settentrionale del M. Amiata.

     Il complesso forestale è composto da due nuclei di cui il primo ubicato in località Ripa d'Orcia (a cavallo del fiume Orcia) ricopre una superficie di circa 600 ettari e l'altro, di maggiore superficie è ubicato fra i centri abitati di Castiglion d'Orcia e Vivo d'Orcia con una piccola parte staccata dal corpo centrale a monte del Vivo d'Orcia interessante la zona circostante il Poggio dell'Ermicciolo.

     La morfologia è generalmente dolce con versanti poco acclivi e degradanti verso la pianura del fiume Orcia.

     Pendenze maggiori si registrano nella parte più a monte (ove occorre segnalare la presenza di grossi massi di chiara origine vulcanica) e in zone interessate da fenomeni di scavo operati dai corsi d'acqua (zona della Ripa d'Orcia) o di erosione delle acque meteoriche (formazioni calanchive).

     I principali corsi d'acqua che attraversano l'area in esame sono: il già menzionato fiume Orcia, il torrente Ozola e il torrente Vivo; numerosi i fossi perenni o semiperenni.

     Dal punto di vista climatico possiamo osservare come, data la notavole variabilità altimetrica del complesso, siano assai difformi sia le caratteristiche pluviometriche che termiche. Anche se, nel suo insieme, possiamo definire per la zona un clima temperato di tipo mediterraneo, sia per quanto riguarda la distribuzione delle precipitazioni che il regime strettamente correlato all'altitudine, variano da 1.400 mm/pioggia nella zona alta agli 800 mm nella parte centrale, con punte minori nell'area di Ripa d'Orcia. Tale piovosità è concentrata prevalentemente nei mesi autunnali, mentre in inverno sono frequenti precipitazioni nevose sopra i 900 m s.l.m. con manto nevoso che ricopre il terreno per non più di 20 gg. l'anno circa e che raggiunge al massimo i 40-50 cm di altezza.

     Per quanto concerne l'uso del suolo si rileva quanto segue:

 

 

Fustaia                                               330,0 ha

Ceduo                                                1314,2 ha

Castagneto da frutto                                    5,1 ha

Pascoli e prati pascoli                               151,5 ha

Terreni agrari                                        138,9 ha

Terreni nudi e incolti                                 60,5 ha

                                                   --------------

Totale                                               2000,2 ha

 

 

     Fustaia: le fustaie vere e proprie, attualmente poco rappresentate, sono a prevalenza di faggio nella fascia demaniale di altitudine superiore ai 1000 m circa (derivate in parte dalla conversione del ceduo) e di conifere quali Abete bianco e Pino nero, di impianto artificiale. Sono stati inclusi in questa classe colturale anche i giovani rimboschimenti (che ricoprono una superficie di assoluto rilievo) effettuati prevalentemente su ex-pascoli ed ex-coltivi. Alle quote inferiori sono stati impiegati preferibilmente Pino d'Aleppo e Pino Marittimo, salendo prevalgono Pino Nero, Abete bianco e Abete rosso, Pino silvestre, Cipresso, Cedro, Douglasia fra le conifere e Ontano napoletano fra le latifoglie. Da segnalare che spesso questi impianti sono stati all'interno di cedui quercini radi e pascoli arborati sortendo quindi più l'effetto di rinfoltimenti e dando vita a consociazioni con latifoglie, aspetto questo certamente non trascurabile ai fini della fauna selvatica.

     Ceduo: è la classe colturale più rappresentata e costituita, data la difformità di caratteristiche ambientali, da numerosi tipi di bosco. La macchia mediterranea è presente esclusivamente, nel nucleo di Ripa d'Orcia con prevalenza di Leccio misto a Corbezzolo, Lentisco, Mirto, Fillirea, Ginepro, Erica, Orniello e sporadica presenza di specie quercine decidue: Cedui misti a prevalenza di Cerro e Roverella in consociazione con Acero campestre, Orniello e Carpino nero sono presenti un po' ovunque spingendosi fino a circa 900 mm. di quota, dove vengono sostituiti dai cedui di Castagno (derivanti da vecchi castagneti da frutto) e, più in alto, dal ceduo di Faggio (fra l'altro pochissimo rappresentato nel complesso in esame). Da sottolineare che parte di questi boschi sono stati avviati all'alto fusto, ottenendo fra l'altro buoni risultati.

     Pascoli e prati pascoli: ricoprono poco meno del 7% dell'intera superficie demaniale. Si tratta in prevalenza di prati pascoli di vecchio impianto costituiti quasi esclusivamente da miscuglio di leguminose (erba medica, giustrino) e framinacei (erba mazzolina, festuca). Queste superfici sono riunite in appezzamenti abbastanza accorpati, facenti riferimento alle vecchie unità poderali di Fosso al Lupo, Palazzette, Fontemarchi, I Granai e Poggio Le Valli.

     Colture agrarie: rappresentano una quota importante del complesso forestale, non tanto per l'estensione, che non è certamente elevata anche se di rilievo, quanto per il ruolo che questa classe colturale svolge ai fini faunistici. Si tratta di una agricoltura tradizionale nella quale si fa limitato uso di prodotti chimici ed interessa prevalentemente colture cerealicole (grano, orzo) e talvolta foraggere, (miscugli di leguminose e graminacee).

     Castagneto da frutto: è limitato a poco più di 5 ettari nella parte più a monte del territorio in esame. Un tempo certamente più diffuso, è stato via via abbandonato e ceduato per cause sia economiche che fitosanitarie.

     Terreni nudi e incolti: si tratta di spazi marginali, abbandonati dall'agricoltura o dalla pastorizia o comunque improduttivi per cause morfologiche, fisiche e ambientali in genere.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico è caratterizzato dalla presenza di una numerosa popolazione di Cinghiale, dal Capriolo e dalla Lepre. Durante la stagione autunno-invernale abbonda l'avifauna migratrice.

     Per questo complesso demaniale la destinazione individuata anche nel piano faunistico dell'Amministrazione Provinciale è la seguente:

     450 ha in divieto di caccia;

     850 ha nei quali è consentito l'esercizio della caccia al fine di mantenere sotto controllo la popolazione di cinghiale; 700 ha già inclusi in una Azienda agrituristico venatoria la cui concessione è stata rilasciata prima dell'entrata in vigore della legge 157/92.

 

PROVINCIA DI GROSSETO

 

BANDITA DI S. MARTINO

 

Caratteri generali

     Il complesso della "Bandita di S. Martino" è ubicato nella parte occidentale dei Comune di Cinigiano ed interessa una superficie totale di ha 442.99.60.

     Questa proprietà regionale è costituita sostanzialmente da due corpi tra loro collegati per una sottile striscia e presenta in posizione centrale il podere S. Martino, di proprietà privata. Il clima si rivela prettamente mediterraneo, con precipitazioni di modestissima entità (mediamente sui 600 mm) concentrate per lo più nel periodo autunno- primaverile. Questo complesso, infatti, appartiene alla zona fitoclimatica del Lauretum la cui tipica formazione della "macchia mediterranea" appare qui di gran lunga la più rappresentata.

     Le specie di interesse forestale maggiormente diffuse risultano senz'altro il Leccio, l'Albatro, l'Erica arborea, l'Orniello e l'olivastro, nonché, su limitate estensioni, Roverella e Cerro; tra le specie arbustive prevalgono invece i Cisti, l'Albatro, le Eriche, la Fillirea, il Lentisco, il Mirto, l'olivastro, il Lauro, il Rosmarino, il Paliuro.

     La distinzione per tipi fisionomici ha fornito le seguenti ripartizioni:

 

 

                                                   ha        %

Ceduo di sclerofille mediterranee                384.30    86,70

Ceduo di Leccio                                   46.80    10,60

Fustaia mista di conifere                          6.90     1,50

Fustaia di Pino marittimo                          2.00     0,50

Fustaia di Pino domestico                          1.60     0,40

Terreni nudi e incolti                             1.40     0,30

                                               -----------

Totale                                           443.00

 

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico di questo comprensorio demaniale è caratterizzato dalla presenza di Cinghiale, Capriolo e Muflone. Le popolazioni di Lepre e Fagiano risultano nel complesso piuttosto ridotte. Durante il passo nella zona sostano numerose specie migratrici. E' previsto il mantenimento del divieto di caccia sull'intero territorio.

 

BANDITE DI SCARLINO

 

Caratteristiche ambientali

     Tale complesso, di oltre 5000 ha, viene gestito unitariamente dai tre Comuni di competenza: Scarlino, Gavorrano, Castiglion della Pescaia, tutti in provincia di Grosseto.

     Si può dividere sostanzialmente in due nuclei: il primo, dalla costa, e più precisamente nel tratto compreso tra Portiglione e Cala le Donne, si estende verso Caldana e Tirli, rimanendo delimitato a Sud in gran parte dal Fosso Alma e a Nord dal limite tra bosco e coltivi; il secondo rimane a Nord-Ovest dell'abitato di Castiglion della Pescaia.

     Il nucleo settentrionale è composto da un sistema collinare che, prendendo l'avvio dalla costa in maniera graduale, raggiunge quote di 550 m s.l.m..

     I corsi d'acqua presentano un regime strettamente torrentizio e, in genere, durante l'estate risultano completamente asciutti. La viabilità non risulta sempre sufficiente ed anzi parte della sentieristica appare talvolta compromessa per l'invasione operata dalla fitta macchia mediterranea, le cui specie più rappresentate appaiono: Leccio, Orniello, Albatro, Lentisco, Mirto e, nei terreni meno profondi, il Cisto.

     Alle quote maggiori si incontra l'orizzonte fitoclimatico del Castanetum con la tipica associazione del querceto misto caducifoglio (Cerro, Roverella, Carpino, Orniello, Olmo, Acero). In località Poggio Spada e a Poggio Rossino si incontrano alcuni ettari di ceduo invecchiato di Castagno.

     I rari nuclei di conifere presenti derivano da rimboschimenti eseguiti su terreni in precedenza percorsi dal fuoco. Nel nucleo meridionale che dall'Aurelia sale verso la prima dorsale di colline dell'entroterra, più volte vittima di incendi, sono presenti cespuglieti e macchie di sclerofille, mentre solo in zona Poggio Staffo e Poggio Catenaccio si incontrano nuclei di Pino marittimo e ceduo di Leccio.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Le caratteristiche geomorfologiche e vegetazionali fanno configurare questa zona vocata soprattutto per il Cinghiale; Capriolo, Daino e Muflone risultano invece presenti sporadicamente. La ridotta estensione delle aree coltivate rende il complesso delle Bandite di Scarlino poco idoneo ad ospitare consistenti popolazioni di selvaggina stanziale. Ottima invece la consistenza della migratoria durante il periodo del passo.

     E' previsto il mantenimento del divieto di caccia su circa 3667,3 ha, mentre nei restanti 2009,37 è riconfermato l'esercizio dell'attività venatoria.

 

POGGIO MALABARBA

 

Caratteristiche ambientali

     Il Demanio regionale sito nel comune di Orbetello comprende un corpo unico di modesta superficie ammontante ad ha 113.09.38 ed è localizzato ad Est della S.S. n° 1 Aurelia, all'altezza del Km 139, nella fascia retrostante il promontorio di Ansedonia, includendo per intero il rilievo di Poggio Malabarba (m. 110 s.l.m.). Tale complesso forestale, dal punto di vista vegetazionale, appartiene alla zona fitoclimatica del Lauretum e presenta essenzialmente due distinti aspetti: il primo, che interessa in massima parte il versante Sud, è rappresentato dalla tipica bassa macchia mediterranea, con tendenza alla gariga, fortemente degradata dai reiterati incendi degli ultimi anni; il secondo, diffuso invece nel versante Nord del colle, si riferisce al bosco ceduo di Leccio, consociato generalmente a specie quali Corbezzolo, Orniello, alaterno, come pure, in situazioni meno xeriche, Roverella e Carpino nero.

     In corrispondenza del crinale è inoltre presente un oliveto abbandonato, di limitata estensione ed ormai invaso completamente da arbusti, di interesse del tutto marginale.

     In sintesi, la ripartizione per tipi fisionomici risulta la seguente:

 

 

                                                  ha          %

Ceduo di Leccio                                 49.60       43,85

Ceduo di sclerofille mediterranee               57.00       50,40

Colture agrarie                                  6.50        5,75

                                             -----------

Totale                                         113.10

 

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico di questo ridotto complesso appare del tutto simile a quello delle altre proprietà demaniali presenti nella provincia di Grosseto. La ridotta estensione non ha reso possibile prevedere la costituzione di un istituto di protezione e pertanto l'intera area è destinata all'esercizio dell'attività venatoria.

 

COLLINE METALLIFERE

 

Caratteristiche ambientali

     Questo ampio comprensorio, ricadente territorialmente nelle Provincie di Pisa, Livorno e Grosseto, rivela una notevole eterogeneità di situazioni, essendo costituito da più corpi che interessano sia zone costiere che aree interne. Può quindi venire suddiviso in quattro complessi principali: "Caselli" (Comune di Monteverdi Marittimo), ha 1372,70; "Lustignano" (Comune di Monteverdi Marittimo), ha 1188,80; "Bandite di Follonica" (Comuni di Suvereto, Piombino, Follonica, Massa Marittima, Monterotondo Marittimo, Montieri), ha 18137.10.

 

Follonica

     Il complesso di Follonica si individua nel suo estremo Nord in 29 ha nel Comune di Montieri, in prossimità del Comune di Radicondoli. Questo fazzoletto di territorio, che rappresenta anche la punta più orientale delle Colline Metallifere, è totalmente occupato da un bosco ceduo di Cerro.

     Procedendo verso Sud, questo complesso interessa una grossa estensione boschiva compresa nel quadrilatero Monterotondo M.mo Gerfalco - Niccioleta

- Prata, delimitato a N-E dal corso del Torrente Pavone. Si tratta di

boschi governati prevalentemente a ceduo. Il ceduo di Cerro, sottoposto ad

avviamento ad alto fusto, risulta l'associazione vegetale più rappresentata

sono però frequenti anche cedui a prevalenza di Leccio e di Roverella,

mentre risulta localizzato nella zona Poggio Croce di Prata, seppure con

una buona densità, il ceduo di Carpino.

     La situazione vegetale varia procedendo verso ovest, e precisamente nell'area compresa tra gli abitati di Monterotondo, Niccioleta, Massa Marittima e Monte Bamboli.

     Qui si riscontra più frequente il ceduo di sclerofille mediterranee, nelle esposizioni Sud, mentre in ex cerrete sono ben avviate delle fustaie di Pini mediterranei.

     Sono inoltre presenti, nella parte più prossima a Monterotondo, ampie superfici a pascolo e prato-pascolo.

     Procedendo oltre l'abitato di Montebamboli si incontra il corpo più esteso del Complesso, dove le macchie si fanno più fitte ed impenetrabili.

     Ben rappresentati risultano essere gli impianti misti di conifere.

     Intorno all'area della Marsiliana e verso la Piana della Calzalunga si rinvengono altresì numerosi coltivi.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Le specie selvatiche che caratterizzano il profilo faunistico di questo complesso demaniale sono il Cinghiale, la Volpe e l'avifauna migratrice (in particolare Turdidi, Colombaccio e Beccaccia). E' evidente che un comprensorio così vasto presenta habitat diversi che ospitano specie selvatiche diverse. Nelle zone agricole si ritrovano pertanto sia nuclei di fagiano che di lepre ed in alcune zone è presente anche il Capriolo.

     Si prevede il mantenimento del divieto di caccia su circa 10.000 ha, nella restante parte (ha 8403,76), come risulta dalla cartografia, è consentito lo svolgimento dell'attività venatoria.

 

BELAGAIO

 

Caratteristiche ambientali

     Questo complesso ha come unico confine ben definito, a Nord, il torrente Farma, mentre gli altri confini non seguono limiti naturali evidenti.

     Tipico territorio collinare (superficie 1791,61 ha) presenta quote che vanno da ca 200 a 600 m s.l.m.

     Oltre al Farma, una certa risorsa idrica è rappresentata dal Fosso Lanzo, che però nel periodo estivo non di rado rimane asciutto in parte del suo corso.

     In questo nucleo acquista rilevante interesse la presenza nelle esposizioni Sud della macchia, inframezzata a pinete di Pino Marittimo di sviluppo mediocre, in cui si insedia un sottobosco di Albatro ed Erica.

     Nelle esposizioni Nord si ha la prevalenza di Cerro e castagno, generalmente governati a ceduo.

     Il Leccio e l'Orniello, pur rivestendo una presenza percentualmente minore, sono ben rappresentati ed a volte costituiscono formazioni distinte.

     I cedui di Castagno derivano in massima parte da castagneti da frutto convertiti a causa degli attacchi da cancro corticale. Altre specie presenti sono: Roverella, Carpino, Sughera, Ontano e Pioppo.

     E' da sottolineare come siano in via di soddisfacente realizzazione avviamenti ad alto fusto concernenti Castagno, Leccio e Cerro.

     Sono presenti piccoli impianti di Douglasia, Pino insigne e Pino nero, realizzati su ex-coltivi.

     Nella zona "I Morti" si possono osservare delle Betulle e, nella parte Nord-Orientale. il Tasso.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Tutto il comprensorio si presenta particolarmente vocato per tutti gli Ungulati. Assai numerosa appare la popolazione di Cinghiale, mentre poco numerose risultano sia la Lepre che il Fagiano. Presenza di selvaggina migratoria nel periodo del passo. Su 1141,6 ha si mantiene il divieto di caccia in quanto l'area è inserita nell'ambito del piano faunistico provinciale in un istituto di protezione della fauna mentre sui restanti 650 ha è consentito lo svolgimento dell'attività venatoria per permettere interventi di riduzione del cinghiale.

 

REGONI

 

Caratteristiche ambientali

     Questo nucleo (superficie 474,76 ha) risulta del tutto compreso tra i corni d'acqua Farmulla, Farma e Ricavolo, nell'ambito di un territorio collinare degradante verso Est.

     Si rileva dalla rocciosità in località "La Pietra" con spuntoni affioranti a pareti verticali.

     Le risorse idriche sono periferiche all'area, in quanto rappresentate dai torrenti Farma e Farmulla.

     I boschi cedui costituiscono la maggioranza del soprassuolo, con diffusione prevalente di Cerro e, secondariamente, di Orniello, Carpino nero, Roverella e Leccio. Nella parte Sud-orientale di questo nucleo si registra la presenza di alcune piante di Faggio. Sempre nella stessa area si trovano alcuni incolti derivanti dall'utilizzazione di una pioppeta.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico appare abbastanza simile a quello di Belagaio anche se l'importanza della zona per la selvaggina migratoria appare minore. Al fine di procedere ad una razionale gestione della proprietà demaniale la Provincia di Grosseto ha previsto di mantenere il divieto di caccia su circa 364,76 ha mentre sulla restante porzione di territorio, 110 ha circa, viene consentito lo svolgimento dell'attività venatoria al fine di contenere i danni.

 

CAPALBIO - SEGGIANO

 

Caratteristiche ambientali

     La proprietà demaniale considerata è rappresentata da 3 porzioni di territorio di limitata estensione: Seggiano 72,89 ha e i 2 nuclei di Capalbio rispettivamente di 156,55 ha e di 190,50 ha.

 

Gestione faunistica e venatoria

     Il profilo faunistico risulta assai simile a quello degli altri complessi demaniali della Provincia di Grosseto, anche in queste aree il Cinghiale è la specie più diffusa. La ridotta estensione di questi comprensori non rende possibile l'istituzione di istituti di protezione gestibili in maniera razionale gestione e pertanto su tutti e tre i complessi è consentito l'esercizio venatorio.

 

 

 


[1] Abrogata dall'art. 68 della L.R. 27 dicembre 2012, n. 80.